Corriere della Sera La Lettura - 06.10.2019

(Barry) #1

DOMENICA6OTTOBRE2019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 25


sarcasmo, dell’amarezza, tanto più neite-
sti che si presumono scritti più tardi. Tra
levarievociefigurecompareperfino
quella di un «grillo incattivito».
L’idea portante di queste poesie è allo-
ra antifrastica,propriocome loèquella
dicancellatura. Come tale nega e afferma
allo stessotempo. Se si trova qui un moti-
voo sentimento che prevale tra gli altri,
delresto, ècerto quello della morte, che
apparesemprepiù indissolubile dalla
presenza della vita stessa,come accade in
un uno dei non pochicontrasti checom-
paiono nel libro: «Tu pensi che la vita sia
la vita./ Io penso che la vita apra le porte/
alla morte». La permanenza che qui sice-
lebra non potrà che essereben strana e
paradossale, dunque.

Questa poesia appareambivalentee
contraddittoriaaogni livello. Ad esem-
pio nel dissidio tra la percezione della sa-
certà della vita (più precisamente: della
«grammatica/ che sostiene il creato e le
creature»)elosdegno per la finitudine
del destino individuale,conlasfronta-
tezza, la spinta alla dissacrazione che ne
deriva. Oppurenella discrepanza tra la
formalizzazione poetica — è un libro di
sonetti, distici eterzine, di endecasillabi
e di rime — e la percezionefortissima del
divenire econsumarsi della materia, del-
lacorporeità, degli elementi, del cibo,
dellacarne.Per questo siciliano trapian-
tato da decenni a Milano, l’immaginario
barocco,ecosì la percezione delteatro
del mondo e delle suerovine,costituisce
lo stampo stesso dellarealtà, su cui si so-
no innestati,come educandolo e portan-
doloaconsapevolezza, il senso delle li-
nee e della grafica, delle geometrie e dei
disegni funzionali, esatti,calibrati.
Tra l’artedelcancellareequella del
conservare, potremmo anche direche
questepoesie rappresentano laretro-
guardia di un’armata di cui lecancellatu-
re costituiscono l’avanguardia. Ma a patto
di riconoscere, visto che la poesia è figlia
della memoria, che l’esercito è sempre lo
stesso, che le due posizioni sonocomun-
quereversibili e, diconseguenza, che una
sola è la guerra checombattono.
©RIPRODUZIONERISERVATA

L’


arte delverso non si sa davve-
roper cheverso prenderla.
Ve gliaosogno,controllo o
abbandono,formaoconte-
nuto,regola o eccezione? Do-
vunque si guardi non esisteunpunto
d’appoggio privilegiato, un diritto di pre-
cedenza, una prima pietra. Alcontrario,
sono sempre le duecose insieme, e dun-
que la lorotensione, a essere ognivolta in
gioco.Pensiamo solo all’opera di Emilio
Isgrò, il poeta delleceleberrimecancella-
ture. Queste poesie — che espandono e
insieme fissano il discorso poetico in di-
rezione visiva econcettuale — sono state
scrittepercancellareoperconservare,
per abradere o per incidere, percondan-
nare(il linguaggio inerte, ingiustificato,
mortificato) o per salvare (la lingua nella
sua piena dignità, nel suo rigoglio)?
Inrealtà, nonèpossibile scegliere,
perché ciascuno dei due aspetti vive sol-
tantoalla luce,oall’ombra, dell’altro.
L’occhio noncade sul bianco o sul nero,
ma sul lorocontrasto. Senza la traccia
delle striaturenere, le parole sopravvis-
sute non avrebbero risalto, non avrebbe-
rosmalto. Ma viceversa senza di queste lo
stesso gesto dellacancellatura perdereb-


Quelcheresta sono iversi,comunque


MaestriNoncisonosoltantolecelebricancellature,perEmilioIsgrò:isuoitesti,cherecuperano


formedellatradizionecomeilsonettoolaterzina,sonol’altrafacciadellastessamedagliacreativa


di ROBERTOGALAVERNI


i


LibriPoesiainitaliano


Ilrigoreformaleeilsensosfuggente
dell’esperienzaumana,ilimitidelle
rappresentazioni,laveritàperseguitae
sempreparziale,unamalinconiacontrollata:
sonoalcunideitrattidellapoesia

dell’argentinaIreneGruss(BuenosAires,
1950-2018).Allasuamorte,halasciatola
raccoltainedita Depiedadvineasentir ,ora
pubblicatadaEdicionesenDanza.Iltitolocita
gliultimiversidelCantoVdell’ Inferno.

DanteinArgentina

{


Stanze
diAngelaUrbano

EMILIOISGRÒ


QuelcherestadiDio
GUANDA
Pagine144, e 14

L’autore
EmilioIsgrò(Barcellona
PozzodiGotto,Messina,
1937)viveaMilanodagli
anniCinquanta.Nel1956
esordisceconlaraccoltadi
poesie Fiere delSud (Arturo
SchwarzEditore).Nel1964
realizzaleprime
cancellaturesuarticoli,
enciclopedieelibri
contribuendoallanascitae
aglisviluppidellapoesia
visivaedell’arteconcettuale.
Isgròèautoredi4romanzi:
L’avventurosa vita di Emilio
Isgrò (IlFormichiere,1974),
Marta de Rogatiis Johnson
(Feltrinelli,1977), Polifemo
(Mondadori,1989), L’asta
delle ceneri (Camunia,
1994).Del2017èilmemoir
Autocurriculum (Sellerio).Nel
1996hapubblicatola
raccoltadipoesie Oratorio
deiladri (Mondadori).Peril
teatrohascritto L’ Orestea di
Gibellina rappresentataper
treannidiseguito(1983-
1985)suiruderidellacittà
distruttadalterremoto.Su
«laLettura»Isgròèstato
intervistatodaCristina
Tagliettiil7luglioscorso
(#397, E oracancello casa
mia )eil14maggio2017
(#285, Li cancello, sì, lileggo.
E liscrivo )

ento nell'aria delle tuetempeste
il primo soffio della primavera,
turbinaio di grandine e di neve
che scopre le montagne e leforeste

lontane.Tu lo vedicome parlo
della Natura maiuscola e nera
quando esci di sera e t'accompagno.
Ne parlocome si ricorda un ragno

spaventato che ormai non sa piùtessere.
Anch'io posso tornare: per ripetere
il tempo che fu mio senza essere

tuo. Di me non si discute.Per me
non si domanda e non si chiedeascolto.
Si discute dite, che sei sepolto.

S


Sonetto funebre


Il testo di Emilio Isgrò (foto di Duilio Piaggesi/Fotogramma)
è tr atto dalla racc olta QuelcherestadiDio , edita daGuanda

CdS

della storia della poesia: quelcherestalo
fondanoipoeti di Friedrich Hölderlin. Al
colpo di spugna delle poesie visive fareb-
be insomma dacontrocanto lafondazio-
ne messa in opera dalle poesie scritte in
versi (tra il 1981, se non talvolta più addie-
tro,eil2019,come avvisa una nota del-
l’autore).
Eppure non è affattocosì. Lacassatura
e laconservazione, infatti, non sono che
le due faccedella stessa medaglia, pro-
priocome lo sono in Isgrò la poesia visiva
e quella inversi, al punto che la distinzio-
ne tra le due non sembra avere più di tan-
tosenso. Come ambigua o bivalente è la
prima,così lo è la seconda. Nessuna pali-
nodia, dunque. Piuttosto, lo stessocam-
po ditensioni poetico viene percorso ora
da una parte ora dall’altra,come se si en-
trasse in unostesso giardino da due in-
gressicollocati su lati opposti.
E in ogni sensocontesa appare la defi-
nizione stessa di quelcheresta ,che nel
complesso non viene pronunciata senza
il ricorso al doppiovolto dell’ironia (l’ar-
ma piùconsueta e insieme più efficiente
d’Isgrò: «La mia parola/ è diventata du-
plice/come la vita»), declinata spesso e
volentieri nei modi dell’indignazione, del

be il proprio senso efondamento, finen-
do per risultare un atto di puro arbitrio.
Le poesie visive sono animate senza dub-
bio da un’intenzione sperimentale, pro-
vocatoria, al limite eversiva, eppure pos-
siedono il rigore, lacompostezza, l’alta ri-
soluzioneformale che ne fanno subito
qualcosa di classico (si può perfino pen-
sare al precedente diUngaretti, solo che
adesso gli spazi bianchi si sono fatti ne-
ri). Attraverso l’interanimazionerecipro-
cadei due aspetti, dunque, Isgrò ha fatto
del propriotema ossessivo — lacancella-
tura, appunto—ilproprio mezzo,ren-
dendola a tutti gli effetti memorabile.
Di questa situazione il suo nuovolibro
di poesie, QuelcherestadiDio (è appena
uscitoper Guanda), sembrerebbecosti-
tuireilpiù esplicitodeirovesciamenti.
Non lacancellazione,come nelle poesie
visive, ma la traccia di una durata, di un
valore e di unatenuta. Il titolo stesso del-
la raccolta, che vienereplicato in ogni se-
zionetematica—quel cherestavolta a
volta dellacarne, del dopoguerra, dell’ar-
te, dell’America, dei lupi, degli Isgrò, del-
l’amore, dell’amore senza alberi, del Me-
diterraneo — rimandaovviamente a una
delle affermazioni piùcelebri e discusse

Svizzera Matteo Ferretti prende di petto il dolore del mondo


di DANIELEPICCINI

T


uttobruciaeannuncia , il libro di Matteo
Ferretti illustrato da Marino Neri, sembra
contenere al suocentro,come una stella
ardente, il segreto di unavocazione. Libro
d’esordio dell’autore (nato nel 1979, docente a
Lugano), esso fa intravedere nelle sue tre sezio-
ni stili e modi diversi di poetare, fino a quello
che apparecome il più decisivo e riuscito sboc-
co, contenuto nella sezione d’apertura del libro:
L’odiernafuria. Qui tutto l’apprendistato del
poeta, che passa anche (nelle altre due sezioni)
per unatematica di tipo autobiografico, si risol-
venellatestimonianza di una furia, appunto, e
di un presente irredento e tremendo.
Davanti agli occhi del poeta scorrono le scene
senza riscatto di una storia (quellacontempora-
nea ma infondo di sempre) segnata dallo stig-
ma dell’ingiustizia e della violenza: «[...] Così
assisti alla natività/ di una guerra. [...]»; «[...] e
vedi millevolte due aerei/ schiantarsi sulletorri

/ e delle personeconfuse/ nella grana deltele-
visore/ gettarsi nel vuoto»; «Trecentosessantot-
tomorti per mare./ Corpi sucorpi in attesa di
smistamento/ e poi bare nell’hangar/ ben alli-
neate, guardate da un soldato». La poesia non
serve qui acommentare e giudicare, ma a trasci-
narci nel mezzo dell’evento. Nel fuoco dell’avve-
nimento dobbiamo bruciare e riconoscerci,
affinare il nostro piccolo «io» ecommisurarlo
all’attesa di un’apocalisse, quella su cui il libro,
comecominciando dalla fine, si apre.
Lavocazione diFerretti porta a questa musica
aspra, al suono oggettivo del dolore del mondo:
su tale tasto dovràcontinuare a battere.
©RIPRODUZIONERISERVATA

MATTEOFERRETTI


Tuttobruciaeannuncia
IllustrazionidiMarinoNeri,
conunanota
diFabioPusterla
CASAGRANDE
Pagine120,Chf24/ e 18,50

MatteoFerretti(1979)
insegnaitalianoalLiceo
cantonalediLugano

i La natività diunaguerra


Stile UUUUU
Ispirazione UUUUU

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