Corriere della Sera La Lettura - 06.10.2019

(Barry) #1

DOMENICA6OTTOBRE2019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 33


dafotografare: l’anima dellecose, il sentimentoreligio-
so, il sogno di un mondo nuovointriso di amore, di per-
dono, di rispetto, di speranza perché sonoconvinto che
la fotografia possa avere questo potere. La mia PrimaCe-
na , un adattamento del Cenacolo di Leonardo, è proprio
la “primacena” di questo nuovomondonuovo ».
Comedefinirebbeoggiilsuostile?
«Mi piacerebbe pensare di esserecapace di muover-
mi tra estetiche diverse e di scattare ognifotografia in
modo diverso dalla precedente. Ciò che so è che oggi ho
acquisito più libertà nel raccontare e che racconto solo
quello chevoglio raccontare.Per farlo sonotornato a un
metodo di lavoroche utilizzavodaadolescente, dipin-
gendoamanoimiei negativi. Continuoaispirarmi al
Rinascimentoitaliano, ma stodiventando semprepiù
figurativo e sempre più attento ai dettagli. E sonofelice
di poter padroneggiare l’ispirazione, sia chevenga dalla
naturaodirettamentedaDio. Le raccontouna storia:
stavano finendo di scattare una delle immagini del Ca-
lendario , eravamo davanti al mare e all’improvviso si è
fatto buio, è arrivata unafortissima raffica divento e ha
portatovia ilvestitodella modella mentreun’onda gi-
gantesièinfranta sullerocce.Erano “atti divini” che
non potevocontrollare ma che non mi hanno impedito
di fare quello scatto. Quella per me non era più solo una
fotografia; era ma un’esperienza spirituale».

Dadovearrivalasuapassioneperlafotografia?
«Penso da mia madre Helga: faceva indossare ivestiti
dellafesta a me, a mio fratello e a mia sorella per portar-
ci nelquartierepiù bello della cittàemetterci in posa
nel giardino di uno sconosciuto, di fronte a una bellaca-
sa,come sefossero stati la nostracasa e il nostro giardi-
no.Perciò dico che la macchinafotografica sa mentire».
QuantoèstatoimportanteperleiAndyWarhol?
«Andy mi diede il mio primo lavoro. All’epoca tutti fa-
cevanofotoin bianco e nero e iovolevo giocarecon ico-
lori. Grazie a Andy, la rivista “Interview” mi ha permesso
di essere me stesso e di andarecontrocorrente. Ma am-
miroAndy anche per qualcosa che le persone spesso
nonconoscono: perché era uncattolico praticante che
andava in chiesa ogni domenica,come me, e perché al
di là del successo era un uomo profondamente spiritua-
le.Per questo, nel ritratto che gli ho fatto due settimane
prima che morisse, hovoluto che cifossero due bibbie
appoggiate sullo scaffale dietro di lui».
EquantohacontatoperleilaCappellaSistina?
«La visita alla Sistina mi ha impressionatoesicura-
mentecambiato. Soprattuttomihacolpitolabellezza
degli affreschi, una bellezza che nascedalla pitturae
dalle storie dei personaggi».
Èpiùfacilefotografareattori,modelle,celebrity
oppurelanaturanellasuacomplessità?
«Ho avuto tante, tantissime esperienze meravigliose
lavorando siacon le persone che senza. Ognivolta è una
sfida diversa. Ricordo una session conFayeDunaway:
quando ho chiamato il truccatoreper portare le finte la-
crime sul set,Fayemi ha guardato negli occhi e mi ha
detto: “Non ho bisogno di lacrime false” e ha iniziato a
piangere. È stato un momento intenso, elettrizzante,co-
m’è elettrizzante lavorare in luoghiremoti e selvaggi. Io
accetto sempre le sfide, anche quelle più difficili, perché
le considero un momento diredenzione».
Unafotografiapuòcambiareilmondo?
«Se unafotopuòcatturare l’attenzione di una persona
per più di qualche secondo,cambierà quella persona. E
quindi unafotografia puòcambiare il mondo.Per que-
sto una dellecose di cui sono grato, e per cui prego, è di
non essermi ancora stancato di farefotografie».
LepiacerebbefotografareGretaThunberg?
«L’unicapersona che mi piacerebbefotografareè
Jimmy Carter.Per quello di buono che la suafondazione
ha fatto per l’Africa».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Lamostra
DavidLaChapelle.AttiDivini ,
a cura di DenisCurti
e Reiner Opoku,Reggia della
Venaria,VenariaReale
(Torino), fino al 6gennaio
(InfoTel 011 49 92 33l,
lavenaria.it)
Ilcalendario
A firmare la prima edizione
del Calendario Lavazza
è nel 1993 Helmut Newton,
autore anche dell’edizione
del 1994. A illustrare questo
progetto internazionale,
«nato — spiegaFrancesca
Lavazza (qui sopracon
LaChapelle), dal 2016
membro,tra l’altro,del
Board ofTr ustees della
Fondazione Solomon R.
Guggenheim — grazie
all’incontrocon ilgenio di
ArmandoTesta per
raccontare in maniera
innovativa il mondo del
caffè e i valori del brand»,
saranno poi chiamati Ellen
Von Unwerth, AlbertWatson,
MarinoParisotto,dodici
firme della Magnum Photos,
Elliott Erwitt, MartinFranck
e RichardKalvar. Del 2002 è
il primo Calendario acolori
firmato da LaChapelle poi
toccherà a JeanBaptiste
Mondino, Thierry Le Gouès,
EugenioRecuenco,Finlay
MacKay, Erwin Olaf, Anne
Leibovitz, Mark Selinger,
Martin Schoeller, Steve
McCurry, Joey Lawrence,
DenisRouvre,
Platon, Ami Vitale
Leimmagini
Nella pagina a sinistra:
un’immagini del Calendario
e il suo backstage. In questa
pagina, dall’alto:David
LaChapelle al lavoro per il
Calendario (realizzato alle
isole Hawaii), due immagini
e lacopertina; qui accanto: i
fratelli Philip, Sonja eDavid
fotografati dalla madre
Helga; Annunciation (2019),
una delle opere in mostra
allaReggia diVenaria

i


«AndyWarholfuilprimoadarmiunlavoro,maloammiroancheperché


erauncattolicofervente,comeme.LaCappellaSistinamihacambiato»


Ilpersonaggio
David LaChapelle (Fairfield,
Connecticut, Usa, 11 marzo
1963) si è formato alla
North Carolina School of the
Arts e alla School of Visual
Arts di New York. Definito il
«Fellini della fotografia» ha
firmato copertine e servizi
per «Vanity Fair», «Face» e
«Rolling Stone»; video ( It’s
mylife per Gwen Stefani,
2003); docufilm ( Rize , 2005)
e la regia di TheRedPiano
spettacolo di Elton John
per il Caesars Palace di Las
Vegas (2004). È autore di
alcuni promo per le serie tv
DesperateHousewives e Lost
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