Corriere della Sera La Lettura - 06.10.2019

(Barry) #1

DOMENICA6OTTOBRE2019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 7


C’èchipensa:EnnioFlaianocifaceva
(sor)ridere.Einveceno:cifacevapensare.
Basta(ri)leggereisuoitesti(ri)pubblicatiin
L’occhialeindiscreto (Adelphi,pp.276, e 15).
Traimillepensieri:Flaianofinisceinun

campodinudistiinunsobborgodiLos
Angeleseannota,amodosuo:«Unuomo
nudosolovabene,unadonnanudasolava
bene.Conuncentinaiosiamogiàinun
campodiconcentramento».

{


Unuomonudosolo

Risatealbuio
diFrancescoCevasco

Lostudioso
PaoloCampiglio
(sopra,fotoT.Nagao)
èricercatorediStoria
dell’artecontemporanea
all’UniversitàdiPavia.
Espertodiautori
delNovecento,fapartedella
commissionescientifica
dell’AssociazioneperFilippo
dePisisecollaboracon
l’ArchivioDadamaino.È
statocapofiladiunprogetto
dianalisidiopereconfiscate
—egestitedall’Agenzia
nazionaleperibeni
sequestratieconfiscati
—finanziatodallaRegione
Lombardia.Ilpiano,avviato
conun’intesafrauniversità
eSegretariatoregionaledel
ministerodeiBeniedelle
Attivitàculturaliedel
TurismoperlaLombardia,
haindagatol’autenticitàdi
oltre500pezzi.All’attivitàdi
ricercaCampiglioaffianca
quelladicuratore

i


cronologie o matrici fasulle, dando il via
a fabbriche di falsi».
Èquel che accade al «povero»Modi-
gliani, la cui eredità artistica, negli anni, è
stata tradita e violata da tanti loschi figu-
ri, disinvolti nell’«abusare» degli archivi
per legittimareoperedidubbia qualità.
Cominciano a circolare disegni non fatti
da lui, autenticati e poi rivenduti;fotoco-
pie ad alta definizione di schizzi falsi, in
seguito ritoccati con ilcolore, perrender-
li piùverosimili al tatto; quadrirealizzati
da esperti falsari; infine, nuoveopere,
«magari ingrandimenti di figureche da
mezzobusto passano a primi piani».
Tra i principaliresponsabili di questo
«mercato»,alungoconsiderato«un’in-
discussa boccadellaverità» cui si rivol-
gono criticiepoliziotti,Parisotsarebbe
riuscito anche a farsi «garantire» da au-
torevoli esperti d’arte, i quali non si sono
preoccupati di riconoscerecon onestà
critico-filological’autografia di determi-
nateopere, ma per superficialitàopeg-
gio per interessi personali sono diventati
suoicomplici.
Tra le persone vicine aParisot, gli au-
tori del libro indicano anche uno studio-
socoltocome ClaudioStrinati, che si è
spinto«allacompilazione di documenti
ufficiali, stilati e firmati nella sua qualità
di soprintendentedelPolo musealero-
mano,con i qualicertifica ilvalore e la ri-
levanza degli Archivi Legali Amedeo Mo-
digliani su richiesta diParisot».

L’affaireModigliani
Alcunifotogrammi di questa sorta di
film, che ci riservatantesorprese. 1984,
nelForoReale di Livorno,vengono ritro-
vatedueteste. Grandi storici dell’arte (co-
me Argan e Ragghianti) sostengono che
Modigliani avevadeciso di liberarsi di
quei blocchi ancora incompiuti, gettan-
doli in unfossato. «A me paiono dei pa-
racarri», dice invece Zeri, secondo qual-
cuno tra gli ispiratori di quella beffa de-
gna di Amicimiei ,ordita da un piccolo
gruppo di studenti universitari. Solo una
bischerata? Non solo.


  1. In una mostra allestita al Museo
    archeologico diPalestrina, sono esposte
    ventinoveopere attribuite a Modì:come
    vienesubitocertificato, crostecreate ad
    hoc
    dal «gotha dei falsariromani».Una
    vicenda simile si ripeterà nel 2017, quan-
    do, in un’esposizione alPalazzo Ducale di
    Genova, verranno presentativenti quadri
    (su 21) grossolanamente falsificati.
    Unapericolosacommedia degli equi-
    voci, che ripropone una liturgia ampia-
    mente diffusa. Conosciamo falsi Leonar-
    do, Michelangelo, Raffaello, Picasso, de
    Chirico, Dalí e, appunto, Modigliani;
    mentredifficilmenteciimbattiamo in
    falsi di Leonardo da PistoiaodiZoran
    Mušic.Perché? Semplice: i falsari scelgo-
    no le celebrity ; trovanoterrenofertile do-
    vec’è carenza di originali,cercando dive-
    nireincontroalle richiestedel mercato,
    che vive sulla quantità dell’offerta. Il fine
    di queste azioni è chiaro: un quadro non
    verononvale niente; nel momento in cui
    entra in un museo o in un luogo espositi-
    voistituzionale, viene legittimatoeac-
    quista unvaloresemprecrescente. Nel-
    l’ affaire -Modigliani, questo business, ge-
    stitocon lacomplicità della criminalità
    organizzata e dei riciclatori internaziona-
    li di denaro, è stimato in almeno undici
    miliardi di euro.
    Pochi hannocercatodicombattere
    l’azione di personaggicomeParisot: tra
    gli altri, il «cacciatore di falsi» CarloPepi;
    e Isabella Quattrocchi, tra i più accredita-
    ti periti di tribunale nei procedimenti su
    falsi e falsari nel mondo dell’arte.Tenaci
    «eroi», che hannocercatodi difendere la
    grandezza di Modigliani, ormai irrime-
    diabilmente«stravoltaedisonorata».
    Un’impresa disperata. «Dell’opera di
    Amedeo Modigliani oggi nonèrimasto
    granché», scrivono Mondini e Loiodice. I
    falsi sonoovunque. Se necalcolano circa
    mille, disseminati tra musei ecollezioni
    private di tutto il mondo.Persino nelca-
    talogo generale curato da Ambrogio Ce-
    roni (nel 1972) sono riprodotti quadri ri-
    tenuti non autografi dalla figlia dell’arti-
    sta. Difficile,forse impossibile, dipanare
    questa matassa di omertàediinteressi
    malavitosi. «Attenzione, chiunque si oc-
    cupa di Modigliani vienecolpito da una
    sorta di maledizione!», amano spesso ri-
    petere tanti storici dell’artecon rassegna-
    ta ironia.
    © RIPRODUZIONE RISERVATA


CLAUDIOLOIODICE


DANIAMONDINI


L’affareModigliani.
Trame,crimini,misteri
all’ombradelpittore
italianopiùamato
epagatodisempre
CHIARELETTERE
Pagine264, e 19
Inlibreriadal10ottobre

Gliautori
ClaudioLoiodice,espertoin
criminifinanziari,riciclaggio
efrodi—pertrent’anni
ispettoredellaPolizianelle
sezioniCriminalità
organizzata,Omicidi,Rapine
eSequestridipersona—è
membrodell’American
SocietyofCriminology.È
statoperdodicianniagente
sottocopertura,infiltratoin
organizzazionicriminali
internazionali.Dania
Mondini,giornalistaRai,
daannièunodeivolti
delTg1delmattino.
Hacondottorubriche
economicheenotiziari
perTg3eRaiNews

«Eccocomesifa


aimitare de Pisis


Esmascherarlo»


L’intervistaPaolo Campiglioèricercatore

di Storia dell’arte ed esperto di autori taroccati

di ANNAGANDOLFI

«N


umerosissimi falsi
hanno invaso da un
po’ ditempo il merca-
toecreanoconfusio-
ne». Il 2 aprile 1956, a
Milano, muore Filippo de Pisis. Sull’«Avan-
ti!» lo scrittore e critico Guido Ballorende
omaggio al genio e al suo «estro che,come
per l’improvviso giuoco di un prestigiato-
re,trasforma in pittura qualsiasi immagi-
ne». Ma, già annunciando il lutto, Ballo
solleva un problema: lacontraffazione ga-
loppa.Avevaragione.Paolo Campiglio,
membrodelcomitatoscientificodell’As-
sociazionePer Filippo de Pisis,conferma:
«Ancora oggi le imitazioni ditele di questo
artista sono moltissime. Durante le sessio-
ni per l’autenticazione dei dipinti, in me-
dia,cenevengono sottoposti una trentina
e il 90 percento sono fasulli». Campiglio,
ricercatorediStoria dell’artecontempora-
nea del DipartimentodiStudi umanistici
dell’Università diPavia,con i falsi — di de
Pisis ma non solo—haavutoache fare
spesso. Esperto di firme del Novecento, ha
coordinato ilteam che — in base ad accor-
di fra Mibacteateneo,confinanziamenti
dellaRegione Lombardia—ha«decifra-
to» 530 opere di due diverseconfische mi-
lionarie avvenuteaMilanoegestitedal-
l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati.
Sui dipinti, sottratti alle proprietàconle
accuse di illeciti finanziari o di criminalità
organizzata, loStato dovevaprendere una
decisione:venderli o acquisirli (se autenti-
ci),toglierli dalla circolazione (se imitazio-
ni).Una delle duecollezioni,con una set-
tantina di pezzi che si sono rivelati di alto
interesse, anche grazie all’expertise di
Campiglio, nel 2018 ha preso la strada dei
musei; l’altraèstata un lungorebus da
chiarire. Lacomponevano quadri, stampe,
sculture,reperti archeologici. «Firme ed
etichette indicavano,come autori, de Pisis,
Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Mas-
simo Campigli, Mario Sironi».
Potenzialmenteuntesoro.
«Invece moltetele erano false. Abbiamo
lavorato mesi, esaminandole dal vivo econ
FondazionieArchivi degli autori, ma già
dalle primefotoinviate dalleforze dell’or-
dinecerti dettagli nontornavano».
Peresempio?
«Si notaval’imitazione dello stile degli
artisti, dei lorotemi, ma mancavano ele-
menti — chiamiamoli tic — che licontrad-
distinguono.Restiamo a de Pisis: la prima
cosa che mi è balzata all’occhio è stata una
natura mortaconmelograno. Se de Pisis
dipinge questo frutto, lo osserva dal vivo e
lo rendecon piccoli tocchi alla maniera de-
gli Impressionisti, nellatela sequestrata il
colore non ha spessore pittorico. Il falsario
ha osservato non il fruttoreale, bensì una
fotodi Naturamorta(SettembreaVene-
zia) , quadro del 1930 oggi alla Galleria na-
zionale d’arte moderna diRoma, intitolan-
do latela finta PrimaveraaVenezia(1932).
Non solo: nell’imitazione lo sfondo è quasi
eliminato. De Pisis, checonsiderava aria e
cielo più importanti degli oggetti, non
l’avrebbe mai fatto».
Quantoèutilelascienzaselesviste
nonsonocosìevidenti?
«Molto. Soprattuttocon l’antico. La dif-
ferenza chimica fra pigmenti (avolte nelle
copie necompaiono alcuni che all’epoca
dell’originale non erano in uso) è cruciale.
Maconl’artedel Novecentoquesta diffe-
renza può non esistere».
Fraicontemporaneilacontraffazione
èpiùdiffusa.
«Anche perché supporti e materiali so-

no più facili da imitare».
C’èl’ideacheillorostilesiapiùsem-
plicedarendere?
«Riprodurre tratti del XX secolo, piutto-
sto che quelli rinascimentali, può sembra-
remenocomplicato».
Sembra,manonloè.
«Infatti i dettagli stilistici ignorati svela-
no la truffa».
Qualisonogliartistipiùfalsificati?
«De Chirico, i futuristiUmberto Boccio-
ni e Giacomo Balla: hanno quotazioni alte e
mercatointernazionale.Karel Appel, Asger
Jorn, Pierre Alechinsky del Gruppo CoBrA:
avevano buone richieste in Italia. E, ancora,
Alberto Burri, Piero Manzoni, Mario Schi-
fano che spessocoinvolgeva altri in atelier.
De Pisis ha trascorso gli ultimi anni di vita
in manicomio ecosì, anche per la mancan-
za di lucidità, lecopie hannocominciato a
proliferare».
Copiechevengonoprodottetuttora?
«Il mercatodellacontraffazione sicon-
centra in genere su autori per cui la richie-
sta e i prezzi sono in fase di crescita.Stra-
namente, per de Pisis, ilvalore è stabile da
tempo ma lecopierestano un’enormità. E,
sì:vengono prodotte anche oggi».
Conesitidiscutibili,sepensiamoa
quelmelograno.
«Quel falsario operò negli anni Settanta
o Ottanta,come indicanotest sullecarpen-
terie. Dal 2000, però, nell’artecontempora-
neacomincianoatrovarsi falsari abilissi-
mi: studiano, agevolati dalcontesto».
Inchesenso?
«Aumenta la circolazione di immagini e
dettagli delle opere. Prendiamo LucioFon-
tana: negli anni Sessanta lui stesso si ac-
corge che stanno spuntandocopie delle
Attese ,ossia dei Tagli ,einiziaascrivere
dietro alletele. Nonsense, stralci di ricordi,
una sorta di marchio. Quando suicataloghi
ha preso piede latendenza di pubblicare
anche ilretro delle opere, l’esigenza scien-
tifica è diventata pane per i truffatori. Ora
si scovano imitazioni in cui anche ilretro è
lavorato.Fortunatamentecisono partico-
lari che, agli occhi esperti,rendono i Tagli
identificabili al 100 percento».
Possiamodirequaliparticolari?
«Sarebbe un assist per chicopia».
Altrielementiutili(epubblicabili)a
smascherareifalsi?
«Sec’è una somma di motivi tipici, l’al-
larme deve scattare. In alcuni falsi Moran-
di, ad esempio, abbiamo bottiglie, om-
breggiatura, tavolo alla Cézanne. Chicopia
ammassa tutto: vuole agganciare gli acqui-
renti meno scaltri. Ma i motivi spesso ap-
partengono a fasi diverse e non sono mai
stati insieme in unatela».
Chisonoicacciatoridiimitazioni?
«Lo storico dell’arte è affiancato da chi-
miciefisici, darestauratori che magari
hanno smontato e rimontato millevolte la-
vori di uncerto autore, dai grafologi».
Sulleoperediscussepossononascere
battaglielegali.
«Sì, ci sonocause sullacertificazione,
Fondazioni che si dividono».
LaAndyWarholFoundation,natanel
1987dopolamortedell’artista,sièchia-
matafuori:hadecisodinonautenticare
piùnulla.
«Scelta motivata propriocon lavolontà
di non sborsare più cifre milionarie per di-
fendere in tribunale decisioni sulle richie-
ste di autentiche.Un caso emblematico ed
eclatante: AndyWarhol,con Picasso eKan-
dinskij, è tra i più falsificati a livello inter-
nazionale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

DANDAVIES


L’artedellatruffa
TraduzionediCristiano
PeddiseFrancescaSalsi
ILSAGGIATORE,pp.256, e 23
Inlibreriadal24ottobre

Un’altrastoriaeconomica


Gordon Gekko

eilf ascino

dei truffatori

D


allo scandalo del Libor, esploso
nel 2012, che svelòcome
alcune grandi banche
manipolavano il tasso di riferimento
per prestiti, prodotti finanziari e mutui,
alle truffe sugli investimenticome
quella diPonzi o di Bernard Madoff, le
frodi sono parte integrante della
maggior parte dei sistemi e delle
aziende. Nel suo saggio L’artedella
truffa , in uscita il 24 ottobre per il
Saggiatore,Dan Daviesrende
evidente una triste verità: che la storia
dell’economia è, anche, la storia delle
truffe che l’hanno accompagnata. E
che i trucchi per arricchirsi in maniera
illegale possono essere semplici,
complicati o solo rischiosi ma si
basano tutti sulle debolezze del
sistema dicontrolli e sui sistemi di
audit che dovrebbero invece
certificarne la fiducia.
Davies, che ha lavoratocome
economista normativo presso la Bank
of England ecome analista per
diverse banche di investimento, svela
con ironia e un linguaggio
comprensibile ilretroscena e il
funzionamento delle frodi piùfamose,
ripercorre le vicende dei loro artefici e
mette in chiarocome siano proprio gli
stessi meccanismi economici alla
base della nostra società che
permettono ai truffatori di prosperare
e spessofarla franca. «C’è qualcosa
che mi attrae nell’architettura
fantastica della frode, in questo gioco
intellettuale volto a creare un’illusione
per poi dissolverla al momento giusto
e scapparecon il bottino.Per di più, di
solito si ruba ai ricchi, e senza
neanche troppa violenza», scrive.
Ricordandoci che ilfascino criminale
ha trasformato brokercome Gordon
Gekko e Jordan Belfort in icone senza
tempo. (laurazangarini)
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