Corriere della Sera La Lettura - 15.09.2019

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10 LALETTURACORRIEREDELLASERA DOMENICA15SETTEMBRE


A


gli albori del XX secolo, queste erano lecon-
dizioni che la chiesa di Sant’Anna di Barcello-
na imponevaperché un bisognoso fruisse
della beneficienza attraverso la distribuzione
di buoni pasto. Si trattava di un proselitismo
facile,meccanico, basatosull’ingenuo principio che la
fame potessecondurre a un impegno per la vita, ma at-
tuato in uncontesto sociale chevedeva gli operai sfrut-
tati senza pietà e le vie della città affollate di circadieci-
mila bambini abbandonati dalle famiglie.
Intanto, indifferenti alla miseria che li circondava, i
borghesi abbienti si sfidavano acolpi di ostentazioni di
lussoeopulenza. Barcellona avevaabbattutolemura
medievali e il Comune aveva messo a disposizione del
mercatoil terreno che circondava il quartiere antico do-
ve, per ragioni militari, non si era maicostruito. In un
primo momento, per mano di un ingegnere che ne ave-
vapreconizzato il futuro, la città iniziò a crescere scialba
e impersonale, ma presto ciò suscitò l’aperta opposizio-
ne di notabili e architetti, chevedevano inParigi e in al-
tre città europee e americane i modelli cuivolevano che
la loro Barcellona assomigliasse.
Fucosì che si favorì il tardivo approdo a Barcellona di
un movimento artistico già notosotto diversi nomi —
art nouveau, Sezession, Jugendstil, liberty o floreale — e
che in Spagna prese il nome dellaversione inglese:mo-
dernismo. Le ordinanze municipali furono modificate,
autorizzando la presenza di elementi ornamentali,bay
window, gallerievetrate etempietti decorativi acorona-


L’IRADEIPOVERI


TRALEFOLLIEDIGAUDÍ


diILDEFONSOFALCONES


Il dibattito delle idee


tuto evitare di riconoscere lo stato di marcescenza in cui
versavailsottosuolo delcentrostorico, situazione che
avevareso endemico il tifo. Di fronte a una simile situa-
zione gli artisti misero da parte i gusti del pubblico per
lasciare briglia sciolta a una propria prospettiva intima.
Libertà creativa, individualità, abbandono della medio-
crità: una straordinaria esplosione di fantasia.
Gaudí, Domènech i Montaner, e Puig i Cadafalch ga-
reggiavano nellacosiddetta«ManzanadelaDiscordia»
(un gioco di parole che sfrutta il fatto chemanzanain
spagnolo è «mela» ma anche «quartiere»con un riferi-
mento al pomo della discordia,ndt)con tre opere rap-
presentative:casa Batlló,casa Lleó Morera,casa Ama-
tler; una rivoluzione artistica. I tre grandi architetti dia-
logavanocon i cittadini attraverso splendidi e originali
palazzi all’epoca accolti e bollaticome purafollia. Puig,
il primoalavorareinquell’isolato, ci ha lasciatodelle
sculture chevedono rappresentata una rana che soffia il
vetro, un maiale checesella un’anfora, un leone intento
a scattarefotografie e un orso munito di ombrello, tutte
attività umane che appassionavanoedefinivano il pa-
drone dicasa. Gaudí rilanciòcon il dorso di un gigante-
sco drago che avvolse Barcellonacon le sue squame dai
colori brillanti, trafitto dalla croce di san Giorgio in uno
sfoggio di simbologia chevaoltrel’immagine stessa.
Domènech, dalcanto suo,offrì ai barcellonesi duecop-
pie di donne scolpite dal maestro Eusebi Arnau, quale
complesso di una superba facciata in seguito mutilata e
che sfortunatamente ha perso queste opere d’arte.
Mentre lo spazio affacciato sulPaseo de Gracia si tra-
sformava nel paradigma di quell’arte nuova, il quartiere
doverisiedevano i borghesi facoltosi, l’Eixample, non ri-
mase indietro. Dozzine di palazzivennerocostruiti se-
guendo le leggi — o piuttosto la mancanza di queste —
di quel movimentorivoluzionario chiamatoliberty o
floreale. Tra le più rappresentativeoltreaquelle già
menzionatetroviamocasa Milà (laPedrera), ilPark
Güell,casa Calvet e la SagradaFamilia di Gaudí; e ancora
casa Macaya, la Casa de les Punxes, il palazzo del barone
di Quadras di PuigiCadafalch, l’ospedale della Santa
Creu e SantPau,casa Thomas,casa Fuster e soprattutto
quello che vieneconsideratocome la quintessenza stes-

mento dei palazzi, e iniziò una gara che avrebberegalato
il più grande patrimonio architettonicoinstile liberty
reperibile in una sola città.

Gaudí, Domènech i Montaner, Puig i Cadafalch, insie-
me a molti altri architetti, si sfidavano per sorprendere i
loro abbienti clienticon opere di grande effetto. Nelcor-
so di un paio di decenni Barcellona parve trasformarsi
nel fulcro creativo dell’universo. Il liberty riscoprì le arti
applicateegli autori di quella trasformazione urbana
strinsero un’alleanzacon i migliori artigiani dell’epoca:
ceramisti, fabbri,vetrai, mosaicisti, scultoriepittori,
ebanisti... Sorsero palazzi daicolori vividi, facciate rive-
stite diazulejoso ditrencadís(pezzetti diceramica eve-
trocui Gaudífeceabbondantericorso); pietreche si
contorcevano alla ricercadi un movimento impossibile
o incoerente per la materia inerte, pareti ondulate,cor-
ridoi sinuosi, griglie straordinariamenteintricateoa
forma di animale;colonne, scale,vetrate e lucernari dal
maestoso progetto, sculture e mosaici... persino le ma-
niglie delle porte diventarono oggetto di un’attenta pro-
gettazione.Una galassia di elementi e dettagli decorativi
spessocollocati in modo tantocaotico e anarchico da ri-
chiedere laconsapevole attenzione dell’osservatore per
apprezzarne appieno l’effetto.
La magia sifecestrada in una città bisognosa di luce e
allegria, incupita al punto che il Comune non aveva po-

C’èunafrasenelnuovolibrodiLucrezia
Lerro,Piùlontanodicosì(LanavediTeseo,
pp.183,e17),chedicetantecose.Èquesta:
«Alpaesenonpiovecomeunavolta».La
storiaèquelladiunadonnachesimettesulle

traccediunmisterofamiliare,unastoria
ditradimenti,mortiammazzatie(altre)
donnecapacidiuccidere.Mainquella
frasec’èlaveraaspirazionedichiritorna:che
tutto,anchelecosebrutte,siacomeprima.

{


C’eraunavolta,poibasta

VivaLiala!
diRobertaScorranese

I


l reverendoPedroconsegnò aJosefa unatessera su cui erano scritti da un lato il suo nome e indirizzo, e
dall’altro lecondizioni che la sua titolare accettava per ricevere l’aiuto.Josefa le lessecon attenzione prima
di firmare. «Non bestemmiare né destare scandali». Julia ha bisogno di mangiare!, si giustificò, prima di
leggere la secondacondizione sullatessera: «Non frequentare taverne, sale da gioco o simili». Esigenzavana:
non lofaceva mai.Terza: «Rispettare i sacerdoti e le altre autorità». E, infine: «Comportarsi da persona ono-
revole e cristiana».
Sapendo di essere osservata dalreverendo,Josefa rilesse in silenzio quella che le sembrava lacondanna a
morte dei suoi ideali, delle sue lotte, di tutto ciò in cui aveva creduto insieme alla suafamiglia.
(daIlpittoredianime)

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