Corriere della Sera La Lettura - 15.09.2019

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18 LALETTURACORRIEREDELLASERA DOMENICA15SETTEMBRE


OrizzontiConfessioni


dalla nostra inviataaNew YorkVIVIANAMAZZA

«C


araEvie,com’èstrano scriverti...». A
scrivere a «Evie» è il padre, che quan-
do lei aveva 5 anni iniziò atoccarla, di
sera, nella suacameretta.Èilpadre
che,a10anni, quando «Evie» non
sorrideva né mangiava più e si tagliò icapellicorti per
ribellione, pose fine alle violenzesessuali ma iniziò a
picchiarla, «comeavoleredistruggereleprovedi ciò
che aveva già distrutto». «Evie» è Eve Ensler, la dramma-
turga e attivistafemministacelebrata nel mondo perI
monologhi della vagina.Porta ancora icapellicorti e ha
lavorato per tutta la vita percombattere gli abusicontro
le donne attraverso la sua organizzazione V-Day. Non ha
mai nascosto di essere stata violentata dal padre ma ha
sempre evitato di scendere nei dettagli. Finora.
«Per anni e anni ho aspettato le scuse di mio padre.
Avevocosì tanto bisogno di sentire laverità avocealta,
volevo che mio padre si assumesse laresponsabilità di
ciò che aveva fatto. Credevo che prima o poi quelle scuse
sarebbero arrivate, ma poi è morto», ci dice Ensler nel
suo loft di Manhattan, in una breve sosta tra iltour ame-
ricano e quello europeo del suo libroChiedimi scusa(Il
Saggiatore).Persino sul letto di morte «disse a mia ma-
dre ditogliermi daltestamento e di ricordare che qua-
lunquecosa le avessi detto, era una menzogna».
Oltre trent’anni dopo la morte del padre, Ensler si tro-
vavain Congo, dove hacontribuito afondare Cityof Joy,
rifugio per donne stuprate durante la guerra, quando ha
capitoche le scuse dovevaimmaginarle da sola. Si è
chiusa incasa per quattrogiorniehascrittooltreun
centinaio di paginecon lavoce di suo padre Arthur. Let-
tera di straordinaria empatia. Non per giustificarlo ma
per rispondere alla domanda che ossessiona tante vitti-
me: «Perché?». Com’è possibile che quell’uomo che
l’aveva messa al mondo e che, ne è sicura, l’amava mol-
tissimo, le abbia fatto violenza? E la sua risposta è che
Arthur era «un playboy cinquantenne», educato (come
molti uomini del suotempo) in modo da distruggere in
lui ognitenerezza: adorato, idolatrato, ma incapacedi
esprimeredubbiosentimenti. «Quando sono nata, la
tenerezza per me eracosì forte da risultargli insopporta-
bile. Non poteva tollerare di essere vulnerabile. Così ha
sessualizzato quel che provava per evitarlo,controllarlo,
distruggerlo».


Neiringraziamenti,leisirivolge«atuttigliuomini
chehannoferitoledonne:chequestolibropossa
ispirarviadaffrontareivostriprofondiecompletire-
soconti,confessioniescuseinmodochepossiamofi-
nalmentetrasformareeporrefineaquestaviolen-
za».Lescusehannodavveroquestopotere?
«Dopovent’anni di V-Day e dopo 70 anni di altri movi-
menti fino a #MeToo, mi sonoresa conto che noi donne
abbiamo raccontato le nostre storie e infranto il silen-
zio, abbiamo fatto denuncia ecambiato le leggi e qual-
cheresponsabile ha perso il lavoro,forse un paio sono
finiti in prigione, ma nessuno ha mai chiesto scusa sul
serio e pubblicamente. Sento che il nostro movimento è
arrivatoaunpuntod’arresto: abbiamo denunciatogli
uomini, macome dice il mio amicoTonyPorter ora dob-
biamo includerli per evitare difermarci a un dialogo tra
sole donne. Questo libro è un ponteverso gli uomini».
Checosasignificascusarsi?
«Non basta dire: “Mi dispiace se ti hoferito”. Significa
raccontare in modo dettagliato quello che hai fatto e le
tue intenzioni. Significa guardare al tuo passato perca-
pire checosa nell’educazione familiare che hai ricevuto
ti haresocapace di molestare o violentare.Poi significa
immedesimarti nelle tue vittimeecomprenderel’im-


crificata a mio padre, poichéveniva da una famiglia po-
vera, aveva tre figli, non sentiva di avere alternative alla
vitacon lui. Non mi ha mai detto che sapeva ma ricorda-
va le mie strane infezioni, gli incubi, le attenzioni di mio
padre e decise di ignorare tutto questo. Quando sen’è
andata, eravamo in pace l’unacon l’altra».
Unafemministaamericana,nelrecensireilsuoli-
bro,concludechenontrovautililescuseimmagina-
rie:senonsonovere,meglioandareavantisenza.
«Certo, l’ideale sarebbe che icolpevoli si scusassero
con le vittime, ma l’esperienza di scrivere una lettera da
partedel responsabile può sanareleferite.Icolpevoli
sono dentro di noi. Se qualcuno ti ha violataresta den-
tro dite, loconosci meglio di quanto tuconoscate stes-
sa. Con questo libro ho trasformato mio padre: da mo-
stroterrificante a persona danneggiata che mi ha chie-
sto scusa e ha perso il potere su di me.Per tutta la vita,
nefossiconsapevole o no, avevo perpetuato il paradig-
ma della vittima. Ora sono libera. Ma la mia esperienza
non vuole essere una prescrizione, è solo un’offerta».
©RIPRODUZIONERISERVATA

TraumiEveEnsler,l’autrice femminista celebreper«Imonologhi della vagina», ha pubblicatounalettera nella quale


dà voce al padre, responsabile di abusidurante la suainfanzia.«Eraormai morto maavev obisognodi quest’atto»


i


EVEENSLER


Chiedimiscusa
Tr aduzione diValeria Gorla
IL SAGGIATORE
Pagine 120,e 12
In libreria dal 3 ottobre

L’autrice
Di Eve Ensler (1953: sopra)
il Saggiatore ha pubblicato
in ItaliaNel corpo del mondo
(2015) eI monologhi della
vagina(2018)
Gliappuntamenti
L’autrice sarà a Bologna
lunedì 7 ottobre alle 17.
presso l’Auditorium Biagi
con Alessandra Sarchi.
L’indomani alle 21 aRoma
(Teatro Off Off, ore 21)
dialogheràcon Michela
Murgia incollaborazionecon
One Billion Rising

Misonoscrittaio


le scusedi papà


che miviolentava


patto della tua violenza su ogni aspetto della loro vita. E
infine significa assumersi le proprieresponsabilità, in-
traprendere un percorso per non rifarlo mai più.Poiché
non ho mai visto questo genere di scuse, ho pensato di
scrivere quello che avevo bisogno di sentire — un padre
umile, vulnerabile, mio pari e non superiore a me — e
così creare un metodo daoffrire agli uomini percomin-
ciare a chiedere scusa, perché solocosì lecose cambie-
ranno.Stiamocominciandoariceverealcune lettere,
forse è l’inizio di qualcosa».
Allescusesegueilperdono?
«Non mi piace che si dica a chi ha subito abusi che de-
veperdonare,come sefosse un obbligo.Èveroche le
scuse creano lecondizioni per liberare gli individui ma
non lo chiamo perdono. Anche perché non mi sento
nella posizione di poter perdonare nessuno».
Isuoifratelliesuamadresapevanochesuopadre
laviolentava?
«Nonvoglio parlare di mio fratello e di mia sorella. A
mia madre, prima che morisse, ho detto tutto. Lei ha ri-
conosciuto le sueresponsabilità, ècome se mi avesse sa-

RinasciteElizabeth Gilbert svela il


nuovo libro sulla New York d’antan


diPATRIZIAVIOLI

Mangio,amo


capitodiamareuna donna, la mi-
gliore amica.Stupore è serpeggiato
nellacommunity,con cui la Gilbert
si confida quasi ogni giorno. E dopo
la drammatica morte della fidanza-
ta, è arrivato un nuovolegame. Con
unfotografoinglese presentatoai

ze(Rizzoli)èun’educazione senti-
mentale ambientataaNewYork.
Inizia negli anni Quarantaeprose-
gue per decenni, raccontando la sto-
ria di Vivian, una ragazza ribelle di
buona famiglia, allontanata dacasa
per evitare scandali e guai e «adotta-
ta» da una zia che vive nella Grande
Mela dovegestisce uno scalcagnato
teatro divaudeville.
Con una scrittura spumeggiante,
dettagliatissimaemoltocinemato-
grafica, l’autriceconduceillettore
nel mondo patinatoefatuo dello
showbizdi serie B.Tanta polvere di
stellecondita da alcol e trasgressio-
ne.
Gilbert svela a «la Lettura»come
sia nata l’idea di questo libro ecome
sia riuscitaasopravvivere, senza
perdere l’equilibrio, al successo pla-
netario diMangia prega ama. «Per
fortuna sono molto disciplinata, mi
sono ribellataaquasi tuttociò che
mi ha insegnatomia madremala
ringrazio per il senso del dovere che
ha insistito a inculcarmi sin da bam-
bina. Quando devolavoraremiap-

U


n milione e 700 milafol-
lowersuFacebook, 830
mila su Instagram: Eliza-
beth Gilbert, oltre che au-
trice di bestseller, è quasi
un guru per lacommunity di fan e
lettori. Il memoirMangia prega
ama(2007) è rimasto duecento set-
timane nella classificadel «New
York Times», havenduto 13 milioni
dicopie. Tradottoin30Paesi, ha
cambiato la vita di migliaia di donne
che, ispirandosi alla vicenda narrata
nel libro, sono riuscitearinascere
dopo una dolorosarottura senti-
mentale. Nel 2010 il film, trattodal
romanzo,conJuliaRobertscome
protagonista, è stato unblockbuster.
Le fan hannocontinuato a seguire le
esortazioni aottimismo e positività,
consiglicostruttivi diventati anche
oggettodiuninterventoinunTed
Talk.
Nel 2016 l’autricehaarchiviatoil
secondo marito, il brasiliano incon-
tratoaBali, in Indonesia, che in
Mangia prega amaavevafattoso-
gnaretuttelelettrici, perché aveva

Elizabeth Gilbert
(foto di Timothy
Greenfield-
Sanders) è autrice
anche del
bestsellerMangia
prega ama(Rizzoli)

fan qualche mese fa, in un post su
Instagram. «La vita è pericolosa e fu-
gace, perciò non è ilcaso di privarsi
del piacereedell’avventura»,èil
mantra che Elizabeth Gilbert applica
consinceritàecoerenza. Si ribella
alleconvenzioniepredicaildiritto
alla spontaneità, lo faa360 gradi:
sui social, nei podcast e anche nei li-
bri.
Il piùrecenteLa città delleragaz-

emiribello


Auna certa età


seipiù libera


Leimmagini
In queste pagine due opere di Diane
Simpson (Joliet, Illinois, Stati Uniti,
1935):Window Dressing: Background
4, Apron VI(qui sotto, 2007) e
Window Dressing: Background 3,

Pinafore(nella pagina accanto,
2007): con queste installazioni
(riunite nella serieWindows Dressing
Series) l’artista americana (tra le
protagoniste della Whitney Biennal
2019 in corso fino al 22 settembre

al Whitney Museum di New York) ha
attualizzato le tradizionali vetrine
dei negozi trasformandole in simboli
della «vita metropolitana», con una
evidente attenzione per il periodo
decoda lei particolarmente amato.
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