Corriere della Sera La Lettura - 15.09.2019

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DOMENICA15SETTEMBRE2019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 35


Stile UUUUU
Storia UUUUU
Copertina UUUUU

Anche quest’anno due eventi delfestival
sono dedicati al premio Campiello, mercoledì
18 settembre aPalazzo Montereale Mantica:
alle 11.30, l’incontrocon i finalisti del premio
Campiello Giovani 2019 (Deborah Calian,

BeatriceFantuzzi, Lorenzo Moscardini,Cecilia
Pegoraro e MatteoPorru); alle 21, il vincitore
del premio Campiello 2019 parteciperà alla
seratacon LorenzoTomasin, MatteoZoppas
e Gian Mario Villalta.

(


IlgiornodelPremioCampiello

Narrativastraniera/3TimurVermes,giàautoredi


«Luiètornato»suHitlerredivivo,affrontalemigrazioni


Reality,realtà


Èilneo-Esodo


diRANIERIPOLESE

Q


uestaèun’opera di finzione,
dichiara TimurVe rmes, ma
non per questo i fatti raccon-
tati sono improbabili. Se ève-
ro,infatti, che nel 2016 nel
mondo, secondo stime dell’Onu,c’erano
circa70 milioni di persone in fuga, l’idea
di 150 mila migranti che, a piedi, si met-
tono in marcia per raggiungere la Germa-
nia può apparire fantasiosa ma non im-
possibile. A dare il via a questo esodo sa-
rà la presenza nell’enormecampo dei ri-
fugiati nel desertodel Sahara della
troupe di un programma di successo del-
la tvcommerciale MyTv, che trasmette
giorno per giorno scene di vita dei milio-
ni di disperati chevorrebberoriuscirea
passare in Europa.
Di questo si tratta inGliaffamatieisa-
zi, uscito l’anno scorso in Germania e ora
pubblicato da Bompiani nella traduzione
di Francesca Gabelli.Ve rmes, nato a No-
rimberga nel 1967 da madretedesca e pa-
dreungherese fuggitodaBudapest nel
1956, è diventato famoso nel mondocon
il suo primoromanzoLuiètornato(2012,
in Italia 2013, sempre Bompiani), che ha
venduto oltre due milioni dicopie in Ger-
mania ed è stato tradotto in 41 lingue. Sa-
tira amara sul fascino che ancora oggi
può esercitare l’Uomoforte (risvegliatosi
nel 2011, Hitler diventa il più popolare
ospitedei talkshow) quel librohadato
origine nel 2015 al film deltedesco David
Wnendt e ha ispirato l’equivalente italia-
noSonotornato,diLucaMiniero,con
Mussolini al posto del Führer.

L’arrivo nel Sahara deL’angelodeipo-
verie della suaconduttrice, la superstar
Nadeche Hackenbusch,offre l’occasione
a TimurVe rmes di ridicolizzare lacostru-
zione deireality show: viene fatto unca-
sting fra i migranti per trovare i piùtele-
genici, che parlino inglese, e dimostrino
di saper stare davanti allatelecameracon
disinvoltura. Ma non basta,c’èpure
un’inviata del magazine «Evangeline» in-
caricata direalizzare un servizio di moda
con le donne dei migranti. Dalla selezio-
ne fra i giovani maschi esce vincitore Lio-
nel, ribattezzatocosì per la frase che pro-
nuncia durante il provino: «Thenameof
themanmeansnothingtothelion», il
nome dell’uomo al leone non significa
nulla. Sarà lui ad accompagnare Nadeche
Hackenbusch a visitare le mense, l’infer-
meria, icontainer adibiti a dormitorio. E
inevitabilmentefra lawonderwoman
della riccaGermania e il ragazzo che spe-
ra, grazie a lei, di poter andarsene dal La-
ger, nasce una simpatia che diventa subi-
toamore.
Da lontano, ilregista, attento ai nume-
ri crescenti di audienceegradimento,
decide di puntaresul sentimentoanche
se ormai in Germania — la fiction imma-
gina che Angela Merkel sia stata fatta
fuori e il nuovogoverno nonvoglia più le
frontiereaperte—ètramontata la soli-
darietàcon i migranti, e l’estrema destra
riscuote sempre piùconsensi. Come nel-
le favole, l’amoreopera miracoli. Lionel
convince Nadeche a guidare una pacifica
fuoriuscita dalcampo a cui parteciperan-
no 150 mila migranti. Ai piani alti di
MyTv si diffonde il panico ma le risposte
degli spettatoriconvincono l’emittente a
proseguire il programma, un giorno do-
po l’altro fino a destinazione.
Se Nadeche grazie al suocompagno
scoprefinalmenteiveri bisogni di una
umanità che non ha niente a che farecon
le storie truccate dell’Angelodeipoveri, la

grande fuga èresa possibile da un accor-
do stipulatodaLionelconunboss del
campo: i migranti in marciaversano ogni
giorno, dai loro smartphone, 5 dollari sul
conto del boss, che incambio assicura ri-
fornimenti di acqua e cibo lungo le tappe
del viaggio. Cinque dollari al giorno, in
fondo, sono pocacosa rispetto alle cifre
ormai altissime che chiedono i passatori
e gli scafisti per far attraversare il Medi-
terraneo. Come gli ebrei di Mosè, anche i
disperati delcampo passano il MarRos-
so, poi, dalla Giordania alla Siria alla Tur-
chia, procedono grazie ancora unavolta
all’intervento di Lionel. Che assicura i di-
versi governi che i migranti non siferme-
ranno, e che anzi, strada facendo, accol-
gono altri rifugiati che si uniscono alla
lunga marcia, ormai giunta acontare cir-
ca300 mila persone.

L’arrivoinEuropa, però, diventa un
problema serio. E il governotedesco, non
riuscendoaconvincerelaBulgaria, gli
Stati dellaexJugoslavia e l’Austria a im-
pedire il passaggio, deciderà dicostruire
un muro alconfinecon l’Austria. Che ri-
corda il Muro di Berlino, èvero, però i mi-
nistri sonoterrorizzati dalla crescentexe-
nofobia delPaese e optano per lo sbarra-
mento. Contro il quale si ammasseranno
le tantissime migliaia di migranti, nella
speranza che la favola ancora unavolta
abbia la meglio sullarealtà.
Se nella satira su Hitler ritornatoVer-
mesprendevadimira il populismorea-
zionario in ascesa, qui siconfrontacon la
questione dolorosa eterribile della gran-
de migrazione. E se fino a uncerto punto
si ride (irealityshow, il giornalismopeo-
ple, il cinismo dei dirigenti dellereti tv e
la grottescasuperficialità delle star del
piccolo schermo), quando il giocosifa
duro nelromanzo prende il sopravvento
untono grave e angosciato. I governanti
che nonvoglionocapire le ragioni di que-
sto esodo tragico ripetono la frase: «Nes-
suno può spiegare perché le balene a un
certopuntofiniscono spiaggiate». Chi
prova areplicare che non si tratta di bale-
ne ma di esseri umani non viene neppure
preso inconsiderazione. Cosìipolitici
delromanzofiniscono per assomigliare
sempredipiù ai politici europei che
ignorano le migliaia di morti riparandosi
dietro il Trattato di Dublino.
Certo, nell’economia delromanzo,
l’immagine dell’esodo biblico è suggesti-
va, la satira fino a uncerto punto funzio-
na perché smaschera la meschina po-
chezza dei politici, lo stupido narcisismo
delle startelevisive e dei giornalisti, l’ipo-
crisia dei padroni dei media, ma quando
aoccuparelascena arrivaladurarealtà
non bastano più lecaricature. Il sogno
dei migranti è destinato a finire male, la
favola e la satiravanno a sbatterecontro
una tragedia su cui non si può più ridere.
La risurrezione di Hitlercon i suoi baffet-
ti e le sue farneticazioni avevano ancora
una loroleggerezza che nonèpiù per-
messa quando si parla di morti a migliaia
che non sono solo invenzioni della fic-
tion ma sono la tremenda cronacadi
ogni giorno. IlVe rmes satirico si arrende,
il suo libro si trasforma in un atto di de-
nuncia. E qui sta il suo maggior merito.
©RIPRODUZIONERISERVATA

TIMURVERMES


Gliaffamatieisazi
Traduzione
di Francesca Gabelli
BOMPIANI
Pagine 512,e 22

L’autore
Lo scrittore TimurVermes
(Norimberga, 1967) è nato
da madretedesca e padre di
origini ungheresi. Dopoaver
compiuto studi universitari a
Erlangen (Storia e Scienze
politiche) ha scritto per i
giornali «Abendzeitung» e
«Express» diColonia e ha
collaboratocon diversi
periodici.Dal 2007 ha
pubblicato quattro libricome
ghost writer mentre altri due
sono in preparazione. Il
romanzoLuiètornato, su un
Hitlerredivivo nella
Germania di oggi che
approda ai talkshow
televisivi, è stato tradotto in
41 lingue (in Italia sempre
da Bompiani nel 2013) e nel
2016 è diventato un film di
David Wnendt interpretato
da Oliver Masucci
Gliappuntamenti
TimurVermes sarà in Italia
nei prossimi giorni per una
serie di incontri
Pordenonelegge
Venerdì 20 settembre
l’autore viene presentato
dallo scrittoreTullio Avoledo
alle 19 all’auditorium
dell’IstitutoVendramini (in
via Beata Elisabetta
Vendramini)
Lafieradelleparole
Vermes sarà poi l’indomani,
sabato 21, all’Hotel Millepini
di MontegrottoTerme
(provincia diPadova) alle 18
DialoghidiTrani
Domenica 22 alle 17Vermes
sarà alPalazzo delle Arti
Beltrani diTrani insiemecon
Giorgio Zanchini
Roma
Chiusura deltour italiano di
Vermes lunedì 23 settembre
alla libreriaFeltrinelli di
piazza Argentina alle 18.30

i


ILLUSTRAZIONE


DIDAVIDEABBATI


dine maicolmata, attraverso un percorso
aritroso nel ricordo,cercadicapireil
senso della sua persona, l’abbandono,
l’isolamento. La memoria, appunto;
quella che però lo tradirà per molti anni.
«La memoria,come la letteratura, è una
struttura che imponiamo sopra unareal-
tà caotica. Quando ricordiamo — aggiun-
ge SaldañaParís, che su questotema
spaccain due ilromanzo, il bambino e
l’adulto — stiamo già inventando. Il mio
personaggio crea questa finzione su sé
stesso, sulla sua famiglia e sull’estate del
1994,epoi scopreche questaèinsuffi-
cienteaspiegarelasua storiaequella
della scomparsa della madre».
Non ha un nome il figlio diTeresa. E
nemmenosuo padre. Soloipersonaggi
femminili ne hanno diritto:Teresa, intel-
ligente,combattiva, studentessa di
Scienzepolitiche, abbandona gli studi
per un’inattesa maternità.Per tutta la vita
aggrappata ai suoi ideali, lottacontro gli
stereotipifemminili che il suoPaese, e
suo marito(«volevasottometterequel-
l’indipendenzacon il giogo del matrimo-
nio e della maternità (...),come l’entomo-
logo che si innamora delvolo di una far-
falla e decide di infilzarle uno spillo nella
pancia») le impongono perché stia «al
suo posto».EMariana, la figlia adole-
scente, stessocarattere della madre, stes-
so rancoreverso il padre. Sono «i perso-
naggifemminiliaspingereavanti sia la
trama che laStoria», specifica l’autore.


Rispettoalle donne della famiglia, il
protagonistaèpiccolo, fragile, assillato
da maniecompulsive (appunto gli origa-
mi, «una scuola di solitudine»). Cresce
idealizzandoTeresa e porta avanti un ra-
dicato disprezzo per il padre («una sorta
di automa che garantiva trasporti qua e là
euncertolivello di affetto; qualcosaa
metà tra uncagnolino e un elettrodome-
stico»), anche se, crescendo, gli è sempre
più simile: «C’èunelementotragico—
puntualizza SaldañaParís — nell’inevita-
bilità del suo destino. Non assomiglia al
padreper la geneticamaperché vivein
una società sessista econservatrice in cui
gli uominivogliono avere ilcontrollo e il
poteresui lorocari. È davvero difficile, in
Messico, sceglierequale tipo di uomo
vuoi essere. Le dinamiche sociali che hai
intorno ti trasformano in unmacho, non
riesci a seguire il tuo percorso».
Solo, abbandonato a sé stesso (la sorel-
laèrinchiusa nella sua impenetrabile
adolescenza, il padre incapace di empa-
tia), il bambino si mette sulle traccedella
madre. Grazieauna lettera ritrovata in
casa, scoprecheTeresaèpartita per il
Chiapas. Iniziacosì l’avventura su un au-
tobus che lo porterà dall’altra partedel
Messico,verso la guerra, nella notte più
lunga e pericolosa della sua vita. Solo una
forza lo porta avanti: appariredavanti a
Teresa e riconoscere nel suovolto, per la
primavolta, un motodi approvazione, di
orgoglio.
Ve nt’anni dopo il protagonistaèun
trentenne depresso che viveimmobile,
da due anni, sul lato sinistro del letto, tra
le lenzuola sudate («Mi piacciono i per-
sonaggi che si lasciano trasportare dalle
circostanze. I Bartleby e gli Oblomov del
mondo», dice l’autore). Con la morte del
padre il passato gli si ripresenta alla porta
ma questavolta ha una nuovaverità da
raccontare: tutti i suoi ricordi di bambino
sono falsati. La storia diTeresa nasconde
un’altra,terribile, narrazione. Tuttoil
fraintendimento della sua vita lo paraliz-
za e, spiega SaldañaParís, «dopo aver fal-
litonell’assomigliareasua madre, l’ina-
zione e l’immobilità sono il suo modo di
non danneggiare gli altri. Il suo rifiuto di-
venta quasi politico. Ma non è abbastan-
za: soloipersonaggifemminili delro-
manzosonoveramentepolitici». Così
tenta di affidarealla scrittura delle sue
memorie la sua unica salvezza: «Non sap-
piamorealmente se riuscirà acambiare.
Mac’è un sentore... che potrebbe farlo».
Si chiudeconunsogno in potenza,
questa storia. Sul lettoconsumatodal-
l’inerzia, un trentenne manipolatodalla
sua stessa memoria lotta percapireche
cosa sia rimasto di sé, dopo quelleverità.
Dopo che sua madre, un’estate del 1994,
sceglie dicambiare vita. E decide che in
quella nuovavita non ci sarebbe stato po-
sto per lui, suo figlio.
©RIPRODUZIONERISERVATA

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