Corriere della Sera La Lettura - 15.09.2019

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58 LALETTURACORRIEREDELLASERA DOMENICA15SETTEMBRE2019


La cicatrice


checammina


Seimilioni


dipersonee


unaparola.


Iseimilioni


sonoi


cittadini


dellaSiria


chedal2011


hanno


lasciatoil


loroPaese.


Laparolaè


«nadab»,


chesignifi-


ca«cicatri-


ce».Èse-


guendo


letracce


diquella


feritache


ilfotografo


Alessio


Cupelliha


esploratoi


luoghidella


diaspora


versol’Eu-


ropa,campi


profughie


solitudini.


Ilsuopro-


getto,rea-


lizzatocon


Intersos,va


inmostra


oraaRoma


L


a rotta dei siriani in fuga attraverso la Gior-
dania e il Libano, e da lìverso l’Europa, non
ha mai smesso di sanguinare: «Come una
cicatrice che si riapre e si chiude». Idomeni
e Lesbo in Grecia, lavalle della Bekaa in Li-
bano, icampi di Zaatari e Azraq in Giordania, leten-
de, il filo spinato alle frontiere, le stazioni degli auto-
bus, le spiagge su cui si accasciano i gommoni sgon-
fi, i giubbetti di salvataggio arancioni ricordo di una
traversata tanto breve quantoterribile: la diaspora
siriana hatoccato buona parte del Mediterraneo e
dell’Europacambiando la storia degli ultimi nove
anni. Segnando — soprattutto — in modo indelebile
i corpi e le anime di un popolo protagonista involon-
tario di unconflitto sanguinoso.
Bianco e nero,volti, storie e luoghi. Ilreportage
Nadab— «cicatrice» in arabo — inizia nel 2015 al
confine tra Serbia e Croazia. «Allora la frontiera era
ancora aperta e ogni giorno transitavano tremila per-
sone», spiega Alessio Cupelli, autore di una mostra
ora aRoma curata da Chiara Capodici. Sono i mesi in
cui i siriani scappano da tutto. Dai barili bomba del
regime di Assad, dagli assalti dell’Isis, dagli abusi dei
gruppi jihadisti dell’opposizione su donne e ragazzi-
ni. Raqqa, Aleppo, Deir Ez Zor, Hama, Idlib. Raccon-
ti, tratti dirotta, mappe tracciate sufogli e sugli
schermi deitelefoni: la tappa successiva è Idomeni, il

campo alconfine tra la Grecia e la Macedonia del
Nord, dove per mesi rimangono bloccati in migliaia e
dove si consumano rivolte, abusi, suicidi. Qui Cupelli
arriva nei giorni più duri, quando anche portare aiu-
to diventa impossibile.

A lasciare la Siria in questa diaspora sono state
oltre sei milioni di persone dall’inizio della guerra
civile, nel marzo 2011, e nonc’è stata organizzazione
non governativa in Europa che non si sia trovata a
lavorare sulla crisi siriana, mentre la propaganda
populista ha alzato progressivamente itoni e la poli-
tica della porta aperta si è infrantacontro leresisten-
ze del «noi prima di loro». Non è uncaso dunque
che al fianco delfotografo in questo lavoro ci siano
gli operatori di Intersos impegnati nei Balcani, in
Grecia, in Libano, in Giordania e in Iraq. È infatti
dallacollaborazionecon la Ong italiana che nasce
Nadab. «Proteggere, nel linguaggio umanitario, si-
gnifica mettere in atto ogni intervento finalizzato a
garantire il pieno rispetto dei diritti dell’individuo
riconosciuti dal diritto umanitario internazionale e
dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Nella crisi siriana però questi principi hanno avuto
un valore e unaforza maggiore dal momento in cui il

flusso dei rifugiati è arrivato fino alle nostre porte,
coinvolgendoci tutti in prima persona», sottolinea
Konstantinos Moschochoritis, segretario generale di
Intersos.
Sulle orme dell’esodo,Nadabtocca allora luoghi di
mezzo, non-luoghi e neo-luoghi: frontiere e transiti,
campi profughi, insediamenti informali, periferie
urbane, stazioni, porti e vie dicomunicazione. Il pas-
saggio di vite crea accampamenti ma ancherelazioni
che le immagini raccontano attraverso ivolti dei rifu-
giati. Come quello di un anziano proveniente dal
nord della Siria: «Dopo l’inizio della guerra quest’uo-
mo riesce a mandare i suoi figli e le sue mogli in Eu-
ropa. Tutti passano dallarotta balcanica e arrivano in
Germania. Lui rimane in Siria pervendere il suo
gregge, sistemare gli ultimi affari e soprattutto per
occuparsi di un altro figlio portatore di handicap.
Quando decide anche lui di mettersi incammino,
dopo avere passato ilconfinecon la Turchia,resta
però bloccato a Idomeni in un limbo di documenti,
regole ecavilli burocratici. Ed è lì che l’ho trovato con
il volto fiero e la postura dignitosa», ricorda Cupelli.
Passaporti, documenti, permessi e soldi daversare
nelle tasche dei trafficanti. Dall’Europa il racconto si
sposta a ritrosoverso ilcentro della crisi. Fino al Li-
bano e la Giordania, gliStati limitrofi, do ve si tr ova
l’87 percento dei rifugiati siriani. GliStati che più

Percorsi.


Biografie,inchieste,reportage,racconti


AlessioCupelli(Liegi,Belgio,1981)cresce
nellostudiofotograficodeigenitoria
Pescara.Nel2011iniziaalavorarecome
assistentedelfotogiornalistaPaoloPellegrin,
conilqualecollaboraancoraoggi.Nel2012,
insiemeadaltriottocolleghi,ètraifondatori
di001,collettivocentrodiformazioneper
giovanifotografi.Dallafinedel2015si
dedica—conlaOngIntersos—alprogetto
NadaborainmostraaRoma.

L’autoredelleimmagini

(


testodiMARTASERAFINI,fotografiediALESSIOCUPELLI
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