14 Giovedì 19 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore
Finanza
Mercati
Newlat Food, famoso per i
marchi Polenghi e Delverde, si
avvicina alla Borsa nel
segmento Star. L’offerta si
concluderà entro fine ottobre
—Servizio a pagina
Piazza Affari
Latte Polenghi
pronta all’Ipo:
Newlat in Borsa
entro ottobre
Delta conferma l’interesse a
rilevare il % di Alitalia, mentre
per il fronte Atlantia il dossier è
all’attenzione del presidente di
Edizione, Gianni Mion.
—Servizio a pagina
Trasporto aereo
Alitalia, Delta
conferma:
«Interessati
a quota del 10%»
La governance
di Mediobanca
nel mirino Delfin
PIAZZETTA CUCCIA
Il blitz di Del Vecchio
non scalda i titoli in Borsa
Consob in monitoraggio
Primo banco di prova
l’assemblea del ottobre
in vista del nuovo cda
Antonella Olivieri
Il mercato si interroga sul significato
del blitz di Leonardo Del Vecchio in
Mediobanca, spuntato nel capitale
con quasi il % e un investimento del-
l’ordine di milioni, per opinione
diffusa guardando anche a Generali.
Ma la risposta non è chiara e i titoli
coinvolti non “strappano” in Borsa.
Sia Mediobanca che Generali hanno
concluso infatti la seduta sostanzial-
mente allineate col resto del listino
(+,% l’una e +% l’altra).
Se l’obiettivo è arrivare a Trieste,
passando da Milano, l’ottica non può
che essere di medio-lungo periodo e
il percorso non scontato (nemmeno
l’esito lo è). Con l’assemblea di fine ot-
tobre dell’anno prossimo il consiglio
di Mediobanca arriverà a scadenza,
ma per la prima volta sarà il board
uscente a presentare la lista per il rin-
novo. Senza sedere all’interno del cda,
dunque, in teoria non si potrebbe più
di tanto indirizzare la governance di
Piazzetta Cuccia, considerato anche
che il patto non ha più voce in capitolo
a riguardo, se non in funzione di “sup-
plenza”. L’accordo di consultazione
tra gli azionisti “stabili” che non arriva
al % non ha di fatto poteri o preroga-
tive speciali. In teoria dura tre anni (fi-
no al dicembre la prima sca-
denza) ed è rinnovabile automatica-
mente, ma di fatto ciascun socio può
disporre delle azioni (comunicando al
presidente del patto le variazioni), con
l’unico vincolo di evitare di porre in
essere operazioni che facciano sorge-
re l’obbligo di Opa, e può uscirne
quando vuole (automaticamente se la
partecipazione del singolo aderente
calasse sotto le mila azioni). Sul
rinnovo del consiglio di Mediobanca
l’unico ruolo del patto è appunto di
“supplenza”: se, per qualsiasi motivo,
non dovesse essere presentata la lista
del cda uscente, allora sarebbe il patto
a depositare la lista di “maggioranza”.
Ma nessun aderente al patto, singo-
larmente, potrebbe presentare una li-
sta alternativa o complementare, se
non nel caso in cui nemmeno i soci
dell’accordo fossero in grado di espri-
mere una lista di maggioranza con
l’assenso richiesto dei tre quarti del
capitale aderente.
Stando fuori da cda e patto (si veda
altro pezzo in pagina) nulla impedi-
rebbe a Del Vecchio di presentare una
lista alternativa, di minoranza o an-
che di maggioranza, che, però, per
prevalere dovrebbe avere l’appoggio
del mercato (per i due terzi circa il ca-
pitale di Mediobanca è “flottante”) o
di soci forti che comunque - anche se
aderenti al patto - conservano libertà
di voto in assemblea. Vincent Bollorè,
che ha in mano quasi l’% (,%) ed
è tuttora il secondo azionista, si è sfi-
lato a sorpresa dal rinnovo del patto
un anno fa, ma - a quanto risulta - non
avrebbe intenzione di schierarsi sul
terreno di Mediobanca avendo già
due fronti caldi aperti in Italia, con
Telecom e Mediaset. In prospettiva,
però, non si può escludere che il fi-
nanziere bretone venda le sue azioni
al miglior offerente, se se ne presen-
tasse l’occasione. In questo contesto
è da verificare quale sia la posizione di
UniCredit, il cui ad Jean Pierre Mu-
stier si era trovato in asse col patron
di Luxottica sul dossier Ieo. A riguar-
do del patto di Mediobanca, la parte-
cipazione del singolo maggior azio-
nista (la banca di piazza Gae Aulenti
ha l’,%) sembrava essere in forse,
poi erano filtrate voci di preferenza
per il rinnovo di un patto tradiziona-
le, mentre alla fine il patto in versione
“ultraleggera” è stato approvato al-
l’unanimità dagli aderenti. UniCredit
al momento è impegnato di suo nella
partita delle nomine, essendo in cor-
so il processo per la sostituzione alla
presidenza di Fabrizio Saccomanni,
scomparso a inizio agosto.
Voci concordanti disegnano co-
munque un scenario che si dipane-
rebbe lungo una trama più ampia, che
appunto porterebbe fino a Generali,
dove il prim obiettivo sarebbe quello
di inserire in organigramma un diret-
tore generale italiano. Il problema pe-
rò è che l’azionariato del Leone sta af-
follandosi di soci le cui quote somma-
te supererebbero la soglia d’Opa del
%: Mediobanca (%, senza pro-
spettive di riduzione a breve), Caltagi-
rone sopra il %, Del Vecchio appena
sotto, Benetton intorno al % (quota
che qualcuno immagina in aumento
in futuro). Gli intrecci in Mediobanca
- dove il gruppo di Ponzano è presente
col ,% apportato al patto e dove l’im-
prenditore degli occhiali è ora spunta-
to col ,% - potrebbero aggravare i
rischi indiziari di azioni di concerto. I
movimenti degli ultimi giorni non so-
no sfuggiti ovviamente all’attenzione
degli uffici Consob, ma al momento
non si rilevano profili che giustifichi-
no approfondimenti.
Primo banco di prova sarà però
l’assemblea Mediobanca del otto-
bre: si vedrà se il nuovo azionista
prenderà qualche iniziativa. Oggi si
riunisce il cda per licenziare il bilan-
cio, il il patto, sempre sui conti.
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LA STRATEGIA DI DEL VECCHIO
Piazzetta Cuccia e quell’idea di un nuovo patto
Marigia Mangano
Negli ambienti finanziari si racconta
che quel rifiuto di Mediobanca al piano
da mezzo miliardo proposto un anno
fa dalla Fondazione di Leonardo Del
Vecchio per lo Ieo, non sia proprio an-
dato giù all’imprenditore di Agordo e al
suo braccio destro Francesco Milleri,
schierati nella partita vicino a Jean
Pierre Mustier, il grande capo di Uni-
Credit che ha seguito personalmente il
dossier del polo fondato da Umberto
Veronesi. A gennaio scorso, chiarito
una volta per tutte che non c’era spazio
per trattare sul futuro del gruppo ospe-
daliero, nel sistema Delfin-EssilorLu-
xottica è così partito un ordine di servi-
zio informale ma perentorio: azzerare
mandati e qualsiasi incarico finanzia-
rio all’istituto di piazzetta Cuccia. Me-
diobanca era stata advisor di Luxottica
nell’operazione Essilor.
Da allora sono passati nove mesi
esatti, nel mezzo si sono giocate altre
partite come le nomine delle Generali,
ma soprattutto, colpo di scena, martedì
settembre Del Vecchio ha comunicato
di avere il % di Mediobanca. Con quale
obiettivo? Secondo fonti autorevoli, ci
sono almeno tre aspetti da considerare
per dare una lettura completa all’investi-
mento del patron di Luxottica in Medio-
banca: finanziario, tattico e personale.
L’aspetto finanziario è il cuore della
nota Delfin che ha annunciato l’ingres-
so nell’istituto di piazzetta Cuccia.
«L’investimento rappresenta per Del-
fin un’ottima opportunità per la quali-
tà, la storia e le potenzialità di crescita di
Mediobanca in Italia e all’estero. Siamo
un azionista di lungo periodo e daremo
il nostro sostegno per accelerare la cre-
azione di valore a vantaggio di tutti gli
stakeholder». Secondo Delfin, dunque,
la posizione azionaria ha margini im-
portanti di apprezzamento. Tanto più
se si guarda al «nuovo» appeal specula-
tivo, originato proprio dal blitz nel capi-
tale dello stesso Leonardo Del Vecchio.
E qui entra in gioco il secondo aspet-
to, quello tattico. Delfin si inserisce in
un momento di vuoto di potere in Me-
diobanca, che è il primo azionista delle
Generali con il %. Mediobanca non ha
azionisti forti e quei pochi che ha, Vin-
cent Bolloré (,%) e UniCredit (,%)
o sono in uscita o hanno altro a cui pen-
sare. Il finanziere bretone non ha rin-
novato lo scorso anno il patto di consul-
tazione e la banca di Gae Aulenti, pur
facendone parte, ha dichiarato in più
occasioni la natura finanziaria della
quota in Mediobanca e si è spesso mos-
sa in perfetta sintonia con Delfin. In
uno scenario che vede il rinnovo del bo-
ard di piazzetta Cuccia a fine , è
evidente che Del Vecchio, forte di un
%, ma potenzialmente anche di più (fi-
no al % se si guarda a UniCredit come
potenziale sponda), potrebbe proporre
una lista alternativa a quella del cda e
avere voti sufficienti per giocarsela in
assemblea. Scenari allo stato attuale,
ma è evidente che in una Mediobanca
public company e governata da un pat-
to di consultazione “leggero” al %, la
posizione di Delfin fa del patron di Lu-
xottica un interlocutore che non si può
ignorare. Del Vecchio, secondo alcuni
osservatori, sembra dunque candidarsi
a diventare potenzialmente il perno di
un nuovo nocciolo duro di azionisti in
Mediobanca, cassaforte di un % in
Generali che ha finora garantito un im-
portante presidio alla banca nella ge-
stione della partecipata. Quella stessa
partecipata in cui Delfin ha un rotondo
pacchetto di quasi il % insieme ad altri
soci forti come Francesco Gaetano Cal-
tagirone (%) ed Edizione (%). La cas-
saforte dei Benetton, a cui fa capo an-
che il % di Mediobanca, è guidata in
questo momento da Gianni Mion, che
proprio con il patron di Luxottica ha
rapporti consolidati, tanto che siede nel
board di Essilor-Luxottica.
Infine c’è la questione personale. E
qui entra in ballo lo Ieo, partita molto più
piccola di quella di Trieste, ma altrettan-
to significativa. Mediobanca è il primo
azionista dello Ieo e come tale ha dettato
la linea sul tema del progetto da mi-
lioni costruito da Del Vecchio e Milleri
con Mustier. Un piano avanzato a un
punto tale che la Fondazione del patron
di Luxottica aveva rilevato proprio da
Unicredit una serie di terreni dove si sa-
rebbe dovuto sviluppare il disegno di
ampliamento immaginato dall’im-
prenditore di Agordo. L’operazione im-
mobiliare, nella sostanza, poneva una
sorta di ipoteca su quell’area: se lo Ieo
voleva ampliarsi doveva comunque
scendere a patti con la Fondazione Del
Vecchio. Tuttavia, secondo quanto rac-
colto dal SoleOre, poco prima del-
l’estate c’è stato un passaggio che avreb-
be ulteriormente irritato il vertice di Lu-
xottica: lo Ieo ha rilevato dei nuovi terre-
ni affacciati a via Ripamonti, aree
diametralmente opposte a quelle acqui-
state dalla Fondazione ma confinanti
con il complesso ospedaliero. Con il ri-
sultato finale che l’istituto di Veronesi,
per ampliarsi, non ha più bisogno di
bussare alla porta delle aree confinanti
di proprietà di Del Vecchio e UniCredit.
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Dalla partira sullo Ieo
all’ingresso nella banca:
le mosse dell’imprenditore
Nome in codice Orion. Sono gli smart glasses che
Facebook starebbe mettendo a punto assieme a
Luxottica. Lo rivela la Cnbc, citando una fonte ano-
nima che sarebbe al lavoro sul progetto. Gli occhiali
per la realtà aumentata potrebbero essere pronti ad
arrivare al consumatore finale tra il e
il . D'altra parte nel maggio scorso il
fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg,
aveva fatto una visita lampo ad Agordo e
subito si erano diffusi rumors di una possi-
bile collaborazione.
Facebook è al lavoro da tempo per svilup-
pare gli occhiali per la realtà aumentata nei
suoi Reality Labs di Facebook a Redmond,
ma le difficoltà con lo sviluppo del progetto
avrebbero portato l'azienda a cercare aiuto.
Ora, Facebook spererebbe - secondo la
Cnbc - che una partnership con la società
madre dei Ray-Ban, Luxottica, possa aiutarli
allo sviluppo finale. Gli occhiali Orion sa-
rebbero progettati per sostituire gli smartphone,
consentirebbero agli utenti di ricevere chiamate,
mostrare informazioni agli utenti in un piccolo di-
splay e trasmettere in streaming il loro punto di
vista ai loro amici e follower sui social media.
—R.Fi.
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OCCHIALI INTELLIGENTI
Luxottica e Facebook
pronte all’intesa
Il dossier.
Facebook
e Luxottica al
lavoro sugli smart
glasses
Verso Piazza Affari.
Latte Polenghi, uno dei marchi
controllati da Newlat
Mentre UniCredit appare sullo sfondo dell’affaire Del Vec-
chio-Mediobanca, ai vertici della banca si profila la ricon-
ferma di Cesare Bisoni. Per l’attuale vicepresidente vicario,
che ha assunto la carica di presidente pro tempore in ago-
sto dopo la prematura scomparsa di Fabrizio Saccomanni,
a meno di colpi di scena la nomina al ruolo di presidente
potrebbe arrivare già domani, quando il tema è destinato
a finire sul tavolo del Cda.
Figura di grande esperienza nel mondo bancario e fi-
nanziario, Bisoni è un profondo conoscitore del mondo
UniCredit, essendo al suo secondo mandato nel Cda della
banca di piazza Gae Aulenti: dopo essere entrato nel
come consigliere, nel è stato nominato vi-
cepresidente vicario. Ma ancor prima, tra il
e il , ha ricoperto il ruolo di vicepresidente
della divisione Private e Corporate, per poi di-
ventare sindaco dell’istituto tra il e il .
Va detto che il professore gode della stima del
ceo Jean Pierre Mustier. E pare avere quel profilo
adeguato a presiedere una banca nel pieno di un
delicato processo di trasformazione: sia da un
punto di vista delle competenze (skill oramai
fondamentali agli occhi della Vigilanza) che del-
le relazioni con gli azionisti, data la vicinanza al
mondo dei soci storici della banca, a partire dalle
Fondazioni. Un uomo di garanzia, insomma,
che è pronto a prendere il timone di una banca
in corsa, visto che dovrà accompagnarla fino alla
primavera del , quando l’intero board andrà
rinnovato. Il rinnovo al vertice di UniCredit do-
vrebbe insomma avvenire senza particolari scossoni. Dif-
ficile d’altra parte che Mustier veda di buon occhio cambi
profondi alla struttura di governance - peraltro in una po-
sizione apicale - alla vigilia di un passaggio sensibile come
quello del nuovo piano industriale, atteso a inizio dicem-
bre. Ancor più se si considera che a banca è al centro delle
attenzioni del mondo finanziario per le mosse recenti - e
soprattutto future - di Leonardo Del Vecchio su Medioban-
ca. L’affinità creatasi tra il patron di Luxottica e Mustier sul
caso dello Ieo, e i contrasti comuni con gli attuali vertici di
Mediobanca, permette di vedere un asse comune tra la
quota dell’,% detenuta da UniCredit in Piazzetta Cuccia
e il % circa rastrellato dalla Delfin di Del Vecchio. A Mu-
stier, da sempre sostenitore di un patto di sindacato che
fosse più forte in Mediobanca, e tale da avere una presa più
forte in Generali, il fatto che ci sia un azionista in maggiore
sintonia con le proprie idee non può che fare piacere.
Resta da capire quali saranno i prossimi passi. Mustier
ha sempre evidenziato il profilo finanziario dell’investi-
mento in Mediobanca, rimandando a tempi migliori
l’eventuale cessione della quota. Ma è anche vero che il
banchiere non ha mai fatto mistero di voler “difendere”
il Leone da eventuali attacchi esterni. Un obiettivo, que-
st’ultimo, che mai come oggi sembra essere maggiormen-
te raggiungibile grazie all’intesa con Del Vecchio. Resta
il punto di ambiguità che dovrà prima o poi essere chiari-
to: ovvero se, per UniCredit, Mediobanca è davvero solo
un investimento finanziario, o se ha un valore strategico
in ottica Generali.
—Luca Davi
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PARTITE INCROCIATE
L’istituto. In
Mediobanca ora
c’è un socio vicino
alle posizioni di
UniCredit
DOMANI IL CDA
UniCredit, Bisoni
verso la conferma
alla presidenza
Quote in percentuale
Nota: (*) Fanno parte
del patto di consultazione
che detiene il 20,94%
di Mediobanca
MEDIOBANCA
**Unicredit***
8,81%
Bolloré
7,86%
Del Vecchio
6,94%
BlackRock
4,98%
**Mediolanum***
3,28%
GENERALI
Mediobanca
13,03%
Caltagirone
5,00%
Del Vecchio
4,86%
Benetton
4,00%
La struttura azionaria
Andamento del titolo a Milano
16/
8,508 9,
18/
8,
8,
8,
9,
9,
9,
9,
Mediobanca
LO STATUTO
Ecco le leve che può azionare
per agire sul Leone di Trieste
Per incidere sugli equilibri
di Generali, entrare in Mediobanca
è la scelta più semplice da
compiere, a patto di avere i denari
a disposizione. È in questi termini
che diversi osservatori hanno
interpretato nelle scorse ore la
mossa recente di Leonardo
Del Vecchio, diventato attraverso
Delfin azionista di peso di
Piazzetta Cuccia. Compiuto questo
passo, tuttavia, c’è da chiedersi che
spazio di manovra abbia
l’imprenditore su Trieste. Sulla
carta, al momento, appare assai
limitato almeno su un piano
prettamente formale. L’assemblea
dello scorso aprile ha rinnovato il
vertice per i prossimi tre anni e ha
cambiato lo statuto. Allo stesso
modo il dibattito che ha preceduto
la composizione della lista dei
candidati non può essere
riproposto. Ampliare il consiglio
per accogliere nel board figure che
siano lo specchio del nuovo assetto
azionario del Leone non pare
avere senso in questa fase. Non
esistono dunque appigli concreti
che possano mettere in
discussione l’attuale
organizzazione societaria. Salvo
che non si voglia puntare sul
management.
In quel caso potrebbe
riproporsi, e come è noto lo statuto
lo prevede nell’articolo . alla
lettera i, l’annosa questione del
direttore generale che nel caso
dovrebbe venir nominato dal
consiglio di amministrazione.
L’ipotesi è stata più volte sollevata
dagli azionisti privati dopo la fine
del tandem Philippe Donnet-
Alberto Minali, ma di fatto è
sempre stata respinta. Lo stesso
ceo, d’altra parte, l’ha sempre
ritenuta, tanto più dopo le dovute
riflessioni in merito, non
perseguibile. Dunque che fare? È
innegabile che Mediobanca
continua ad essere il centro
attraverso cui è possibile azionare
le leve che danno la direzione al
Leone. Ecco perché entrare in
Piazzetta Cuccia, forti magari del
supporto di altri azionisti, può
imprimere quel cambiamento che
da socio diretto Del Vecchio non è
riuscito ad attivare.
—L.G.
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