Panorama - 18.09.2019

(Nandana) #1

MARCIA INDIETRO


18 Panorama | 18 settembre 2019


stazione ferroviaria meneghina: eterni
assembramenti di clandestini, risse da
saloon, criminalità dilagante.
Già, ma che importa? È un problema
del Nord. I polentoni senza cuore se ne
facciano una ragione. E l’agognata au-
tonomia? Boccia, pugliese doc, ha pen-
sato pure a quella. Tutta da rifare. E gli
oltre 2 milioni di veneti che, due anni fa,
hanno votato per la devolution? Puah!
Pericolosi adoratori del governatore, Lu-
ca Zaia. Piuttosto, meglio riesumare la
bozza vergata dal compagno dem Stefa-
no Bonaccini, stimatissimo presidente
dell’Emilia Romagna. Incidentalmente in
corsa per le imminenti elezioni regionali.
Quella sì, ragiona Boccia, è una proposta
come si deve: equilibrata, garbata e or-
ganica. All’acqua di rose, insomma. Di
sinistrissima. Quei montanari dei nordisti
si adeguino.


Giammai, schiuma Zaia. Delle ri-
vendicazioni autonomiste ha fatto ra-
gion politica. Già a fine agosto vaticinava
scorato: «Scordiamoci flat tax, legittima
difesa, inasprimento delle pene e porti
chiusi...». Facile profeta. «Il 90 per cento
dei veneti vuole tornare al voto» giurava.
Ma i giallorossi l’hanno spuntata. E ora?
Riesploderà la battaglia tra Nord e Sud,
vaticina il presidente del Veneto. «Del
resto, i Cinque stelle cono ossessionati
da chi produce» lamenta. «Per loro gli
imprenditori sono “prenditori”. Alimen-
tano l’odio sociale contro tutti: il sindaco,
il medico, il prete, il presidente. Come
diceva Indro Montanelli: in America se
il vicino ha l’auto più bella, fai ogni cosa
per comprarne una simile. In Italia gli
bucano le gomme». Morale: Zaia ha già
imbracciato fucile ed elemetto. «Al gover-
no daremo il tormento» giura.
Minaccia battaglia anche l’altro le-
ghista Attilio Fontana, alla guida della
Lombardia: «Non accetto giochi al ri-
basso» ribolle. «Chi non è d’accordo con
l’autonomia che proponiamo lo dica ai 5
milioni di persone che l’hanno chiesta».


collega e neoministro del Sud, Giuseppe
Provenzano. Ci pensa lui a ridimensiona-
re i riottosi Zaia e Fontana: «Il progetto e
le richieste di Veneto e Lombardia spacca-
vano il Paese» spiega. «Adesso abbiamo il
dovere di realizzare un’autonomia giusta
che salvaguardi la coesione nazionale».

Nemmeno le indiscrezioni che tra-
pelano dagli altri dicasteri rasserenano
il fronte nordista. Come sarà la politica
economica del Conte bis? E quella sul
lavoro? La risposta è sempre la stessa: più
a sinistra della sinistra. Tra Pd e Cinque
stelle c’è ampia convergenza sul salario
minimo. Gli imprenditori chiedono meno
tasse. Otterrebbero invece un maggiore
costo del lavoro. Un dito negli occhi. I
giallorossi discettano pure di funesti au-
menti dell’Iva. Audace l’ultima proposta
dei pentastellati: aumentare l’imposta
per chi paga in contanti alberghi e risto-
ranti. Consumi abituali a Nord, spora-

Il riferimento è appunto al referendum
di due anni fa, celebrato in tandem con
il Veneto. Pure Fontana inneggia alla ri-
volta. E promette di scendere in piazza:
«Per dire ai cittadini che siamo stati presi
in giro». L’omologo ligure, Giovanni Toti,
s’è portato avanti. In piazza c’è già sceso:
davanti a Montecitorio, insieme a Salvini
e Giorgia Meloni. Abbondonata Forza
Italia, ha lanciato Cambiamo. Ora, dalla
sua Genova, veleggia spedito verso il polo
sovranista. Resta invece tra le file azzurre
Alberto Cirio, presidente del Piemonte.
Toni più moderati, identica solfa: «La vita
reale di tutti giorni è ben lontana dalla co-
reografia romana» assalta. «I governatori
del Nord hanno dalla loro il partito della
gente, di quelle persone che pagano da
decenni vedendo poco in cambio».
Ma Palazzo Chigi ragiona alla dan-
tesca: guarda e passa. Insomma: se ne
impipa. Anzi, rilancia. A dar manforte
a Boccia, accorre dall’entroterra siculo il
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