La Stampa - 08.09.2019

(lily) #1
.

LI


LETTERE

& IDEE

C

ara Dottoressa Corbi,
mi riallaccio al tema dei figli di
domenica scorsa. Noi i nostri li ab-
biamo lasciati andare, 6 mesi all’
estero a 17 anni con Inter-Cultura. E poi
sempre con la valigia in mano. Siamo stati
fortunati : bravi, laureati e specializzati a
pieni voti. Un motivo di giustificato orgo-
glio. Crisi adolescenziali? Molto sfumate.
E vengo al tema vero della mia lettera,
sull’amore per i figli, che non conosce limi-
ti, condizioni antagonismi. Due anni fa il
più piccolo, che studiava in Spagna per un
dottorato In Fisica, alle soglie dei trenta
anni ha confessato a me e a mio marito di
essere omosessuale e di avere fatto un per-
corso psicologico per accettarsi, superare
la sua omofobia interiorizzata e superare
il dolore. Eravamo in un bar all’aperto, re-
duci da un bel week end alla scoperta di Gi-
rona. Uno tsunami emotivo. Nulla di più
imprevedibile, visto che mio figlio aveva
avuto una lunga relazione con una ragaz-
za danese. 8 anni di viaggi, lunghe chiac-
chierate su Skype. Lui ne era innamorato,
e quando è finita è rimasto a leccarsi le feri-
te, ha scritto su Facebook le parole di «Lon-
tano lontano» di Luigi Tenco.
Poi, la doccia fredda, il colpo al cuore
che ti lascia in apnea. Ricordo quella notte
totalmente insonne, il triste viaggio di ri-
torno in automobile, in cui io e mio marito
abbiamo condiviso il «mattone sullo sto-
maco»: poche parole, niente cibo, lacri-
me. A seguire, siamo andati insieme da
uno psicologo, annaspando, per cercare
di capire, di accettare, di ingoiare questo
boccone amaro. Un percorso molto diffici-
le emotivamente.
Intanto, abbiamo letto libri, ce li siamo
scambiati con mio figlio che non si è mai
sottratto alle domande, cercando di esse-
re rassicurante di fronte ai miei sensi di col-
pa, alle mie paure per i rischi di malattie.
Ci ha anche fornito alcuni link di associa-
zioni per genitori che condividono questo
«problema» ,per così dire; ma non ci sia-
mo andati, visto che in quei gruppi c’era
una accettazione entusiasta che non ci ap-
partiene. La nostra è invece una accetta-
zione dolorosa anche se non è in discussio-
ne l’amore. A distanza di due anni posso di-
re di avere accettato la sua omosessualità
di fronte al fatto che ha incontrato il gran-
de amore della sua vita. Con il tempo cam-
bia e si trasforma, ma per me e mio marito
resiste e si rinnova da ben 36 anni di matri-
monio e 6 anni di fidanzamento, una vita.
È l’ amore vero, che guida le scelte, anche
se l’ ha incontrato dall’ altra parte del mon-
do. Ora mio figlio è qui e il suo compagno è
venuto a trovarlo e a conoscerci , grazie al-
le vacanze invernali. E noi ci troviamo a vi-
vere una esperienza inedita: è una bella
persona, educata, colta, intelligente e mol-
to piacevole, chiaramente innamorata di
mio figlio. Il rapporto con lui è facile e gra-
devole, niente da dire. Un genero quasi
perfetto. Resta il dolore, anche se all’unica
domanda giusta che ho fatto a mio figlio:
«Sei felice?» lui ha risposto «Sì».—
Francesca
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LA RISPOSTA

DEL CUORE

Storia di una donna

che non si dà pace per l’omosessualità del figlio

A

nche perché men-
tre sul fronte di
Bruxelles la nomi-
na di Gentiloni al-
la commissione
Ue, Gualtieri al
Tesoro ed Amendola agli Affa-
ri europei inviano segnali rassi-
curanti ai partner sulla volon-
tà di partecipare alle riforme
dell’Eurozona, sul fronte tran-
satlantico restiamo invece fra i
Paesi più distratti nel sostene-
re la missione di Stoltenberg
di adattare la Nato alle nuove
minacce strategiche.
Da qui l’importanza di quan-
to avvenuto negli
ultimi giorni nei
nostri rapporti
con Cina e Russia.
L’irritazione di Pe-
chino nei confron-
ti di Conte per l’a-
dozione - nel pri-
mo consiglio dei
ministri del nuovo governo
del Golden power sulla parte-
cipazione di aziende straniere
ad appalti della rete 5G lascia
intendere che Xi Jinping ha in-
terpretato l’adesione formale
dell’Italia alla “Nuova Via del-
la Seta” come la genesi di un
patto politico simile a quello si-
glato con Grecia e Ungheria.
Ovvero capace di estendere la
zona di influenza cinese nel
Vecchio Continente. Così co-
me la detenzione nel carcere
di Poggioreale del manager
russo Aleksandr Korshunov -
su mandato di cattura Interpol
per spionaggio industriale an-
ti-Usa - solleva il dubbio che
nel nostro Paese sia stata crea-

ta di recente una rete di agenti
russi impegnati a raccogliere
informazioni sensibili. A con-
ferma della volontà del Cremli-
no di sfruttare le crisi politiche
interne nei Paesi europei per
far avanzare i propri interessi
strategici.
In entrambi i casi il premier
Conte, affiancato dal neo-mini-
stro degli Esteri Luigi Di Maio,
si trova ad affrontare questioni
di primaria importanza: nel ca-
so del 5G si tratta di definire
nuovi standard di sicurezza
nei rapporti con Pechino per
evitare di soccombere in una
“Tech War” nella quale il van-
taggio cyber dei cinesi sull’Oc-
cidente rischia di
consolidarsi men-
tre sul presunto
spionaggio russo
si tratta di resiste-
re alle pressioni
del Cremlino - che
vuole riottenere
in fretta il sospet-
to agente - e fare quadrato con
Washington nella guerra segre-
ta che la oppone a Mosca in più
Continenti.
Da come Conte gestirà le ten-
sioni in atto con Pechino e Mo-
sca sarà possibile comprende-
re in che maniera il governo si
pone rispetto all’alleanza tran-
satlantica e quale valore asse-
gna al vertice Nato di fine an-
no. E poiché il capo della Far-
nesina è Di Maio, leader dei
Cinquestelle portatori di ben
note istanze terzomondiste, il
test per lui è ancora più eviden-
te: ha l’occasione di dimostra-
re in fretta quale valore asse-
gna alla Nato. —
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Cara Francesca,
è naturale immaginare e sperare per i figli un de-
stino da «Mulino Bianco» dove tutto scorre se-
renamente e anche banalmente sui binari di
quella «normalità» accettata socialmente e
che ci rassicura. È una debolezza che accomu-
na molti di noi. Ma è, appunto, una debolez-
za. La forza è quella di tuo figlio, accettare
quello che si è senza nessun limite imposto
dalle convenzioni, dalle aspettative degli al-
tri, dalla pigrizia e dalla paura. Solo imparan-
do a conoscere e a rispettare noi stessi po-

tremmo sperare di essere felici. Che senso ha
vivere una vita che non ci appartiene? Chi ac-
cetta questo compromesso per paura di delu-
dere qualcuno, spesso mamma e papà,si con-
danna a una esistenza misera. Quindi devi es-
sere contenta e unirti ai gruppi di quei genito-
ri entusiasti che invece sfuggi. Ripeti troppe
volte la parola dolore nella tua lettera. Men-
tre l’unico faro che deve guidarti è chiuso nel-
la risposta che tuo figlio ti ha dato. «Si sono
felice». Tutto qui. —
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MARIA CORBI

WASHINGTON

INVESTE

SULL’ITALIA

Il numero del giorno

10%

I neonati che hanno accesso a un nido pubblico in Italia

Frequentare l'asilo nido o trascorrere tem-
po di qualità con i genitori aiuta la crescita
dei bambini. Eppure, in Italia, solo 1 neonato
su 10 può accedere a un nido pubblico, con
picchi negativi in regioni come Calabria e
Campania, dove la copertura è pressoché
assente. Uno scenario in cui le ripercussioni

negative riguardano soprattutto i minori
provenienti da famiglie economicamente
svantaggiate e che hanno dunque maggiori
difficoltà nell'accedere alla rete degli asili
privati non convenzionati. È quanto emerge
dal rapporto «Il miglior inizio - Disegua-
glianze e opportunità nei primi anni di vita»

diffuso da Save the Children in concomitan-
za con l'inizio dell'anno scolastico. Il rappor-
to contiene i risultati di una indagine pilota
condotta tra marzo e giugno in 10 città ita-
liane - Brindisi, Macerata, Milano, Napoli,
Palermo, Prato, Reggio Emilia, Roma, Saler-
no e Trieste.

S

LA NATO DEVE
AFFRONTARE
LE NUOVE SFIDE
IN ARRIVO
DA RUSSIA E CINA

SUL SOCIAL

MAURIZIO MOLINARI

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ILLUSTRAZIONE DI DELVOX

ILARIA URBINATI

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Da domani, e per tutta la settimana,
il dialogo con Maria Corbi sul tema della
lettera continuerà sulla pagina Facebook
de La Risposta del Cuore.

È

il fratello di un pentito di camorra l’uomo che
ha preso a calci un bambino di tre anni che si
era avvicinato alla carrozzina dove dormiva la
figlia. L’hanno subito allontanato da Cosenza,
dove è avvenuto il fatto, per questioni di sicu-
rezza. Lo diciamo, anche se nessuno l’avrà pre-
sa in considerazione come attenuante. Non credo che ab-
bia pensato che quel bambino, di origine marocchina, fos-
se affiliato, un sicario, latore di qualche messaggio. Ripe-
tiamolo: tre anni. Né che la sua mano potesse in qualche
modo mettere a repentaglio la vita della figlia, rovesciare
la carrozzina, compiere un rapimento.
E allora cosa? Cosa ti scatta in testa e ti fa compiere un
gesto così violento e così inutile? Non sappiamo cosa sia
accaduto, se quell’uomo, subito dopo, abbia tentato di mi-
nimizzare o se lo abbia rivendicato. Sappiamo però che la
moglie era presente e che altri si sono ribellati, lo hanno in-
sultato, hanno testimoniato e permesso così l’identifica-
zione. Di fronte alla violenza sui bambini tutti si indigna-
no, da destra a sinistra. Persino i più razzisti non hanno fa-
ticato a rivelare l’incredibile mostruosità di quel gesto. E
allora cosa? Il bambino era di origine marocchina, e quin-
di avrà avuto un colore della pelle, un aspetto leggermen-
te diverso dall’uomo che l’ha preso a calci. Simile a quello
delle persone che ci sentiamo in diritto di trattare come
fossero inferiori a noi. Non c’entra il denaro, il lavoro, l’in-
vasione. In questo caso non funziona la formula secondo
la quale la loro presenza va ostacolata perché toglie spa-
zio. L’ho già detto, stiamo parlando di un bambino di tre
anni. C’entra il bisogno di mantenere delle sacche di cieco
privilegio, dei luoghi nei quali tutto è permesso perché
chi sta dall’altra parte è, semplicemente, in una condizio-

ne di inferiorità. Prima le donne e i bambini. Li facciamo
scendere dalle navi avanti agli altri, apprestiamo corsie
privilegiate nelle code degli aeroporti, se c’è da scegliere
chi salvare li mandiamo per primi sulle scialuppe. E poi li
pestiamo. Le donne e i bambini. Perché è più facile, si di-
fendono peggio. Sono come scatole, muri. Li prendiamo
a pugni e non reagiscono, e noi ci sfoghiamo. Qualche vol-
ta muoiono, ma di solito no. Si ammaccano, proprio co-
me i muri, e le scatole. A volte, perché funzioni ancora me-
glio come sfogo, troviamo delle ragioni.
Michele Amitrano, per esempio, protagonista del ro-
manzo di Niccolò Ammaniti “Io non ho paura”, viene pic-
chiato da sua madre perché è rientrato tardi. Poi viene mi-
nacciato dal padre che lo avverte: se torni a cercare il bam-
bino nel buco ti ammazzo di botte. Il bambino è Filippo, ra-
pito da una banda di balordi nella quale è coinvolto anche
il padre. Ma Michele ci va lo stesso, perché ha promesso a
quel mucchio di stracci lurido, coi capelli biondi impia-
stricciati di terra, che lo aiuterà a uscire da lì. Il finale, a chi
non avesse ancora letto il libro, non lo dico. Ma non vince
nessuno. Perché diventa sempre più difficile pestare don-
ne e bambini impunemente. Così troviamo dei sotterfugi:
le donne le pestiamo ma poi diciamo che è stato un raptus,
troppo amore, colpa loro. E per quanto riguarda i bambi-
ni, pestiamo quelli degli altri, che è un po’ meno brutto. Ci
domandiamo perché la presenza di stranieri ci ha reso
peggiori, in che modo ha tirato fuori le nostre paure che te-
nevamo a bada. Una risposta possibile è che ha creato nuo-
ve vittime per carnefici disoccupati, per sfaccendati della
violenza. Cosa c’è di più vulnerabile di un bambino con la
pelle scura? E pazienza se ha solo tre anni. —
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LA STAMPA
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I

l nuovo governo Conte si presenta con una novità:
con l’eccezione del prefetto Lamorgese agli Inter-
ni, il resto dell’esecutivo è espressione dei partiti e
senza profili tecnici, assomigliando di più a quelli
della Prima Repubblica che a quelli recenti.
È un segno dei tempi: i tecnici sono meno di mo-
da in politica anche perché chi ricopre un ruolo di ga-
ranzia e competenza in autorità indipendenti spesso si
lascia andare e gioca a fare il politico.
Si tratta di un fenomeno limitato non solo all’Italia:
qualche giorno fa, l’ex- presidente della Federal Reser-
ve di New York (da non confondere con quella naziona-
le), Bill Dudley, ha scritto un articolo (successivamen-
te in parte ritrattato) in cui sostanzialmente suggeriva
alla Federal Reserve di rendere chiaro che la maggior
minaccia all’economia statunitense è la guerra com-
merciale innescata da Trump. Non solo: nel decidere
le sue prossime mosse, la Banca centrale americana do-
vrebbe tener conto che la rielezione del presidente nel
2020 farebbe correre un serio rischio agli Usa.
Larry Summers, ex ministro del Tesoro, democrati-
co come Dudley, ha reagito in modo accigliato, affer-
mando che si trattava di suggerimenti sbagliati, che
avrebbero inficiato l’indipendenza e la credibilità del-
la Fed e alimentato le teorie del complotto.
Qualche giorno fa, un’altra banchiera centrale in pec-
tore, Christine Lagarde, neo presidente designata del-
la Bce, si è intromessa in faccende politiche, afferman-
do, prima ancora della sua nomina, che Roberto Gual-
tieri sarebbe stato un buon ministro dell’Economia per
l’Italia.
D’altronde, se è vero che la politica si immischia spes-
so nelle aree di competenza delle autorità indipenden-
ti, è altrettanto vero che soprattutto i regolatori con un
passato di forte coloritura politica (come Dudley e La-
garde), non resistono a dire la loro su temi politici gene-
rali. Anche in Italia il presidente dell’Inps (che non è
un’autorità regolatoria ma un istituto che deve caratte-
rizzarsi per la sua indipendenza) o quello della Consob
sono intervenuti in più occasioni proponendo ricette o
analisi che esulavano dai loro compiti e si inserivano in
temi di politica economica, come il livello ottimale o ac-

cettabile del deficit, del debito o della spesa pubblica.
Ebbene, una tale commistione non è salubre, non solo
perché costituisce un’indebita invasione di campo, ma
soprattutto giacché inficia l’autorevolezza e l’indipen-
denza dell’autorità stessa. Quando la Fed procederà al
prossimo ribasso di tassi di interesse –si potrebbero chie-
dere i mercati - la misura sarà stata deliberata per accon-
tentare Trump, per metterlo in imbarazzo o secondo il
miglior giudizio di quello che dovrebbe essere un orga-
no altamente qualificato? Un tale dubbio avrebbe una
conseguenza negativa generale poiché creerebbe incer-
tezza negli operatori e timore ad investire in attesa di ca-
pirci qualcosa. Senza contare che una decisione “politi-
ca” potrebbe essere completamente sbagliata.
L’incoraggiamento della Lagarde per un ministro
dell’Economia che si sa vuole rivedere il patto di stabili-
tà ed intende negoziare un deficit più alto con la Com-
missione significa che d’ora in poi la Bce appoggerà
una tale politica? Oppure era semplicemente la soddi-
sfazione per la nomina di qualcuno reputato come se-
rio ed europeista? Altra incertezza.
Il governo appena entrato in carica potrebbe conqui-
starsi subito un po’ di indispensabile fiducia annun-
ciando prima di tutto che il progetto di riforma di Ban-
kitalia targato Lega, e che ne lederebbe l’indipendenza
sottoponendola al controllo della maggioranza, va
messo in soffitta. In secondo luogo, visto che il Conte
bis vuole durare a lungo, ha l’occasione di mettere ma-
no alla riforma delle autorità indipendenti, assicuran-
done autonomia e competenza in modo più stringente
di quanto non accada ora.
In un bell’album di Tex, un malvivente che è riuscito
a diventare sceriffo di un paesotto del West, durante
un’arringa all’assemblea cittadina, ringrazia tutti per
averlo eletto, anche giudice e sindaco: tutto il potere in
un uomo solo per la sicurezza della città! Il cattivo pro-
tegge così i suoi loschi affari ma lui e i suoi complici ver-
ranno sgominati da Tex. Leggetelo, molto più efficace
di Montesquieu per capire la necessità della separazio-
ne dei poteri. —
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DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 LA STAMPA 19
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