.MICHELA TAMBURRINO
INVIATA A VENEZIAMick Jagger po-
trebbe dire di tut-
to e comunque
sarebbe osanna-
to. Anche quan-
do cortesemente
dice di non aver capito la do-
manda scatta l’applauso gene-
rale. La rockstar è a Venezia
per The Burnt Orange Heresy,
di Giuseppe Capotondi, ispira-
to al romanzo omonimo di
Charles Willeford, con uno
splendido Donald Sutherland
nei panni dell’artista più schi-
vo e incensato del mondo,Claes Bang in quelli del critico
d’arte fallito roso dall’ambizio-
ne e l’elegantissima Elizabeth
Debicki, unica persona pura,
sincera in un gruppo spietato
di uomini. Jagger è un mercan-
te d’arte e collezionista che fa-
rebbe carte false pur di acca-
parrarsi un quadro del quota-
tissimo artista. Fino a coinvol-
gere i due giovani - che si sono
appena conosciuti e molto pia-
ciuti - a fare qualcosa di ina-
spettato e terribile. Sotto for-
ma di noir si indaga il confine
tra verità e menzogna, si guar-
da nella bolla speculativa
dell’arte contemporanea, verao presunta tale, guidata dai
galleristi e si parla di cattiveria
contrapposta alla bontà.
Jagger sorride quando gli si
chiede se è un collezionista: «Io
di solito butto tutto e quello che
non butto, perdo. Sono un colle-
zionista fallito. Però mi piace
aver interpretato questo perso-
naggio minore ma importante
nella storia. Altre volte ho reci-
tato e non mi dispiace. Certo sta-
re su un palco, dal vivo, è un’al-
tra cosa. La performance non ti
permette di sbagliare. Lì sopra
non si ripete. Sul set c’è bisogno
di una sensibilità che non uso
spesso». Il libro, scritto negli An-ni 70, è ambientato a Palm Bea-
ch, il film si sposta in una splen-
dida villa sul lago di Como. «Ho
voluto dare al film un’aura hit-
chcockiana di grande eleganza- dice il regista -. Tutti sono vesti-
ti e pettinati bene, il lago resti-
tuisce glamour. Sofisticato ma
realistico, al servizio dei risvolti
psicologici. Lo stile è importan-
te a patto che non nasconda le
emozioni forti che qui nascono
dal contrasto tra verità e menzo-
gna». La maschera e il volto.
Quando è giusto far cadere la
maschera? Ride Jagger: «Uno
dei compiti dell’artista è indos-
sare la maschera. Gli attori poi
ne mettono più d’una. Mai to-
glierla. Anche lo scrittore crea il-
lusioni attraverso le maschere
che inventa».
Sul red carpet intanto va in
scena la protesta ambientali-
sta. «Sono felice che i giovani
protestino - dice Jagger -, sono
loro che erediteranno il piane-
ta. I controlli ambientali sono
stati ritirati dagli Usa e forse ap-
plicati ci avrebbero salvato. Le
riforme Obama erano appena
sufficienti. Ora tutto è distrut-
to. Il mondo sta cambiando, vi-
viamo tempi strani. C’è meno
flessibilità e minore civiltà. So-
prattutto in politica. Non dico
che le buone maniere siano tut-
to ma l’inciviltà dove ci sta por-
tando?». Gli fa eco Sutherland:
«A 85 anni ho figli e nipoti, gli la-
sciamo solo rovine». La prote-
sta prosegue. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATIFULVIA CAPRARA
VENEZIAL
a follia disperata del
Joker che, in una so-
cietà dilaniata dalla
differenza di classe,
guadagna la sua
identità solo nell’e-
sercizio della violenza, riassu-
me timori e tendenze del mon-
do in cui viviamo. Dal palcosce-
nico della Mostra del cinema il
film di Todd Phillips ha inizia-
to, ieri sera, con il Leone d’oro
assegnato dalla giuria capita-
nata dall’argentina Lucrecia
Martel, la corsa agli Oscar
2020 dove è già possibile im-
maginare il protagonista Joa-
quin Phoenix favoritissimo nel-
la rosa dei migliori interpreti.
Per Phoenix il tifo, al Lido, è
già da stadio, sul tappeto rosso
torna indietro per firmare au-
tografi, ma, in sala, davanti al
microfono, liquida tutti con
un breve «grazie grazie». Il
grande attore della serata, ac-
clamato come lui, è Luca Ma-
rinelli, protagonista del Mar-
tin Eden di Pietro Marcello, rivi-
sitazione su sfondo parteno-
peo del celebre romanzo di
Jack London. Un premio an-
nunciato e meritato, che Mari-
nelli riceve da un entusiasta
Paolo Virzì, pronto ad acco-
glerlo sul palco a braccia aper-
te. A Roman Polanski, autore
di J’accuse, al centro della pole-
mica che ha aperto la rassegna
dopo le poco felici dichiarazio-
ni della presidentessa Martel,va il Leone d’argento - Gran
Premio della giuria, consegna-
to, in sua assenza, alla moglie
Emmanuelle Seigner e ai pro-
duttori, Alain Goldman, Luca
Barbareschi e Paolo Del Broc-
co di Rai Cinema. La migliore
attrice è Ariane Ascaride,
neo-nonna e donna delle puli-
zie nell’ultima opera di Robert
Guediguian Gloria mundi,
mentre per la migliore regia è
premiato, tra molte perplessi-
tà, , lo svedese Roy Andersson
che, in About Endlessness, ri-
prende ritmi e atmosfere del
film con cui vinse il Leone d’o-
ro nel 2014, titolo (eloquente)
Un piccione seduto su un ramo
riflette sull’esistenza.Alla Mafia non è più quella di
una volta di Franco Maresco,
la giuria ha pensato di assegna-
re un Premio Speciale, segno
evidente della volontà di soste-
nere un film controverso e co-
munque coraggioso. Non a ca-
so, dopo le polemiche solleva-
te dai contenuti dell’opera ri-
guardanti il Presidente Matta-
rella e la sua famiglia, il produt-
tore Rean Mazzone ha fatto
suo l’appello contro la censura
lanciato dalla regista brasilia-
na Barbara Paz, vincitrice per
il documentario: «Grazie ai se-
lezionatori della Mostra - ha
aggiunto Mazzone - che ci per-
mettono di avere una visione
ampia e ricca sul cinema del
mondo». A quello che sembra-
va il superfavorito dell’ultim’o-ra, Babyteeth, dell’australiana
Shannon Murphy, va il Premio
Marcello Mastroianni per l’at-
tore emergente, il giovane To-
by Wallace, un uragano di vita-
lità, capace di riempire lo
schermo con un sorriso. La mi-
gliore sceneggiatura è quella
di Numero 7 Cherry Lane , il
film d’animazione che il regi-
sta Yonfan, panama in testa e
fazzoletto rosso al collo, ha de-
finito una dichiarazione d’a-
more per la città di Hong
Kong: «Quando ci sono arriva-
to per la prima volta ho sentito
nell’aria l’odore della libertà.
Adesso, 52 anni dopo, nelle
strade si torna a combattere
per la democrazia, spero che
Hong Kong torni libera».
Il verdetto molto variegato
riflette le diverse anime della
giuria, mostra visioni opposte
del cinema e fa intuire che,
all’interno della squadra, ci sia-
no stati contrasti forti. Il diret-
tore Barbera può tirare un so-
spiro di sollievo, la vittoria di
Joker rafforza il ruolo della Mo-
stra all’interno del panorama
hollywoodiano, ancora una
volta il Lido è prologo della not-
te delle stelle. I film italiani,
scelti con l’obiettivo di valoriz-
zare originalità e sperimenta-
zione, hanno guadagnato at-
tenzione internazionale, an-
che quando, come nel pam-
phlet di Maresco sull’eterno ri-
torno dell’omertà mafiosa, de-
scrivono realtà specifiche, in
apparenza localistiche. La Mo-
stra, con i suoi numeri in cresci-
ta («200mila ingressi nelle sa-
le e una folla di zainetti e bici-
clette»), si rafforza, come dice
il presidente Baratta in chiusu-
ra, nel suo ruolo di «punto di ri-
ferimento del cinema mondia-
le». Nella movimentata realtàitaliana, dove stavolta è succes-
so che la rassegna sia iniziata
con un Ministro della cultura
in carica e sia finita con un al-
tro Ministro neo-eletto, la cer-
tezza di una Biennale di alto li-
vello, non è cosa da poco. Ol-
tre il Lido c’è l’arte in mostra e
poi le meraviglie di Venezia
che, stando alla promessa di
Franceschini e in linea con i de-
sideri dei comitati che ieri han-
no occupato il tappeto rosso
per mezza giornata, dovrebbe-
ro presto liberarsi dell’incubo
delle grandi navi: «Entro la fi-
ne del mio mandato non ce ne
sarà più nessuna, il mondo vie-
ne a vederci e si stupisce, il pro-
blema sarà risolto». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATINello sguardo sem-
pre vagamente
stupefatto di Lu-
ca Marinelli, oc-
chi blu che posso-
no esprimere tut-
to, paura, passione, follia, per-
dizione, si dipinge la gioia sin-
cera di un vincitore. La Coppa
Volpi per il ruolo del protagoni-
sta nel Martin Eden di Pietro
Marcello l’ha dedicata a «Jack
London, che ha creato la figu-
ra di Martin Eden, un marina-
io. E perciò a coloro che sono
in mare a salvare altri esseri
umani che fuggono e che ci evi-
tano figure pessime con il pros-
simo». Ora, dopo questa vitto-
ria, l’attore è pronto per indos-
sare la maschera di Diabolik,
icona italiana del fumetto, nel-
la versione per il grande scher-
mo dei Manetti Bros.
Come si è avvicinato al perso-
naggio del film?
«Di Jack London avevo letto al-
tri romanzi, ma nonMartin
Eden. Sapevo che l’aveva scrit-
to navigando e questo mi affa-
scinava moltissimo. Durante
la lavorazione ho rilettoIl po-
polo degli abissiperché la mate-
ria è inerente aMartin Eden,
poi sono andato a girare, cari-
co di emozioni, e l’incontro
con Pietro Marcello è stato dav-
vero forte. Tra l’altro con mia
moglie, poco prima delle ripre-
se, sono andato a San Franci-
sco dove ho visto la statua di
Jack London e l’iscrizione con
la sua frase che c’è sotto. Al ri-
torno abbiamo cominciato a
Napoli la preparazione, e l’av-
ventura ha preso il via».
Come si è trovato con il regi-
sta Pietro Marcello?
«Recitare con Pietro significastabilire un dialogo fra anime,
e di questo lo ringrazio. Il lavo-
ro sul corpo è stato importan-
te, perché Martin Eden è forte
e prestante, e poi ho dovuto im-
parare il dialetto napoletano».
Qual è l’aspetto più difficile
della sua prova?
«Il film è ricco di teorie e di pen-
sieri, ed è anche molto politi-
co. Martin Eden è pieno di ispi-
razioni e fa tanti incontri im-
portanti. Ho dovuto capire il
suo spirito, il modo con cui si
rapportava con le persone, per
esempio gli operai, la maniera
in cui quegli avvenimenti han-
no contribuito a formarlo».
Che visione ha del personag-
gio?
«E’ unavventuriero che affron-
ta la vita, descritto da un autoreche, come Stevenson, aveva
scelto di toccare con mano la
realtà, vivendola, e mantenen-
do sempre uno sguardo aperto.
Martin Eden è un ragazzo che
cerca il riscatto attraverso la cul-
tura, ma anche un uomo desti-
nato a subire tante delusioni».
Questo premio segna una tap-
pa fondamentale nella sua
carriera. Ma i successi, pro-
prio come racconta il film,
possono anche essere danno-
si. Lei come si protegge?
«Bisogna sempre mantenere
l’equilibrio, restare se stessi,
saldi nelle proprie idee, alme-
no questa è la mia strada,
quello che, banalmente, ten-
to di fare». F. C. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATIDALL’INVIATA A VENEZIALa commozione si è li-
berata sul palco del
Palazzo del Cine-
ma. Inclusione,
amore, aiuto e com-
passione. Vincitori
e vinti hanno dedicato vittorie
e speranze «a chi riposa per l’e-
ternità sul fondo del Mediter-
raneo» come ha detto Ariane
Ascaride, Coppa Volpi come
migliore attrice per Gloria
Mundi diretto dal marito Ro-
bert Guediguian. «Sono figlia
di emigrati italiani fuggiti per
la miseria e sono nata a Marsi-
glia, sono figlia di stranieri e
sono francese ed è importante
avere più culture possibili per
vivere nel mondo. Tornare nel
paese dei nonni per prendere
un premio mi ricongiunge alle
mie radici». Una teoria di cul-
ture e di volti da ogni paese
hanno reso possibile un addio
gioiosamente multietnico alla
76° Mostra del Cinema. A co-
minciare dal Leone d’oro: «Jo-
ker ha rivitalizzato un tema
perfetto per gli Stati Uniti di
oggi - dice la presidentessa di
Giuria Martel -. Le persone
abusate diventano cattive, co-
me fa vedere nella sua splendi-
da interpretazione Joaquin
Phoenix. Una riflessione sugli
eroi e sugli antieroi: il nemico
è il sistema e non un altro uo-
mo». Il regista Todd Phillips:
«Qui mi hanno capito, speria-
mo lo facciano anche oltre
oceano».
E’ stato un verdetto lontano
dalle polemiche che avevano
caratterizzato l’inizio della Mo-
stra, come dimostra il Gran
premio a J’accuse di Roman Po-
lanski, ritirato dalla moglie at-trice Emmanuelle Seigner,
molto emozionata: «Roman è
molto felice è un film impor-
tante per lui gli darà molto».
«La visione del mondo di Po-
lanski nel film è molto interes-
sante» dice oggi Lucretia Mar-
tel. E il giurato italiano Paolo
Virzì assicura: «Abbiamo sem-
pre parlato solo del film e dello
stile di regia, le polemiche non
ci hanno riguardato».
Altro assente alla cerimonia
Franco Maresco, il premio lo ri-
tira Rean Mazzone, uno dei
produttori di La mafia non è
più quella di una volta. «Grazie
da parte di Franco... spero che
riuscirete a vedere il film al di
là del festival e mi associo al
suo netto no a qualsiasi tipo di
censura». Per Virzì «tutti han-no apprezzato il film, la mia
non è stata la battaglia solita-
ria di un giurato italiano».
Il presidente uscente della
Biennale Paolo Baratta, giusta-
mente definito «l'uomo più ele-
gante della Mostra» dalla ma-
drina Alessandra Mastronar-
di, si è commosso ringrazian-
do «tutti coloro che hanno re-
so possibile la Biennale nella
sua interezza per tutto il man-
dato». Un Presidente che que-
st’anno, specchio dei tempi,
ha aperto la manifestazione sa-
lutando un ministro dello spet-
tacolo (Alberto Bonisoli) e che
ieri sera per la chiusura ha salu-
tato il suo successore Dario
Franceschini. M. TAMB.—
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATIIERI LA CHIUSURA DELLA 76° MOSTRA, PREMIO SPECIALE A MARESCOVenezia cala il JokerIl Leone d’oro va al film di Todd Phillips
Gran Premio a “J’accuse” di Polanski
LE COPPE VOLPIProtagonista di MARTIN EDEN di Pietro MarcelloLuca Marinelli: che gioia
È stato fin dall’inizio
un incontro tra anime
L’interprete di GLORIA MUNDI di GuediguianAscaride: ”Dedicatoa chi dorme sul fondodel Mediterraneo”ATTORE PER ”THE BURNT ORANGE HERESY” DI CAPOTONDIMick Jagger: “Il cinema mi diverte
Certo sul palco dal vivo è un’altra cosa”
COLLOQUIOCome non essere soddisfatti di
un Leone d’oro a un fantasy, ov-
vero un film di genere, che -
nell’impeccabile regia di Todd Philips
e nell’interpretazione straordinaria di
un attore Joaquin Phoenix capace di
arpeggiare come nessuno sulle corde
nere della disperazione e della pazzia- si solleva a tragedia della diversità?
E, lo stesso dicasi per il Gran premio
speciale della Giuria a J’accuse del
maestro ottantaseienne Roman Po-
lanski: un film il cui elegante rigore
formale (cornice d’epoca, costumi, fo-
tografia, attori) si coniuga al rigore
della ricostruzione di un processo far-
sa, quello per tradimento intentato
all’ufficiale ebreo Dreyfuss, che rap-
presenta una sorta di prova generale
di futuri orrori antisemiti; e, insieme
assurge a simbolo dei tanti processi al-
le streghe di cui sono costellate le cro-
nache di ieri e di oggi. E aggiungiamo
alla lista dei premi condivisibili anchela Coppa Volpi maschile che, premian-
do un bravo, intenso attore come Lu-
ca Marinelli, segnala anche il notevo-
le Martin Eden di Pietro Marcello, che
con grande personalità ha fatto suo il
romanzo di Jack London. Detto que-
sto, la regia al debole Sull’infinito di
Roy Andersson - laddove sono rimastifuori gli ottimi Laundromat di Steven
Soderberg e Il sindaco del Rione Sanità
di Mario Martone - ci sembra uno sci-
volone; così come la Volpi per l’attrice
alla mesta Ariane Ascaride di Gloria
Mundi, film non memorabile di un fe-
stival che invece, nell’insieme, memo-
rabile lo è stato.1Baratta aveva aperto
con il ministro Bonisoli
e chiude col successore
FranceschiniTMTEMPIMODERNICULTURA, SOCIETÀ
E SPETTACOLI“La mia vittoria per
le persone splendide
che sono in mare
a salvare chi fugge”Luca Marinelli protagonista di Martin EdenEmmanuelle Seigner:
“Roman è molto felice
è un film importante
per lui”Ariane Ascaride premiata per Gloria Mundi24PREMIO ALLA REGIAStratosferisco Phoenixin una Gotham Citytragedia della diversitàALESSANDRA LEVANTESI KEZICHGRAN PREMIO DELLA GIURIA PREMIO SPECIALE GIURIA LEONE D’OROMIGLIOR ATTOREINTERVISTAMIGLIORE ATTRICE3LA PRESSEI PREMI- La moglie Emmanuelle
Seigner ritira per Roman Po-
lanski il Leone d’argento
Gran Premio della Giuria a
«J’accuse» - Leone d’argento per la mi-
glior regia allo svedese Roy
Andersson per« About end-
lessness» - Premio speciale della giu-
ria a «La mafia non è più quel-
la di una volta» di Franco Ma-
resco (in foto Letizia Batta-
glia) - Il regista Todd Phillips e il
protagonista Joaquin Phoe-
nix scherzano sul red carpet
prima di ritirare il Leone d’O-
ro per «Joker»
DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 LASTAMPA 21