La Stampa - 08.09.2019

(lily) #1

.


Dal primo incontro in tribuna stampa a San Siro all’amicizia: una testimonianza privilegiata

Toscani, block-notes e bicchierini di whisky

Io, praticante, accanto a Gioanbrerafucarlo

ANTONIO BARILLÀ

A

batino. Così, dopo un pri-
mo riferimento al velocista
Livio Berruti, Brera ribattezzò
Gianni Rivera, giudicandolo
elegante ma povero di grinta.
«Termine settecentesco - spie-
gò -, riferito a omarino fragile
ed elegante, così dotato di stile
da apparire manierato e, qual-
che volta, finto». Da ricordare
anche Atipico (calciatore
estroso, di difficile collocazio-
ne tattica) e Acciaccapesta (si-
tuazione di gioco caotica).

B

asletta. Soprannome conia-
to per il centrocampista del
Milan Giovanni Lodetti: in dia-
letto milanese, è un recipiente
di legno per legumi, appuntito
come il suo mento. Con la B co-
minciavano anche i rossi prefe-
riti dal giornalista, Barbacarlo
e Barbaresco: «I bevitori - dice-
va - si dividono in due catego-
rie: i viziosi che scontano il vi-
no come una condanna e gli in-
tenditori per i quali il vino è
poesia e perfino preghiera».

C

ontropiede. Fu il primo a
descrivere così un rapido
rovesciamento di fronte dopo
l’interruzione di un’azione av-
versaria. Con la C anche altri
due neologismi, oggi diffusissi-
mi, Cursore - dal latino cursor,

esempio fu Angelo Domenghi-
ni - e Centrocampista. Il sopran-
nome? Conileone, destinato a
José Altafini: Gipo Viani lo ave-
va chiamato coniglio dopo una
sconfitta con il Santos, Rocco
ne sottolineò invece il coraggio
e Brera fece la sintesi.

D

erby d’Italia. La sfida tra
Inter e Juventus fu così de-
finita per la prima volta nel


  1. Aggiungiamo Deltapla-
    no, soprannome di Walter Zen-
    ga, e Destrorso.


E

upalla. La dea del calcio
immaginata dal giornali-
sta. Euclideo era invece riferi-
to a centrocampisti con senso
geometrico, mentre Ein stein,
per l’intelligenza tattica, chia-
mò il mediano interista Mario
Bertini.

F

orcing. Attacco insistente,
che non lascia respiro, at-
tinto al gergo pugilistico statu-
nitense. E poi Fromboliere,
contrapposto al bellico canno-
niere; Fescennini, richiamo
della più antica arte drammati-
ca, e Fighetta, calciatore bello
da vedere ma inconcludente.

G

oleador. Oggi scontato
per indicare un attaccante
prolifico, fu invenzione di Bre-
ra che mise insieme gol e mata-
dor: «I sudamericani dal so-

stantivo gol sono fantasiosa-
mente giunti al verbo golear,
che mi sembra bellissimo, tal-
ché non ho esitato a usarlo con
la logica estensione al nuovo
sostantivo goleador». Sua an-
che Goleada. Gnagnera era tra-
ma di gioco noiosa. Sopranno-
mi: Gazzellino (Marco Tardel-
li, per la velocità) e Gazzosino
(Gabriele Oriali, per l’efferve-
scenza).

H

errera. Il mago Helenio
non sfuggì ai soprannomi
di Brera, che giocò sulle inizia-
li: «Ho soprannominato H.H.
Accaccone e non Habla Habla,
come fece Vittorio Pozzo, per
distinguerlo da Heriberto Her-
rera, paraguagio, da me so-
prannominato Accacchino».

I

ntramontabile. Definizione
d’un atleta destinato a dura-
re ed essere ricordato nel tem-
po. Uno dei neologismi di cui
più andava fiero. Da segnalare
anche Incornare: colpire di te-
sta forte, con movimento simi-
le a quello del toro che s’avven-
ta sul torero.

L

ibero. Ormai d’uso univer-
sale, indica il difensore sen-
za compiti di marcatura.

M

elina. Manovra prolunga-
ta della palla, spesso fina-
lizzata a perdere tempo. Il ter-

mine, mutuato dal basket, ha
radici bolognesi: significa cinci-
schiare, secondo alcune versio-
ni indicava un gioco erotico.

N

uvola Rossa. Uno dei due
soprannomi di Felice Gi-
mondi, l’altro era Felix de Mon-
di. Poi Nesci: persona sprovve-
duta e ignorante.

O

lona. Fiume carissimo a
Brera, di cui nei racconti
d’infanzia ricorda «paperi e
oche naviganti» e sulla cui riva
oggi riposa.

P

uliciclone. Così ribattezzò
Paolo Pulici, scatenato go-
leador del Toro. Nella stessa
casella Pretattica (depistaggi
prima di una gara), Pennella-
re (offrire palloni), Pistolaggi-
ne («La storia politica e milita-
re d’Italia - scrisse -, per chi la
conosce bene, è un malinconi-
co susseguirsi di pistolaggini
duramente scontate anche og-
gi. Ebbene, in fatto di pistolag-
gine, la storia del calcio non è
meno povera di quella mag-
giore!»), Prestipedatore (cal-
ciatore che fa magie, coniato
per Diego Armando Marado-
na) e Prodezza (da prode: ge-
sto epico).

Q

uaderni. Giocando sui Qua-
derni di Brera, nacque una
collana curata dal giornalista
e, adesso, i quaderni dell’Arci-
matto che lo ricordano.

R

ombo di tuono. Sopranno-
me di Gigi Riva, per il sini-
stro fulminante. E poi Rifinitu-
ra, tocco finale in un’azione, e
Raid, mutuato dal linguaggio
bellico.

S

birolo. Aggettivo riferito
a passaggio sbilenco. Un
atleta sgraziato è Scorfano,
uno fuori forma Sbirolento.
Tra i soprannomi Sfarfallino,
ch’era Roberto Bettega, para-
gonato a Felice Borel, il Far-
fallino degli anni Trenta per
eleganza.

T

ripallico. Calciatore con at-
tributi, opposto ad apalli-
co. E Tecnomanzia: pronostici
tecnici ed esoterici alla vigilia
di ogni campionato.

U

ccellare. Ingannare beffar-
damente il portiere.

V

ecchio balordo. Definizio-
ne del Genoa, la sua squa-
dra del cuore. Che però batte-
va anche per l’Inter.

Z

ompare. Saltare l’avversa-
rio: «Oriali tenta il tiro da
fuori e ne cava qualcosa che po-
trebb’essere un passaggio-gol
per Altobelli, zompato a devia-
re con fervida ciabatta». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

GIGI GARANZINI

Q

uante cose è stato Bre-
ra. Giornalista, pole-
mista, scrittore, affa-
bulatore, storico,
gourmet e molto al-
tro ancora. Glottolo-
go, per esempio, se è vero che
telecronisti e seconde voci tut-
tora si sforzano di andare oltre
il suo formidabile lessico pallo-
naro. Inventato, costruito
quando le partite non si vede-
vano alla tv: quando il calcio
andava dunque raccontato,
nel suo respiro come nei detta-
gli, e lui si inventò un linguag-
gio di una pregnanza e insieme

di una ricchezza tali da surclas-
sare qualsiasi concorrenza. A
maggior ragione quella di una
serie di patetici imitatori.
Quando ancora diciamo li-
bero, centrocampista, curso-
re, goleador, quando parlia-
mo di pretattica, forcing, rifi-
nitura, pallagol, stiamo sem-
plicemente saccheggiando il
grande repertorio breriano.
Quando spendiamo l’aggetti-
vo intramontabile, non faccia-
mo altro che citare il suo capo-
lavoro assoluto. Ma ben al di
là dei fior di conio c’era nella
sua scrittura rivoluzionaria
un impasto di cultura e di fati-
ca, di intuizioni e sofferenze,
di melodia e di ferocia. Quasi
discendesse direttamente da

Verdi, attraverso misteriosi
percorsi padani. Le grandi sin-
fonie nei ritratti di Meazza, di
Coppi, di Consolini. La tre-
menda vendetta di Rigoletto
in certe memorabili invettive.
Avevo cominciato a legger-

lo nei primi sessanta, scopren-
do ahimè qualche anno più
tardi l’appuntamento imper-
dibile con l’Arcimatto: che a
Milano a differenza della pro-

vincia usciva il lunedì mattina
e prendeva regolarmente il
posto del diritto privato, fisso
alla prima ora. Figurarsi quan-
do a metà dei settanta da prati-
cante-debuttante a San Siro
vidi che il suo scranno era esat-
tamente sopra al mio. Arriva-
va per tempo, estraeva dal bor-
sello due-tre notes a spirale e
altrettante penne, disponeva
in bell’ordine pipa, toscani e si-
garette in maniera da alternar-
le senza dover abbassare gli
occhi, e commentava poi ad al-
ta voce le fasi cosiddette sa-
lienti, sottolineando in parti-
colare le nefandezze che a
quel tempo, finiti i grandi cicli
rossonerazzurri non eran po-
che. La seconda o terza dome-

nica decisi di osare, e alzando-
mi mi voltai per presentarmi.
Fece una gran scappellata e te-
se la mano dicendo Gioanbre-
rafucarlo: dopodiché mi invi-
tò a scegliere un articolo da fu-
mo, e vedendomi esitante mi
cacciò praticamente in bocca
un mezzo toscano. Niente ri-
spetto a quel che accadde da lì
a poco. Quando alla mia pri-
ma trasferta azzurra mi si se-
dette accanto, sempre previo
scappellata, armeggiò in un
sacchetto del duty free e men-
tre la hostess raccomandava
la chiusura dei tavolini lui
chiese gentilmente un minu-
to di pazienza e due bicchieri.
Ottenuti i quali versò due mo-
struose dosi di whisky, che es-
sendo iniziato il rollìo dovem-
mo trangugiare d’un fiato.
Mancava un bel po’ a mezzo-
giorno. E non avendo chiesto
l’intervento medico mi ritro-
vai invitato per la sera nel mi-
glior ristorante del Lussem-
burgo. Dove Brera respinse
con perdite le prime quattro
bottiglie di vino, francese ça
va sans dire, mentre il som-

mellier in tono sempre più fle-
bile ripeteva désolé.
Quando molti anni più tar-
di, certo di essere mandato a
scopare il mare, lo invitai a ce-
lebrare il rito della cartoman-
zia in uno studio televisivo an-
ziché sul giornale, non solo ac-
cettò ma convocò anche me al-
la festa per il suo compleanno

sul lago di Pusiano. Era
trent’anni oggi. Da allora ce
l’ho stampato in mente in ca-
micia bianca, bretelle colora-
te, allegro, brillante e dritto
come un fuso, mentre intorno
a lui sotto i colpi dei bicchieri
serviti dai famigli gli invitati
cadevano come pere mature.
E non so mai se ridere o
piangere quando sento che
uno vale uno. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

IL GIORNALISTA SCRITTORE NACQUE L’8 SETTEMBRE 1919

Gianni Brera

Cent’anni di parole

nuove: così cambiò

il racconto dello sport

Quell’ultima festa
di compleanno: lui
brillante, gli invitati
cadevano come pere

C’era una volta Gioann
Questa sera in prima tv su Sky Arte (ore 21, 15) la figura di Gian-
ni Brera sarà ricordata nel documentario C’era una volta Gioann
attraverso immagini d’epoca, scritti e testimonianze. In primo
piano l’Olivetti Lettera 22, fedele compagna di viaggio

Gianni Brera avrebbe compiuto oggi cent’anni. Era nato l’8
settembre 1919 a San Zenone al Po, provincia di Pavia, «padano
di riva e di golena, di boschi e di sabbioni». Giornalista e
scrittore, appassionato di sport, letteratura e gastronomia, ha
insegnato con i suoi neologismi un modo nuovo di raccontare il
calcio. Morì in un incidente stradale a Codogno il 19 dicembre
1992, ma la sua lezione è attualissima. Abbiamo scelto di
ritrarlo attraverso un suo personalissimo alfabeto.

IL RICORDO

Brera fu molte cose,
anche glottologo:
ancora oggi vengono
usati i suoi neologismi

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019LASTAMPA 25
TMCULTURA
Free download pdf