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LA STORIA
Con la riesumazione di una vittima si scoprono gruppi sanguigni diversi
Caso riaperto dopo il libro del giudice Priore. I morti potrebbero essere 86
Bologna, l’ultimo giallo della strage
In una bara due Dna sconosciuti
- Supporter di al Nusra in una manifestazione ad Aleppo in Siria
- e 3. Gli arresti di ieri della Guardia di Finanza che ha fermato
dieci persone accusate di reati tributari e di autoriciclaggio,
con finalità di terrorismo. Un sistema di scatole cinesi: società edili-
zie intestate a prestanome ma gestite dal capo dell’organizzazione
ANSA
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
L
a sorpresa viene dall’e-
same del Dna: nella
tomba di una delle vit-
time della strage di Bo-
logna, la giovane mamma Ma-
ria Fresu, che aveva 24 anni al
momento dell’esplosione, c’e-
rano i resti di due donne diver-
se. Ed è un vero giallo.
Sarà necessario procedere
ora con le comparazioni geneti-
che tra famigliari e verificare
che cosa di quei poveri resti sia
riconducibile alla Fresu e cosa
no. Ma questa scoperta può
aprire scenari inimmaginabili.
E quindi il tribunale di Bolo-
gna, dove è in corso un proces-
so a Gilberto Cavallini, all’epo-
ca giovanissimo neofascista af-
filiato ai Nar, accusato di esse-
re tra gli esecutori della strage,
andrà fino in fondo.
Il mistero della Fresu era sta-
to sollevato dall’ex giudice Ro-
sario Priore nel suo libro «I se-
greti di Bologna», scritto a
quattro mani con l’avvocato
Valerio Cutonilli. Priore aveva
rimarcato un’incongruenza
clamorosa: dagli atti emerge
che la signora Fresu avesse il
gruppo sanguigno 0; e questa
è una tristissima certezza per-
ché Maria aveva avuto una
bimba due anni prima, ci sono
ancora le cartelle cliniche del
parto. Per inciso: quel 2 ago-
sto, Maria Fresu stava andan-
do in vacanza con la piccola An-
gela e due amiche; si trovava-
no tutte nella sala d’aspetto del-
la stazione e l’esplosione non ri-
sparmiò lei, né la piccola, né
una delle giovani. Ebbene, nel-
la tomba Fresu c’era conserva-
to un lembo facciale di donna,
il cui gruppo sanguigno è A. E
ciò è strano anzi impossibile,
sosteneva Priore: o il gruppo
sanguigno è 0 oppure A.
Per venire a capo del miste-
ro, la corte bolognese aveva de-
ciso la riesumazione dei resti
della Fresu. Qualche giorno fa,
il clamoroso risultato: due
Dna diversi. E ora non resta
che aspettare il prossimo pas-
saggio. Ma se il lembo facciale
non è di Maria, di chi è? Forse
le vittime sono ottantasei? Va
riscritta la storia della strage?
I più interessati a quel reper-
to di carne umana sono i periti
esplosivisti. Ha spiegato il pro-
fessor Danilo Coppe: «Con gli
elementi in possesso, le cose
non tornano». Particolare rac-
capricciante, ma indispensabi-
le per capire la portata del mi-
stero: il lembo facciale, quasi
uno scalpo (e dalle foto si capi-
sce che era di una giovane don-
na), fu trovato lontano dalla sa-
la di attesa, tra i binari. Per gli
esplosivisti, la spiegazione è
una sola. Succede quando una
persona è a diretto contatto
con l’esplosione; su quel reper-
to quindi possono esserci utili
particelle di esplosivo. E però
non torna con quanto si sa di
Maria Fresu, che invece sosta-
va a molti metri dalla detona-
zione. Di qui, la fibrillazione
che ha accolto la notizia. Se fos-
se confermato che sono stati
trovati i resti di una un’altra
giovane donna che si trovava a
diretto contatto con la valigia
dell’esplosivo, c’è da doman-
darsi: chi era? Una turista mai
individuata o chi portò la bom-
ba dentro la stazione? E dove è
finito il cadavere? —
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MASSIMILIANO PEGGIO
«Dio benedica la sua ani-
ma», diceva nell’estate del
2016 Jameleddine B. Brahim
Kharroubi, 57 anni, piccolo
imprenditore tunisino nato a
Boumerdes e trapiantato a To-
rino, parlando con due amici
nella sua auto infarcita di cimi-
ci. L’anima in questione era
quella di Osama Bin Laden.
Brahim Kharoubi è stato arre-
stato ieri, con altre 9 persone,
tra cui due italiani, in un’ope-
razione congiunta dei carabi-
nieri del Ros e della Guardia di
Finanza nell’ambito di un’in-
chiesta della procura dell’A-
quila. L’uomo, attraverso la ge-
stione illegale di alcune socie-
tà avrebbe evaso il Fisco e crea-
to fondi neri per circa 2 milio-
ni di euro per finanziare il ter-
rorismo islamico, fornendo so-
stegno economico a «imam di
ispirazione radicale presenti
in Italia, e in altri paesi esteri».
Una rete ideologica riconduci-
bile al gruppo «al Nusra», il
fronte combattente di Al Qae-
da in Siria.
Riciclaggio, finanziamenti
occulti e terrorismo. Questo è
il mix di reati racchiusi nell’in-
chiesta sviluppata tra Abruz-
zo e Piemonte. Con Brahim
Kharoubi è finito in carcere an-
che Atef Argoubi, 39 anni, suo
fedele amico, imam della mo-
schea Dar Assalam di Martinsi-
curo, in provincia di Teramo.
Oltre ad essere amministrato-
re della Melek srl, società crea-
ta per emettere fatture false e
contribuire così alla produzio-
ne di fondi neri, faceva sermo-
ni a favore dell’Islam puro, ed
ha manifestato approvazione
alle stragi di Parigi del 2015.
Non solo. Era a conoscenza
delle modalità di reclutamen-
to di giovani «foreign
fighters» da spedire in Siria e,
stando ad una relazione dei ca-
rabinieri di Teramo, avrebbe
avvicinato giovani musulma-
ni «sui quali operare un rapido
processo di radicalizzazione,
aprendo loro, di fatto, la stra-
da verso scenari di conflitto co-
me quelli siriano ed irache-
no».
Ma è Brahim Kharroubi il
soggetto centrale di questa in-
dagine, che ha impiegato per
diverso tempo la Guardia di Fi-
nanza e i militari del Ros. Sog-
getto monitorato da anni da
più apparati di intelligence e
dall’antiterrorismo per il suo
fattivo contributo economico
sul fronte dell’Islam radicale.
Jameleddine Brahim Kharrou-
bi, secondo il database di Euro-
pol e il Terrorist Finance Trac-
king Program risulta segnala-
to come «organico in una rete
di soggetti dediti al trasferi-
mento di denaro al Marocco,
tramite canali alternativi a
quelli bancari, già dall’anno
2005, quando era tesoriere
dell’associazione islamica
Centro Mecca-casa del dialo-
go interculturale di Torino. In
quell’anno fu arrestato ed
espulso per terrorismo l’imam
Bouchta Bouriki ».
Imprenditore del settore
edile e commerciante di tappe-
ti e altri prodotti, Brahim Khar-
roubi in più intercettazioni te-
lefoniche e ambientali ha esal-
tato il gruppo armato al Nu-
sra. Diceva: «Solo Jabhat al
Nusra ed i Mujahidin sono i ri-
belli che contano, quelli che so-
no pronti per il martirio, sono
una grande forza d’attacco».
Nell’arco di vari anni avrebbe
intrecciato solidi legami con
diversi imam finiti al centro di
altre inchieste. Con l’imam di
Aversa Yacine Gasri, condan-
nato in via definitiva a 4 anni e
9 mesi per associazione con fi-
nalità di terrorismo. Con l’i-
mam di Bari, Said Ayub Salah-
din, finito in un’inchiesta di
terrorismo internazionale.
Con in particolare con l’in-
fluente imam Omrane Adou-
ni, a cui versava costantemen-
te somme di denaro e dal qua-
le riceveva, «grazie alla sua re-
te di contatti internazionali»,
informazioni di prima mano
sulla situazione siriana e in
medio- oriente, e sulle opera-
zioni di «guerriglia». Con lui
discuteva del fatto che per far
entrare un combattente in Si-
ria servono fino a «5000 dolla-
ri», invocava la benedizione di
Dio a favore dei combattenti,
e affermava la necessità di in-
viare altri «lavoratori» in quel-
lo scenario di guerra. Tramite
corrieri, appositamente istrui-
ti, ha trasferito denaro in Ger-
mania e soprattutto in Tur-
chia, dove risiede un suo fida-
to referente. Per creare fondi
neri gestiva una rete di colla-
boratori e prestanome, tra cui
i figli. Agli arresti domiciliari è
finita anche la sua commercia-
lista, Cristina Roina, con stu-
dio a Torino.—
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Una immagine d’archivio della stazione di Bologna
distrutta da una esplosione il 2 agosto 1980
Cellula jihadista tra Torino e la Siria
Fondi neri per i terroristi di al Nusra
Dieci arresti. Imprenditore tunisino ha raccolto 2 milioni di euro per gli imam reclutatori
Nelle intercettazioni
le lodi a Bin Laden
e l’esaltazione delle
stragi del 2015 a Parigi
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8 LASTAMPA DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019
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