Il Sole 24 Ore - 08.09.2019

(Michael S) #1

16 Domenica 8 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore


.lifestyle


Guerre alcooliche. In Val de Travers dove si distilla da sempre


la bevanda messa al bando fino al  in Svizzera e in Francia


L’assenzio è rinato,


viaggio alla ricerca


della vera fata verde


Maurizio Maestrelli

N


essun distillato al
mondo ha una storia
romanzesca come
l’assenzio. Il successo
folgorante e la dam-
natio memoriae,
l’abuso tra le classi popolari e la fon-
te d’ispirazione delle passioni e dei
versi dei poeti “maledetti” come
Verlaine e Rimbaud, il periodo d’oro
immortalato in quadri d’autore e
poesie celebrative. E poi, da un gior-
no all’altro, l’oblio.
Ma che cos’è esattamente l’assen-
zio e come è potuto tornare alla ribal-
ta dopo essere stato dichiarato illega-
le in Svizzera, nel , e successiva-
mente in Francia, dal  fino al
? Si tratta di un distillato prodot-
to con una tecnica simile a quella con
la quale si fa il London Dry Gin ovve-
ro una infusione in alcol di botaniche
successivamente ridistillata senza
aggiunta di zuccheri o di aromi. Le
botaniche scelte sono diverse: si va
dall’artemisia all’anice verde, dai se-
mi di finocchio alla melissa, dall’ani-
ce stellato alla menta. Famosissimo
in Francia è in realtà nato in Svizzera
nel Canton Giura per scopi curativi.
Nella Val-de-Travers la distillazione
casalinga, utilizzando le erbe del luo-
go, è sempre stata tramandata di ge-
nerazione in generazione ma l’esplo-
sione del fenomeno assenzio nel XIX
secolo si deve in realtà a un’azienda

tutt’ora famosissima nel mondo, la
distilleria Pernod di Pontarlier, si-
tuata proprio poco oltre il confine
francese della Val-de-Travers. La be-
vanda divenne un vero e proprio
simbolo del secolo per il gusto, domi-
nato da un chiaro sentore di anice,
per le modalità di consumo, la fonta-
nella d’acqua dalla quale spillare un
rivolo sottile che scioglieva la zolletta
di zucchero e terminava nel calice
dove si trovava la dose di assenzio.
Ma soprattutto per la sua popolarità
interclassista.

Il successo e poi l’oblio
Nei caffè parigini bevevano assenzio
operai e militari, poeti come Verlaine
e Rimbaud e artisti come Manet e Van
Gogh. L’assenzio compariva in versi
e in quadri e se ne beveva quantità
enormi creando spesso una forma di
dipendenza che sembra fosse data da
un alcaloide contenuto nell’artemi-
sia. La “fata verde” divenne ben pre-
sto un competitor formidabile per
qualsiasi altra bevanda alcolica. Fos-
se vino, birra, liquore o un altro di-
stillato. Tanto che, complice una tri-
ste vicenda familiare conclusasi con
un omicidio, arrivò il momento in cui
si decise di metterla al bando. Oggi si
ritiene che, più dell’omicidio in que-
stione, fosse la “guerra” mossa dai
competitor a seppellire l’assenzio.
Una guerra legale e una guerra di co-
municazione. Anche dopo il bando
infatti, l’assenzio continuò a mante-

nere a lungo un’immagine parago-
nabile solo a quella di una droga.

Dalla fontanella ai cocktail
Ma la verità, presto o tardi, torna
sempre a galla e l’assenzio oggi è de-
finitivamente risorto sebbene non
con il fulgore che riscuoteva nel pas-
sato. In Val-de-Travers, il suo luogo
d’origine, sono ben dodici i distillato-
ri che hanno ripreso la produzione.
Alcuni, a dire il vero, come Philippe
Martin, titolare della distilleria La
Valote Martin, non hanno mai smes-
so. Suo padre distillava infatti clan-
destinamente. Piccole produzioni
certo, ottenute da alambicchi casa-
linghi e da piccoli giardini botanici
dove coltivare le varie erbe. Ma oggi
la sua distilleria e molte altre sono
visitabili lungo quella che si definisce
la Route de l’Absinthe, creata nel
, che parte da Fontaine Froide
du Creux-du-Van e termina a Pon-
tarlier, attraversando pascoli e bo-
schi ancora quasi del tutto inconta-
minati. Le distillerie sono poco più di
laboratori casalinghi che ospitano a
piano terra l’alambicco e un caminet-
to e, nel sottotetto, mazzi di erbe rac-
colte secondo stagione lasciate a es-
siccare all’aria di montagna.
Nel  ha poi inaugurato a
Môtiers, lungo la Route, la Maison de
l’Absinthe, per ironia della sorte in
una casa del XVIII secolo che aveva
ospitato precedentemente una sta-
zione di polizia. All’interno si riper-

corre l’affascinante avventura del-
l’assenzio da diverse prospettive,
quella degli ingredienti e della tecni-
ca di produzione e quella dell’impat-
to sociale e culturale che ebbe nella
sua epoca d’oro. Oggi bere assenzio,
a patto ovviamente di non abusarne
cosa che del resto vale per qualsiasi
altra bevanda alcolica, non comporta
alcun rischio ma la tradizionale mo-
dalità di consumo, ovvero quella con
la fontanella d’acqua dalla quale ser-
virsi, è pressoché scomparsa. Resta
però una tradizione produttiva a di-
mensione artigianale e familiare e
una rinnovata passione per la “fata

verde” all’interno di numerosi cock-
tail, sia classici sia innovativi. Una
sorta di atto di giustizia verso un di-
stillato assurto rapidamente a vertici
di gloria e altrettanto rapidamente
caduto nella polvere, che sa regalare
profumi e gusto particolari, non a ca-
so parzialmente già ritrovabili nei
suoi simili che gli sono sopravvissuti
come ad esempio il pastis, ma che so-
lo negli esempi rintracciabili, e ac-
quistabili, della Val-de-Travers rega-
la quella complessità e quel mosaico
di profumi che lo rendono un distil-
lato unico e inimitabile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Poeti maledetti. In alto la tipica fontanella usata nei bar
parigini dove bevevano assenzio Verlaine e Rimbaud e artisti
come Van Gogh e Manet; qui sopra le bottiglie de «La Valote»

Mixology


Grandi classici


e nuovi drink,


una lunga vita


nei cocktail


L


e fontanelle in stile Belle Epo-
que, la zolletta di zucchero e
il cucchiaio forato ormai ap-
partengono al passato o, al
massimo, a qualche serata vintage
in stile “Midnight in Paris” ma l’as-
senzio è vivo e vegeto per quanto ri-
guarda invece il mondo della mixo-
logy all’interno della quale i barman
di tutto il mondo ripropongono
grandi classici che vedono l’assen-
zio tra gli ingredienti o nuove ricette
che aggiungono un twist aromatico
grazie all’apporto della “fata verde”.
Tra i classici sta ad esempio ritor-
nando alla sua storica gloria il Saze-
rac, un drink nato nella New Orleans
della metà Ottocento quando alla
base cognac, oggi spesso sostituita
da un whisky di segale, si aggiunge-
va un cucchiaino di zucchero e uno
proprio di assenzio. E due o tre goc-
ce di Peychaud’s Bitter. Harry Crad-
dock, leggendario barman dell’Ho-
tel Savoy di Londra, nel suo Cocktail
Book all’assenzio dedica diverse ri-
cette a partire dall’Absinthe Cocktail
(/ di assenzio, / di acqua, una
spruzzata di sciroppo e una di Ango-
stura Bitters) per finire con il Queen
Elizabeth Cocktail (/ dry gin, /
Cointreau, / succo di limone e una
spruzzata di assenzio). In un ricetta-
rio infine dei cocktail in voga duran-
te il Proibizionismo l’assenzio non
manca e appare nel Monkey Gland,
nel Yellow Daisy e nell’inquietante
Death in the Afternoon.
Questo per dire che il distillato
che spopolò in Europa ai tempi di
Verlaine e di Van Gogh e apparente-
mente scomparso, dopo un’ingiusta
persecuzione, non si è mai estinto
del tutto e, oggi, torna almeno in
parte a occupare un posto al “sole”
della bottigliera dei migliori cocktail
bar del mondo.
—M. Mae.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Distillatori doc
Philippe Martin
è figlio d’arte: il
padre ha
continuato a
produrre
assenzio anche
clandestinamente
nel periodo in cui
era vietato perché
accusato di
creare
dipendenza

L’itinerario parte dalla Val de
Travers, in Svizzera, nel cantone
Giura, e arriva no alla regione
di Pontarlier, in Francia

LA ROUTE DE L’ABSINTHE

PONTARLIER

FRANCIA

VAL DE TRAVERS

SVIZZERA

48 km
Totale tratta, attraverso
pascoli e boschi ancora
incontaminati

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