Il Sole 24 Ore - 08.09.2019

(Michael S) #1

Il Sole 24 Ore Domenica 8 Settembre 2019 3


I fatti del giorno


Priorità cuneo, industria 4.0 e cantieri


Il sondaggio Sole  Ore. Le urgenze dell’economia


per  fra imprenditori, manager, banchieri e politici


A Cernobbio. Obiettivo competitività con il taglio


delle tasse sul lavoro, l’innovazione e le infrastrutture


Nicoletta Picchio
Dal nostro inviato
CERNOBBIO

Taglio del cuneo, industria . e in-
frastrutture sono le tre priorità che il
mondo dell’economia sollecita all’at-
tenzione del governo. Priorità il ta-
glio del cuneo fiscale, per ridurre
quegli oneri che appesantiscono la
busta paga e abbassare la forbice tra
salario lordo e netto, record italiano
in Europa, di pari passo con la ridu-
zione delle tasse. Poi l’innovazione e
il digitale, che dimostra l’esigenza di
volere un paese più all’avanguardia
in tecnologia, economia circolare,
green economy, Industria .. E le in-
frastrutture, far ripartire i cantieri,
sia per l’impatto anticiclico di spinta
all’economia che verrebbe dalle pic-
cole e grandi opere, sia per collegare
l’Italia al resto del mondo, a vantag-
gio della competitività delle imprese.
A sondare la platea del Forum The
European House Ambrosetti, a Cer-
nobbio, sono questi gli interventi più
urgenti per far crescere il paese. Un
campione di  persone, cui è stato
chiesto di indicare le urgenze del pa-
ese. Hanno risposto imprenditori,
manager, banchieri e politici per ave-
re uno spaccato ad ampio raggio: si
va da Romano Prodi a Emma Marce-
gaglia, Fulvio Conti, Gian Maria Gros
Pietro, Alberto Bombassei, Gabriele
Galateri, Alessandro Profumo, Fran-
cesco Starace, Davide Serra, Paola
Severino, per citarne alcuni.
È sui fatti che il mondo del busi-
ness misurerà il governo: dal Forum
è arrivata un’apertura di credito nei
confronti del nuovo esecutivo, aspet-
tative positive, rinfrancate dal calo
dello spread che testimonia una fidu-
cia iniziale dei mercati. Apertura che
però va conquistata con le misure per
rilanciare l’economia, in questa fase
difficile di rallentamento. E c’è chi ha
sottolineato l’importanza di aver isti-
tuito un ministero per l’Innovazione.
Difficile scegliere quando le ne-
cessità del paese sono tante. Il taglio
al cuneo fiscale, su cui insiste da tem-
po Confindustria, è un elemento che
potrebbe non solo aumentare la
competitività delle imprese, ma, ar-
ricchendo la busta paga dei lavorato-
ri, potrebbe dare anche una spinta ai
consumi e quindi alla crescita. Una
questione in primo piano ieri, nella
seconda giornata del Forum.
C’è anche chi ha indicato la rifor-
ma della giustizia come una delle
emergenze italiane, che frena anche
l’attrazione di investimenti stranieri,
e l’istruzione, fondamentale per ade-
guare il paese alle esigenze di inno-
vazione. «Le tematiche sull’econo-

mia verde, l’economia circolare, la
digitalizzazione, l’investimento nel-
l’innovazione ci vedono in linea di
principio molto d’accordo», ha com-
mentato la presidente di Enel, Patri-
zia Grieco. «L’importante è che si fis-
sino bene le priorità su cui lavorare
per ridare una spinta all’economia,
che ci sia attenzione agli investimen-
ti, all’innovazione, a un fisco che aiuti
la ripresa. Programmi chiari che ven-
gano messi in atto», è il pensiero del
presidente di Generali, Gabriele Ga-

lateri. L’innovazione, la green eco-
nomy, la sostenibilità ambientale so-
no considerate un nuovo modello di
sviluppo, su cui l’Italia è anche avanti
rispetto ad altri paesi. «Mi auguro
che il governo punti allo sviluppo so-
stenibile e si vada verso una transi-
zione ecologica che porti alla decar-
bonizzazione», dice Enrico Giovan-
nini, oggi impegnato nell’Asvis (Alle-
anza italiana per lo sviluppo
sostenibile). Bisogna superare anche
il nostro gap infrastrutturale e

Gianluca Garbi, ad di Banca Sistema,
mette in evidenza questo aspetto co-
me uno dei banchi di prova del go-
verno nei prossimi mesi. E i primi se-
gnali di contrasto si sono già avvertiti
sulla Gronda e sulla revoca delle con-
cessioni ad Autostrade.
Ciò che tutti hanno sottolineato è
un ruolo più importante dell’Italia in
Europa, per avere una Ue riformata,
che possa dare più spinta allo svilup-
po e aumentare l’occupazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

GIUSEPPE
CONTE
Premier
Italia

LE PAGELLE AI LEADER EUROPEI AL FORUM AMBROSETTI

Quasi sufficienza per il premier
Nel televoto a Cernobbio
Giuseppe Conte in una scala di
giudizi da 1 (molto negativo) a 9
(molto positivo) ha incassato una
quasi sufficienza: il 53,3% si
concentra tra 5 (23,7%), 6 (16,7%),
7 (5,8%), 8 (4,5%) e 9 (2,6%)

EMMANUEL
MACRON
Presidente
Francia

Promosso il presidente francese
Il presidente francese Macron ha
incassato mediamente buoni voti
(sempre nella scala da 1 a 9) nel
televoto del forum Ambrosetti : il
78% dei giudizi è concentrato tra
5 (18,3%); 6 (19,5%); 7 (21,3%), 8
(11%) e 9 (8,5%)

ANGELA
MERKEL
Cancelliera
Germania

Buoni voti per la Cancelliera
Resiste la buona reputazione di
Angela Merkel che nella scala da 1
a 9 incassa voti mediamente
alti: quasi la metà tra il 7 (21,9%),
l’8 (18,1%) e il 9 (6,3%). E poi voto
5 per il 18,1% dei partecipanti al
televoto e 14,4% per il 6

BORIS
JOHNSON
Primo
ministro
Regno
Unito

Bocciato il primo ministro Uk
Il nuovo primo ministro inglese
incassa una sonora bocciatura. Il
pugno duro sulla Brexit non paga.
Nella scala dei giudizi da 1 a 9: ben il
79,5% gli da un giudizio molto
negativo (1). Il 15% dei restanti
giudizi si divide tra 2 e 4

INTERVISTA


Mohamed El-Erian. Il capo economista di Allianz: «Bene la svolta politica, ma in Italia è cresciuta l’urgenza di riforme»


«La fiducia dei mercati va sfruttata in fretta»


Maximilian Cellino
Dal nostro inviato
CERNOBBIO

«I


mercati hanno concesso
il beneficio del dubbio al-
l’Italia, apprezzano il fat-
to che si siano evitate ele-
zioni a breve termine e pensano so-
prattutto che il nuovo governo ab-
bia migliori possibilità di portare
avanti le necessarie riforme. Si è
aperta una finestra della quale sa-
rebbe importante avvantaggiarsi
subito, anche perché l’umore degli
investitori può mutare rapidamen-
te». Il tono è pacato, come di con-
sueto, ma le indicazioni sono preci-
se e risolute: non ama certo girare
intorno all’argomento Mohamed
El-Erian - chief economic advisor di
Allianz, con un passato in Pimco ol-
tre che da ex presidente del Consi-
glio Apper lo sviluppo globale di
Obama - e non lo fa neanche quan-
do torna a parlare del nostro Paese
a margine del Workshop The Euro-
pean House – Ambrosetti.
La scorsa primavera, proprio
qua a Cernobbio indicava in una
mancata risposta politica appro-
priata da parte del Governo uno dei

principali problemi del nostro Pa-
ese: sotto questo aspetto si è aperto
quindi uno spiraglio.
Sì, ma non è abbastanza, perché
attorno all’Italia le condizioni non
sono nel frattempo migliorate:
l’economia europea si sta ancora
indebolendo e anzi la Germania è
entrata in una fase di contrazione.
Quando si cerca di sistemare la
propria casa occorre preoccuparsi
anche dei vicini, che in questo
momento lanciano purtroppo se-
gnali di allarme. L’urgenza di
mettere mano ai provvedimenti è
quindi cresciuta.
Lo scudo della Bce potrebbe però
alzarsi di nuovo proprio questa setti-
mana, anche questo è insufficiente?
Il sostegno dell’Eurotower è in ef-
fetti proseguito, crescerà e sarà si-
curamente di aiuto. Ma se guardo
oltre l’orizzonte temporale di un
anno fatico a credere che possa es-
serlo come in passato.
Cosa dovrebbe fare esattamente
il nuovo governo secondo lei?
Le misure da adottare sono note e
avete alcuni dei migliori economisti
al mondo. Sanno quello che occorre
fare, è soltanto un problema di lea-
dership e di coraggio politico.

Tassi negativi, economia globa-
le in rallentamento e mercati eufo-
rici: lo scenario che abbiamo di
fronte è in effetti davvero singola-
re, se lo sarebbe mai aspettato?
Se ci fossimo incontrati nel gennaio
del  e le avessi detto che quasi
 anni dopo avremmo avuto nel
mondo quasi  mila miliardi di
dollari di bond a tasso negativo,
cioè investitori che pagano per il
privilegio di prestare denaro, rendi-
menti dei titoli pubblici greci infe-
riori a quelli degli Stati Uniti, un
tasso del BTp decennale inferiore
all’%, che la Gran Bretagna avrebbe
votato per la Brexit senza essere poi
in grado di decidere cosa costruire,
che Donald Trump sarebbe diven-
tato presidente degli Stati Uniti e
che gli stessi Usa sarebbero poi di-
venuti il Paese più protezionista nel
mondo che reazione avrebbe avuto?
Eppure tutte questi eventi allora
non solo improbabili, ma anche im-
pensabili si sono trasformati in re-
altà. Forse questi sintomi segnala-
no che il sistema sta cercando di
dirci qualcosa.
Cosa esattamente?
Che quando in un’economia basata
sul mercato, interconnessa e com-

plessa la crescita economica è
troppo bassa e i suoi benefici van-
no soltanto a vantaggio di una fetta
molto piccola della popolazione
globale il meccanismo rischia di
rompersi non soltanto dal punto di
vista economico e finanziario, ma
anche sotto l’aspetto istituzionale,
sociale e politico.
Le Banche centrali sono sempre
più un elemento chiave di questo
sistema. Stanno davvero seguendo
la strada giusta?
In questo momento è facile dire co-
sa le Banche centrali faranno, ma
non è altrettanto semplice dire co-
sa dovrebbero fare. Fra dieci giorni
la Federal Reserve taglierà i tassi
Usa di  punti base e, se non lo fa-
rà di  punti questa volta darà
un’altra sforbiciata il mese prossi-
mo. Giovedì prossimo la Bce ridur-
rà i tassi di  centesimi e conside-
rerà seriamente l’ipotesi di rimet-
tere mano al piano di riacquisti di
asset, ma in entrambi i casi le mi-
sure saranno inefficaci.
Ne è così sicuro? Perché?
L’incertezza che si è creata negli
Stati Uniti non è una questione di
costo, né di disponibilità di credito,
ma ha a che fare con altri fattori. In

Europa invece spingere sempre più
in territorio negativo i tassi rischia
di essere più nocivo che di aiuto.
Sui tassi negativi il dibattito è
acceso e le critiche non provengo-
no ormai più dalla sola Germania.
È normale che sia così, anzi le di-
scussioni hanno impiegato fin
troppo tempo per svilupparsi. Il si-
stema non è costruito per mante-
nere tassi negativi per un periodo
troppo lungo: questo fenomeno
cambia il comportamento delle
banche, che iniziano ad accumula-
re liquidità e riducono i finanzia-
menti perché non sono remunera-
te a sufficienza per prestare dena-
ro; incoraggia l’assunzione di ri-
schi eccessivi da parte dei soggetti
non finanziari e un’allocazione er-
rata delle risorse; rende davvero
difficile il mestiere a chi fornisce
prodotti finanziari con garanzia a
lungo termine, come le polizze as-
sicurative, e in questo modo ri-
schia di eliminare la rete di prote-
zione per le famiglie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.ilsole24ore.com
Online la versione integrale
dell’intervista

‘‘
La Bce
continuerà
a dare il suo
sostegno
ma fatico
a credere
che possa
farlo oltre
l’orizzonte
di un anno

Il nostro
sistema
economico
è legato
a quello
dei Paesi
vicini: la
manifattu-
ra cerca
stabilità

SUL SITO
Oggi gli
aggiornamenti
del convegno
di Cernobbio
in tempo reale: in
primo piano il
confronto su
politica
economica per
l’Italia, autonomie
e Pubblica
amministrazione

Su
ilsole24ore
.com

Il forum. Da
venerdì a oggi
si svolge a Villa
d’Este, a
Cernobbio, la
45esima edizione
del forum «Lo
scenario di oggi e
di domani per le
strategie
competitive»,
organizzato da
The European
House
Ambrosetti

IL SONDAGGIO

I 70 partecipanti
Luigi Abete; Guglielmo Angelozzi;
Gianfranco Battisti; Massimiliano
Bianco; Alberto Bombassei; Ivana
Bonnet; Giovanni Bossi;
Francesco Caio; Valerio
Camerano; Silvia
Candiani; Giovanni Castellaneta;
Gianluigi Castelli; Michele
Centemero; Enrico Cereda;
Patrick Cohen; Fulvio Conti;
Massimo Costa; Carlo Cottarelli;
Roberto Crapelli; Enrico
Cucchiani; Luca Dal Fabbro;
Valerio De Molli; Alessandro
Decio; Mohammed El-Erian;
Gabriele Galateri; Gianluca Garbi;
Maurizio Gentile; Enrico
Giovannini; Piero Gnudi; Patrizia
Grieco; Gian Maria Gros Pietro;
Carlalberto Guglielminotti; Marco
Hannappel; Orazio Iacono;
Riccardo Illy; Matteo Laterza;
Manfredi Lefebvre d'Ovidio;
Emma Marcegaglia; Enrico
Marchi; Gampiero Massolo;
Francesco Merloni; Roberto
Nicastro; Emanuele Orsini;
Piercarlo Padoan; Fabrizio Pagani;
Claudia Parzani; Romano Prodi;
Francesco Profumo; Alessandro
Profumo; Beniamino Quintieri;
Andrea Ragaini; Giulio Ranzo;
Elisabetta Ripa; Walter
Ruffinoni; Agostino Santoni;
Pietro Sella; Davide Serra; Paola
Severino; Eugenio Sidoli;
Stefano Simontacchi; Domenico
Siniscalco; Alessandro Spaggiari;
Francesco Starace; Angelo
Tantazzi; Luisa Todini; Luca
Torchia; Adair Turner; Flavio
Valeri; Stefano Venturi;
Toni Volpe

L’indagine. Il
Gruppo 24 Ore ha
svolto un
sondaggio in
occasione del
Forum di
Cernobbio per
individuare le
priorità per il
nuovo Governo. A
70 partecipanti
all’evento
(l’elenco è
riportato nella
scheda in questa
pagina) è stato
chiesto di
individuare la
priorità in una
rosa di dieci temi
che spaziavano
dal cuneo fiscale
al salario minimo

IL NOSTRO
SONDAGGIO
Paolo Bricco

L


e ragioni dell’impresa sono
ragioni oggettive. Le simpa-
tie politiche degli imprendi-
tori sono simpatie soggetti-
ve. Il clima di rasserenamento e la
spinta progettuale percepiti con
evidenza al workshop Ambrosetti
(con priorità identificate nel son-
daggio del Sole  Ore in innova-
zione, infrastrutture e taglio del
cuneo fiscale) hanno una origine
precisa e razionale. E questa origine
non è ascrivibile alla intima confor-
mazione politica del rassemble-
ment Partito Democratico-Cinque
Stelle. Gli industriali e i manager, i
finanzieri e i professionisti del
nostro Paese possono avere simpa-
tia per Zingaretti o Di Maio, per
Salvini o Meloni. Il che ha un’im-
portanza personale evidente. Ma,
ancora più importanti, sono gli
interessi delle singole imprese. Il
nostro sistema economico ha come
asse portante la manifattura. E la
fisiologia della manifattura italiana
ed europea ha tratti chiari e definiti
che beneficiano dell’attuale pas-
saggio. Il nostro sistema industriale
è composto da imprese che, dal-
l’inizio degli anni Novanta, hanno
progressivamente aumentato
l’integrazione funzionale con le
imprese francesi e tedesche. La
progressiva integrazione è mostra-
ta dai tassi di scambio, crescenti
negli ultimi  anni, di valore ag-
giunto rilasciato e assorbito da e fra
Italia, Francia e Germania. Esiste
già un problema di rallentamento
della Germania, che ha la leader-
ship gerarchica nel paesaggio
industriale continentale. Ma una
prevalenza dei sovranisti europei
alle ultime elezioni e una espugna-
zione degli organi politici comuni-
tari avrebbero introdotto un signi-
ficativo elemento di instabilità
nell’ambiente economico, ossia
l’insieme composto da norme
pubbliche e strategie di impresa,
incroci azionari e collaborazioni
tecnomanifatturiere, scambi di
valore aggiunto e catene complesse
dell’export. Il che avrebbe provoca-
to una debolezza ulteriore in im-
prese che sono già provate da 
anni di crisi e che, adesso, devono
misurarsi con nuovi protezionismi
e guerre commerciali. Trump negli
Usa vuole ricostruire la manifattura
per ricostruire la società americana.
Xi Jinping in Cina adopera la mani-
fattura per realizzare il suo disegno
politico internazionale. I due pro-
positi, soprattutto nel segmento
dell’industria più evoluta, conflig-
gono. E si inseriscono nella nuova
competizione di un mondo multi-
polare in cui ci sono pure le pulsioni
euro-asiatiche della Russia di
Putin. La globalizzazione, per come
l’abbiamo conosciuta, ha permesso
alla manifattura europea – dunque
tedesca, francese e italiana – di
prosperare. Nell’attuale caos,
l’industria continentale – e quella
italiana soprattutto, vista la minore
dimensione media delle aziende e
la drammaticamente minore forza
sistemica del nostro sottostante
pubblico – rischia di indebolirsi per
le condizioni esterne. Per tutte
queste ragioni la manifattura
europea in generale – e quella
italiana in particolare – ha bisogno
di stabilità interna, nell’architettura
dell’ambiente continentale in cui
opera: tessuti produttivi nazionali
integrati, poche sorprese nella
regolazione dei mercati industriali
interni, un sostanziale lasciar fare
nelle dinamiche dell’export , dena-
ro a costo basso.
Quest’ultimo aspetto è rilevante
per la finanza di impresa delle
nostre aziende. Le quali dipendono
nel loro funzionamento quotidiano
e nei loro progetti strategici soprat-
tutto dal credito bancario, perché
meno patrimonializzate e meno
presenti in Borsa delle aziende
tedesche e francesi. Un credito
bancario, peraltro, strutturalmente
più caro rispetto a quello ottenuto
da queste ultime. Per tutte queste
ragioni, l’attuale quiete europeista


  • vedremo se duratura o se prelimi-
    nare a prossime tempeste – è coe-
    rente con le ragioni oggettive delle
    imprese italiane.
    © RIPRODUZIONE RISERVATA


L’ANALISI

L’apertura


delle imprese


a chi guarda


all’Europa


La platea. Ieri secondo giorno di lavori del forum Ambrosetti; oggi la chiusura
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