Il Sole 24 Ore - 08.09.2019

(Michael S) #1

6 Domenica 8 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore


L’inchiesta


In Puglia le perdite stimate sono di  milioni e, benché ArcelorMittal abbia deciso di non fermare l’impianto,


lo stabilimento è di fatto in stallo. Il tema ambientale e la crisi produttiva minacciano anche Trieste e Piombino


Dal caos dell’Ilva


ai rischi di Arvedi,


l’autunno caldo


dell’acciaio


Matteo Meneghello
Domenico Palmiotti

N


on c’è pace per l’accia-
io italiano. A un anno
dall’acquisizione del-
l’ex Ilva da parte di Ar-
celorMittal, il cantiere
a Taranto resta ancora
aperto nei suoi nodi nevralgici (am-
biente, occupazione, sviluppo indu-
striale). E ora a questo dossier si ag-
giunge anche quello relativo all’ex
Ferriera di Trieste (oggi del gruppo
Arvedi), con interrogativi su  po-
sti di lavoro e sul futuro dell’area a
caldo, dopo la decisione delle istitu-
zioni locali di procedere senza indu-
gio con la richiesta di spegnimento
dell’altoforno. Senza considerare
Piombino, dove il rilancio della ex
Lucchini, con circa mila addetti di
cui la maggior parte ancora in cassa
integrazione, è ancora tutto da scri-
vere. Incertezze e punti interrogativi
che coincidono con una situazione
di mercato, soprattutto in Europa,
ancora incerta, in un contesto di so-
vracapacità produttiva conclamata.
Ex Ilva. Sicuramente quando un
anno fa, era il  settembre, Arcelor-
Mittal ha firmato con i sindacati l’ac-
cordo per Ilva, sapeva che non sa-
rebbe stata una passeggiata gestire
il gruppo siderurgico e soprattutto
lo stabilimento di Taranto, il più
grande in Europa. A distanza di 
giorni, la realtà, per una serie di fat-
tori, sia generali (il mercato che va
male), che specifici (i sequestri della
magistratura, lo scontro con le isti-
tuzioni locali sull’ambiente e con i
sindacati sulla cassa integrazione
per . addetti), si presenta più
complicata del previsto. Le perdite
nel trimestre aprile, maggio, giugno
sono state pari a  milioni, ha rive-
lato l’ad di ArcelorMittal Italia, Mat-
thieu Jehl, ai sindacati lo scorso lu-
glio. Più alte della gestione commis-
sariale e con una possibile proiezio-
ne, su base annua, di  milioni.
Tant’è che l’azienda ha messo in
campo un piano per ridurle “signifi-
cativamente” entro il quarto trime-
stre. Certo, sul management di Ar-
celorMittal si è appena riaperto
l’ombrello dell’immunità penale, sia
pure con un perimetro applicativo
più circoscritto e limitata al solo pia-
no ambientale, e quindi per ora è

scongiurato il rischio di un disimpe-
gno da Taranto (i vertici aziendali lo
avevano chiaramente evocato se dal
 settembre l’immunità non ci fosse
stata più). Tuttavia, i problemi da af-
frontare non sono certo finiti. Vinta
a giugno , con un’offerta di circa
 miliardi tra acquisto e investimen-
ti, la gara lanciata dai commissari
straordinari Ilva, ricevuto il via libe-
ra di Bruxelles a maggio , fatto
poi l’accordo al Mise, ArcelorMittal
ha preso le redini del gruppo l’ no-
vembre. Ed era il  novembre quan-
do l’ad Jehl, presentandosi alla
stampa a Taranto, disse che avreb-
bero lavorato subito per centrare al-
cune priorità: migliorare l’efficienza
dello stabilimento, avviare manu-
tenzioni su larga scala, far avanzare
gli investimenti annunciati, soprat-
tutto quelli ambientali, considerate
le attese della città, segnata da de-
cenni di inquinamento massiccio,
oggetto di processi, il più rilevante
dei quali tuttora in corso in Corte
d’Assise (imputati, tra gli altri, gli ex
gestori Fabio e Nicola Riva). Jehl ag-
giunse che nel  avrebbero cer-
cato di produrre  milioni di tonnel-
late, il livello autorizzato dall’Aia per
il siderurgico. Undici mesi dopo il
quadro è diverso. Già da maggio
scorso l’obiettivo di produzione,
causa la crisi del mercato, è stato ri-
tarato da  a  milioni annui e i  mi-
lioni spostati al . Ma per ora co-
me ambizione, più che come target,
perché la domanda in Europa resta
molto incerta. E anche i  milioni di
tonnellate a fine anno sono lontani.
Il primo semestre si è chiuso con
, milioni di tonnellate di acciaio
grezzo, la produzione dal primo al
secondo trimestre è passata da ,
a , migliaia di tonnellate al gior-
no, ma i tre altiforni oggi in marcia,
,  e , già ridimensionati come atti-
vità, a breve scenderanno a due. Il 
sarà fermato per manutenzione,
non più rinviabile. E al  fermo, ri-
schia di aggiungersi il  se la magi-
stratura dovesse rigettare le due
nuove istanze presentate da Ilva in
amministrazione straordinaria per
scongiurarne lo spegnimento dal 
ottobre, a seguito di un ri-sequestro
della Procura, ed eseguire gli ulte-
riori lavori di messa in sicurezza.
ArcelorMittal prevede un terzo
trimestre in frenata. Negativamente

influenzata dalle limitazioni allo
scarico delle materie prime necessa-
rie agli altiforni (il quarto sporgente
della fabbrica è sequestrato dopo la
morte, a luglio, di un gruista, preci-
pitato con la gru in mare per una
tromba d’aria), la produzione di ac-
ciaio grezzo viene stimata intorno a
mila tonnellate e quella quoti-
diana in calo a , migliaia di ton-
nellate. Dovrebbe migliorare un po’
il quarto trimestre, tutto dipenderà
da quanti altiforni saranno in mar-
cia. Nell’ipotesi, pessimistica ma
non del tutto infondata, di un solo
altoforno, è evidente che questi nu-
meri salterebbero. Oltre agli altifor-
ni, pesa molto anche l’approvvigio-
namento di minerali e coke. Col
quarto sporgente sequestrato, Arce-
lorMittal ha dovuto cercare banchi-
ne all’esterno. Una l’ha trovata, il
molo polisettoriale di Taranto, dove
sta scaricando da dopo metà luglio.
Ha cercato in questi giorni di andare
a Brindisi ma ha trovato l’altolà del
sindaco e anche l’ipotesi Gioia Tauro
non sembra fattibile. Sulle perdite
l’azienda dice che è prematuro dare
risposte, però basandosi sul fatto
che le condizioni di mercato restino
invariate e rimanga l’operatività (ri-
ferimento all'altoforno ), è stato
implementato un piano d’azione ac-
celerato. Il piano, si spiega, è una
combinazione di ottimizzazione dei
costi fissi e variabili.
Infine, c'è un’altra incognita che
grava: il riesame dell’Aia avviato dal

ministro dell’Ambiente Sergio Co-
sta, che potrebbe approdare a pre-
scrizioni ambientali più stringenti.
Servola e Piombino. Sembra es-
sere destinato definitivamente alla
chiusura, invece l’altro altoforno
italiano (oltre a quelli di Taranto)
ancora attivo in Italia, quello di
Servola, che oggi produce ghisa per
alimentare l’acciaieria del gruppo
Arvedi. Qui, a differenza di Taran-
to, l’iter relativo agli adempimenti
delle prescrizioni ambientali as-

sunte con l’accordo di programma
si è concluso, mentre sul piano in-
dustriale il sito è pienamente inte-
grato nel ciclo produttivo del grup-
po cremonese.
L’impatto ambientale e l’oppor-
tunità di dare una nuova vocazione
all’area a ridosso della banchina ha
portato però le istituzioni locali a
un pressing al quale, nei giorni
scorsi, l’imprenditore Giovani Ar-
vedi si è arreso suo malgrado. Ora
si aprirà un percorso di confronto
per discutere come fermare l’attivi-
tà a caldo, con una serie di incogni-
te legate allo smantellamento e so-
prattutto alla gestione della dina-
mica occupazionale.
A Piombino, l’altro ex baluardo
della vecchia siderurgia statale ita-
liana, l’altoforno è stato spento nel
. Dopo la sfortunata esperienza
dell’imprenditore algerino Issad Re-
brab, che ha fallito con Cevital il ri-
lancio del sito, gli asset sono passati
a Jindal che ha riportato sul mercato
i prodotti ex Lucchini riattivando i
tre laminatoi esistenti con semipro-
dotti importati dall’India. Serve una
soluzione occupazionale per gli ex
addetti dell’area a caldo, oggi in cas-
sa integrazione. Sullo sfondo c’è an-
che un piano per fare ripartire l’area
a caldo, non certo con un altoforno,
ma con forni elettrici, più piccoli e
meno impattanti dal punto di vista
ambientale. Visti i tempi che corro-
no, però, non c'è fretta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

INDUSTRIA E AMBIENTE


Da Taranto a Trieste


IMAGOECONOMICA
IL TERRITORIO

Taranto prende


le distanze


dalle sorti


del maxi sito


Raffaella Calandra
TARANTO

A


perto l’ombrellone davanti
alla portineria A, Mimmo
prepara la bancarella: radio-
line, lucchetti, tutto ciò che
serve agli operai. «Questo – è la provo-
cazione di molti – è ormai uno dei con-
tatti più ravvicinati» tra l’ex Ilva e Ta-
ranto. La città dei due mari e dei cento
camini sente il polo siderurgico sem-
pre più distante. E immagina un futu-
ro indipendente dagli altiforni. Rivolto
al turismo, al porto e alla «svolta ver-
de» invocata anche del neo ministro
agli Affari regionali, Francesco Boccia.
Il lento distacco della città è favorito
dalla diminuzione degli operai taran-
tini: ora . – è la stima ricorrente –
su . dipendenti. Ma se della Ta-
ranto futura non c’è per ora neanche il
sogno, nel rione Tamburi non c’è più
neanche quell’economia che ruotava
intorno alla vecchia Ilva. «Solo il vele-
no», sbotta Ignazio dal bancone del
Minibar, dove rievoca i tempi dei «tra-
sfertisti, che qui spendevano. Ora gli
operai, che vengono dalla provincia,
vendeno loro olio e vino». Un mercato
sommerso che ha affossato il quartie-
re. Neanche qui – dove ogni famiglia
ha varcato i cancelli della fabbrica - è
più tabù pensare a un futuro distinto
dall’acciaieria. E se sette anni fa, i sigilli
della magistratura innescarono una
rivolta, ora la proroga dell’immunità
penale per Arcelor Mittal è considerata
da giovani genitori «il colpo di grazia
per noi». Nel disappunto degli anziani,
che sottolineano i miglioramenti con
i due capannoni, a copertura dei parchi
minerari. Qui, in massa avevano vota-
to Cinque Stelle. «Anche con le urne la
gente si è messa alle spalle quel tipo di
Ilva», analizza il sindaco Rinaldo Me-
lucci. «Ormai gli operai tarantini sono
la minoranza, il nuovo gestore ha fatto
scempio dell’indotto e non c’è più il ri-
catto occupazionale». Così quei forni
sempre accesi dal ’, «oltre ad essere
sentiti come un corpo estraneo, stan-
no diventando un costo insostenibi-
le». Un avvertimento per il colosso
franco indiano e il nuovo Governo, a
cui il sindaco prospetta un nuovo mo-
dello di città. Una Taranto, che guarda
al porto, con più turismo, grazie al pia-
no da milioni per riqualificare la
città vecchia; col traguardo dei Giochi
del Mediterraneo del  e l’ambizio-
ne del cinema, dopo il film Six Under-
ground di Netflix. E ancora c’è il pro-
getto di forestazione urbana. Ad Arce-
lor Mittal, Melucci rimprovera la man-
canza di compensazioni. «Perché
dovremmo organizzare la nostra pia-
nificazione per l’acciaio? Ora andiamo
in altre direzione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Rinaldo Melucci.
Per il sindaco di
Taranto dopo il
decreto salva ex-
Ilva, adesso serve
decreto salva-
Taranto

Le difficol-
tà aziendali
coincidono
con un
mercato
mondiale
frenato
da lla so-
vracapacità
produttiva

SU RADIO 24
Taranto e l’ex Ilva
sono il tema della
puntata di
Storiacce di
Raffaella
Calandra, in onda
ogni domenica
alle 21 e poi in
podcast

LE CIFRE DEL 2019

5 milioni
Il target di produzione 2019
Da maggio scorso l’obiettivo di
produzione dell’ex Ilva, causa la
crisi del mercato, è stato ritarato
da 6 a 5 milioni annui. Ma anche i 5
milioni di tonnellate sono lontani.
Il primo semestre si è chiuso con
2,34 milioni di tonnellate di
acciaio grezzo (la produzione dal
primo al secondo trimestre è
passata da 12,5 a 13,5 migliaia di
tonnellate al giorno)

150 milioni
Le perdite
Le perdite dell’azienda nel
trimestre aprile, maggio, giugno
sono state pari a 150 milioni

La crisi
dell’acciaio.
La crisi di mercato
e la sovracapacità
produttiva
in Europa amplia
i problemi
dell’industria
dell’acciaio che
deve affrontare
la stretta delle
amministrazioni
sulla sostenibilità

Segnali


di fumo


Andrea Camilleri, il grande scrittore siciliano,
racconta la sua vita in un’autobiogra
a leggera
come l’aria, fatta di frammenti allegri e malinconici.
Con pochi tocchi della sua inconfondibile scrittura,
allestisce una galleria di incontri, letture, ricordi
ed emozioni, un’agrodolce cronaca dell’età che
avanza. Perché «il tempo è una giostra sempre
in funzione. Tu sali su un cavalluccio
o un’automobilina, fai un bel po’ di giri, poi,
con le buone o con le cattive, ti fanno scendere».
Ordina la tua copia su Primaedicola.it
e ritirala, senza costi aggiuntivi
nè pagamento anticipato, in edicola.
In vendita su Shopping24 offerte.ilsole24ore.com/segnalifumo

ilsole24ore.com

**DALL’ 11 AGOSTO IN EDICOLA CON IL SOLE 24 ORE A  6,90***


In vendita su Shopping24 offerte.ilsole24ore.com/segnalifumo
Foto di Francesco Galli *oltre al prezzo del quotidiano. L’offerta è valida  no al 10 settembre
Free download pdf