Il Sole 24 Ore - 08.09.2019

(Michael S) #1

Il Sole 24 Ore Domenica 8 Settembre 2019 9


Lettera al risparmiatore Finanza & Mercati


L’obiettivo, pur restando centrale il negozio fisico, è che le vendite online complessive raggiungano il % dei ricavi


Sul rischio di rallentamento del Pil globale l’azienza ricorda che il lusso è resistente alla volatilità della congiuntura


Moncler, l’Asia spinge i ricavi


Focus sul business digitale


Dati in milioni
di euro

I SEMESTRI
A CONFRONTO*

0 300 600

Dati in milioni
di euro

I RICAVI
PER AREE
GEOGRAFICHE*

0 300 600

493,

570,

Dati in milioni

INVESTIMENTI
IN CAPITALE
FISSO*

0 25 50

Retail
Wholesale
Corporate

Ricavi

I sem. 2018 493,

I sem. 2019 570,

I sem. 2018

I sem. 2019

I sem. 2018

I sem. 2019

I sem. 2018

I sem. 2019

Margine
Industriale

374,

437,

EBIT

85,

94,

Utile
netto

61,

71,

I semestre 2018

I semestre 2019

41,
(7,2% sui ricavi)

17,0 2,1 21,

I semestre 2019

34,
(7,0% sui ricavi)

18,5 1,9 14,

I semestre 2018

Dati in milioni

LA POSIZIONE
FINANZIARIA
NETTA*

0

243,

450,

Debiti netti
a lungo termine
Debiti netti
a breve termine
Cassa
ed equivalenti

Americhe
Asia e resto del mondo
Emea
Italia

-57,
-23,9 325,

-80,
-15,4 546,

68,5 168,9 249,3 83,

63,3 147,0 210,4 72,

30/06/

31/12/

395,

-79,
-15,7 490,

30/06/

(*) senza
considerare
l’Irfs 16

(*) senza
considerare
l’Irfs 16

(*) senza
considerare
l’Irfs 16

(*) senza
considerare
l’Irfs 16

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al Rispamiatore”
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Finanza & Mercati

DOMANDE D&r


RISPOSTE

D Le proteste ad Hong Kong, al
di là del prioritario tema dei
diritti civili, inducono la
preoccupazione che poss
sussistere un problema per
il business di Moncler...
rLa società in primis auspica
una pacifica soluzione della
questione. Poi ricorda che si
tratta di una situazione
generale che coinvolge tutte
le società presenti nell’ex
colonia britannica. Ciò detto
Moncler, sottolineando che
c’è nessun rischio per la
struttura finanziaria del
gruppo, afferma che ad oggi
non sussiste alcun

mutamento di strategia
nell’area. La società d’altro
canto, al fine di amministrare
al meglio la situazione,
prevede gli interventi
necessari sul fronte dei costi
variabili e quasi fissi. Oltre
che sulla gestione del
magazzino.

D Quali i Capex previsti nel
2019?
rNel 2019 gli investimenti in
capitale fisso dovrebbero
assestarsi intorno a 120
milioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il bilancio del primo semestre 2019
Moncler, alla fine del primo semestre del
2019, è stata contraddistinta (senza
contabilizzare l’Ifrs 16) da ricavi per 570,
milioni (+13% a cambi costanti), dall’Ebitda
adjusted (prima dei costi non ricorrenti per
i piani d’incentivazione azionaria) di 143,
milioni e dall’utile netto di 71,3 milioni
(erano 61,6 milioni alla fine dello stesso

periodo del 2018). La posizione finanziaria
netta è positiva per 395,7 milioni e si
confronta con la cassa netta di 450,
milioni di fine 2018. Il capitale circolante
netto è di 81,7 milioni rispetto ai 61,4 milioni
di un anno prima. L’incremento riflette
principalmente un aumento del magazzino
di materie prime e prodotti finiti relativi alle
prossime stagioni.

Vittorio Carlini

T


ra i molteplici grafici del-
la presentazione dei dati
del primo semestre del
 di Mocler ce n’è uno
significativo. È quello
che, descrivendo le fasi
di crescita dell’azienda dal  ad
oggi, sottolinea l’attuale importanza
della digitalizzazione nello sviluppo
del gruppo. Certo: Moncler è una so-
cietà del lusso. Quindi al centro di tut-
to resta il prodotto. Di là da ciò, però,
quello del digitale è un “fil rouge” pre-
sente in diverse attività dell’azienda.

Internet e il nuovo sito
Così può ricordarsi il fronte dei canali
di vendita. Qui un focus è sull’e-com-
merce. La società, che nel primo se-
mestre del  ha visto ricavi (+%
a cambi costanti) e redditività aumen-
tare, realizza le vendite online attra-
verso differenti pagine web: dalla
boutique internet di Moncler (fla-
gship store globale dell’azienda) ai
portali multimarca della moda fino a
diversi siti di grandi magazzini alto di
gamma. Il business, a ben vedere, è in
crescita. L’obiettivo? Raddoppiare le
vendite online. Di fatto la società pun-
ta ad avere un e-commerce che com-
plessivamente arrivi a valere circa il
% delle sue vendite globali. Un con-
tributo potrà arrivare dal nuovo sito
di Moncler. L’azienda conferma il tar-
get per il suo rilascio nel . Con
quali caratteristiche? Ancora troppo
presto per dirlo. Gli sforzi, comunque,
sono finalizzati ad una semplificazio-
ne e più forte personalizzazione della
navigazione da parte dell’utente. Ol-
tre che ad un’interazione con il sito
che consenta di cogliere maggior-
mente lo “spirito” del marchio e la
qualità dei prodotti.
Ma non è solo il commercio elet-
tronico. La digitalizzazione influenza
anche marketing (e pubblicità). La so-
cietà investe circa il % dei ricavi in
questa voce. La grande parte è proprio
indirizzata verso il mondo digitale. In
tal senso può ricordarsi, da un lato,
l’uso dei big data e dell’archivio digi-
tale proprietario per personalizzare e
focalizzare il messaggio che si vuole
veicolare; e, dall’altro, l’utilizzo dei
social media per, ad esempio, creare
l’attesa e poi sostenere (attraverso lo
“story telling”) il lancio delle collezio-
ni del progetto “Genius”.
Infine l’omnicanalità. Cioè: il digi-
tale che, “intrecciandosi” con la rete
dei negozi fisici, di nuovo recita un
ruolo importante. Si tratta di un siste-
ma (progressivamente implementato
nei vari mercati) dove, ad esempio,
l’acquisto online può essere ritirato in
un punto vendita. E non solo. Permet-
te a Moncler di aumentare le occasio-

ni attraverso cui venire in contatto
(“touch points”) con il cliente (anche
potenziale).
Sennonché a fronte di un simile
contesto sorge un timore. Internet
tende alla massificazione di idee e
prodotti. L’incremento del fatturato
sull’online, e della stessa presenza in
rete, può implicare la diluizione del
marchio. Un’eventuale dinamica che
rischia in prospettiva d’impattare le
stesse vendite di Moncler. La società
non condivide il timore. Innanzitutto,
viene spiegato, è importante essere
presenti in un canale che, volenti o
nolenti, è sempre più essenziale e per-
vasivo. Inoltre, afferma il gruppo, sul-
l’online l’azienda porta avanti una
crescita controllata di modo che, da
un lato, sia garantita l’offerta il più
possibile personalizzata; e, dall’altro,
venga tutelata l’esclusività del mar-
chio. In tal senso, sottolinea sempre
Moncler, il gruppo effettua a monte la
selezione dei siti dedicati al lusso dove
i suoi prodotti possono essere vendu-
ti. Non solo. La stessa omnicanalità,
dice sempre la società, oltre a consen-
tire di raggiungere un maggiore nu-
mero di clienti, permette di soddisfar-
ne meglio le esigenze. Quindi Mon-
cler, ricordando che il canale fisico re-
sta comunque primario, non vede
particolari problemi su questo fronte.

L’internazionalizzazione
Fin alcune considerazioni riguardo al
mondo digitale. Moncler, però, è una
multinazionale. Il risparmiatore,
quindi, è interessato al suo sviluppo
internazionale. Ebbene: nel primo se-
mestre del  in Italia i ricavi sono
aumentati dell’% mentre in Emea
sono saliti del %. Il rialzo è analogo
a quello dell’Asia-Resto del Mondo
cambi costanti che, però, a valute cor-

renti cresce del %. Le Americhe, in-
fine, hanno generato un fatturato in
salita dell’% (a cambi costanti). Più in
generale le differenti aree geografi-
che, sempre al //, avevano il
seguente peso sui ricavi: l’Italia incide
per il % mentre Emea (ex Italia) e
Asia-Resto del Mondo pesano rispet-
tivamente per il , e ,%. Le Ame-
riche, infine, generano il ,% del fat-
turato. Si tratta di un mix di dati che,
in linea con i consuntivi del  e del
, confermano la rilevanza del Far
East per il gruppo. Certo: tutti i mer-
cati sono essenziali e in ogni area geo-
grafica c’è ulteriore spazio per la cre-
scita. Ciò detto, come sottolinea la
stessa società, è presumibile che l’Asia
nel medio periodo aumenterà il suo
peso sul giro d’affari complessivo.

La “trade war”
Insomma, tutto rose e fiori? La realtà
è più complicata. La guerra sui dazi
voluta da Washington contro Pechino
rischia di rallentare l’economia glo-
bale, compresa quella della Cina con-
tinentale. Un’eventuale dinamica che,
proprio a causa della rilevanza di quel
mercato per Moncler, può impattare
quest’ultima. La società, sottolinean-
do che alla stato attuale non c’è alcuna
avvisaglia di rallentamento nella Cina
continentale, professa ottimismo. Il
gruppo, da una parte, sottolinea che
la sua quota di mercato nell’Impero di
mezzo non è così ampia e c’è quindi
spazio per espandersi; e, dall’altra, ri-
corda che il lusso è un business co-
munque resistente alla volatilità della
congiuntura. Vero! Tuttavia può ulte-
riormente obiettarsi che, proprio a
causa della “trade war”, può essere in-
crinata la fiducia del consumatore
nella stessa Cina continentale. Anche
in questo caso Moncler esprime tran-

quillità. Nei momenti di crisi, viene
spiegato, il business si polarizza. Es-
senziale è che il marchio abbia un for-
te posizionamento sul mercato e un
forte legame con il cliente. Ebbene il
suo brand afferma l’azienda, anche
grazie alle strategie mese in atto nel
passato, è contraddistinto da entram-
be le caratteristiche. Quindi, sul tema
in oggetto, non è visto alcun partico-
lare problema.
Dalla Cina alle Americhe. In parti-
colare gli Stati Uniti. Qui il business
nel primo semestre dell’attuale eser-
cizio (analogamente al  e ) è
per l’appunto cresciuto. L’unico dub-
bio è costituto dalle incertezze che, di
recente, hanno coinvolto alcune cate-
ne del lusso. In particolare Barneys
che ha chiesto il Chapter . Un pro-
blema? Moncler risponde negativa-
mente. In primis perchè, viene spiega-
to, la sua presenza negli Usa è artico-
lata in vari canali di distribuzione.
Una diversificazione che, come mo-
strano i dati del primo semestre, con-
tribuisce alla crescita aziendale in lo-
co. Poi perchè, dice sempre Moncler,
ci sono diversi accordi con vari “de-
partment store” le cui attività prose-
guono positivamente. Riguardo infi-
ne a Barneys, rispetto al quale Mon-
cler auspica una positiva soluzione, la
società ricorda che ha un’incidenza
limitata sul business e i suoi crediti
sono comunque garantiti.
Detto delle vendite nei vari merca-
ti, quale lo sviluppo della rete di nego-
zi? A fine giugno i monomarca retail
erano . L’obiettivo resta l’apertura
di circa  Directly operated stores
(Dos) all’anno. Rispetto, invece, al
mondo del Wholesale monomarca al
// i punti vendita erano . Il
target complessivo per fine  è di
circa . Ciò detto deve ricordarsi,
sempre rispetto allo sviluppo del
network fisico, che altro fronte è quel-
lo dei negozi negli aeroporti. Qui la
strategia, analogamente alle altre ti-
pologie di punti vendita fisici, è di
un’espansione controllata. In scali
strategicamente importanti e dove,
ad esempio, già esista un’area dedica-
ta al lusso. A fine giugno Moncler ne
contava : la volontà è di aumentare
il numero.
A fronte di un simile contesto quali
le prospettive sul ? Moncler da un
lato sottolinea che i prossimi  mesi,
essenziali per il business, sono sog-
getti alla variabile geopolitica; e, dal-
l’altro, si dice ad oggi confidente ri-
spetto al consensus di mercato.
Già il consensus. Qual è, allora,
l’indicatore? Questo, sulla base della
media delle stime delle case di broke-
raggio che seguono il titolo, prevede
ricavi a , miliardi e l’Ebitda adju-
sted a  milioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

196
CANALE
DISTRIBUTIVO
Alla fine
del primo
semestre 2019
i negozi
monomarca retail
erano 196
La crescita
media annua
di Dos
è circa 15 unita

La crisi di
Hong Kong:
la società
dice che
c’è nessun
rischio
per la sua
struttura
finanziaria

POLITICA MONETARIA

L’ARGENTINA IN PANNE E IL DEBITO PARALLELO


—Continua da pagina 

L


a strategia ha subito un
pesante contraccolpo con
il rallentamento globale
del  e l'ascesa del
dollaro sul peso, che ha
provocato un aggravamento
dell’onere del debito in termini
reali del %, insostenibile con
una bilancia commerciale in
costante passivo e senza entrate
valutarie.
La gravità del quadro macro-
economico emerge dall'analisi
del bilancio della banca centrale,
dove si “nascondono”  miliardi
di debito atipico molto costoso a
brevissimo termine.
Storicamente la Bcra ha
sempre finanziato il deficit
governativo attraverso la
creazione di base monetaria.
L’amministrazione Macri, al fine
di ridurre l'inflazione, ha
incentivato la Bcra al controllo
della base monetaria attraverso

debito a brevissimo termine
(Lebac - Letras del Banco
Central) ancorato all’inflazione,
emesso per ritirare i peso in
circolazione (la cosiddetta
sterilizzazione).
In difetto di risorse di capitale
adeguate, la Bcra era però
costretta a finanziare il costo
degli interessi sui Lebac tramite
monetizzazione, la cui
sterilizzazione a sua volta
imponeva la necessità di
maggiori emissioni.
Un’operatività distorta,
sintomo della difficoltà della
Bcra di coniugare il mandato di
stabilità dei prezzi con il
finanziamento monetario del
governo. L’intervento del Fmi
nel  ha imposto la
liquidazione progressiva dei
Lebac insieme al congelamento
della base monetaria,
ammettendo l’utilizzo più
limitato di uno strumento simile,
i Leliq (Letres de Liquidez), con

durata di  settimana e
collocabili solo alle banche.
La svalutazione del cambio e
la crescita dell'inflazione hanno
però imposto un tasso di
interesse sui Leliq rapidamente
in aumento: dal % annuo del
 fino all’% di fine agosto
. Il costo crescente degli
interessi da monetizzare e il
blocco della base monetaria
hanno alimentato la crescita
disfunzionale delle emissioni
Leliq fino ai livelli del . Gli
stessi problemi dei Lebac, con
effetti più dirompenti.
A metà agosto  la Bcra
effettuava settimanalmente in
asta un rolling di emissioni Leliq
pari al % dell’intera base
monetaria. Recentemente però le
aste Leliq sono state disertate
dagli operatori e quindi sono
mancate le operazioni di
sterilizzazione, facendo perdere
alla Bcra il controllo della base
monetaria. Un equilibrio

precario è stato riacquistato a
fatica solo attraverso l’utilizzo
massiccio delle riserve valutarie.
Come venirne fuori? La
soluzione ovvia, programmata
dal Fmi solo per fine , è
quella di contabilizzare nel
bilancio federale il debito in Leliq
“nascosto” nel bilancio della
banca centrale. Questo significa
ricapitalizzare massicciamente
la Bcra attraverso l’acquisto di
titoli governativi a lungo
termine.
La ricapitalizzazione
aumenterebbe il debito ma
consentirebbe alla Bcra di
interrompere l’utilizzo
patologico dei Leliq e riacquisire
il controllo della base monetaria.
Un trade-off tra rischio di
default ed iperinflazione, duro
per un’economia già in
recessione.
Economista
á@MarcelloMinenna
© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marcello Minenna


Le strategie della Banca centrale. Dati in miliardi di pesos

Fonte: Banca centrale dell'Argentina

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BASE MONETARIA TITOLI DI STATO IN PESOS A BREVISSIMO TERMINE PER IL RETAIL
TITOLI DI STATO IN PESOS A BREVISSIMO TERMINE PER INVESTITORI ISTITUZIONALI

2015 2016 2017 2018 2019

GEN GIU NOV APR SET FEB LUG DIC MAG OTT MAR AGO

La fotografia del debito argentino

‘‘
La gravità del
quadro
macro-
economico
emerge
dall’analisi del
bilancio della
banca
centrale (la
Bcra), dove si
nascondono
20 miliardi di
debito atipico
molto costoso
a brevissimo
termine

SOCIETÀ AI RAGGI X


Lusso in Borsa


Moncler in numeri
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