10 Sabato 7 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore
Economia & Imprese
Aervedi, la risposta di Fedriga:
«Servola è da riconvertire»
ACCIAIO
Dopo la lettera della proprietà
gli enti locali hanno ribadito
l’intenzione di chiudere
Possibile una trattativa
sull’occupazione e sull’area
a freddo dell’acciaieria
Matteo Meneghello
Dopo la lettera di Giovanni Arvedi,
che giovedì ha reso pubblica tutta la
sua amarezza per essere stato mes-
so alla porta dopo avere lavorato a
un rilancio della ex Ferriera di Ser-
vola integrandola nel suo gruppo,
tutti gli attori in campo riallineano
le pedine per favorire l’avvio di un
tavolo sulla chiusura dell’area a cal-
do. E lo si fa anche cercando di coin-
volgere i più alti livelli istituzionali,
a partire dal Mise, da pochi giorni
guidato da un triestino, Stefano Pa-
tuanelli, che siedeva in Consiglio
comunale proprio quando il pro-
getto dell’imprenditore cremonese
prendeva le mosse. Dopo il Comune
di Trieste, ieri anche la Regione
Friuli Venezia Giulia ha chiamato in
causa il nuovo Governo nel tentati-
vo di trovare una soluzione comune
per “pilotare” la chiusura dell’area
a caldo della ex Ferriera di Servola.
La strada sembra tracciata, e se ci
sarà una convocazione a Roma,
spiegano fonti vicine all’azienda
cremonese, Arvedi ci sarà e farà la
sua parte.
«Se si fa un serio processo di ri-
conversione con gli investitori ade-
guati, ovviamente con un coinvol-
gimento dell’attuale proprietà e
delle istituzioni coinvolte, dall’au-
torità di sistema portuale al Comu-
ne di Trieste – ha detto ieri il presi-
dente della Regione Massimiliano
Fedriga - penso che riusciremo a
raggiungere l’obiettivo di chiudere
l'area a caldo, che è particolarmente
impattante e gravosa sull’ambiente
e sulla salute dei cittadini, e a ga-
rantire il lavoro a tutte le persone
coinvolte. La Regione sta lavoran-
do. Abbiamo inviato una lettera ai
ministeri competenti, chiedendo
che venga subito istituito un tavo-
lo». Ma il secondo tempo di una
trattativa fino a oggi condotta più o
meno sottotraccia sembra partire in
salita. Bisogna trovare una soluzio-
ne per la questione occupazionale.
Un altro dei nodi poi è legato alla
valorizzazione delle aree occupate
oggi da altoforno, cokeria e lavora-
zioni a caldo, che nei piani dovreb-
bero essere abbandonate a favore di
una mission logistica, meno impat-
tante dal punto di vista ambientale.
In circa cinque anni di gestione il
gruppo Arvedi ha investito più di
milioni di euro nella ex Ferriera,
rilevata dal gruppo Lucchini in am-
ministrazione straordinaria. Parte
di queste risorse sono state destina-
te alla creazione ex novo di un’area
a freddo con un laminatoio comple-
to di forni di ricottura, uno skin
pass, uno slitter per il taglio e il de-
capaggio in linea, con un centinaio
di persone assunte in aggiunta alle
circa relative all’area a caldo.
Un’altra parte degli investimenti è
stata invece destinata alla messa a
norma degli impianti, ed è in questo
ambito che l’imprenditore cremo-
nese chiede un’adeguata valorizza-
zione, vista la prospettiva di chiu-
dere e indirizzare le aree verso un
futuro di logistica integrata, consi-
derati gli approcci di investitori ci-
nesi con l’autorità portuale, che sta
conducendo una due diligence sul
valore delle aree nella loro interez-
za. Su questo punto si è espresso
anche il presidente dell’autorità,
Zeno D'Agostino, secondo il quale
Arvedi, «ha voluto accelerare una
situazione già in corso»; la lettera,
per D’Agostino «è un messaggio ai
soggetti istituzionali e alle imprese
che c’è la sua disponibilità a chiude-
re l’area a caldo». Sul futuro della
zona portuale oggi in concessione,
D’Agostino, ha spiegato che «è stra-
tegica per il porto» e che l’attività
siderurgica «non può più essere
fatta vicino al mare». Tra gli inter-
venti sull’area a caldo, il gruppo Ar-
vedi ha provveduto al rifacimento
della bocca dell’altoforno ed ha in-
stallato un impianto di aspirazione
della cokeria. Sul piano ambientale
sono stati rispettati i punti dell'ac-
cordo di programma del novem-
bre . Tra questi: lo smaltimento
del cumulo di rifiuti (oltre mila
tonnellate), la pavimentazione e la
messa in sicurezza dalla falda.
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Knorr, un ufficio placement
per evitare i licenziamenti
IL CASO UNILEVER
La direzione Risorse umane
ha finanziato la formazione
e ricollocato gli esuberi
Barbara Ganz
Era iniziata con una procedura di
licenziamenti collettivi avviata in
maggio, finirà in modo esemplare,
una best practice capace di essere
un riferimento per le future ri-
strutturazioni di siti aziendali.
Sanguinetto, Verona: la multi-
nazionale Unilever decide di gesti-
re in prima persona la situazione
delle persone destinate a non
avere più un ruolo in azienda. È il
numero al quale si è arrivati dopo
una lunga mediazione, nell’accor-
do formalizzato il agosto scorso
in Regione per il rilancio dello sta-
bilimento Unilever di Sanguinetto
(Verona). Una intesa che delinea
destini diversi per i lavoratori del
sito produttivo, dove si produceva
il dado Knorr, di proprietà di Unile-
ver Manufactoring Italia, multina-
zionale anglo-olandese che aveva
annunciato il trasferimento del-
l’attività in Portogallo.
La mediazione della Regione del
Veneto, rappresentata dall’asses-
sore al Lavoro Elena Donazzan,
dall’Unità regionale di crisi guidata
da Mattia Losego e dalla direzione
Lavoro, ha portato firma con i ver-
tici dell’Azienda e le rappresentan-
ze sindacali, ridisegnando sensi-
bilmente e con soluzioni differenti
il quadro dei lavoratori in esubero.
I esuberi inizialmente previ-
sti sono scesi a . Quindici lavora-
tori, infatti, sono stati riconsiderati
per la nuova linea di produzione –
quella della Maionese Calvè in tu-
betto – che dall’Austria, dove è
svolta da un terzista, sarà portata
presso lo stabilimento veronese
per il gennaio , e altri grazie
ad una riorganizzazione interna.
Dei rimanenti , potranno
ricorrere all’accompagnamento al
prepensionamento con isopensio-
ne fino a sette anni (la paga l’azien-
da fino al passaggio sotto Inps) e,
infine, potranno usufruire del
ricollocamento che è stato dise-
gnato coinvolgendo aziende del
territorio.
Come si organizza il passaggio
da una azienda con esuberi dichia-
rati alle aziende che invece cercano
personale?
A prendere l’iniziativa è stata la
stessa Unilever, in diverse fasi: pri-
ma una mappa delle opportunità,
poi un supporto al passaggio con
una attenzione anche al fattore
umano e psicologico, infine e atti-
vità di up e reskilling, ovvero innal-
zare e adeguare le competenze del
lavoratore per dargli una nuova
opportunità.
Per prima cosa la direzione Ri-
sorse umane ha tracciato su una
mappa un cerchio, e all’interno ha
fatto una ricognizione delle
aziende presenti nel raggio di
chilometri, dei loro bisogni, delle
figure ricercate, magari senza for-
tuna. Il passo successivo sono sta-
te le telefonate: un po’ a sorpresa
molte aziende hanno risposto po-
sitivamente, dicendosi disponibili
a inserire alcuni lavoratori nel
proprio organico. Non solo; alcu-
ne hanno segnalato a loto volta al-
tre aziende che sapevano essere
alla ricerca di personali, magari
clienti o fornitori.
«Il contesto è quello di nuove re-
lazioni industriali che il gruppo
Unilever ha promosso prima a li-
vello europeo, poi italiano – spiega
Gianfranco Chimirri, HR country
director - Sappiamo che la rivolu-
zione tecnologica e digitale sta tra-
sformando il lavoro, e che senza
una accurata gestione l’impatto so-
ciale sarà pesante. Non possiamo
difendere tutti i ruoli che esisteva-
no, ma possiamo difendere le per-
sone dando loro quello che serve:
l'occupabilità”.
Di fatto non c’è più una azienda
che si limita a fornire un pacchetto
di outplacement “per poi accompa-
gnarti alla porta e salutarti: noi in-
tendiamo portare questi lavoratori
in una nuova azienda e posizione”.
E senza che nessuno si trovi disc-
cupato neanche per breve tempo.
Dai contatti telefonici sono state
selezionate aziende: nel Vero-
nese ci sono colossi dell’alimenta-
re, come Bauli, Zuegg e Coca cola,
ma anche di altri settori, come Za-
lando. Il risultato è stato un porta-
foglio di posizioni – dieci volte
il numero degli esuberi - che sono
state presentate ai dipendenti in
uscita, così da farli scegliere. Dalla
metà di settembre, a scaglioni,
ognuno di loro intraprenderà un
percorso di formazione mirato di
ore, da svolgere nel normale
orario di lavoro, poi si arriverà alla
decisione fondamentale, fra
l’azienda inizialmente individuata
o altre possibili opportunità che si
presenteranno.
Certo, non è facile cambiare:
«Parliamo di persone fra i e i
anni, c’è chi ha svolto lo stesso
ruolo per anni», sottolinea Chi-
mirri. «E come sempre, quando si
parla di tagli, la fascia più debole
è anche quella meno qualificata,
gli operai generici. Ecco perché la
formazione è stata giudicata fon-
damentale».
Del resto, anche chi resta in
azienda cambierà mansione, pas-
sando dai dadi alla maionese. E
non a caso l'accordo, con la sostan-
ziale protezione del % delle ri-
sorse umane, è stato approvato
dalla totalità dei dipendenti nelle
assemblee.
Il risultato è stato raggiunto
grazie alla mediazione della Regio-
ne Veneto
«Abbiamo raggiunto un impor-
tante risultato – sottolinea l’as-
sessore Elena Donazzan -. L’ac-
cordo per il rilancio produttivo
dello stabilimento di Sanguinetto
non segna una soluzione non solo
positiva per i lavoratori ma anche
qualificante. La formalizzazione
dell’accordo con tutte le parti inte-
ressate e coinvolte, non è un punto
di arrivo ma, per noi, è un punto di
partenza. Il tavolo istituzionale,
che ha dato un risultato così positi-
vo, sarà mantenuto non solo per il
monitoraggio della situazione in
riferimento agli obbiettivi e agli in-
tendimenti sottoscritti ma anche
per guardare ad un rafforzamento
di un sito produttivo così impor-
tante e sensibile. Il prossimo in-
contro è già stato fissato per il pri-
mo ottobre».
E per Mattia Losego, responsa-
bile dell’Unità di crisi regionale, «il
contesto delle relazioni sindacali in
Veneto appare molto maturo; ciò
significa che tra le aziende e le or-
ganizzazioni sindacali, a volte con
il nostro supporto, le situazioni di
difficoltà si affrontano andando ol-
tre la monetizzazione della perdita
del posto, ma guardando anche ol-
tre, in modo da approfondire even-
tuali possibilità di qualificazione e
riconversione, ragionando sul pia-
no industriale, per comprendere se
gli esuberi possano in prima battu-
ta essere riassorbiti internamente
magari tramite un adeguamento
competenze, come è stato in parte
per Unilever, e se questo non è pos-
sibile avviando un confronto sulle
condizioni per l’effettiva ricerca di
un nuovo lavoro».
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Dalla Ue i valori guida per 34 sostanze
ALIMENTI E INDICAZIONI UE
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha
completato i lavori per l’individuazione dei valori di
riferimento per la dieta di 34 nutrienti. Cominciato nel
2009, lo sforzo di revisione si è concluso con la
pubblicazione dei valori guida su sodio e cloruro. Per
la popolazione adulta 2 grammi di sodio al giorno
sono sicuri e appropriati. L’assunzione in Europa da
parte degli adulti è generalmente più elevata, e quindi
i responsabili politici dell’Ue potranno fissare
eventuali obiettivi di riduzione della sua assunzione.
ADOBE STOCK
I NUMERI
100
Posizioni
Il risultato dell’ufficio placement
di Unilever è stato un portafoglio
di 100 posizioni – dieci volte il
numero degli esuberi - che sono
state presentate ai dipendenti in
uscita, così da farli scegliere.
Dalla metà di settembre, a
scaglioni, ognuno di loro
intraprenderà un percorso di
formazione mirato di 160 ore, da
svolgere nel normale orario di
lavoro, poi si arriverà alla
decisione fondamentale, fra
l’azienda inizialmente individuata
o altre possibili opportunità che
si presenteranno