Il Sole 24 Ore - 07.09.2019

(ff) #1

Il Sole 24 Ore Sabato 7 Settembre 2019 13


Finanza & Mercati


PARTERRE




Industria dell’auto,


60 miliardi di utili in meno


Un deserto del profitto per l’industria dell’auto, alle prese con


la più grande rivoluzione mentre il settore attraversa di fatto
una fase di recessione ciclica. La causa sta nel doppio effetto

della massiccia spesa per i programmi di nuova mobilità (Ca-


se, ovvero Connected-Autonomous-Shared-Electrified), a co-
minciare dagli investimenti per i nuovi veicoli elettrici, e del

rallentamento dei mercati chiave (Cina compresa). Da qui al


 i profitti lordi dei produttori potrebbero ridursi di 
miliardi di dollari, l’Europa non crescerà in media più dell’%

(con l’Est-Russia che tirerà il gruppo forte di un +,%), e
l’Italia sarà piatta sui volumi a  milioni di veicoli all’anno

(curiosità: i Suv passeranno dal % al % del mercato entro


il , a danno delle piccole). È quanto emerge dal Global
Automotive Outlook di AlixPartners, secondo il quale la spesa

per l'elettrificazione raggiungerà i  miliardi al . L'in-


dustria investirà altri  miliardi per la guida autonoma. «Si
tratta di acque inesplorate per gli operatori», ha commentato

Dario Duse, managing director di AlixPartners. E se pensava-


te che i motori termici fossero in rapida via d’estinzione ricre-
detevi: nel  in Europa le auto elettriche in circolazione

(plug-in o a batteria) non saranno più del %. (Al.An.)


Dopo circa un anno di trattative, è stata finalizzata l’acqui-


sizione di Apollo Europe, società attiva nello sviluppo di im-
pianti di energia rinnovabile nel centro e sud Italia con sede

ad Osimo, in provincia di Ancona. L’azienda è stata compra-


ta dall’asset manager londinese NextEnergy Capital a segui-
to di un’asta competitiva che aveva inizialmente identificato

Quercus Investment Partners quale acquirente, trattativa


poi sfumata. L’operazione, che ha visto la regia dell’advisor
finanziario Vitale&Co e l’assistenza legale di Dla Piper, con-

sentirà ad Apollo Europe di continuare a installare impianti


in Italia, specialmente in Puglia dove è maggiormente pre-
sente e permetterà a NextEnergy di consolidare la propria

presenza nel mercato italiano del fotovoltaico. Gli asset ven-


duti generano energia verde per circa  megawatt installati.
Nel frattempo, sarebbe vicino anche il riassetto del

gruppo Illumia, azienda italiana che opera nel mercato
libero dell’energia elettrica e del gas e che fa capo alla fami-

glia Bernardi. Negli scorsi mesi Barclays era stata incarica-


ta di studiare opzioni strategiche e ora sarebbero iniziate
trattative serrate con il gruppo iberico Iberdrola ma anche

con altri soggetti. (C.Fe.)


Qualcuno l'ha battezzata l'ultima vendetta di Donald


Trump contro aziende americane e internazionali che osino
sfidarlo. Di certo il Dipartimento della Giustizia americano

ha improvvisamente avviato un'inchiesta antitrust contro


quattro grandi case automobilistiche che hanno di recente
firmato con la California un'intesa sulle emissioni da effet-

to serra dei veicoli. Il problema è che i requisiti sono più


severi di quelli voluti dalla Casa Bianca, che in nome della
deregulation aveva strappato piani varati sotto l'ammini-

strazione Obama. Sotto indagine, in via preliminare, sono


ora finite Ford, Volkswagen, Honda e Bmw: l’accusa è di
aver formato nei fatti un «cartello ambientalista» anti-

competitivo, concordando fra loro l’adesione a regole diver-


se rispetto alle proposte del governo centrale. Ma lo scontro
non si risolverà facilmente: la California guida una dozzina

di stati più sensibili alle emissioni, che assieme rappresen-


tano oltre un terzo del mercato americano dell'auto. La
posta in gioco è dunque alta. E per perseguire le loro strate-

gie le aziende cercano una certezza normativa, spesso parsa


ardua sotto le tempeste di tweet e azioni di Trump, assai piu'
che sconti su standard ambientali. (M. Val.)



Apollo Europe e Illumia,


operazioni in corso




La vendetta di Trump


sul cartello ambientalista


Atlantia pronta a decidere su Telepass


Quattro concorrenti rimasti in gara


M&A


La holding infrastrutturale


cederà una minoranza


entro l’autunno prossimo


Dopo una scrematura


scelti i fondi Apax, Warburg,


Partners e la cordata Fsi


Carlo Festa


MILANO


Quattro concorrenti in corsa per


Telepass, gruppo specializzato


nei sistemi di pagamento auto-


matico del pedaggio autostrada-


le, di cui attualmente Atlantia


controlla il %.


Nelle ultime ore il gruppo in-


frastrutturale della famiglia Be-


netton, che ha scelto di cedere


una minoranza del capitale,


avrebbe deciso di ammettere alla


fase successiva del processo


quattro soggetti, le cui offerte


non vincolanti sono arrivate in


estate: secondo quanto risulta al


Sole  Ore sarebbero così in cor-


sa la cordata tricolore composta


da Fsi, Sia e Generali e tre fondi di


private equity esteri. Questi ulti-


mi sarebbero Apax, Partners


Group e Warburg Pincus.


In vendita, secondo le inten-


zioni di Atlantia, ci sarebbe ap-


punto un’ampia minoranza. Si


parte da una valutazione attorno


ai  miliardi di euro dell’intero


gruppo. Il partner prescelto dovrà


condividere un progetto indu-


striale di crescita di Telepass. Do-


po un primo incontro di qualche


giorno fa, post-estivo, i vertici di


Atlantia e i consulenti si ritrove-


ranno la settimana prossima. Po-


trebbe essere decisa un’ulteriore


scrematura dei concorrenti in ga-


ra, per arrivare a scegliere il part-


ner ad inizio autunno.


Al lavoro sono i consulenti fi-


nanziari Goldman Sachs, Medio-


banca e Banca Imi. Il nuovo inve-
stitore entrerà rilevando una

quota da Atlantia, che quindi in-


casserà liquidità. Telepass è un
piccolo gioiello, cresciuto anche

all’estero negli ultimi anni. Ha


circa , milioni di clienti in Ita-
lia e in Europa.

I riflettori sono sulla progres-


sione nel tempo dei ricavi: passati
dai  milioni dl , ai  mi-

lioni del , ai  milioni del


.Nel  ha registrato ricavi
operativi per  milioni di euro,

prevalentemente costituiti dai


canoni Telepass (per  milioni
di euro), dalle quote associative

Viacard (per  milioni di euro) e


dalle opzioni premium (per 
milioni di euro).

Stessa accelerazione anche
dell’Ebitda: nel  è stato di 

milioni di euro. Era di  milioni


nel ,  milioni nel , 
milioni nel . Quindi la reddi-

tività è sempre vicina a quasi il


 per cento.
In crescita anche i clienti del-

l’azienda. Al  dicembre 


gli apparati attivi di Telepass so-
no circa , milioni (con un in-

cremento di  mila unità ri-


spetto al ). Inoltre la società
Telepass Pay, costituita nel 

e controllata al % da Tele-


pass, per ampliare l’offerta di
servizi di pagamento legati alla

mobilità sia urbana sia extra-ur-


bana, conta  mila clienti al 
dicembre .

Il perimetro del gruppo Tele-
pass include inoltre altre control-

late: cioè Urban Next, società el-


vetica che sviluppa software per
la mobilità urbana, ma anche K-

Master (attiva nei sistemi di mo-


nitoraggio e gestione delle flotte
di mezzi di autotrasporto) oltre al

% nella società Infoblu.


In termini di distribuzione ge-
ografica, Telepass è presente so-

prattutto in Italia, dove i circa


. chilometri delle autostrade
ne utilizzano i sistemi di pedag-

gio. Ma il gruppo ha accordi anche


con le autostrade in Spagna, Por-
togallo, Francia, Belgio, Polonia,

Austria, Germania, Svezia, Dani-


marca e Norvegia.
Atlantia ha acquisito nel  il

% di Telepass da Autostrade


per l'Italia (il ,%) e Autostrade
Tech (il ,%) con una valutazio-

ne di , miliardi di euro.


Tra i competitor a cui guarda-
re, per la valutazione, ci sono so-

cietà nel settore dei pagamenti


aziendali come Fleetcor, nel set-
tore dei pagamenti elettronici

come Nexi, Sia, Paypal, ma an-
che nel settore dei dati come

Cerved e TomTom, oppure gran-


di gruppi più globali come Visa
e Mastercard.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IMAGOECONOMICA

Telepass. Atlantia studia la cessione di una quota di minoranza


5G, affondo della Cina: servono condizioni eque


Carmine Fotina


ROMA


Sulla tecnologia G i rapporti Italia-


Cina toccano un nuovo picco di ten-


sione. Dopo le critiche sulla norma-


tiva italiana mosse a luglio dai vertici


dei due grandi gruppi Huawei e Zte,


ieri è stato direttamente il governo


cinese attraverso il portavoce del


ministero degli Affari esteri, Geng


Shuang, a esprimersi sull’esercizio


dei poteri speciali (il cosiddetto


«golden power») in relazione alle


forniture delle due società. «Speria-


mo che il Governo italiano aderisca


alla strategia di fiducia reciproca, co-
operazione e mutuo vantaggio» e

«fornisca un ambiente aperto, equo


e non discriminatorio per le imprese
cinesi» è stato il commento. Geng

Shuang, rispondendo nel corso del


briefing giornaliero con la stampa,
ha sottolineato che non ci sono mai

stati problemi di sicurezza e che


«Huawei e Zte hanno istituito stabi-
limenti e centri di ricerca e sviluppo

in Italia, effettuando una grande


quantità di investimenti, fornendo
posti di lavoro e contribuendo allo

sviluppo industriale e all’aggiorna-


mento delle infrastrutture».
Giovedì, nel suo primo consiglio

dei ministri, intervenendo d’urgen-


za perché sarebbero scaduti i termi-
ni di istruttorie tecniche già avviate

con il precedente esecutivo, il go-


verno Conte bis ha applicato il gol-
den power sotto forma di prescri-

zioni e condizioni per i contratti sti-


pulati da cinque operatori: Vodafo-
ne, Wind e Linkem con Huawei,

Fastweb con Zte e Tim con Huawei


(e in misura minore con Cisco). Non
c’è un veto alle operazioni dunque,

ma si richiede una serie di adempi-


menti che vanno da test periodici,
alla creazione di comitati di monito-

raggio, al coinvolgimento delle divi-


sioni security nella definizione delle
forniture, a relazioni da inviare ai

tecnici di Palazzo Chigi.


Le tensioni di luglio si riferivano
invece all’approvazione del decreto

legge che ha modificato, rafforzan-


dola, la disciplina generale «del gol-
den power», ad esempio preveden-

do sanzioni per chi non rispetta le


prescrizioni (nel caso del G si arriva
fino al doppio del valore dell’opera-

zione). Per i grandi gruppi cinesi del
G si trattava di una stretta discrimi-

natoria verso i fornitori extra Ue.


Questo provvedimento tuttavia


resterà in vigore solo fino al  set-
tembre, perché già la precedente

maggioranza aveva deciso di non


convertirlo in legge nei  giorni
previsti. Prima del cambio di gover-

no l’ipotesi era quella di recuperar-


ne i contenuti sotto forma di emen-
damenti al disegno di legge sul «pe-

rimetro di sicurezza nazionale ci-


bernetica», assegnato alla
commissione Affari costituzionali

del Senato lo scorso  agosto. Tutta-
via l’uscita di scena della Lega che si

era intestata la battaglia contro i ri-


schi del G “made in China” ora po-
trebbe cambiare lo scenario. La po-

sizione dei  Stelle sul punto è sem-


pre stata molto meno critica ed il te-
ma non sembra mai essere entrato

tra le priorità del Pd.


Per questo c’è chi è pronto a giu-
rare che del decreto di luglio resterà

poco o nulla.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

GOLDEN POWER


A


l termine di una settimana convulsa,


culminata con il giuramento del secondo
governo Conte, Piazza Affari archivia le

ultime cinque sedute con un rialzo del  per cento.


Ma il dato più evidente è quello che emerge
allargando la prospettiva di alcuni giorni: dai

minimi del  agosto l'indice Ftse Mib


(che ieri ha terminato poco mosso a
-,% andando però nel corso della

seduta a toccare quota mila punti) ha


guadagnato il ,%.
Da parte sua il mercato

obbligazionario si è mosso in perfetta


sincronia con quello azionario. Lo spread
BTp-Bund ha chiuso a  punti,

stabilizzandosi sui livelli degli ultimi
giorni. Il differenziale tra Italia e

Germania il  agosto – giorno in cui il


leader leghista Matteo Salvini ha aperto la
crisi politica – era a  punti. Il

rendimento dei BTp a  anni è passato dall',%


allo ,% ma nel corso delle ultime sedute ha
toccato quota ,%, minimo assoluto. Nel

frattempo i prezzi del decennale sono passati da 


a  punti, segnando un aumento del %.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Vito Lops


PIAZZA AFFARI RECUPERA:


+9,6% DAI MINIMI DI AGOSTO


IL RIALZO
SETTIMANALE
Il Ftse Mib
ha toccato
quota 22mila punti

+3%


I timori per Huawei e Zte


Conte potrebbe rinunciare


alla stretta sulle regole


MERCATI


IN BORSA


Atlantia, continua rally giallorosso


Continua l’ascesa di Atlantia in


Borsa. Il titolo del gruppo


infrastrutturale ha chiuso la seduta
di ieri in progresso dell’,% a ,

euro, dopo un massimo di giornata


a , euro. Le azioni hanno
cominciato a recuperare terreno

quando, a crisi di governo


conclamata, il mercato ha iniziato
a credere che il nuovo asse politico

giallorosso potesse realmente


prendere il via. E con la formazione
del nuovo esecutivo Piazza Affari

ha definitivamente mutato il


sentiment rispetto al futuro della
compagnia, ora meno correlato

alla possibilità che il governo possa


davvero procedere con la revoca
della concessione alla controllata

Autostrade per l’Italia. Con l’esito
che il cinismo degli investitori ha

spinto le azioni a ridosso di quelli


che erano i valori di Borsa di


Atlantia dell’agosto  (,
euro il  agosto), ossia prima che

la tragedia del Ponte Morandi


modificasse sensibilmente le
prospettive del gruppo.

Prospettive sulle quali, in ogni


caso, nonostante un clima politico
certamente meno aspro di qualche

settimana fa, potrebbero ancora
incidere le ripercussioni legate a

una potenziale revisione dei


termini della concessione italiana.
Aspetto che, in ogni caso, spaventa

certamente meno il mercato. Non a


caso nelle ultime cinque sedute il
titolo è salito dell’,% e ha

recuperato circa , miliardi di


euro di capitalizzazione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

La cassaforte De Benedetti cresce in Cir-Cofide


MILANO


La Fratelli De Benedetti spa si raf-


forza nel capitale della nuova Cir e


si prepara a superare il % della


nuova società che nascerà dalla fu-


sione delle storiche controllate Cir


e Cofide. Tutto questo mentre la so-


cietà di famiglia chiude l’esercizio


 con un utile in linea a quello


dello scorso anno.


Nelle ultime settimane la cassa-


forte che fa capo alla famiglia De Be-


nedetti ha perfezionato in più step


diversi acquisti su Cir e Cofide. Il


rafforzamento avviene in vista del


riassetto che ha interessato il grup-


po e che a partire dal prossimo anno


porterà a nuovi equilibri societari.
La fusione tra Cir e Cofide, annun-

ciata lo scorso marzo e approvata a


metà luglio dalle rispettive assem-
blee, darà vita da gennaio  alla

nuova Cir che sarà guidata dall’at-
tuale ceo Monica Mondardini.

L’operazione ha l’obiettivo di sem-


plificare la struttura societaria e di
governance del gruppo e di creare

una società con flottante superiore


che sarà pari al ,% contro l’attua-
le % di Cir e ,% di Cofide. In

questo quadro, La Fratelli De Bene-


detti spa, con gli ultimi acquisti per-
fezionati nel capitale delle due con-

trollate, si proietta nella nuova real-


tà ai nastri di partenza verso una
quota superiore al % del capitale

ordinario e oltre il % del capitale


votante. Quanto basta per consoli-
dare la posizione di controllo in

quella che, a partire da gennaio, rap-


presenterà la società capofila delle
attività del gruppo, da Gedi a Sogefi

e Kos. Asset che hanno garantito alla


società di famiglia di chiudere anche
l’esercizio  in utile.

In particolare La Fratelli De Be-


nedetti spa ha segnato un profitto di
, milioni di euro, in linea con il ri-

sultato registrato nel corso del 


e pari a , milioni. Gli utili della cas-
saforte del gruppo derivano princi-

palmente dalla distribuzione del di-


videndo relativo all’esercizio 
da parte della controllata Cofide. La

scelta è stata quella di destinare il


risultato d’esercizio alla riserva
straordinaria che sale così dai ,

milioni a , milioni.


Il patrimonio netto è pari a ,
milioni di euro rispetto a , mi-

lioni, mentre i debiti si riducono di


 milioni passando da  a  milio-
ni. Nel corso dell’anno l’esposizione

con gli istituti di credito è stata por-


tata da  a  milioni di euro. Si trat-
ta di debiti che erano in scadenza

quest’anno ma sono stati poi rine-


goziati spostando la chiusura oltre
l’esercizio. A fronte di questa espo-

sizione, sottolinea il documento di


bilancio, sono state date in pegno
alle banche azioni Cofide.

Il resto dell’indebitamento, pari


a circa  milioni, è invece rappre-
sentato da un finanziamento da

parte dei soci. Il % dei debiti del-


la spa è dunque oggi nei confronti
della famiglia De Benedetti. La

Fratelli De Benedetti spa è control-


lata dai tre fratelli Rodolfo (presi-
dente di Cir e partner di Decalia As-

set Management), Marco (presi-


dente di Gedi e managing director
di Carlyle Europe) ed Edoardo

(cardiochirurgo a Ginevra).


—Mar. Man.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

HOLDING


La Fratelli De Benedetti spa


chiude l’esercizio 


con utili di , milioni


LE NOTIFICHE


45


I giorni per pronunciarsi


ll decreto legge in scadenza il 9
settembre estende da 15 a 45

giorni dopo la notifica, che a sua


volta deve scattare entro dieci
giorni dalla conclusione di un

contratto o di un accordo, il


tempo entro cui il governo è
tenuto a comunicare l’eventuale

veto o le condizioni. Questo


allungamento die termini
potrebbe essere recuperato

come emendamento in altri


provvedimenti.
Più incerto il recupero di altre

norme del Dl, come quelle che


inaspriscono il sistema
sanzionatorio

I CONTI DEL 2018


4,5 milioni


Profitti in linea
La cassaforte della famiglia

De Benedetti ha segnato


nell’esercizio 2018 utili in linea
con il passato esercizio.

I profitti sono stati destinati alla


riserva straordinaria che è così
salita da 15 milioni a 19 milioni

alla fine del 2018.


16 milioni


Debiti verso banche
La società ha ridotto

l’indebitamento che scende da 56
a 51 milioni. I debiti verso le

banche si riducono così


da 21 a 16 milioni


FINCANTIERI


Massolo: «Stx,


fiduciosi che


fusione si farà»


«Su Stx siamo fiduciosi» che la


fusione si farà. «Non crediamo


di poter chiudere entro fine anno
anche se i tempi non saranno

illimitati. Stiamo lavorando per


portare a casa il risultato». Lo ha
dichiarato ieri il presidente di

Fincantieri, Giampiero Massolo,


a margine del Forum Ambrosetti
precisando che la società si sta

«adoperando per rendere la


decisione della Commissione
possibile al più presto».

«Siamo impegnati con la


Commissione Europea affinché
il nostro piano venga seguito»,

e «per quanto riguarda la


notifica pensiamo di farla
formalmente entro settembre.

Poi scatteranno i tempi


canonici che sono di un mese
per la prima fase e di tre mesi

per la seconda», ha spiegato.


© RIPRODUZIONE RISERVATA
Free download pdf