Il Sole 24 Ore Sabato 7 Settembre 2019 15
Commenti
IL NUOVO GOVERNO
M5S, I GERMI
DELL’ANTIPOLITICA
E LA COSTITUZIONE
S
i osserva acutamente, anche su queste
colonne, come la pratica di governo, in-
dipendentemente dal tipo di coalizione,
favorisca il processo di acclimatamento
istituzionale del Movimento stelle. Del
resto, questo è un fenomeno noto che si
ripete ogni volta che una forza entra nel sistema con
responsabilità dirette, nelle Camere e ancor più al
governo. Resta forte il dubbio se ciò si verifichi anche
sul fronte delle distanze costituzionali, assai meno
intaccabili dalla familiarità con le procedure e le pra-
tiche parlamentari.
La prima distanza tra i due neoalleati: il Partito
democratico porta al governo le sue radici piantate
nella Costituzione del ; il Movimento stelle di
questo sistema vorrebbe cambiare l’emblema intimo,
quello della democrazia rappresentativa. Il primo vi
accede affidandosi ai propri organi interni; il secon-
do, alla volontà degli iscritti, espressa per via telema-
tica, con modalità che la rendono peraltro incontrol-
lata e, a quanto pare, incontrollabile. Su questa con-
sultazione, sulla sua compatibilità costituzionale, si
sono soffermati studiosi della Costituzione e fre-
quentatori abituali delle istituzioni, ravvisandovi al-
cuni un’insidia per la struttura rappresentativa delle
nostre istituzioni parlamentari, altri, più pragmati-
camente, evidenziando essenzialmente il carattere
di scortesia verso il capo dello Stato per la collocazio-
ne temporale della consultazione, successiva al con-
ferimento dello stesso incarico. In realtà, proprio chi
teme per le scalfitture alla nostra macchina costitu-
zionale, avverte fortunatamente l’inadeguatezza cul-
turale di questa procedura di voto e di chi la propugna
a minacciare la nostra democrazia rappresentativa.
Si riscontra, in questa vicenda, la debolezza della vi-
sione populista, che confonde i propri elettori con la
massa degli italiani: in questo, rendendo simili a sé
i vecchi contraenti del precedente esecutivo.
Più pericolosi, per la coerenza costituzionale al-
l’interno del governo, i germi dell’attacco alla rappre-
sentanza, e all’autonomia dei parlamentari, visibili
in alcuni atti che il Movimento stelle ha già messo
in atto, per intero e in parte: tra i primi, il taglio bruta-
le dei vitalizi agli ex parlamentari, in cui spicca il fine
politico di umiliare quarant’anni e più di vita repub-
blicana, e con essi i vecchi partiti ancora fedeli al mo-
dello costituzionale della associazione politica, i loro
governi, un’Italia politica che si barcamenava assai
più dignitosamente di quelle recenti. A seguire, il
taglio dei parlamentari, casuale nelle dimensioni,
inesplicato sia nelle motivazioni (salvo quella econo-
mica, ridicola) che negli effetti, non volendo assume-
re per valido quello di allontanamento di qualche
centinaio di fannulloni dalla vita pubblica. Per coe-
renza, dovrebbe riguardare l’intera composizione
delle Camere. Uno sguardo sulla reale rappresentati-
vità di deputati e senatori avrebbe evidenziato che la
stessa non è solo scomparsa o attenuata, ma ha cam-
biato destinazione, trasferendosi dagli elettori ai ca-
pipartito. Nei quali è sgradevole, ma non infondato,
riconoscere i nuovi sovrani di una Costituzione che
nulla ha in comune con quella del .
Su questi temi, su questi scostamenti sostanziali
dall’alveo della Costituzione, è difficile intuire quale
sarà il grado di resistenza del Partito democratico; ed
è più facile temere la cedevolezza già dimostrata ne-
gli ultimi anni ad alcune istanze populistiche all’ap-
parenza, antisistemiche nella sostanza. Lo stesso ta-
glio ai numeri dei parlamentari è accettato, a condi-
zione che sia accompagnato da misure che salva-
guardino non la rappresentatività verso gli elettori
- che sembra non interessare nessuno – quanto quel-
la dei partiti. Ma, sullo sfondo, si presenterà ben pre-
sto il tema della restituzione di funzioni costituzio-
nali alle Camere, del ripristino di una convergenza
sulla ripartizione dei poteri. Funzioni al cui deperi-
mento hanno consapevolmente contribuito i partiti
di oggi e di ieri: i primi per avversione al sistema, i
secondi per mera convenienza contingente. Il proce-
dimento legislativo imperniato sulla approvazione
di maxitesti elaborati nelle sedi del governo attraver-
so un voto di fiducia, se trasformato in procedimento
ordinario, viola la Costituzione.
A poco rischia di servire, per una serena naviga-
zione di questo neonato esecutivo, una innegabile
convergenza di alcune forme di sensibilità su alcune
tematiche – quelle ambientali e sociali, ad esempio
- se il Partito democratico non si attrezzerà alla dife-
sa dei nodi costituzionali, al momento delegati in via
esclusiva al super-impegnato capo dello Stato.
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di Montesquieu
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PERCHÉ DOBBIAMO AIUTARE I MEDICI A CAMBIARE
L
a mancata percezione
del Servizio sanitario
nazionale (Ssn) come
bene comune che ri-
chiede da parte di tutti
una grande attenzione
alla solidarietà, è all’origine delle
sue difficoltà crescenti. Ogni in-
tervento non necessario, infatti,
rappresenta un depauperamento
delle risorse comuni e quindi una
minore disponibilità per gli inter-
venti necessari a chi ne ha vera-
mente bisogno.
Il medico, che è il principale at-
tore del Servizio sanitario nazio-
nale, è parte importante del pro-
blema. I medici di medicina gene-
rale lavorano spesso in modo in-
dividuale anziché, come in molti
casi, riunire le forze con altri me-
dici per assicurare un ambulato-
rio disponibile e ben organizzato
per evitare l’ingorgo dei Pronto
soccorso.
Anche nelle strutture ospeda-
liere manca molto spesso il lavoro
d’équipe. Ognuno esercita bene il
suo ruolo, ma non c’è collega-
mento per cui il povero paziente
specie se è anziano rischia di do-
ver assumere - farmaci al
giorno senza che sappia, a causa
delle interazioni e delle tossicità,
se alla fine avrà un vantaggio o un
danno. Come possiamo interpre-
tare oggi affermazioni spesso fat-
te in buona fede del tipo «libertà
di prescrizione» oppure «agire
secondo scienza e coscienza»?
Certamente le situazioni sono
cambiate: la medicina è in rapida
evoluzione ed è difficile seguirne
gli sviluppi spesso contraddittori
e perciò difficili da interpretare.
Quanto tempo ha oggi il medico
per studiare? Molto poco e dove
studia? Quali sono i punti di rife-
rimento? Quali indicazioni ha
avuto dalla formazione universi-
taria per rispondere a queste do-
mande? In realtà è l’industria,
non solo farmaceutica, che deci-
de cosa deve sapere attraverso
strumenti diretti come gli ag-
giornamenti portati dagli infor-
matori farmaceutici o attraverso
la sponsorizzazione dei congres-
si scientifici oppure la cosiddetta
Ecm (Educazione continua in
medicina) che è obbligatoria, ma
non ha sanzioni.
A livello indiretto, poi, esiste
tutta una serie di condiziona-
menti che avvengono attraverso
i social network che influenzano
non solo i medici, ma anche gli
assistiti. Si inventano termini co-
me “prediabete” per far percepire
situazioni di malattia per persone
che sono sane e avrebbero biso-
gno solo di migliori stili di vita.
Quanti medici per esercitare la
loro libertà secondo scienza e co-
scienza sono al corrente delle in-
terazioni fra farmaci di tipo meta-
bolico o funzionale? E se lo sanno
quanti informano il paziente per
avere un consenso? Il mercato
propaganda e amplifica i benefici,
ma chi si occupa di far conoscere
i danni indotti dai farmaci? Non
esistono farmaci innocui. Il mer-
cato tende anche a far dimentica-
re una parola che è diventata ob-
soleta: prevenzione. Un termine
fondamentale per la sostenibilità
del Servizio sanitario nazionale.
Chi se ne occupa? Dovrebbe di-
ventare la preoccupazione di ogni
medico perché evitare le malattie
dovrebbe essere la principale
aspirazione del medico nell’inte-
resse dei suoi pazienti e per la so-
stenibilità del Ssn.
Sarebbe assolutamente ingiu-
sto attribuire la responsabilità di
tutto ciò solo ai medici. Le loro
rappresentanze, siano gli Ordini
dei medici, la loro Federazione o
gli Organismi sindacali, sono po-
co sensibili a questi problemi e
scarsamente efficaci nel prospet-
tarli al Governo e ai politici. I me-
dici andrebbero più protetti nel-
l’interesse generale per evitare
che utilizzino in modo eccessivo
la cosiddetta medicina difensiva
che tende a fare tutto e di più per
non essere trascinati in tribunale
da pazienti che spesso chiedono
di Silvio Garattini
INVESTIRE NELLA CULTURA
PER CREARE RICCHEZZA E LAVORO
A
ll’interno della pa-
rola “Cultura” ne è
contenuta un’altra
che rappresenta
una delle sue più
importanti funzio-
ni, la parola “Cura”. Bisogna dav-
vero prendersi cura dell’Italia, e
per farlo è necessario porre al
centro dell’azione di governo
l’istruzione e la cultura, non solo
quale sintesi di antichi valori e si-
gnificati tradizionali, ma come
investimento per il futuro del-
l’Italia, vero volano economico e
creatore di ricchezza e lavoro.
Ecco perché è da qui che biso-
gna ripartire. E non servono ef-
fetti speciali, ministri superstar,
irrealizzabili piani Marshall. Ba-
sta metterci un po’ la testa, a
partire da Palazzo Chigi, e so-
stenere il buon lavoro dei mini-
steri di questi ultimi anni, con
più risorse e più attenzione. Ba-
sta mettere la scuola, l’educa-
zione, la cultura in cima alle
priorità di questo esecutivo, per
marcare la novità.
1
Siamo ultimi in Europa – ulti-
mi, lo ripetiamo – per percen-
tuale di popolazione dai ai
anni con in mano un titolo di stu-
dio terziario, vale a dire almeno
una laurea. L’unico Paese in cui i
laureati sono meno del % della
popolazione.
2
Siamo l’unico Paese tra i
grandi d’Europa ad aver visto
decrescere, negli ultimi dieci an-
ni, gli occupati in posti ad alta
specializzazione. Uno di quelli in
cui le professioni con qualifica
medio-alta non arrivano nem-
meno a coprire il % dei posti
disponibili.
3
Siamo terzultimi in Europa,
davanti solo a Romania e
Slovacchia, per risorse umane
impiegate nella scienza e nella
tecnologia.
4
Pur essendo di gran lunga il
Paese europeo che vanta più
siti Unesco (e primi al mondo ex
aequo con la Cina), solo un italia-
no su cinque visita un sito cultu-
rale almeno una volta l’anno. Tra
i grandi Paesi europei, nessuno fa
peggio di noi.
5
L’Italia è tra i dieci peggiori
Paesi europei per percentuale
di cittadini che leggono almeno
un libro l’anno. Solo quattro ita-
liani su dieci, nell’arco di un anno,
leggono un libro per motivi non
scolastici o professionali, e l’Italia
è l’unico dei grandi Paesi europei
nel quale il fatturato per abitante
dell’editoria libraria è inferiore
alla media europea.
La fonte di tutti i dati è il Rap-
porto Istat sulla conoscenza .
Potremmo continuare fino a cin-
quecento, ma ci fermiamo qui.
Ecco cosa siamo diventati, noi che
dovremmo essere – che ci raccon-
tiamo di essere – culla e faro della
cultura europea.
Faro sì, ma fanalino di coda.
Ma siamo anche un Paese che
è diventato la quarta economia
europea grazie alle sue persone,
alle sue intelligenze, individuali
e collettive. E, senza troppe false
modestie, siamo diventati uno
dei più grandi Paesi al mondo
grazie alla nostra capacità di tra-
sformare la cultura in valore
economico e sociale.
Pertanto, ci piacerebbe:
che le scuole a tempo pieno
possano essere una realtà comu-
ne a tutto il Paese e non una delle
principali linee di frattura tra
Nord e Sud;
che la spesa pubblica in istru-
zione arrivi a superare il % del
Pil, o almeno si avvicini alla so-
glia della media europea (,%),
invece di scendere dal % del
al ,% del (fonte:
Commissione europea, Educa-
tion and Training Monitor - Italy
), confermandoci ancora una
volta fanalino di coda tra i grandi
Paesi europei – a proposito di
nuovo umanesimo;
che aumenti, e molto, l’investi-
mento nella ricerca di base e ap-
plicata delle università italiane,
per la quale spendiamo meno
oggi di quanto spendevamo ven-
t’anni fa, all’inizio del nuovo
millennio;
che sia dato un forte sostegno
all’impresa creativa e culturale
fatta di musei, teatri, filiere au-
diovisive e musicali, che attira
turisti da tutto il mondo e che ol-
tre a generare valore economico,
offre un importantissimo contri-
buto nel rammendare il tessuto
sociale delle nostre città;
che il turismo non sia un setto-
re di cui parlare nei convegni solo
come un’opportunità, o un pro-
l’impossibile coadiuvati da avvo-
cati poco scrupolosi. Sarebbe in
questo senso fondamentale
un’assicurazione per tutti gli ope-
ratori sanitari promossa dal Ser-
vizio sanitario nazionale per
scongiurare le anomalie della
medicina difensiva.
Un altro intervento importan-
te, che dovrebbe essere un dovere
dello Stato, è la necessità assolu-
ta di una informazione indipen-
dente oggi completamente as-
sente. È veramente incredibile
che non vi sia una informazione
priva di conflitti di interesse.
Analogamente dovrebbe essere
finanziata in modo adeguato la
ricerca indipendente a cui ideal-
mente far partecipare tutti i me-
dici sui temi che non sono ovvia-
mente di interesse dell’ industria
farmaceutica: l’ottimizzazione
delle dosi e della durata delle te-
rapie, gli studi clinici comparativi
per farmaci con analoghe indica-
zioni terapeutiche, gli studi sulle
malattie rare e così via.
In conclusione il medico oggi
deve cambiare registro perché so-
no cambiati i termini del suo rap-
porto con il paziente essendo di-
venuto un rapporto a tre per la
presenza del Ssn.
Presidente Istituto di ricerche
farmacologiche Mario Negri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
blema, o per decidere in quale
ministero collocarne gli uffici;
che lo sport sia considerato
parte integrante della nostra eco-
nomia, e non un compartimento
stagno invalicabile che non fac-
cia sistema con le altre risorse di
crescita del Paese;
che il mondo dell’agricoltura e
del cibo sia davvero considerato
patrimonio essenziale della no-
stra cultura, da tutelare e valoriz-
zare nel mondo;
che le città siano al centro del-
l’azione innovatrice e pulsante di
un nuovo modello di sviluppo
sostenibile e virtuoso;
che le aree interne del nostro
Paese siano in grado di ricostru-
ire il loro tessuto sociale ed eco-
nomico a partire dalla cultura
come risorsa fondamentale di
qualità della vita, di sviluppo
imprenditoriale, di costruzione
di un progetto di futuro in cui
riconoscersi.
Fate delle scuole e delle uni-
versità, dei musei e dei teatri le
chiese e le cattedrali dello Stato
Italiano, i segni tangibili della sua
presenza territoriale, i luoghi rea-
li e simbolici che definiscono la
presenza, il presidio e il valore
della cultura e dell’educazione
per questo Paese.
Restituite all’Italia la sua risor-
sa più preziosa, la sua linfa vitale,
la sua intelligenza, e restituirete
all’Italia un popolo consapevole e
una classe dirigente adeguate a
governare tutto il resto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il documento.
Cultura Italiae,
l’associazione
presieduta da
Angelo Argento,
ha scritto una
lettera aperta al
presidente della
Repubblica e al
presidente del
Consiglio per dare
nuovo slancio
all’ambito
culturale del
nostro Paese.
Oltre 500
personalità, i cui
nomi sono
pubblicati sul sito
web del Sole,
hanno già firmato
il documento che
pubblichiamo.
SCUOLE, MUSEI,
UNIVERSITÀ
E TEATRI DEVONO
DIVENTARE
LE CATTEDRALI
DELLO STATO
IL SOLE 24 ORE
4 SETTEMBRE
Silvio Garattini è
intervenuto su
queste colonne
per denunciare il
fatto che nel
corso degli anni
«il Ssn ha tradito
se stesso perché
ha perso una delle
sue
caratteristiche:
l’equità
dell’accesso».
IL MERCATO
TENDE A FARE
DIMENTICARE
UNA PAROLA
FONDAMENTALE:
PREVENZIONE