Il Sole 24 Ore Sabato 7 Settembre 2019 17
Mondo
LA GIORNATA
La bulgara Kristalina Georgieva ha
da ieri due ostacoli in meno per es-
sere nominata direttore generale
del Fondo monetario internazio-
nale. George Osborne - ex ministro
delle Finanze britannico candidato
dal Regno Unito in contrapposi-
zione agli altri Paesi europei - si è
ritirato dalla contesa dopo aver ve-
rificato la mancanza di consensi a
suo favore. Inoltre il bo-
ard dei governatori, il
più alto organo decisio-
nale del Fondo, che com-
prende un rappresen-
tante per ogni Paese, ha
deciso di eliminare dallo
statuto il limite massimo
di età che le avrebbe im-
pedito di essere nomi-
nata. Kristalina Georgie-
va, nata a Sofia nel ,
è la candidata scelta dai Paesi della
Ue dopo lunghi negoziati. Dal
è direttore generale della Banca
mondiale e per alcuni mesi nel
ne è stata presidente ad inte-
rim; tra il e il è stata vice-
presidente della Commissione
Juncker. Dopo il ritiro di Osborne
l’economista bulgara non sembra
avere rivali: le candidature si sono
chiuse ieri. Nel patto
non scritto con Washin-
gton, l’Europa ha sem-
pre avuto la guida del-
l’Fmi mentre agli Usa
spetta la Banca mondia-
le. Un patto che tuttavia
non è ben visto dai Paesi
emergenti e che deve re-
sistere alla prova di Do-
nald Trump.
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La Camera dei Lord ha approvato
ieri la legge studiata dall’opposizio-
ne laburista per impedire un’uscita
della Gran Bretagna dall’Unione Eu-
ropea senza un accordo, che lunedì
dovrebbe ricevere il necessario si-
gillo reale. Se non ci sarà un accordo
dell’ultima ora con Bruxelles, la nor-
ma costringe Boris Johnson a chie-
dere alla Ue un rinvio di Brexit oltre
il ottobre. Il premier si rifiuta di
farlo e insiste per un’usci-
ta nella data prevista. Lu-
nedì Johnson intende ri-
presentare in Parlamento
la richiesta di elezioni an-
ticipate il ottobre, che
rischia però di essere boc-
ciata per la seconda volta
dai deputati. Ieri infatti i
laburisti hanno confer-
mato l’alleanza con altri partiti di
opposizione per votare contro la
mozione o astenersi per non conce-
dere al premier il necessario soste-
gno di due terzi dei deputati. Il Par-
lamento poi dovrà chiudere, in se-
guito alla controversa decisione di
Johnson di sospenderlo per cinque
settimane. Unica nota positiva per
Johnson al termine di una settimana
di sconfitte la sentenza del giudice
che ieri ha respinto la cau-
sa intentata dall’attivista
Gina Miller con il soste-
gno dell’ex premier con-
servatore John Major. Se-
condo il giudice la deci-
sione di sospendere il
Parlamento è legittima.
—N.D.I.
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Settimana nera.
Il premier
Boris Johnson
DOPO IL RITIRO DI OSBORNE
Si rafforza la candidatura
di Georgieva all’Fmi
JOHNSON INSISTE PER NUOVE ELEZIONI
Brexit, anche la Camera dei Lord
approva la legge contro il no deal
66
L’ETÀ DELLA
CANDIDATA
L’Fmi ha tolto
dal suo statuto
il limite dei 65
anni di età
al momento della
nomima per poter
diventare
direttore generale
Spiragli tra Washington e Teheran
Il Pentagono apre alle trattative
LA PARTITA IRANIANA
Nonostante l’Iran abbia
dato avvio alla terza fase
di arricchimento dell’uranio
Non è escluso un incontro
di alto livello a margine
dell’assemblea dell’Onu
Roberto Bongiorni
Proprio nel momento in cui
l’escalation tra Iran e Stati Uniti
stava subendo un’accelerazione,
le parole pronunciate ieri dal Se-
gretario americano alla Difesa,
Mark Esper, hanno aperto un
nuovo spiraglio di speranza.
Da Londra il capo del Penta-
gono ha dichiarato: «Sembra
che l’Iran si stia dirigendo verso
un terreno dove potremmo ave-
re dei colloqui e speriamo che
ciò si svolga».
Le parole di Esper seguono di
due giorni quelle del presidente
americano Donald Trump. Il
quale aveva risposto con un “tut-
to è possibile” alla domanda in
merito ad un ipotetico incontro
tra i presidenti di Stati Uniti ed
Iran a margine della Assemblea
generale delle Nazioni Unite che
si terrà a New York a partire dal
settembre.
Quasi che i due belligeranti
avessero compreso che, prose-
guendo su questa linea, la situa-
zione possa davvero sfuggire loro
di mano, con conseguenze poten-
zialmente catastrofiche, il braccio
di ferro sta vivendo un periodo di
cattive notizie alternato a notizie
piuttosto positive.
Dalle speranze di Biarritz alla
realtà il risveglio non era stato
certo felice. Sono passati solo
giorni dal vertice del G, dove il
presidente francese Emmanuel
Macron aveva annunciato un im-
minente faccia a faccia tra i presi-
denti di Stati Uniti ed Iran, eppure
le cose sono andate solo peggio-
rando. L’Iran ha proseguito con le
sue violazioni dell’accordo nucle-
are abbandonato dagli Usa nel
maggio del . Di più. Ieri Tehe-
ran ha annunciato di aver dato il
via alla terza fase, vale a dire a
quell’aumento delle centrifughe
che agli occhi di Usa e Israele è un
passo inaccettabile. La prima fa-
se, accerta in luglio, era stata l’au-
mento delle scorte di uranio, la
seconda l’arricchimento del mi-
nerale ad una gradazione del ,%
(e la possibilità di portarla presto
al %), rispetto al ,% previsto
dall’accordo. Passi che preoccu-
pano, e non di poco, i Paesi euro-
pei ancora decisi a salvaguardare
l’accordo firmato nell’estate del
dal gruppo + e l’Iran.
In verità, già il giorno dopo il
vertice di Biarritz il presidente
iraniano Hassan Rouhani aveva
ridimensionato le speranze con
una pre-condizione: prima gli
Stati Uniti rimuovono le sanzioni
e poi ci si siede al tavolo delle trat-
tative. Vale a dire l’esatto contra-
rio di quanto auspicato da Trump.
Poco dopo l’Iran ha fatto sapere di
essere disponibile ad incontri
multilaterali, ma mai a confronti
diretti con il loro storico nemico.
Tutto come prima? Anzi, tutto
peggio di prima?
In verità il lavoro diplomatico
dietro le quinte è sempre andato
avanti. Il nuovo asse franco-ira-
niano, portato avanti da un Ma-
cron particolarmente attivo,
sembra possa dare i suoi frutti. La
linea del presidente francese è
determinata: riportare l’Iran a ri-
spettare l’accordo sul nucleare,
sedersi ad un tavolo negoziale, ed
eventualmente trovare il modo di
pervenire ad un nuovo accordo.
Per venire incontro alle richieste
di aiuto dell’Iran, la cui economia
è in piena recessione a causa delle
sanzioni (le esportazioni di greg-
gio sono diminuite quasi
dell'%), la Francia ha messo sul
piatto una linea di credito da
miliardi di dollari (sempreché
Teheran torni a rispettare l'ac-
cordo), garantita da vendite pe-
trolifere. Il presidente iraniano
da parte sua ha “concesso” due
mesi di tempo alla diplomazia
europea per trovare un modo di
salvare l'accordo.
Se Macron si erge a paladino
internazionale dell’accordo sul
nucleare, Trump continua a voler
mostrare i muscoli. La sua strate-
gia resta la “tolleranza zero” nei
confronti di Teheran per costrin-
gere il regime a rinegoziare un
nuovo accordo, sicuramente me-
no favorevole. I miliardi propo-
sti dalla Francia vanno nella dire-
zione opposta a questa linea. In-
fastidito, Trump non ha autoriz-
zato la proposta francese – come
vorrebbe Parigi - ma non l'ha
nemmeno respinta.
Peraltro la strategia sanziona-
toria della Casa Bianca pare non
avere fine. L'ultimo round è piut-
tosto ampio: sanzioni per centi-
naia di milioni di dollari contro
una rete di compagnie, navi e per-
sone accusate di aver venduto
greggio alla Siria, compagnie
spesso gestite dai Guardiani della
rivoluzione islamica. E sanzioni
contro l'Agenzia spaziale, il Cen-
tro di ricerca spaziale e l'Istituto
di ricerche astronomiche irania-
ne. Gli occhi di tutto il mondo so-
no ora puntati su New York.
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L’attesa. Una fermata di autobus a Teheran. Le sanzioni americane stanno mettendo alla prova l’economia iraniana
REUTERS
LE INTESE ALLE SPALLE
Gli impegni del 2015
Le tensioni tra Iran e Stati Uniti sono
tornate sopra il livello di guardia lo
scorso anno, quando Donald Trump
ha abbandonato l’accordo
internazionale del 2015 in cui
Teheran aveva concordato con Usa,
Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna
e Germania un ridimensionamento
del proprio programma nucleare in
cambio dell’allentamento delle
sanzioni. Lasciate le intese,
Washington ha rilanciato e
intensificato le restrizioni contro
l’Iran che in risposta ha avviato una
serie di passi indietro rispetto agli
impegni presi: l’ultimo, ieri, riguarda
l’utilizzo delle centrifughe per
l’arricchimento dell’uranio.