Libero - 09.09.2019

(Darren Dugan) #1
In alto, la nomade che si
trova agli arresti domiciliari
in una villa abusiva del
campo rom e che aveva
augurato a Salvini di
prendersi un proiettile in
testa. Il ministro l’aveva
definita “zingaraccia”,
scatenando l’ennesima
polemica sul suo modo di
esprimersi. A fianco, la casa
dove dimora la signora e
un’altra villa abusiva
fotografata dall’alto da un
mezzo dei carabinieri.
L’insediamento è spesso
teatro di retate delle forze
dell’ordine: molti degli ospiti
hanno subito una serie
infinita di arresti

MASSIMO SANVITO


■Ce li vediamo già coi bic-
chieri colmi di vino in ma-
no e i piatti tipici della cuci-
na gitana sulla tavola, tra vil-
le coi capitelli in marmo e
roulotte più modeste, per
brindare all’addio di Salvini
al Viminale. Un po’ come
quando la maestra severa
se ne va per lasciar posto a
qualcuno di più morbido e
gli scolaretti esultano pen-
sando che potranno fare ca-
sino senza qualcuno che gli
imponga regole. Via Matteo
e i rom ballano, magari sul-
le note di musiche zingare
che pompano dagli stereo a
tutto volume. «Salvini non
c’è più? Oh, che bello! Stase-
ra festeggio, bevo vino!». Il
sequel, dal campo nomadi
più famoso d’Italia (vi ricor-
date la storia della “zinga-
raccia”?) è servito.Liberoè
andato in via Monte Bisbi-
no, al confine tra Milano e
Baranzate, per raccogliere
le voci degli abitanti del
campo e ne è uscita una car-
rellata di perle degne dei mi-
gliori film comici.
Ci sono due vedette all’ini-
zio della strada che porta al-
la fila di villette e baracche
costruite abusivamente ne-
gli anni ’80: sono due bam-
bini dalla carnagione oliva-
stra, basta uno sguardo e il
cancellone della villazza col
porticato stile tempio greco
viene chiuso col lucchetto.
È la dimora della rom agli
arresti domiciliari (in una
casa abusiva!) che a fine lu-
glio disse senza problemi:
«Salvini si merita un proietti-
le in testa». Ne nacque un
tormentone a mezzo stam-
pa e social, col ministro
dell’Interno che la chiamò
“zingaraccia”, prometten-
do di smantellare il campo
con la ruspa, e la sinistra
che si stracciò le vesti per-
ché, si sa, è più grave dare
della “zingaraccia” a una
pregiudicata abusiva piutto-
sto che minacciare di morte
un esponente delle istituzio-
ni. Punti di (s)vista.


NEL FORTINO

I bambini-vedetta fanno
la spola tra le case del cam-
po, avvisano tutti della pre-
senza dei giornalisti, men-
tre dalla villa della discordia
esce una giovane ragazza: è
la figlia della “zingaraccia”.
Le bocche sono cucite.
«Mia mamma sta dormen-
do. Salvini? Se non c’è più


fa niente, a noi non cam-
bia». Profilo basso e zero po-
lemiche, la scottatura bru-
cia ancora. Poco più avanti,
fuori dal recinto di una rou-
lotte c’è un omaccione in
ciabatte che si definisce
“zingaro” senza troppi giri

di parole, parla di controlli
quotidiani della polizia, di
pregiudicati che pullulano
nel campo «ma anche a
Quarto Oggiaro ce ne sono»
e di Beppe Sala che da com-
missario Expo (lì a due pas-
si) «ci aveva detto di stare

tranquilli». E a proposito de-
gli insulti all’ormai ex mini-
stro: «La signora ha sbaglia-
to, quella sera sarà stata
ubriaca o drogata. Ma Salvi-
ni non può toccare le nostre
case, questi terreni li abbia-
mo comprati. Il nuovo go-

verno? Poco ci cambia».

DISCRIMINATI?

Omette di dire che quegli
spazi non erano edificabili,
ma è solo un dettaglio visto
il delirio che segue. Sale in

cattedra una rom coi capelli
biondi, quella del vino per
brindare al cambio di guar-
dia al Viminale. «Salvini è
un razzista, sempre contro
gli immigrati, i negri (sì, pro-
prio così) e gli zingari: ven-
ga qui se vuole buttarci giù
le case». Intanto spuntano
altre donne, accompagnate
da bambini in sella a bici
del bike sharing comunale.
Di uomini adulti non se ne
vedono, a parte quelli che
passano nel vialetto a bor-
do di macchinoni con tar-
ghe serbe. Ma se gli abusi
edilizi sono conclamati, per-
ché quelle abitazioni devo-
no rimanere in piedi? Per-
ché i rom non possono met-
tersi in coda nelle graduato-
rie per gli alloggi popolari?
«Preferiamo rimanere qui,
così gli italiani non ci insul-
tano se prendiamo il loro
posto». Ah, che benefatto-
ri...
L’aria è cambiata sia den-
tro che fuori dai campi: c’è
un clima di festa perché Sal-
vini non c’è più, ma anche
un senso di impunità che si
traduce in altre minacce. Ba-
sta pensare a quanto succes-
so nei giorni scorsi alla sta-
zione ferroviaria di Rimini,
quando una rom sulla cin-
quantina ha aggredito sen-
za motivo alcuni senzatetto
che si stavano rifocillando
grazie ai pasti distribuiti dal-
la Croce Rossa. Ha preso
per i capelli una clochard
trascinandola a terra per ru-
barle il telefono e ha colpito
a calci sulla schiena il suo
compagno per strappagli le
tre collane che aveva addos-
so. La polizia l’ha arrestata e
sapete lei cosa ha detto agli
agenti? «Adesso che Salvini
non c'è più, noi zingari ve la
facciamo pagare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

BALDORIA ROM


Via Salvini, niente ruspe


Nelle ville dei nomadi


partono i festeggiamenti


Nel villaggio che ospita la “zingaraccia” che aveva minacciato


di morte il leader leghista si celebra la caduta del governo


«Matteo è andato? Bene, era un razzista. Stasera mi ubriaco»


(^8) lunedì
9 settembre
2019
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