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Trump cancella i colloqui di pace con i taleban
Annullato il vertice storico. La decisione dopo l’attentato che ha fatto 14 vittime, incluso un militare Usa
GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT
Stava per esserci un altro Camp
David. Un accordo storico per
mettere fine a 18 anni di guerra
in Afghanistan. E anche per sug-
gellare le capacità di «grande
negoziatore» di Donald
Trump. Ma è stato lo stesso pre-
sidente americano a fermare
tutto a poche ore dal suo verti-
ce «segreto» con «importanti
leader» dei taleban. Una dele-
gazione era arrivata negli Stati
Uniti a incontrare il capo della
Casa Bianca e il presidente af-
ghano Ashraf Ghani, nel Mary-
land. Strette di mano che sareb-
bero rimaste negli annali. Poi,
nella notte fra sabato e domeni-
ca, è arrivato il tweet, fulmi-
neo. «Sfortunatamente, con l’il-
lusione di costruirsi una posi-
zione di forza - scriveva Trump
- i taleban hanno rivendicato
un attacco a Kabul che ha ucci-
so uno dei nostri grandi soldati.
Ho immediatamente cancella-
to l’incontro e annullato i nego-
ziati di pace. Che genere di gen-
te ucciderebbe così tante perso-
ne per cercare di rafforzarsi?».
L’attentato a cui si riferiva è
stato condotto giovedì scorso.
Quattordici le vittime, compre-
si un militare statunitense e
uno romeno. I taleban lo aveva-
no rivendicato subito. Si senti-
vano sicuri, con l’accordo or-
mai definito in tredici mesi di
negoziati in Qatar, e pronti a
chiedere di più, il ritiro totale
delle truppe Nato, che ha anco-
ra 17 mila uomini nel Paese.
L’intesa però non piaceva né al
governo afghano né a mezza
Casa Bianca. A Trump è stato
fatto notare anche un altro ele-
mento, e cioè la trasmissione di
un «documentario» sull’emit-
tente talebana Al-Emara che
esaltava l’11 settembre come
«uno schiaffo in pieno volto
all’America». A tre giorni
dall’anniversario del più grave
massacro terroristico sul suolo
statunitense, era troppo.
È stato lo stesso Pompeo a
riassumere la nuova situazio-
ne. «I colloqui di pace – ha pun-
tualizzato – sono sospesi. Gli
Stati Uniti continueranno a te-
nere sotto pressione i taleban
perché assumano impegni pre-
cisi». Poi ha aggiunto di ritene-
re il negoziato «morto, per ades-
so». L’inviato speciale della Ca-
sa Bianca, Zalmay Khalilzad, è
stato richiamato in America. È
uno dei protagonisti delle trat-
tative, cominciate in segreto a
Doha nel luglio del 2018. Kha-
lilzad, un pashtun come i tale-
ban, ha anche cittadinanza af-
ghana. Aveva persino cercato
di scalzare l’ex presidente Ha-
mid Karzai alle elezioni del
2009, prima di essere stoppato
da Barack Obama.
Con Trump ha avuto carta
bianca. Ha portato al tavolo dei
colloqui un big talebano, Abdul
Ghani Baradar, ex braccio de-
stro del defunto Mullah Omar.
E ha trovato l’accordo. Via
5400 soldati americani entro
135 giorni, chiusura di cinque
basi, poi negoziati diretti fra Ka-
bul e gli studenti barbuti per ar-
rivare a un governo «di unità na-
zionale». Gli islamisti, che han-
no governato con il terrore il
Paese dal 1996 al 2001 e protet-
to Osama bin Laden, si erano
impegnati a loro volta a com-
battere Al-Qaeda e l’Isis e a non
attaccare mai più l’America.
Promesse poco credibili dopo
la nuova offensiva contro la cit-
tà di Kunduz e due attentati in
una settimana.
I taleban non digerivamo il
fatto che Trump alla fine aveva
deciso di mantenere un contin-
gente di 8600 uomini. Hanno
forzato e hanno ottenuto il ri-
sultato opposto. Il più sollevato
è il presidente Ghani. «Una ve-
ra pace – ha puntualizzato - sa-
rà possibile soltanto quanto i ta-
leban bloccheranno la violen-
za». Non credeva nell’accordo
e temeva di fare la stessa fine
dell’ultimo presidente «sovieti-
co», Mohammed Najibullah,
torturato e ucciso nel 1996, do-
po che gli era stata garantita
l’immunità. Anche gli oltranzi-
sti talebani si sono mostrati sod-
disfatti. E sono tornati alle mi-
nacce: «Arriveranno molti ter-
roristi, gli Usa perderanno cre-
dibilità e diverrà più visibile la
loro posizione contro la pace».
La guerra «infinita», oltre 100
mila morti, continua. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Le tappe dei negoziati
LA GUERRA IN AFGHANISTAN
2.
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