La Stampa - 09.09.2019

(avery) #1

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Johnson perde i pezzi, ma sale nei sondaggi

Oggi in vigore la legge che blocca l’uscita senza accordo, se non la rispetta Boris rischia il carcere

ALESSANDRA RIZZO
LONDRA
Se una settimana è un tempo
molto lungo in politica, a Bo-
ris Johnson quella passata,
tra sconfitte parlamentari, ri-
volte e dimissioni, sarà sem-
brata eterna. E la prossima po-
trebbe essere, se non altret-
tanto drammatica, decisiva
per il futuro del primo mini-
stro britannico e della Brexit.
Oggi il testo di legge che mira
a evitare un divorzio dall’U-
nione Europea senza accordo
e chiedere un rinvio dovreb-
be essere promulgato, attra-

verso il cosiddetto «assenso
reale». La legge pone il pre-
mier in rotta di collisione con
il suo Parlamento, che l’ha ap-
provata contro il suo volere.
Johnson, che ha giurato di
concludere la Brexit entro la
scandenza del 31 ottobre, ha
addirittura paventato di di-
sobbedire, in quello che sareb-
be uno scontro costituzionale
senza precedenti. «Mettere-
mo alla prova questa legge fi-
no al limite estremo di quello
che chiede e non chiede», ha
detto ieri il ministro degli Este-
ri Raab, falco della Brexit. Il

governo cercherà ogni spira-
glio per aggirare la legge, ma
Johnson potrebbe finire in tri-
bunale se decidesse di non ri-
spettarla, e, secondo alcuni
esperti, addirittura in galera.
Le alternative a disposizio-
ne di Johnson per uscire
dall’impasse sono sempre di
meno. Il premier è stato mes-
so all’angolo dai deputati che
si sono coalizzati per approva-
re la legge in tempi strettissi-
mi, prima della sospensione
del Parlamento decisa dal go-
verno a partire da questa setti-
mana. A nulla è servita la mi-

naccia di espulsioni, puntual-
mente mantenuta. Anzi, il pu-
gno di ferro ha convinto il mi-
nistro del Lavoro Amber
Rudd, volto moderato del go-
verno, a dimettersi. Anche la
contromossa di Johnson,
chiedere elezioni anticipate il
15 ottobre, è stata neutraliz-
zata: serve il voto di due terzi
dei deputati e le opposizioni
hanno detto no. Oggi John-
son ci riprova con un nuovo
voto parlamentare, ma il La-
bour, d'intesa con gli altri par-
titi di opposizione, ha già fat-
to sapere che il risultato non

cambierà: vogliono essere si-
curi che il rischio del «no
deal» sia scongiurato. «Non
mi fido del primo ministro»,
ha detto il laburista McDon-
nell, braccio destro del lea-
der Corbyn. L'unica via per
arrivare alle elezioni, per
Johnson, potrebbe essere
quella delle dimissioni. Ma-
gari attraverso la mossa sur-
reale di indire un voto di sfi-
ducia contro se stesso.
Oggi il premier è atteso a
Dublino per un incontro
con il Primo Ministro irlan-
dese Leo Varadkar, per di-

scutere del problema princi-
pale nel lungo addio di Lon-
dra alla Ue: quello del confi-
ne fisico in Irlanda. Sono
già previste manifestazioni
contro Johnson.
Ma non tutto è perduto. Il
premier si presenta come l’uo-
mo che vuole la Brexit contro
tutto e tutti, le elezioni antici-
pate prima o poi ci saranno e i
sondaggi gli danno ragione:
secondo YouGov, i Tory sono
al 35%, con il Labour al 21%, i
LibDem al 19% e il Brexit Par-
ty di Farage al 12%. —
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MARCO ZATTERIN
INVIATO A CERNOBBIO

«S

ì, vogliamo usci-
re il primo no-
vembre e farlo
con un accor-
do». Stephen Paul Barclay, con-
servatore, 47enne di Lytham St
Annes, ha lo sguardo luminoso
e il tono sicuro di chi non consi-
dera il fallimento un’opzione.
Dal gennaio 2018 è il segreta-
rio di Stato britannico per la
Brexit, missione che ne ha mas-
simizzato la qualità di ricalcia-
re la palla a centrocampo ogni
volta che la difesa è sotto attac-
co. «Il nostro impegno è que-
sto», dice come se la tempesta
in cui il premier Boris Johnson,
i conservatori e tutto il regno di
Elisabetta s’è cacciato, non lo
toccasse: «Stiamo negoziando
su ogni fronte, certi che se non
ci fosse un accordo sarebbe una
sconfitta per tutti quanti».
Camicia bianca, brizzolato,
aria serena, cravatta sobria, Bar-
clay ha occupato per 24 ore una
suite al primo piano dell’Hotel
del Forum Ambrosetti per tasta-
re il polso all’élite economica ita-
liana sull’eurodivorzio d’Oltre-
manica. Quasi tutti vorrebbero
non succedesse. Eppure l’uomo
che negozia con l’Europa giura
che di restare non se ne parla,
per nulla toccato delle preoccu-
pazioni europee e dal governo
che perde i pezzi.
Mettiamo che usciate. Che
succederà agli italiani che ri-
siedono nel Regno Unito?
«In 700mila hanno scelto di vive-
re nel Regno Unito. Sono molto
importanti, per noi. Abbiamo
predisposto un "settlement sche-
me" al quale avranno tempo di
aderire sino alla fine del 2020. È
una cosa che vorrei facesse an-
che il governo italiano, che im-
pone ai britannici di regolare la

situazione entro ottobre».
Come mai? Immagino che
glielo abbiate chiesto...
«Sinora non lo hanno fatto,
ma ora c’è un nuovo governo.
Visto che riconosciamo il valo-
re dei cittadini che abitano da
noi, speriamo che l’Italia fac-
cia lo stesso con i nostri».
Cosa accadrà in futuro? Ci
vorrà un visto per i turisti?
«La situazione non cambierà
per le visite di breve durata.
Ma questo è uno dei problemi
che non si porrà se chiudere-
mo un patto con l’Europa, per-
ché in tal caso lo status quo per
i cittadini non sarà toccato.
Per questo che dico che un’inte-
sa è nell’interesse britannico
come in quello italiano»
Come pensa di arrivarci?
«La questione è giungere al
"deal" e avere una soluzione
per l’Irlanda del Nord che riflet-
ta il fatto che il "backstop" (il
meccanismo del patto con la
Ue per evitare un confine rigi-
do tra Eire e Nord, nda) è stato
bocciato tre volte dal parlamen-
to. Si tratta di proteggere l’inte-
grità del mercato unico e dell’ac-
cordo di Belfast, senza cercare
di intrappolare il Regno Unito in
allineamenti legislativi che, nei
fatti, non consentirebbero di
uscire dall’Unione come è stato
democraticamente votato dal
popolo britannico. Questa è la
sfida che ci attende».
E davvero fattibile?
«Lo è. Serve pensiero creativo
e flessibilità a Bruxelles come
ne abbiamo avuta a Londra».
Sul serio l’Europa vi sta facen-
do pagare cara la Brexit?
«Riconosciamo che è stata una
nostra decisione. Ma impun-
tarsi sul backstop rischia di por-
tare a una uscita senza accor-
do che solleverebbe tutte le
questioni di cui abbiamo appe-
na parlato, per i cittadini e per
le imprese».
Gli attori dell’economia italia-

na vogliono che restiate.
«Rispettano la nostra volontà.
Invocano certezze e una proro-
ga non gliele darebbe, soprat-
tutto quando i laburisti inten-
dono negoziare un accordo e
poi votargli contro. Auspicano
che ci sia un’intesa:aiuterebbe
l’ingegneria di precisione che
pesa il 16% dell’export italia-
no verso il Regno Unito, come
la pasta, che vale il 70% del

mercato britannico».
Amber Rubb se ne è andata.
Dice che volete il "no deal".
«Amber è una donna di grande
talento, ho lavorato a lungo
con lei. La preoccupazione con-
divisa anche da un certo nume-
ro di parlamentari nasce nel
sentire dire pubblicamente dal-
la Commissione che loro sono
pronti a essere aperti, flessibili
e creativi, mentre dietro le quin-

te ogni singola proposta viene
bocciata perché non incontra
volani per l’Irlanda, cioè niente
confini, integrità del mercato
interno e allineamento regola-
mentare per il Nord e il Sud.
Amber è stata persuasa dai brie-
fing privati di Bruxelles».
La Borsa di Milano è unita a
Londra. In caso di «no deal» ri-
schiate di perderla.
«La partnership è forte. Alcuni

mesi lo Stock Exchange ha fir-
mato una cooperazione con
Shangai. I cinesi riconoscono
che l’accesso al capitale ai costi
più bassi è cruciale. I mercati so-
no globali, travalicano ciò che
succede solo in Europa. Così la
stessa ragione che ha persuaso
i cinesi ad abbassare le barriere
dovrebbe convincere gli Stati
membri a fare lo stesso». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

STEPHEN PAUL BARCLAY
SEGRETARIO DI STATO
BRITANNICO PER LA BREXIT

AP

L’ADDIO ALL’UNIONE

STEPHEN PAUL BARCLAY Segretario di Stato britannico per la Brexit


“Eviteremo il no deal

L’intesa con Bruxelles

è ancora possibile”

La questione
è giungere al "deal"
e avere una soluzione
per il confine
con l’Irlanda

Stiamo negoziando
su ogni fronte, certi
che se non ci fosse
un accordo sarebbe
una sconfitta per tutti

Per i 700mila italiani
che vivono nel Regno
Unito abbiamo
un piano: sono
importanti per noi Una manifestazione di fronte al parlamento di Londra contro l’uscita del Regno Unito dall’Europa

INTERVISTA

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