Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1

I


ncredibile ma vero,
molti dei big dell’epoca
declinarono l’invito.
Ai  Beatles fu chiesto
ovviamente di partecipare,
ma John Lennon pretese
che si esibisse anche
sua moglie Yoko Ono.
Con il “No, grazie” degli
organizzatori tutto saltò.
I Doors, sempre alle
prese con le denunce
che collezionava Jim
Morrison per oscenità,
vilipendio della
religione, ingiurie verso
il presidente e la polizia,
non presero nemmeno in
considerazione il festival.
L’assenza dei Led Zeppelin,
la rock band seconda
ormai solo ai Rolling
Stones – impegnati in tour
–, fu decisa da Peter Grant,
il loro manager.
No pesanti. Bob Dylan
rifiutò e decise di esibirsi
a un altro straordinario
evento, il festival dell’Isola
di Wight, in Gran Bretagna,
che si svolse pochi giorni
dopo (il 31 agosto). I Procol
Harum disertarono invece
perché reduci da un lungo
tour e per la nascita del
figlio di Robin Trower,
il leader della band.
I Jethro Tull rifiutarono
perché Ian Anderson,
leader del gruppo, seppur
conscio della grandezza
dell’evento, nutriva una
profonda avversione verso
gli hippy. Lo stesso bassista
della band, Glenn Cornick,
fu allontanato quando
Anderson scoprì che “si
drogava” (fumava erba).

minuscola cittadina rurale a 70 km da Woodstock
e 160 da New York, anche se con una spesa
decuplicata. Le autorità locali vollero essere
rassicurate sul fatto che l’affluenza non avrebbe
superato le 50mila persone. Le rassicurazioni
arrivarono, l’accordo si fece, i fatti furono ben
diversi: i circa 6 ettari della tenuta vennero invasi
da 400mila ragazzi, che lì si accamparono alla
bell’e meglio e vissero tre giorni di musica, sesso
e Lsd.

UN SERPENTONE METALLICO.
Organizzare un evento simile non fu impresa da
poco. L’idea di far pagare un biglietto tramontò
presto, divorata dal serpentone metallico di auto,
moto, furgoni e furgoncini, biciclette, sidecar
e camioncini che spazzarono via ogni ostacolo
che si frapponeva a quello che si annunciava
come il festival dei festival. A fronte della
certezza di un devastante bagno economico, gli
organizzatori nutrivano molte incertezze sulla
possibilità di diffondere in modo fedele il suono
in uno spazio così grande. Come raggiungere
anche quelli che erano distanti centinaia di
metri dal palco? L’ingegnere del suono assicurò
che tre trasformatori di corrente e 16 gruppi
di altoparlanti avrebbero garantito una buona
qualità per almeno 200mila spettatori. Spettatori
che furono poi oltre il doppio, ma grazie al buon

lavoro svolto, non ci furono problemi. I problemi,
quelli veri, furono di altra natura, a cominciare
da quelli sanitari e degli approvvigionamenti
alimentari.

LA BOMBA JIMI HENDRIX. Gli abitanti
di Bethel erano inferociti per quell’invasione e
l’unico cronista presente, Barnard Collier del New
York Times, fu invitato da più parti a condannare
dalle colonne del più autorevole giornale del
mondo quel raduno senza controllo, dove
circolavano impunemente droga e sesso libero.
Per non dire dei disagi causati per una viabilità
sconvolta e intasata. Ma Collier andò per la sua
strada e nella sua narrazione sottolineò come
quelle parole, “pace e musica”, fossero state
rispettate per tutti i tre giorni. Gli unici incidenti
registrati furono la morte per overdose di un
eroinomane e quella di un giovane investito da
un trattore mentre dormiva in un campo. Per
contro, ci furono due nascite.
Insomma, tutto filò liscio, considerando il
mezzo milione di persone riversatosi nella
proprietà di Max Yasgur, che in una intervista
spese belle parole per i ragazzi di quella
nuova gioventù. «Se ci ispirassimo a loro»,
disse, «potremmo superare i veri problemi
dell’America». Iconograficamente, il Festival di
Woodstock è rappresentato da Jimi Hendrix, il

I ragazzi facevano il bagno nudi nello stagno della tenuta. E c’era fango ovunque


Soul Sacrifice
Carlos Santana (il primo a sinistra) con
la sua band. Tutti, chi più chi meno,
erano sotto l’effetto della mescalina.

I grandi
assenti

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