Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1
Le star
sul palco

I


n tutti, furono 33 i concerti
che si tennero nella
leggendaria kermesse.
Ad aprire il festival fu
Richie Havens, la cui
interpretazione di Freedom
è passata alla storia della
musica. Arlo Guthrie e
Joan Baez (al sesto mese
di gravidanza) chiusero la
sezione dedicata al genere
folk dopo molte altre star.
A scaldare la marea umana
devota del rock ci pensò
Santana, col giovanissimo
batterista Mike Shrieve
che diede a Soul Sacrifice
un’impronta tribale con
un travolgente assolo.
Canned Heat e Mountain
precedettero una Janis
Joplin in grande forma, che
si strappò davvero il cuore
con Piece of my Heart.
No alla guerra. Toccò
poi a Creedence
Clearwater Revival e Who,
la cui performance fu
caratterizzata da un episodio
particolare. Abbie Hoffman,
leader del movimento hippy,
salì sul palco e, dopo essersi
impadronito del microfono,
urlò che quella era solo
«Shit!». Dopo gli Who (la
cui presenza fu frutto di
una lunga ed estenuante
trattativa economica),
fu la volta dei Jefferson
Airplaine, che incarnavano
la contestazione dei giovani
americani alla guerra in
Vietnam. La domenica fu
segnata dal rock travolgente
dei Ten Years After e dalle
quattro chitarre fronte palco
di Crosby, Stills, Nash &
Young.

più grande chitarrista di tutti i
tempi, che si esibì alle prime luci
del lunedì, cioè in una coda non
prevista della tre giorni, mentre
il popolo rock smobilitava. Jimi
chiuse la kermesse con una
versione dissacrante dell’inno
americano: due ore di esplosioni
e lamenti riprodotti dalla sua
chitarra che imitava il fragore
delle bombe che stavano
sconvolgendo il Vietnam. Sarebbe
morto poco più di un anno dopo.

L’ONDA D’URTO. L’onda
d’urto della kermesse si diffuse
in modo clamoroso grazie
al documentario di Michael
Wadleingh Woodstock - Tre giorni di pace,
amore e musica, che raccontò quel festival in
oltre tre ore di montaggio e ricco di interviste
e aneddoti. In Italia, in un tempo segnato
ancora da una televisione in rigoroso bianco e
nero e due sole reti Rai, quel film rappresentò
una sorta di educazione sentimentale per
molti teenager dell’epoca. Per la prima volta si
ebbe modo di “vedere” dal vivo, cioè in modo
dinamico e non solo in fotografia, le star della
musica internazionale che incarnavano le nuove

I ragazzi facevano il bagno nudi nello stagno della tenuta. E c’era fango ovunque


tendenze musicali e culturali. Per i giovani
italiani che, come gli altri dei Paesi occidentali,
stavano vivendo il loro Sessantotto, Woodstock
rappresentò l’atto di chiusura di un’epoca, non
il trampolino verso una nuova. Pochi mesi dopo,
il 12 dicembre 1969, la strage di Piazza Fontana
inaugurò quella che sarebbe passata alla Storia
come strategia della tensione.
Sotto quella bomba morirono 17 persone e i
sogni “peace and love” di una generazione di
italiani. •

Una festa per tutti
In alto e sotto, due foto
scattate fra il pubblico
di giovanissimi che
affluirono da ogni angolo
degli Stati Uniti: furono
venduti 186mila biglietti,
ma alla fine l’evento fu
aperto a tutti.

SHUTTERSTOCK

THE LIFE PICTURE COLLECTION VIA GETTY IMAGES
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