Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1
EDIMBURGO 20 DICEMBRE 1846

A


h, il buon vecchio puzzo d’ospedale!
Non so se l’avete presente, quell’odore
inconfondibile di carne marcia... A noi
del mestiere piace, significa che è cominciata
una nuova giornata di lavoro. Questa mattina
sono uscito con calma di casa: sopra il
completo marrone ho indossato la redingote
e il cilindro, ho baciato mia moglie e mi sono
tuffato nell’aria fredda di fine dicembre. Sono
arrivato a piedi al Royal Infirmary di Edimburgo,
l’ospedale in cui lavoro come assistente del
celebre dottor Robert Liston. È un chirurgo
eccezionale, il migliore di tutta la Gran Bretagna.
Oh, ma eccolo... mi viene incontro correndo,
con le code del frac che gli svolazzano dietro:
“Signor Syme, mi aiuti: dobbiamo riacciuffare
un paziente!”. Perplesso, lo seguo a passo
svelto: “È lì, si è chiuso in quell’armadio!”, ci dice
un’infermiera. Liston butta giù l’anta a spallate
e trascina fuori il poveretto. “Ditemi come si fa a
scappare dal tavolo operatorio...”, borbotta.
Tempo 5 minuti, il paziente è legato al tavolo
di legno dell’anfiteatro anatomico. Ha gli
occhi sbarrati dal terrore, mentre un paio di
energumeni lo tengono fermo. La sega è
sporca e incrostata di sangue e pus: la ripulisco
con un panno, poi passo il coltello a Liston.
Senza esitazioni. Domani eseguiremo la
prima operazione in Europa sotto anestesia.
Utilizzeremo quello che il mio mentore
chiama “il trucco yankee”: l’etere. È un metodo
inventato negli Stati Uniti: se dovesse andar
bene, almeno avremo eliminato il problema
del dolore... ma oggi questo poveretto perderà
il braccio come tutti gli altri: da sveglio.
“Cronometratemi, signori”, dice Liston,
interrompendo il corso dei miei pensieri.
Estraggo l’orologio dalla tasca: il suo record
per l’amputazione è di due minuti e mezzo.
Anche se una volta, preso dalla velocità, tagliò
i testicoli del paziente, insieme alla gamba.
Do il via all’operazione: un folto pubblico
osserva la scena dalle gradinate. Il paziente ha
lanciato un urlo disperato al primo affondo,
ma le sue grida diventano via via più flebili.
Io sto bene attento a non fare la fine del
mio collega, un giovane assistente a cui
Liston ha reciso per errore tre dita, durante
un’operazione. Che volete, sono i rischi del
mestiere. Ma in quell’occasione andò tutto
storto: uno spettatore morì di paura e anche
il paziente e l’assistente non se la cavarono,
colpiti da gangrena ospedaliera. Capita di
frequente qui, anche se non ne abbiamo
capito ancora il motivo.

CHIRURGO DELL’


Accidenti, un grumo mi è rimasto attaccato ai
pantaloni: chi la sente mia moglie, stasera!
Fatali inconvenienti. Il tempo di darmi
una ripulita e poi mi tocca l’obitorio: devo
dissezionare il cadavere di una donna. È arrivata
in condizioni critiche ed è morta poche ore
dopo: dobbiamo capire che cosa l’ha uccisa.
Prendo il bisturi e incido il corpo violaceo,

Con un ultimo colpo di sega, il braccio reciso
cade a terra. Liston appoggia lo strumento sul
vassoio, accanto al coltello insanguinato con
cui ha cominciato, poi brucia il moncone con il
cauterio rovente. “Fatto!”, esclama soddisfatto.
Ma oggi niente record. Il paziente è svenuto
e intorno c’è tantissimo sangue, che un
assistente cerca di lavar via con una spugna.

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S


UNA GIORNATA DA...
A cura di Maria Leonarda Leone. Illustrazione di Claudio Prati
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