Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1

Attori, filosofi e giocolieri:


tra le file dei potenti guerrieri


macedoni c’erano anche loro.


Per rendere le lunghe marce


e la vita di accampamento utili


e divertenti. di Federica Campanelli


Tra i


SOLDATI


di Alessandro


N


ella primavera del 334 a.C., Alessandro
III di Macedonia, detto “il Grande”,
avviò una delle più imponenti imprese
militari della Storia: la conquista
dell’Impero persiano, esteso dall’Asia Minore
all’India, ossia fino ai confini del mondo allora
conosciuto. Il condottiero macedone assoggettò
quello sterminato territorio in poco più di
un decennio, forte di un poderoso esercito –
plasmato a suo tempo dal padre Filippo II – che
contava circa 40mila unità. Tuttavia, se qualcuno
avesse assistito in prima persona alla partenza
di quell’impavida carovana militare diretta verso
Oriente, avrebbe notato un numero ben più
elevato di uomini. Tra le file dei combattenti,
c’era infatti una schiera altrettanto numerosa
di “ausiliari civili”: artigiani, filosofi, ingegneri,
scienziati e persino attori, atleti e indovini.
Un’umanità variegata chiamata a “riempire”
la vita dei guerrieri macedoni tra una battaglia e
l’altra, e che a suo modo partecipò al successo
della spedizione.

UN’ARMATA DI STUDIOSI. Uno degli
aspetti più singolari della spedizione del 334 a.C.
fu il grande spiegamento di risorse intellettuali.
“Si trattava in primo luogo di filosofi e uomini
di lettere”, ha raccontato l’archeologo e filologo
francese Paul Faure (1916-2007) nell’ormai
classico La vita quotidiana degli eserciti di
Alessandro Magno (Bur). “Tra loro, spiccava la

figura di Callistene di Olinto, cugino di Aristotele,
filosofo, naturalista e storiografo delle campagne
militari; o quella di Onesicrito, uomo d’azione e
marinaio che scrisse una storia romanzata della
spedizione”. Dopotutto, non c’era occasione
migliore di una spedizione ai confini del mondo
per conoscere nuove culture e contesti naturali.
Tra le altre cose, l’esercito alessandrino entrò
per la prima volta in contatto con i “gimnosofisti”
indiani (letteralmente: “sapienti nudi”), asceti
fino ad allora sconosciuti in Occidente che
conducevano vita eremitica. Accanto ai letterati,
prese inoltre parte alla spedizione un numero
imprecisato di scienziati, il cui scopo era
raccogliere e studiare esemplari vegetali, animali
o minerali ignoti nel mondo ellenico. Alessandro
dimostrò quindi una notevole sensibilità verso la
conoscenza. Una simile “dedizione” la si ritroverà
forse solo in Napoleone Bonaparte, che 22 secoli
dopo coinvolgerà nella sua campagna d’Egitto
oltre 150 studiosi tra naturalisti e archeologi. Altro
elemento di originalità dell’esercito macedone,
in un secolo in cui la meccanica e l’ingegneria
militare andavano incontro a un grande sviluppo,
era la presenza di un “genio militare” in piena
regola, fatto di ingegneri, fabbri e carpentieri
adibiti alla realizzazione delle macchine d’assalto.

TRA MEDICI E CIABATTINI. Negli
accampamenti macedoni non potevano mancare
efficienti ospedali da campo dedicati al servizio

DISEGNI DI ANTONIO MOLINO (6)


Addestrati
I soldati di
Alessandro Magno
(356-323 a.C.,
in alto a destra) si
tenevano in forma
con l’hoplitodromos,
una gara di corsa
che si disputava
nudi ma con
le armi. Nella
ricostruzione, gli
scudi in primo
piano mostrano
l’effigie di Eracle,
mitico eroe greco,
e, più dietro, quella
di Alessandro
ritratto nei panni di
un re persiano.

MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY

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S
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