Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1

M


olti millenni fa,
mentre lungo il Nilo
splendeva la civiltà
egizia e tra le sponde
del Tigri e dell’Eufrate fioriva quella
mesopotamica, tra l’odierno Pakistan
e l’India Nord-occidentale, nella valle
di un altro storico fiume, l’Indo,
muoveva i suoi primi passi una terza
grande civiltà, più estesa di tutte dal
punto di vista geografico, eppure
meno nota. Tecnologicamente evoluta
e artisticamente raffinata, raggiunse il
proprio apogeo tra il III e il II millennio
a.C., per poi sparire dalla scena.
Una fine rapida e avvolta tuttora nel
mistero.
Per poter avanzare ipotesi sul declino
di quella che passerà alla Storia come
“civiltà della Valle dell’Indo”, bisogna
tornare indietro di circa 5mila anni, a
quando tutto iniziò.

ALLE ORIGINI. Attorno alla
seconda metà del IV millennio a.C.
svariate comunità nell’area del
subcontinente indiano entrarono
in contatto dando vita a un
complesso culturale omogeneo. I
Vallindi iniziarono a realizzare vasti
agglomerati urbani, sia lungo le
sponde dell’Indo e dei suoi affluenti
sia in prossimità di altri corsi
d’acqua, come il Sarasvati (non più
esistente), tanto che si parla anche di
“civiltà dell’Indo-Sarasvati”. Oppure
di “civiltà di Harappa”, dal nome
del primo centro abitato scoperto
in epoca moderna. Venuto alla luce
nel 1856, durante i lavori per la
costruzione dell’East Indian Railway
(ferrovia realizzata dai britannici),
divenne oggetto di scavi solo dagli
anni Venti del XX secolo, così come
un’altra grande città, Mohenjo-daro,
oggi patrimonio Unesco.
Oltre a queste due capitali –
fiorite dal 2600 a.C. e che ebbero
fino a 100mila abitanti – la civiltà
della Valle dell’Indo edificò più di
mille centri urbani, di cui non sono
rimaste tracce. E questo
nonostante città e villaggi abbiano

MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY

SCOMPARSA


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