Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1
Le case erano dotate di
toilette con risciacquo
(le prime della Storia)
collegate con reti
fognarie sotterranee.

Le città dei Vallindi
ospitavano fino a 50mila
abitanti, in case e
condomini a due piani,
con una progettazione
urbanistica che metteva
in primo piano l’igiene.

Indoari, gli infiltrati


C


oagulo di genti
nomadi dell’Asia
Centrale, gli Arii
(dal sanscrito áriya,
“signore”), o Indoari, nel
II millennio a.C. mossero
dall’altopiano iranico
verso il subcontinente
indiano, subentrando
alla civiltà della Valle
dell’Indo (a destra, due
loro reperti). All’interno
di un più ampio
processo migratorio,
la penetrazione iniziò

attorno al 1700
a.C. e durò secoli.
Non fu una vera
“invasione”: pur
abili guerrieri ed
esperti nell’uso
del carro da
guerra, s’insediarono
gradualmente.
Eredità. La loro società si
fondò poi sulla divisione
in caste (varna) e sulla
diffusione del sanscrito
(derivato dall’idioma
degli Indoari e tuttora

lingua letteraria in India). I
nuovi venuti recuperarono
anche elementi della civiltà
dell’Indo, come la cura
dell’igiene e le abluzioni
rituali, fondamentali
nell’induismo, diffusosi
anch’esso con gli Indoari.

oltre alle rappresentazioni sacre
spiccano quelle di piante e animali
nonché alcune misteriose scritte
tuttora indecifrate. Gli studiosi hanno
isolato circa 400 segni (incluse le
varianti di uno stesso carattere)
notando che la quasi totalità delle
iscrizioni, presenti anche su molti
vasi di ceramica, non supera i 5
caratteri. Si potrebbe perciò trattare
di una specie di ideogrammi
oppure di un qualche sistema
d’identificazione di persone e merci:
una sorta di “etichettatura” in cui
a ogni soggetto erano assegnati
determinati simboli. Tuttavia, è
possibile che siano esistiti anche testi
più articolati, andati perduti.
Se anche le iscrizioni rimandassero
a un vero linguaggio, questo
deriverebbe verosimilmente da un


gruppo linguistico estinto, ed è quindi
difficile trovare un idioma “parente”
da usare come elemento di paragone
per avviare una decifrazione. Il mistero
di questa scrittura rischia dunque di
rimanere tale, così come quello che più
appassiona gli storici: perché la civiltà
della Valle dell’Indo andò incontro alla
fine, quasi all’improvviso?

OSCURA SCOMPARSA. Fu più
o meno a partire dal 1900 a.C. che
le città iniziarono a svuotarsi, e
nel giro di un paio di secoli molte
finirono del tutto abbandonate (in
molti si misero in marcia verso est),
mentre i centri agricoli rimasero
attivi per più tempo. La ragione?
Inizialmente gli studiosi pensarono a
un’invasione straniera, per esempio
da parte degli Indoari (v. riquadro
sopra) che, partendo dalle alture
dell’Iran, penetrarono in effetti in
terra indiana, radicandovi le proprie
tradizioni. Ma ciò avvenne quando
il tramonto della civiltà dell’Indo era
già in fase avanzata.
Un’altra possibile causa è stata
individuata in un mutamento climatico
che avrebbe inaridito l’ambiente,
prosciugando i fiumi e innescando
estesi movimenti migratori che
ridussero la popolazione utile al
sostentamento della civiltà. Ma anche
in tal caso non ci sono certezze.
Semmai, un altro sconvolgimento
ecologico, connesso a movimenti
tettonici, potrebbe aver provocato uno
spostamento del corso di alcuni fiumi,
rendendo così fertili altre terre. Ad
accelerare il tracollo, potrebbe essere
stato infine il declino di alcune vie
commerciali “internazionali”.
Qualunque sia stato il motivo
della scomparsa della civiltà

della Valle dell’Indo, è però certo che
in pochi secoli si perse la memoria del
suo splendore, anche se alcuni elementi
culturali, come la non violenza, si
ritroveranno nella successiva storia
indiana. E oggi, dopo il recupero
archeologico iniziato nel secolo scorso,
in molti sono in attesa di nuove
scoperte sugli antichi e misteriosi
abitanti del subcontinente indiano. •

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BRIDGEMAN IMAGES

Enigmatica
La statuetta vallinda detta
“Re-sacerdote” e trovata
a Mohenjo-Daro (Pakistan).
Non si sa chi rappresenti.
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