Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1

foto (a dire il vero, poco distinguibile)
dell’Arca, ha affidato il racconto di
questa sua sensazionale avventura alle
pagine di un libro: L’Arca dell’Alleanza.
Il Tabernacolo di Dio. Diario di una
scoperta. L’uomo racconta anche di
come, al cospetto di quell’oggetto,
avesse sofferto di strani e dolorosi ronzii
alle orecchie. Tornò in patria deciso a
tenere il segreto per sé e solo dopo anni
si decise a mettere nero su bianco la sua
esperienza. Che però non è verificabile.


LA VIA DELLO ZIMBABWE.
Nel dibattito si è inserito anche
l’orientalista britannico
Tudor Parfitt, convinto che
una sorta di tamburo con il
fondo bruciacchiato, «come
se fosse stato attraversato
da una palla di cannone»,
abbandonato su uno scaffale
del Museo di Scienze umane
ad Harare nello Zimbabwe,
sia la traccia più plausibile
dello scrigno che conteneva
le Tavole della legge di
Mosè. Questo tamburo
cerimoniale, detto Ngoma


lungundu, avrebbe per la tribù Lemba
le stesse proprietà dell’Arca.
La cosa stupefacente è che le indagini
genetiche sui Lemba li vedrebbero
imparentati alle tribù israelitiche
protagoniste dell’Esodo. Fu proprio
Parfitt nel 1999 a individuare i Lemba
come diretti discendenti della stirpe
sacerdotale israelita, i Cohen. Da questo
punto di partenza ha approfondito
le tradizioni orali dei Lemba, in cui
ricorre un oggetto a forma di tamburo
utilizzato per custodire oggetti rituali
e montato su staffe inserite in appositi
anelli – proprio come viene descritta

l’Arca – troppo sacro per toccare terra
e in grado di decimare i nemici. Parfitt
ha raccolto anche le affermazioni di un
anziano Lemba che sostiene che l’Arca
«veniva dal tempio a Gerusalemme.
L’abbiamo portata fino qui in Africa».
Il misterioso tamburo però, secondo
la datazione al carbonio 14, risale
al 1350 d.C. Parfitt spiega così la
discrepanza: la tradizione Lemba
sostiene che lo Ngoma originale si
sarebbe distrutto da sé circa 400 anni fa
e sarebbe stato ricostruito dai sacerdoti
della tribù con i suoi resti.
Quello dell’Arca dell’Alleanza rimane
dunque un terreno nel quale
fede, storia e archeologia
si intrecciano, senza però
dare risposte. Trovare
l’Arca forse è una battaglia
persa: le tesi della Bibbia
sono state contraddette;
alcuni fatti storici sembrano
trovare riscontro; altri indizi
fanno pensare che l’Arca
possa essere effettivamente
esistita. Ma forse resterà
solo un simbolo, una
pulsione ideale e di ricerca. •

La regina e Salomone


C


hi era la Regina di Saba? Anche se la
storicità della sua figura è controversa,
di lei parlano la Bibbia, il Corano e il libro
sacro etiope, il Kebra Negast. Il suo regno
coinciderebbe con l’attuale Yemen e il
racconto più noto che la riguarda è quello
biblico, che la vuole impegnata nel mettere
alla prova la proverbiale saggezza di
Salomone con infinite questioni. Secondo
i musulmani invece l’incontro (sotto, “visto”
in un quadro ottocentesco) avrebbe avuto
come esito la conversione all’islam della
regina, in arabo chiamata Bilqis.
Capostipite. Il nome che le dà il Kebra
Negast è invece Macheda e nel racconto
etiope la regina va oltre. Sposa Salomone
e dà alla luce Menelik I, considerato
il fondatore della nazione etiope e il
capostipite della dinastia che regnò sul
Paese da quel momento fino agli Anni ’70
del Novecento, la più antica e longeva di
tutto il mondo.

Arma letale
In un quadro dell’800
i Filistei restituiscono
l’Arca dell’Alleanza agli
Israeliti. Secondo la
Bibbia aveva portato
loro troppe disgrazie.

La chiesa di Santa Maria di Sion ad Axum (Etiopia). L’Arca è qui?

ALAMY/IPA

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