Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1

Dalla caduta del Terzo Reich


è iniziata la ricerca del


fantasmagorico bottino di guerra


disseminato dai nazisti nei luoghi


più improbabili. Leggenda o verità?


di Marco Consoli

E


ra il 9 aprile 1941 quando i
tedeschi entrarono a Salonicco,
città greca soprannominata la
Gerusalemme dei Balcani, dove
vivevano più di 50mila ebrei. A partire
dal luglio 1942 i gerarchi ordinarono in
città massicce persecuzioni antisemite,
umiliazioni collettive e rastrellamenti.
Nel giro di due anni gli ebrei furono
tutti confinati in un ghetto e il 15 marzo
1943 partì il primo treno della morte:
destinazione Auschwitz-Birkenau.
Meno di 2mila sopravvissero alla
Shoah. Approfittando del clima di
terrore che regnava in città, il “re di
Salonicco” Max Merten, responsabile
dell’amministrazione nazista, racimolò
una fortuna: la comunità ebraica gli
versò 1,9 miliardi di dracme in contanti,
oro e gioielli (quantificabile oggi in
circa 70 milioni di dollari) in cambio
della promessa di avere alleviate le
sofferenze nei campi di lavoro. 

COLPITO E AFFONDATO. Per
non spartire il suo tesoretto col Reich,
Merten organizzò un nascondiglio in
grande stile. Caricò una cinquantina
di casse su un sottomarino – unico
modo per sfuggire a navi e aerei – e
le fece portare nel Peloponneso. Qui,
furono trasbordate in gran segreto sul
peschereccio Sofia, affondato su ordine
del gerarca nazista in un punto preciso
del Mediterraneo di cui aveva indicato
le coordinate.
Finita la guerra, Merten riparò in
Germania, per aspettare che le acque
si calmassero. Ma nel 1958 ormai
scalpitava per riprendersi il bottino e
fece ritorno in Grecia. Troppo presto:
l’ex ufficiale della Wehrmacht venne
arrestato e condannato per aver
ordinato il massacro di quasi 50mila
ebrei dopo averli depredati di ogni
bene. E fu così che Merten nel 1959
finì in prigione ad Atene. Ma che fine

Passo falso
Max Merten
ammanettato durante
il processo in Grecia
per crimini di guerra il
2 febbraio 1959.

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