La Stampa - 13.09.2019

(Romina) #1

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PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A NEW YORK

L’amministrazione Trump
può rifiutare l’accesso negli
Stati Uniti ai rifugiati che
chiedono asilo, se non lo han-
no fatto nel primo Paese at-
traversato durante la loro fu-
ga. Lo ha stabilito in via tem-
poranea la Corte Suprema,
in attesa che la questione
completi il suo iter giudizia-
rio. Così ha dato al capo della
Casa Bianca un successo che
ha un doppio valore: il primo
è la possibilità di applicare su-
bito le nuove misure; il se-
condo ha un potenziale im-
patto di lungo termine, per-
ché è la dimostrazione che
la maggioranza conservatri-
ce consolidata da Trump
con le nomine dei giudici
Gorsuch e Kavanaugh si sta
mobilitando per difendere
le sue politiche.

La nuova regola
Migliaia di persone ogni an-
no attraversano i Paesi dell’A-
merica Centrale e il Messico
per andare a chiedere asilo
negli Usa. La maggior parte
sono sudamericani, ma alcu-
ni sono anche africani o asia-
tici. Una volta arrivati al con-
fine si consegnano agli agen-
ti di frontiera, e così inizia il
procedimento per verificare
se hanno diritto all’accoglien-
za. Il primo esame è quello
della «credible fear», ossia il
timore credibile di essere per-
seguitati nella regione d’ori-
gine. Finora quasi tutti i ri-
chiedenti passavano questa
scrematura, ma Trump ha de-
ciso che per poter presentare
la domanda di asilo, bisogna
averla fatta prima in almeno
uno dei Paesi attraversati per
arrivare al confine Usa. Chi
non ha adempiuto a questa
clausola può essere mandato
indietro subito. Lo scopo è li-
mitare il numero dei richie-
denti, scoraggiarli ad intra-
prendere il viaggio verso gli
Usa, e spingerli a fermarsi pri-
ma. Al momento, secondo il
Commissario dell’agenzia
Customs and Border Protec-
tion, Mark Morgan, circa
45.000 persone sono state ri-
mandate in Messico.
A luglio il giudice Jon Ti-
gar del 9th U.S. Circuit Court
of Appeals di San Francisco
ha bloccato questa pratica,
giudicandola non costituzio-
nale. Poco dopo i suoi colle-
ghi hanno limitato la sua sen-
tenza, chiarendo che si appli-
ca solo agli Stati di California
e Arizona, dove il tribunale
di San Francisco ha la giuri-
sdizione. Lunedì Tigar ha im-
posto un altro bando nazio-
nale, i colleghi lo hanno nuo-
vamente limitato, e allora la
Corte Suprema è intervenu-
ta, stabilendo che la misura
voluta da Trump potrà entra-
re in vigore su base tempora-

nea in tutto il Paese. I magi-
strati liberal Ruth Bader Gin-
sburg e Sonia Sotomayor si
sono opposti, accusando l’e-
secutivo di voler cancellare
«pratiche consolidate da
tempo sui rifugiati che cer-
cano protezione dalla perse-
cuzione».
«BIG United States Supre-
me Court WIN for the Border
on Asylum!», grande vittoria

sul tema dell’asilo, ha subito
celebrato il presidente via
Twitter. La decisione infatti
segnala due cose. Primo, che
la maggioranza del tribunale
sembra incline a pronunciar-
si in favore del governo. Se-
condo, che la Corte si sta alli-
neando ai voleri di Trump, e
ciò sarà ancora più importan-
te per il futuro degli Usa. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

STATI UNITI

GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT

Il Mossad spiava i cellulari di
Donald Trump ed è stato sco-
perto. L’intrusione non ha su-
scitato reazioni particolari da
parte della Casa Bianca, tanto
che è emersa soltanto un anno
dopo, con uno scoop del quoti-
diano «Politico». La notizia pe-
rò piomba sulla campagna elet-
torale di Benjamin Netanyahu
che martedì prossimo si gioca
la sua carriera politica in una sfi-
da all’ultimo voto. Il premier
israeliano ha negato tutto da
Sochi, dove ieri ha incontrato
Vladimir Putin. Ma proprio i
rapporti privilegiati con i lea-
der americano e russo, una vol-
ta il suo punto di forza in politi-
ca estera, appaiono logorati.
Nella ricostruzione di «Poli-
tico», il dipartimento per la Si-
curezza interna ha scoperto
nell’ottobre del 2018 dispositi-
vi elettronici piazzati vicino al-
la Casa Bianca e in altri luoghi
sensibili di Washington. Sono
conosciuti come «StingRays»
e hanno la capacità di inganna-
re i cellulari protetti perché
emettono segnali identici a
quelli delle antenne. L’obietti-
vo era spiare i telefoni usati da
Trump e un alto funzionario
dell’Intelligence ha rivelato al
quotidiano che «è piuttosto
chiara la responsabilità degli
israeliani». Un sospetto confer-
mato dalle indagini dell’Fbi.
I dubbi nei confronti dello
Stato ebraico erano emersi fra
alti funzionari della Casa Bian-
ca perché «talvolta gli israelia-
ni usavano frasi o espressioni
particolari, che erano apparse
soltanto in bozze di discorsi
mai resi pubblici». Per l’Intelli-
gence Usa «gli israeliani sono
parecchio aggressivi, proteg-
gono la sicurezza del loro Pae-
se e fanno qualsiasi cosa che ri-
tengono indispensabile per
raggiungere il loro obiettivo».
E’ probabile che cercassero di
capire le mosse di Trump sui
dossier mediorientali, soprat-
tutto quello iraniano.
Non è la prima volta che Pae-
si alleati si spiano fra loro. Cla-
moroso è stato il caso dei cellu-
lari di Angela Merkel intercet-
tati dall’Nsa americana.
Trump non ha fatto trasparire
irritazione. Netanyahu, dalla
Russia, ha negato: «E’ una
sfrontata bugia. Abbiamo una
direttiva: nessun spionaggio
nei confronti degli Stati Uniti,
senza eccezioni. E’ una inven-
zione totale». Ma è chiaro che
le rivelazioni saranno usate
contro di lui in campagna elet-
torale. Il rapporto con “The Do-
nald” non è più lo stesso da
quando Trump ha deciso di da-
re una chance diplomatica all’I-
ran. E anche con Putin ci sono
frizioni sulla presenza irania-
na in Siria. Politica estera e si-
curezza, una volta i punti forti
di Netanyahu, ora l’azzoppa-
no. Le immagini dell’altra se-
ra, quando sul palco ad Ash-
dod è stato trascinato via dagli
agenti di scorta perché arriva-
vano razzi da Gaza, sono state
devastanti e potrebbero costar-
gli la rielezione. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Netanyahu nega

Israele spiava

i telefoni

del presidente

americano

Stretta sui migranti


Trump incassa


il sì della Corte Suprema


I rifugiati dovranno presentare la richiesta d’asilo


in un Paese attraversato durante la fuga verso gli Usa


Migranti messicani respinti dagli Usa tornano a Tijuana, Messico

E DI IKEA

LA MISTERIOSA

LAMPADA CHE SUONA.

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