La Stampa - 13.09.2019

(Romina) #1
.

VICENZA

ITALIA

La sposa bambina


si ribella agli abusi


“L’ho fatto solo


per mio figlio”


H


a trovato la forza di ribel-
larsi al suo destino di spo-
sa bambina per racconta-
re alla polizia quello che
era costretta a subire. Lo
ha fatto dopo cinque di anni di violen-
ze e maltrattamenti durante i quali
ha vissuto segregata in casa, costret-
ta dall’uomo al quale, quando aveva
solo 15 anni, era stata offerta in dono
dalla sua famiglia. Ora quell’uomo,
originario come lei del Bangladesh è

stato condannato a otto anni e sei mesi
di carcere per maltrattamenti e violen-
za sessuale e dovrà risarcirla con 60 mi-
la euro. «L’ho fatto per il mio bambino,
non volevo diventasse come il padre»,
ha raccontato la donna al suo avvocato
Raffaela di Paolo, subito dopo la lettu-
ra della sentenza pronunciata dal tribu-
nale di Vicenza.

Una relazione incominciata nel 2008
Una vicenda iniziata nel 2008 con il
matrimonio combinato tra due fami-
glie del Bangladesh residenti a Roma
e nel Vicentino. La sposa non aveva
mai conosciuto il futuro marito per-
ché le tradizioni religiose del suo pae-
se di origine vietano a una ragazza
ogni contatto con un uomo estraneo
alla cerchia familiare. L’unione era
stata celebrata secondo il rito islami-
co ma non aveva alcun valore legale
in Italia. Quando i novelli sposi sono
andati a vivere assieme, la vita per la
ragazzina si è trasforma in un infer-
no. Il marito le ha imposto il divieto
di uscire di casa e di frequentare altre
persone: era sempre lui che decideva
cosa doveva mangiare e come dove-
va vestirsi. La ragazza era continua-

mente maltrattata e minacciata, co-
stretta a soddisfare i desideri sessuali
dell’uomo.
Cinque anni d’inferno durante i
quali la giovane ha tentato più volte
la fuga senza mai riuscirci: il suo desi-
derio era quello di tornare a Roma
dai genitori con il bambino nato dalla
relazione. Nel 2013 la ragazza ha ot-
tenuto il permesso di recarsi da sola
nella Capitale e la prima cosa che ha
fatto è andare in questura per raccon-
tare il suo dramma ai poliziotti. A
quel punto mamma e figlio sono stati
portati in una struttura protetta. La
giovane ha perdonato i genitori che si
sono resi conto che quel «dono» fatto
anni prima era stato la causa di tutto
il male subito dalla figlia, ma non ha
perdonato il suo sposo. Oggi è una
mamma felice che ha scelto di vivere
lontano da Vicenza. In Veneto è torna-
ta solo in occasione delle tre udienze
del processo a carico del suo mari-
to-padrone. Ha raccontato i terribili
anni della sua adolescenza e risposto
alle domande del giudice senza mai
fissare la sedia dell’imputato rima-
sta, invece, sempre vuota.—
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ROMA

ITALIA

Metro sabotata

Nuovi indagati

I pm: l’obiettivo

era ridurre i costi

FOGGIA

ITALIA

Portano coperte

ai senzatetto

in stazione

Volontari multati

MOSCA

RUSSIA

Perquisite


200 sedi di attivisti


pro-Navalny


“E’ intimidazione”


I


l guasto che lo scorso anno ha
colpito le scale mobili della Me-
tro A della capitale - quella che
collega il centro storico alle zo-
ne residenziali - era frutto di un
disegno ben preciso: il sabotaggio.
Dietro gli incidenti - l’ultimo il 23 otto-
bre, nel quale 24 tifosi del Cska Mo-
sca rimasero feriti a causa di un gua-
sto nella fermata Repubblica - si cele-
rebbero «manomissioni volontarie e
deliberate» per evitare o quantome-

no ridurre i costi di manutenzione de-
gli impianti, spesso con la compiacen-
za di alcuni dirigenti. A metterlo nero
su bianco è l’inchiesta della procura
di Roma che ieri ha fatto notificare
dai poliziotti della Squadra Mobile
quattro misure cautelari interditti-
ve, per la durata di un anno, ad altret-
tanti indagati. Si tratta di tre dipen-
denti di Atac - il responsabile sicurez-
za, Renato D’Amico, l’addetto alla vi-
gilanza delle scale mobili, Alessan-
dro Galeotti, ed Ettore Bucci - e di un
dipendente di Metro Roma Scarl, la
società campana addetta alle manu-
tenzioni degli impianti, che aveva
vinto il bando con una offerta al ri-
basso di quasi il 50%.

L’inchiesta sugli incidenti
Un’indagine partita dagli incidenti
metro del 23 ottobre 2018 e del 21
marzo 2019, avvenuti nelle stazioni
Repubblica e Barberini, rimaste chiu-
se per mesi. Un fascicolo che conta
ben 15 indagati per truffa in pubbli-
che forniture e lesioni colpose gravi e
che è lontano dall’essere chiuso.
Dall’ordinanza di 98 pagine firmata
dal gip, Massimo Di Lauro, emerge

uno spaccato preoccupante: «Gli inci-
denti continuano a verificarsi», scri-
ve il giudice, in quanto «permangono
problematiche tecniche legate a pre-
gressi o attuali manomissioni» che
non rendono «escludibile l’avverarsi
di ulteriori problematiche». Ad aggra-
vare il tutto anche il fatto che gli ulti-
mi incidenti, seppur noti a Metro Ro-
ma Scarl e agli addetti alla sicurezza
Atac «non vengono segnalati e anzi
opportunamente occultati». La sinda-
ca Virginia Raggi ricorda che l’ammi-
nistrazione «ha fatto bene a interrom-
pere il contratto di manutenzione
con la ditta privata: chi ha sbagliato fi-
nalmente pagherà». Dalle intercetta-
zioni emerge il «preoccupante stato
di pericolo per l’incolumità pubbli-
ca». È D’Amico, dopo il crollo della
scala a Repubblica, a chiedere a un di-
pendente: «Ma che tutte le scale stan-
no in procinto de venì giù?». «No, se-
condo me...», risponde l’interlocuto-
re. «Se famo il calcolo delle probabili-
tà, su settecento (scale mobili, ndr.)
ne sarebbero venute giù tre o quat-
tro», commenta D’Amico. E pazienza
se sopra c’erano delle persone. —
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P

rivo di titolo di viaggio né
interessato al servizio fer-
roviario. Sette volontari
vengono multati alla sta-
zione di Foggia mentre
portano latte e biscotti ai senza tetto.
Nei verbali, la motivazione: non ave-
vano il biglietto e quindi, in base a
una legge del 1980, lì non potevano
stare. «Non riuscivamo a crederci,
era tutto così assurdo da non sembra-
re vero». Emiliano Moccia era con il

resto del gruppo ‘Fratelli della stazio-
ne’ che, da oltre vent’anni, fa servi-
zio in quei luoghi per portare un sor-
riso e un pasto caldo. In quel momen-
to davano da mangiare a Francesca,
una clochard che conoscono da sem-
pre. All’arrivo della polizia ferrovia-
ria, la sorpresa.
«Ci hanno chiesto i documenti,
spiegando che non eravamo autoriz-
zati a stare vicino ai binari. Ma qui
tutti sanno cosa facciamo, anche lo-
ro. Abbiamo persino il nostro sportel-
lo Avvocato di strada accanto agli uf-
fici della Polfer». A nulla sono valse
le spiegazioni: per ognuno una mul-
ta di 16,67 euro.

Polfer: “Ipotesi che venga annullata”
«Sono stati avviati immediati accer-
tamenti per verificare quanto acca-
duto» fa sapere il compartimento po-
lizia ferroviaria per la Puglia, Basili-
cata e Molise che ha chiesto di incon-
trare i referenti dell’associazione ipo-
tizzando l’annullamento delle san-
zioni. «Gli approfondimenti- hanno
spiegato- si rendono necessari per in-
quadrare nella giusta cornice l’episo-
dio al fine anche di non vanificare le

quotidiane attività dei poliziotti che
sempre favoriscono queste lodevoli
iniziative», ricordando che loro stes-
si, durante l’inverno, distribuiscono
coperte ai senza tetto. Forse ad inso-
spettire gli agenti è stata la presen-
za, tra i volontari, di due indiani e un
ragazzo che, in passato, ha avuto pic-
coli problemi con la giustizia. Poi, il
chiarimento: «Ci hanno detto che
non succederà più e potremo conti-
nuare regolarmente, all’insegna del-
la collaborazione».
Ma questa potrebbe essere anche
l’occasione per disciplinare un vuo-
to normativo. «Sembra che in Italia -
chiarisce Moccia - sia la prima volta
che accade una cosa di questo tipo. I
due agenti hanno applicato quanto
stabilito in un decreto di 40 anni fa,
dove peraltro l’importo dell’ammen-
da è ancora espresso in lire. A questo
punto bisognerebbe ragionare con
Ferrovie dello Stato a livello naziona-
le per disciplinare un campo che ri-
guarda tantissime associazioni che
si occupano di solidarietà. Senza cor-
rere il rischio di prestare servizio in
stazione ed essere multati». —
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N

on c’è tregua per i dissi-
denti nella Russia di Pu-
tin. Ieri all’alba, poli-
ziotti a volto coperto
hanno perquisito deci-
ne di uffici dei sostenitori di Aleksey
Navalny in tutto il Paese, da Kalinin-
grad a Vladivostok. Gli agenti han-
no fatto irruzione persino nelle case
degli alleati dell’oppositore seque-
strando computer e cellulari: oltre
200 locali in 43 città sono stati mes-
si a soqquadro da più di 1.000 espo-
nenti delle forze dell’ordine. I raid ri-
guardano una controversa inchie-
sta per riciclaggio di denaro contro
la Fondazione Anticorruzione di Na-
valny e si sono svolti pochi giorni do-
po le elezioni amministrative. L’av-
versario numero uno di Putin pensa
che non sia una coincidenza: secon-
do lui si tratta di una ritorsione del
Cremlino dopo la batosta subita da
Russia Unita alle elezioni di Mosca
di domenica. Un’amara sconfitta a
cui proprio Navalny potrebbe aver
dato un contributo fondamentale
con la sua strategia del «voto intelli-
gente», ovvero invitando a votare in
ogni collegio uninominale il candi-
dato con più chance di battere quel-
lo di Putin. «Perché questa isteria?
Solo due parole: voto intelligente»,
ha scritto Navalny sul blog denun-
ciando poi le perquisizioni come «la
più vasta operazione di polizia della
Russia moderna».

Repressione con manganellate
Il partito di Putin ha ancora la mag-
gioranza, ma ha perso oltre un terzo
dei suoi consiglieri comunali, scesi
da 38 a 25 su un totale di 45. Pare
che a Mosca il consenso attorno al
leader del Cremlino si stia eroden-
do ancora più in fretta che nel resto
della Russia. Aver impedito con
macchinosi pretesti la candidatura
di molti oppositori e aver poi repres-
so a manganellate e con migliaia di
arresti le proteste scatenate da que-
sta decisione non deve aver giovato
alla popolarità di Putin nella capita-
le. Lui però continua a usare il pu-
gno di ferro. Se il Fondo Anticorru-
zione di Navalny è finito nel mirino
degli investigatori è probabilmente
per motivi politici. Questa organiz-
zazione indaga sulle ricchezze so-
spette del cerchio magico di Putin e
pubblica poi seguitissime video in-
chieste. L’accusa, lanciata ad ago-
sto, è di riciclaggio di denaro per cir-
ca un milione di euro (prima si parla-
va di 13,8 milioni), ma per la porta-
voce di Navalny, Kira Yarmish, i
raid sono «un’intimidazione». La
stessa operazione di polizia ha colpi-
to anche l’Ong Golos. Domenica
non si è votato solo a Mosca, 56 mi-
lioni di russi hanno eletto governa-
tori, sindaci, e deputati locali in 85
regioni. Spesso hanno vinto i candi-
dati filogovernativi. Ma Golos ha
scoperto brogli e irregolarità. Così
ieri sono state perquisite le abitazio-
ni di tre suoi dirigenti. —
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GIUSEPPE AGLIASTRO

TEHERAN

IRAN

Blogger di viaggio


arrestati


Fotografavano


con un drone


7N

LA GIORNATA

IN SETTE NOTIZIE

PARIGI

FRANCIA

Indagato Ferrand


il fedelissimo


di Macron


in Parlamento


L’


Iran arresta tre cittadini
australiani e alza il tiro
contro Canberra, colpe-
vole di aver aderito alla
coalizione internaziona-
le a guida americana che pattuglierà
le acque del Golfo persico. Gli arresti
sono stati eseguiti alla fine di luglio
ma sono emersi soltanto adesso. Le
autorità australiane hanno rivelato i
nomi di due dei detenuti. Sono i blog-
ger Jolie King e Mark Firkin, in viag-

gio attraverso il Medio Oriente per
realizzare reportage da pubblicare
su Instagram. Sono stati fermati per-
ché sorpresi a usare un drone senza
permessi. Il timore è che vengano ac-
cusati di “spionaggio”. Jolie King ha
anche passaporto britannico e Lon-
dra ha affiancato Canberra nell’azio-
ne di protezione consolare.

Di origine australiana
Nel 2017 Jolie e Mark sono partiti
dall’Australia occidentale per un viag-
gio attraverso l’Asia con destinazione
finale la Gran Bretagna. Hanno pub-
blicato con regolarità immagini e vi-
deo della loro lunga avventura su In-
stagram e YouTube, una pratica co-
mune per finanziare questo tipo di re-
portage, e hanno accumulato venti-
mila follower. «La nostra motivazio-
ne principale – raccontavano – è ispi-
rare tutti a viaggiare, e a rompere ta-
bù e pregiudizi nei confronti di Paesi
bistrattati dai media». Un proposito
nobile che si è infranto con la diffiden-
za delle autorità iraniane, che li
avrebbero sorpresi, secondo la tv au-
straliana, a usare un drone per le ri-
prese senza permessi. Il terzo cittadi-

no australiano arrestato è una don-
na, ma non è stata identificata. An-
che lei possiede un secondo passapor-
to britannico. La sua situazione sareb-
be più seria, in quanto già processata
e condannata a dieci anni di carcere,
quasi certamente per spionaggio.
Si sa che ha frequentato l’univer-
sità di Cambridge e lavorava in un
ateneo in Australia. Tutti e tre gli au-
straliani sarebbero nella prigione di
massima sicurezza di Evin, dove è sta-
ta a lungo rinchiusa un’altra britanni-
ca, Nazanin Zaghari-Ratcliffe, anche
lei accusata di spionaggio. Mercole-
dì, anche per questo caso, il ministro
degli Esteri britannico Dominic Raab
ha incontrato l’ambasciatore irania-
no. Sul tavolo anche la questione del
sequestro della petroliera Stena Im-
pero, ancora in mani iraniani. Raab
ha denunciato «l’anomalo numero di
cittadini con doppio passaporto dete-
nuti in Iran». Ma adesso lo stesso pro-
blema investe l’Australia, che ha ap-
pena aderito alla coalizione interna-
zionale a guida Usa nel Golfo. E’ pro-
babile che gli arresti siano una ritor-
sione di Teheran.—
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I

classici «affaires» della vec-
chia politica (che lui tanto vole-
va rigettare) ripigliano Emma-
nuel Macron per i capelli. Ri-
chard Ferrand, attualmente
presidente dell’Assemblea naziona-
le (quarta carica dello Stato) e per
anni ras socialista in Bretagna (pri-
ma di riconvertirsi in macronista
della prima ora), è da ieri indagato
per «interessi illeciti» in un’oscura
vicenda, che coinvolge anche la sua

compagna, Sandrine Doucen, avvo-
cato. Ma lui non vuole dimettersi.
E neanche glielo chiede la mag-
gioranza parlamentare del suo par-
tito (la République en marche), né
lo stesso Macron. «Ha tutta la fidu-
cia del Presidente», ha precisato ieri
la portavoce del Governo Sibeth
Ndiaye, aggiungendo che Ferrand
è «un uomo leale, corretto, con un
percorso esemplare». Ma già nel
giugno 2017, dopo la vittoria di Ma-
cron alle presidenziali, appena no-
minato ministro della Coesione ter-
ritoriale, aveva dovuto subito rinun-
ciare a quella poltrona: il settimana-
le satirico «Le Canard Enchainé»
aveva pubblicato un’imbarazzante
inchiesta sulla vicenda. In seguito,
comunque, Ferrand era rimasto
una voce ascoltatissima da parte
del Presidente (anche durante la cri-
si dei gilet gialli). E un anno fa era di-
ventato presidente della principale
camera del Parlamento.
I suoi invocano la presunzione
di innocenza ma pure il Rassem-
blement National di Marine Le
Pen, al centro di altri scandali
sull’utilizzo illegale di assistenti

all’Europarlamento in Francia, è
abbastanza blando nel chiedere le
dimissioni di Ferrand, pretese con
determinazione solo dai suoi ex
compagni di partito.

La sede della mutua a Brest
Era grazie al suo ruolo localmente
tra i socialisti che lui era diventato il
presidente di una mutua (Mutuel-
les de Bretagne), gestita da una coo-
perativa. Questa nel 2011 aveva bi-
sogno di una nuova sede a Brest,
per installarvi un ambulatorio. Eb-
bene, la compagna di Ferrand com-
prò precipitosamente dei locali in
città per 375mila euro (e proprio
l’uomo firmò per lei, assente all’atto
di compravendita). Quelli vennero
affittati dalla mutua, con il benepla-
cito di Ferrand. L’acquisto era stato
fatto con un prestito bancario, fi-
nanziato interamente dagli affitti
pagati ogni mese. Mutuelles de Bre-
tagne accettò anche di effettuarvi la-
vori a proprie spese per 184mila eu-
ro. Il bene immobiliare nel frattem-
po si è valorizzato tantissimo. Asso-
lutamente un buon affare.—
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Sostenere la ripresa dell’eurozona, acqui-
stando titoli di stato per 20 miliardi al mese. Il
presidente della Banca centrale europea, Ma-
rio Draghi, ha spiegato che il quantitative ea-
sing potrebbe risollevare la debolezza econo-
mica europea, ormai protratta per troppo

tempo. In politica monetaria, si parla di quan-
titative easing, quando una banca centrale in-
terviene sul sistema economico e finanziario
di uno stato per aumentare la moneta in circo-
lazione. Il primo effetto è alzare i prezzi dei ti-
toli acquistati, ridurne il rendimento, e riforni-
re le banche di liquidità. La disponibilità di

nuova liquidità potrebbe a questo punto ren-
dere più facile per le banche elargire prestiti.
Negli ultimi anni è stata una manovra adotta-
ta dagli Stati Uniti di Obama per la crisi del
2008, e dalla Bce: dal 2015 sono stati previ-
sti 4 programmi di Qe, con il primo da 60 mi-
liardi di euro al mese chiamato “bazooka”.

LEONARDO MARTINELLI

Una donna parla al megafono durante
una manifestazione a Buenos Aires
contro le misure economiche del presi-
dente Mauricio Macri. Alcuni manife-
stanti tengono tra le mani cartelli che
chiedono a Macri di fermarsi. Le orga-
nizzazioni che operano nel sociale invi-
tano il governo a dichiarare l’emergen-
za alimentare. Il Paese sudamericano è
alle prese con la forte inflazione (oltre il
50 per cento) che sta "triturando" i sa-
lari, la caduta della produzione, disoccu-
pazione e povertà in aumento. Il tutto
mentre il presidente Macri è in cerca di
una riconferma del suo mandato. Le
elezioni presidenziali sono infatti previ-
ste per il 27 ottobre. E le primarie che si
sono tenute l’11 agosto scorso non pro-
mettono bene per il capo dello Stato,
con l'opposizione peronista del 'ticket'
Alberto Fernández-Cristina Fernández
de Kirchner in vantaggio di 16 punti.

REUTERS/AGUSTIN MARCARIAN

VINCENZO NASTO

DANILO GUERRETTA

GIORDANO STABILE

La parola del giorno

Qe

La Bce ha annunciato un nuovo quantitative easing

EDOARDO IZZO

BUENOS AIRES

ARGENTINA

“Macri stop”

L’urlo dei

manifestanti

contro l’austerity

VALERIA D’AUTILIA

16 LASTAMPAVENERDÌ 13 SETTEMBRE 2019

7N
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