Libero - 24.08.2019

(ff) #1

FRANCESCA VALENTE


■Le briciole che Pollicino lascia dietro i
suoi passi per ritrovare la strada di casa, il
cestino pieno di squisitezze che Cappuc-
cetto Rosso porta alla nonna e Alice nel
Paese delle Meraviglie che festeggia il suo
“non compleanno” insieme al Cappellaio
Matto, godendo di un rinfresco fatto di
torte, pasticcini e fontane di tè. Le favole
sono piene di ghiottonerie che stimolano
la fantasia dei bambini ma che, allo stesso
tempo, lanciano messaggi agli adulti. In-
somma, il cibo fiabesco è una questione
seria.
Ne parlerà domenica sera a Cisternino
Alberto Capatti, intellettuale, francesista e
storico della gastronomia italiana, al Festi-
val dei Sensi che si svolge in val d’Itria e
che quest’anno si concentra proprio sul
fiabesco. Capatti interverrà a Cisternino e
porterà il pubblico a spasso fra cibi fiabe-
schi e immaginari, a montagne fatte di
parmigiano grattugiato, principesse aro-
matiche e frutti magici, fino all’esasperata
Nutella di Nanni Moretti. Che venga usa-
to come mezzo per ottenere un fine o co-
me metafora il cibo è tra gli elementi chia-
ve di molte fiabe, antiche e moderne. Al-
cuni alimenti si prestano più di altri a di-
ventarne i protagonisti. I legumi, ad esem-
pio. Sarà un piccolo e verde pisello, infat-
ti, a far scoprire alla famiglia reale il volto
della vera principessa, mentre è grazie a
una piantina di fagioli che Jack riuscirà a
dare la possibilità di una vita migliore alla
sua famiglia.
«La fiaba è, per gli adulti, la rottura con
il regime alimentare coatto - dice Alberto
Capatti - e rovesciando ogni valore, medi-
co o economico, permette di fare della
trasgressione immaginaria una nuova, in-
saziabile libertà. Per questo, più che i bim-
bi, i veri destinatari della fiaba sono gli
adulti stessi, alla ricerca di una dismisura
a regola d’arte che è patrimonio lettera-
rio, cinematografico, grafico e pittorico.
Rileggere, guardare, ricordare, assaggia-
re, deglutire e imboccarsi ancora. Poi, in
una serata in famiglia evocare melinda e
la mela di Biancaneve o quella casetta di
Hansel e Gretel tutta di marzapane. Ma i
bambini restano guardinghi davanti ai ge-
nitori che favoleggiano su di un cavolo e
celebrano i loro istinti più neri guardando
affascinati la torta di cioccolato al gorgon-
zola del mago Ernst Knam». Dopo aver
ascoltato Capatti dietro i piatti pantagrue-
lici di Ratatouille non avranno più lo stes-
so sapore.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

COSTANZA CAVALLI


■Ci vuole una doppia crudeltà a
suggerire la lettura di un libro co-
meIl Mediterraneo in barcadi
Georges Simenon: la prima è ingo-
losire il lettore con un racconto di
viaggio quando l’estate sta girando
la prua verso il Nadir e stanno arri-
vando i primi temporali che crepa-
no l’adorata mollezza di questa sta-
gione; la seconda è consegnare agli
italiani la cartografia del nostro ma-
re come è stato o come lo scrittore
lo volle vedere, un utero fertile e
amico, una gigantesca stanza dei
balocchi; e che, se mai lo è stato,
oggi non è più.
Adelphi conMediterraneo in
barca(190 pp., 16 euro) mette in-
sieme la raccolta di articoli che lo
scrittore scrisse per il settimanale
Mariannefra il giugno e il settem-
bre del 1934 - primo anno del gover-
no nazista in Germania, dodicesi-
mo del governo fascista in Italia - e
dà il la alla pubblicazione futura di
altri reportage di Simenon
(1903-1989). Di questa prima sele-
zione, corredata con ventiquattro
fotografie scattate dall’autore du-
rante la crociera, protagonista è il
Nostro Mare, un bacino
che lo scrittore belga di lin-
gua francese riconobbe tal-
mente piccolo e intimo da
definirlo un «corso, che as-
somiglia più di quanto pos-
siate immaginare alla stra-
da principale di una città di
provincia. Quando ci si in-
crocia, ci si saluta».
Lo scrittore s’imbarcò in-
sieme con la moglie, una
cuoca, sette marinai e la
sua macchina fotografica
Leica, sull’Araldo, una golet-
ta di trenta metri senza cabi-
ne («dobbiamo usare delle ama-
che», spiega nel libro, «che abbia-
mo sistemato nella stiva o fra le sar-
tie»): salpò da Porquerolles dove si
giocava a bocce nella piazza centra-
le ed era appena arrivata la novità
della birra alla spina.


LE TAPPE

«Tra ventiquattr’ore, o tra quindi-
ci giorni, saremo a Genova: dipen-
de dal vento», scrive. Attraccheran-
no a Napoli, Messina, Malta, Ate-
ne, Tunisi, Biserta, Cagliari, a Porto-
ferraio, sull’isola d’Elba. Qui, «ogni
cinque minuti un calessino tirato
da un mulo si fermava a pochi me-
tri dalla mia barca», racconta l’in-
ventore dell’ispettore Maigret.
Non vi è mai salito, i calessini
non gli fecero nemmeno fatto vo-
glia: «Per scendere a terra», spiega,
«ci sono soltanto quattro buoni mo-
tivi, ovvero quattro luoghi da visita-


re» e in tutti vi toc-
cherà aprire il porta-
fogli: sono la capita-
neria di porto, per
la documentazione
marittima e per
«versare un po’ di
soldi», la dogana, di
nuovo per docu-
menti e soldi, il fermo posta, dove
«troverete delle lettere in cui vi si
chiedono dei soldi», il bordello,
«per ritrovare le vostre abitudini,
un ambiente familiare, qualche ra-
gazza che parli la vostra lingua, al-
colici d’ogni genere, e potete starne
certi, per lasciare anche lì un altro
po’ di soldi».
Simenon, in nove articoli, cerca
di buttar giù, con un linguaggio e
soprattutto un approccio stupito e
quasi infantile, una definizione di
che cosa sia il Mediterraneo e che
cosa definisce chi lo guarda. Osser-
va centinaia di italiani, greci, tur-

chi, siriani che «vanno dappertut-
to, in questo grande bacino: mai
spaesati, perché dappertutto è la
stessa cosa».
Li guarda più come un uomo in
villeggiatura che come un giornali-
sta in cerca di una storia da raccon-
tare. E come un uomo che provie-
ne dal Nord, abituato al rigoglio del-
la Costa Azzurra, dove tutto è in
vendita perché tutto ha un prezzo,
guarda il Sud, «un miscuglio di fa-
sto e di miseria nera», il paradiso
perduto del buon selvaggio, non an-
cora corrotto dall’antropizzazione,
dove nemmeno conoscono la paro-

la “crisi” – erano passati appena cin-
que anni dal “giovedì nero” della
Borsa di New York, quando il 24
ottobre 1929 prese il via la Depres-
sione; ma “crisi”, si legge, è «un’in-
venzione moderna, come il cam-
bio, il rialzo e il ribasso, lo sciopero
e la serrata». E qualora raggiunges-
se le rive del mare, scrive Simenon,
«il vecchio, nell’ospizio, berrebbe
acqua sterilizzata da un bicchiere
graduato, anziché bere succo
d’uva in un bicchiere ingrommato
come una pipa. Ci sarebbero igie-
ne, lottizzazione, agenti elettorali,
truffe, grandi alberghi vuoti con pi-
scine e gigolò disoccupati».

LONTANI E PAZIENTI

Per il momento invece, prose-
gue, ci sono ancora «persone che
vivono senza sapere di avere dei
polmoni, che coltivano i loro cam-
pi senza conoscere le borse di Lon-
dra o di New York, che comprano
asini senza preoccuparsi del loro
rendimento in cavalli-vapo-
re, che fabbricano vasi co-
me al tempo dei Greci, sen-
za sospettare di star crean-
do capolavori, e che metto-
no al mondo figli senza chie-
dere al governo se non sia il
caso di farsi sterilizzare».
«Tutte queste cose un gior-
no gliele insegneremo...»,
commenta, più tormentato
che desolato dall’idea che il
suo Eldorado possa tracolla-
re. Annota i giorni: «3 giu-
gno, 4 giugno, 5 giugno», e
accanto scrive appena
«Aspettiamo il vento». Poi,
ammette, sdrucciola e gli
viene da filosofeggiare: «Ma
d’ora in poi», ci fa una pro-
messa, «non mi dimentiche-
rò mai più che il mio mestie-
re, come diceva Stevenson,
è quello di raccontatore di
storie». Ecco,Mediterraneo
in barca, prima che un piccolo li-
bro importante, è un libro desidera-
bile: il Mare Nostrum (che è anche
parte del titolo originale della rac-
colta:Mare nostrum ou La Mediter-
ranée en golette) di ottant’anni fa è
il mare che oggi vorremmo indie-
tro: una casa mobile dove fermenta-
no gli scambi e dove le identità so-
no rispettate con noncuranza.
Un luogo naturale per la nostra
civiltà che oggi si è spezzata in mil-
le luoghi innaturali pronti ad an-
nientarsi l’un l’altro, una culla più
di niente e dimora di nessuno.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

LiberoPensiero


Il Mediterraneo di Simenon è un sogno perduto


Lo scrittore belga racconta il nostro mare con gli occhi di un uomo del Nord: lo trova incontaminato e pieno di possibilità


Festival dei sensi


Da Pollicino ad Alice:


il cibo nelle fiabe serve


più ai grandi che ai bimbi


RACCOLTA DI ARTICOLIGeorges
Simenon durante il suo viaggio nel
Mediterraneo, sotto mentre fa un
bagno. A sin.la copertina del libro

IL VIAGGIO IN BARCA


■Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli a ingresso gratuito, martedì 27 agosto, in occasione della
ricorrenza dell’incoronazione a granduca di Cosimo I, che segnò la nascita del Granducato di
Toscana, il 27 agosto del 1569. Costituito con bolla emessa da papa Pio V, il titolo che attribuiva al
duca di Firenze la nomina a granduca di Toscana venne festeggiato il 13 dicembre 1569.


Martedì ingresso gratuito a Palazzo Pitti


■L’artista statunitense Nancy Reddin Kienholz, autrice di installazioni e assemblaggi,
famosa soprattutto per le sue collaborazioni con il marito e partner creativo Edward Kien-
holz (1927-1994), controversi fautori di «un’arte della repulsione» con opere create per
«disturbare» il pubblico, è morta a Houston, nel Texas, all’età di 76 anni.

Addio all’artista che «disturbava il pubblico»


24
sabato
24 agosto
2019
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