40.000 LETTERE
Nella sua vita, Napoleone inviò più di 40mila lettere, per
organizzare lo Stato e per dirigere le sue campagne
militari. Ma solo la corrispondenza privata era scritta di suo
pugno, ed era rivolta in gran parte a donne, soprattutto a
Joséphine e Maria Luisa, le due mogli: gli affari di cuore
non potevano avere intermediari. Si tratta però del 2% di
tutte le lettere censite. Le altre, quelle ufficiali, le dettava ai
suoi segretari, poi venivano rilette e spesso, prima di
apporre il sigillo di approvazione, Bonaparte le correggeva
a mano. A meno che non si trattasse di un messaggio
urgente per un ministro: in quel caso scriveva lui stesso il
testo, a volte senza neppure ricopiarlo.
LA PARURE PER JOSÉPHINE,
LA PRIMA MOGLIE
La corte dell’imperatore doveva essere sfolgorante e Joséphine di Beauharnais,
l’amatissima imperatrice, la più radiosa delle dame. Ecco perché Bonaparte le
donava magnifici gioielli come questo, realizzato da Marie-Étienne Nitot,
gioielliere ufficiale della coppia imperiale, che creò pezzi passati alla storia
come simbolo del fasto e del potere napoleonico. Per esempio il corredo di
gioielli per il matrimonio, o le preziose tiare che l’imperatrice, considerata la
donna più elegante d’Europa, sfoggiava a corte (quando morì, nel 1814, il suo
patrimonio in gioie fu stimato a più di 3 milioni di franchi del tempo). Non solo:
Nitot creò anche la corona, la spada cerimoniale e i vari ornamenti di corte che
Bonaparte indossò il giorno dell’incoronazione.
Bonaparte si imbarcò per il Paese dei
Faraoni nella primavera del 1798, da Tolone.
L’obbiettivo era distruggere la potenza
economica inglese. A di là del risultato
finale (fallimentare), il passaggio in Egitto fu
importante per la creazione della sua
leggenda. Partì infatti con 50mila soldati e
800 cavalli: un’impresa epica, simile a
quelle di Alessandro Magno. Ma sulle navi
della flotta francese c’erano anche circa
160 savants (sapienti, come li chiamavano i
soldati), tra ingegneri, geografi, architetti,
disegnatori, geologi, orientalisti, matematici,
astronomi, chimici, naturalisti, poeti,
musicisti, pittori e artisti. Dovevano formare
la Commissione delle scienze e delle arti,
incaricata di realizzare il “grande Inventario
della valle del Nilo”. E se la campagna
militare finì in una secca sconfitta, la
spedizione scientifica fu un successo: le
scoperte furono tantissime, in tutti i campi,
e dal punto di vista archeologico segnarono
l’inizio dell’egittologia. L’enorme massa di
informazioni raccolte sul campo confluì nei
volumi e nelle tavole de La déscription de
l’Égypte (di cui la prima edizione, detta
“edizione imperiale”, fu dedicata a
Napoleone ). Nel drappello degli studiosi
c’era anche il diplomatico e artista
Dominique Vivant Denon, che disegnò tutto
quello che poté vedere dei tesori dell’Alto
Egitto, pubblicandolo al suo ritorno in
Francia. Così, nel servizio da tè in stile
egizio che vediamo qui sopra (appartenuto
a Joséphine e copia di un dono diplomatico
fatto da Napoleone allo zar), sono ritratte
vedute sul Nilo ispirate proprio a quelle di
Denon. Dalla campagna d’Egitto era nato
anche uno stile.
IL SERVIZIO DA TÈ “EGIZIANO” DELL’IMPERATRICE
Nella politica si ispirava agli antichi imperatori, con la
moglie era un uomo innamorato e generoso
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