A CONFRONTO
S
ervono per godere appieno
dell’ultima generazione di
videogiochi e film, quelli più “immersivi”
e interattivi. Ma non solo a questo. I
visori di realtà virtuale, con la loro
capacità di proiettarci in un mondo 3D
costruito con la grafica digitale, stanno
aprendo orizzonti che, qualche anno fa,
sembravano fantascienza: esistono già,
per dire, applicazioni usate da
progettisti di componenti meccanici,
per interagire con gli oggetti che stanno
disegnando; altre consentono ad
architetti e ingegneri di muoversi tra gli
ambienti virtuali di edifici che devono
essere ancora costruiti... Ci sono poi le
case automobilistiche che offrono ai
clienti la possibilità di entrare
nell’abitacolo virtuale dell’auto che
stanno valutando di acquistare, per
avere un’idea realistica delle possibili
combinazioni di colori e materiali. C’è
gran fermento, insomma.
Simili e diversi. I modelli che
abbiamo provato sono pensati per il
puro divertimento: videogame, film,
documentari... ad alto tasso di realismo
e interazione. Si tratta di PlayStation
VR, il visore che funziona abbinato alla
mitica console PlayStation 4 di Sony, e
Oculus Rift S, arrivato da poco. Simili
nelle finalità, dicevamo, ma molto
diversi in (quasi) tutto il resto. Cambiano
infatti le piattaforme a cui fanno
riferimento, perché il primo si collega a
una console per videogame, mentre il
secondo richiede un computer (dalle
prestazioni non proprio banali, va
detto). E cambiano pure gli accessori
che, una volta “immersi” nella realtà
virtuale, consentono di interagire con la
realtà stessa (vedi “sistema di
controllo”); diversa è anche, in un caso
e nell’altro, la spesa da affrontare: il
costo più accessibile (vedi “prezzo”) è
uno dei fattori che ha contribuito al
successo di PlayStation VR. Dalla sua
a cura di Lorenzo Delli e Roberto Graziosi
PL AYSTATION V R
CONTRO
OCULUS RIFT S
Oculus Rift S ha però il pregio di
cavarsela meglio quando si parla di
qualità visiva.
Spiazzante! A questo punto vi starete
chiedendo cosa si prova a indossare
questi oggetti: la prima volta è quasi
un’esperienza mistica, che all’inizio
disorienta perché i nostri occhi ci
proiettano in un mondo “improbabile”
(pensate ad abissi marini infestati di
squali o alla superficie di Marte, per
esempio), ma che sembra essere
proprio lì attorno a noi, reale, tangibile.
Un ambiente nel quale si può interagire
in prima persona: per farlo non si usano
mouse e tastiera, ma i controller che, in
un tempo più o meno breve, diventano
estensioni delle nostre mani. Il passo
successivo consiste nell’utilizzare il
resto del corpo, muovendoci (a
seconda dei giochi) per scansare
proiettili, per parare un colpo di spada
con uno scudo ancorato al braccio o
per colpire un pallone con la testa:
questi sistemi hanno infatti una serie di
sensori e di fotocamere che
consentono di “tracciare” i movimenti di
chi indossa il visore, per riprodurli in
modo coerente nell’ambiente virtuale.
Il risultato finale? L’esperienza è
affascinante, per alcuni abbastanza da
giustificare una spesa “importante”; per
altri forse no. Nel dubbio, e per chi
volesse sperimentare, esistono in
commercio visori da poche decine di
euro (per esempio il Cardboard di
Google) che funzionano infilandoci lo
smartphone: è “realtà virtuale low cost”,
certo, però con alcuni video di YouTube
(e alcune app disponibili sia per iPhone
sia per Android) c’è ugualmente di che
divertirsi.
PLAYSTATION VR
OCULUS RIFT S
INSTALLAZIONE QUALITÀ VISIVA
La confezione potrebbe gettare nel
panico anche l’utente più navigato.
Ci sono adattatori, diversi cavi,
l’“unità processore” che permette al
visore di comunicare con la console
e la PlayStation Camera da fissare
sul televisore: un bel po’ di cose da
sistemare! Non mancano
ovviamente tutte le istruzioni del
caso, da seguire rigorosamente per
evitare di fare confusione.
Con Oculus Rift S avviare la pratica
è un po’ più facile. Bisogna collegare
al computer il doppio cavo che esce
dal visore, infilare le batterie nei due
controller e installare il programma
Oculus nel pc. A questo punto non
resta che indossare il visore e come
per magia sarete già proiettati
nell’esperienza di apertura realizzata
appositamente per muovere i primi
passi nella realtà virtuale.
Il “segreto” di questi visori sono due
display montati al di là di una coppia
di lenti ottiche. Nel caso di
PlayStation VR gli schermi hanno
una risoluzione più bassa di quella
del concorrente (dunque le immagini
sono un po’ meno nitide). Il campo
di visione è di 100°: l’occhio umano
arriva a circa 155°, dunque si ha
come la sensazione di osservare il
mondo... attraverso un oblò.
Grazie alla “potenza di fuoco” del
computer (che ha prestazioni
migliori di una console PlayStation
4) le immagini sono più definite e
dettagliate. Il resto lo fanno gli
schermi, che hanno una risoluzione
migliore rispetto al concorrente.
I colori però sono un po’ meno
sgargianti. L’angolo di visione è
ampio (115°), ma non abbastanza da
evitare il famoso (ormai) effetto-oblò.
In collaborazione con:
3 3½
4 4½
130 | Focus