Focus - 09.2019

(Darren Dugan) #1

E


doardo Boncinelli, na-
to a Rodi (nel 1941),
studi in Fisica all’Uni-
versità di Firenze, ha
pubblicato sessantuno libri («E a fine
anno saranno 63», dice), ha fatto lo psi-
coterapeuta e il traduttore (dei lirici gre-
ci), ha scritto di filosofia e di letteratura.
Riflettendoci a ritroso, avrebbe voluto
fare il medico («Non avevo capito che si
guadagnasse così bene. Ma gli scienziati
capiscono quello che vogliono capire»).
È il più importante genetista italiano.
Edoardo Boncinelli, perché i geni?
E che altro c’è di più importante in biolo-
gia? Sono al cuore delle cellule.
Lei però ha iniziato dalla fisica. Come
è passato alla biologia?
Sono stato folgorato sulla via di Damasco
da un libretto di Isaac Asimov, Il codice
genetico, una specie di giallo. E così, a
26 anni, all’improvviso ho notato che
in biologia c’era moltissimo da fare. Mi
sono appassionato e sono andato a Na-

di Eleonora Barbieri

Ha scoperto i fondamentali geni


regolatori che guidano lo sviluppo del


nostro organismo. Partendo da qualche


barattolo pieno di insetti...


Edoardo


Boncinelli


Ho imparato


moscerini


tutto dai


poli, con una borsa di studio, all’Istituto
di genetica e biofisica del Cnr, fondato
dal genetista Adriano Buzzati-Traverso.
Pensavo di rimanere otto mesi, e sono
rimasto 23 anni.
Lì ha iniziato a studiare le drosofile, i
moscerini della frutta. Perché?
Per caso. C’era un ricercatore che se ne
occupava. Le drosofile sono il massimo
per la genetica formale: si incrociano due
individui e vedi che cosa nasce.
Perché sono il massimo?
Si può fare con tutte le specie, ma con la
drosofila è più semplice: è piccola, man-
gia polenta, vive in un barattolo con al-
tre cinquecento drosofile e ha tempi di
riproduzione di 15 giorni, cioè ogni due
settimane c’è una nuova generazione.
Sembra fatta apposta per la genetica.
È un moscerino...
Eh, lo so che per la maggior parte delle
persone è un moscerino insignificante,
che sta sulla frutta guasta o sulla mar-
mellata. Ma al microscopio si rivela ben

diverso: ha occhi meravigliosi, composi-
ti, fatti di ottocento faccette, di tantissi-
mi tipi di rosso. Ma possono essere anche
bianchi, o marroni, e queste caratteristi-
che sono controllate dai geni.
Che altro?
Ha un corpo in cui distingui bene il ma-
schio dalla femmina. Poi ha due ali, con
venature trasversali, anche queste sog-
gette ai geni.
Che cosa faceva con le drosofile?
Prendevo un maschio di un tipo e una
femmina di un altro, li addormentavo e
li mettevo nello stesso barattolo. Il ma-
schio di qualunque età, la femmina gio-
vane o “vergine”. Dicevo: “Vado a pren-
dere le vergini”, e tutti ridevano. Dopo
tre ore non lo erano già più...
Così, su due piedi?
Mettevamo l’aceto sul fondo del barat-
tolo, con la farina gialla e il lievito di cui
i moscerini si nutrono. Senza odore d’a-
ceto, che sentono sulla frutta marcia, le
femmine non hanno voglia. Così dopo

140 | Focus

intervista

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