Focus - 09.2019

(Darren Dugan) #1

U


na mucca che rutta non è
un’immagine piacevole in sé. Ma il
vero problema è che il povero bovino,
con le eruttazioni, e in misura minore
con le flatulenze, contribuisce al
riscaldamento globale. Nel processo di
digestione infatti le mucche producono
ed emettono metano, che è un potente

gas serra. Per questo, gli scienziati da
tempo studiano il problema.
Selezione. Ora un team internazionale
propone di selezionare mucche a basse
emissioni. La produzione di metano è in
realtà dovuta ai microbi presenti nel loro
apparato digerente. Ma i ricercatori
hanno visto che la composizione della
comunità di batteri nel rumine di una
mucca è correlata al corredo genetico
dell’animale: ciò si traduce nel fatto che,
come altre caratteristiche, anche la
tipologia di microbi può essere
“ereditabile”. «L’idea è selezionare bovini
che abbiano livelli più bassi dei batteri
che più producono metano», ha
spiegato John Williams (University of
Adelaide, Australia), del team. Nello
stesso modo, insomma, in cui si
selezionano mucche con una maggiore
produzione di latte. (G.C.)

AMBIENTE

Mucche... a basse emissioni


COGLI


L’ETIMO
Dove nascono
i termini
scientifici

I


parenti di questo ragno australiano,
del genere Jotus, sfoggiano colori
vistosi. Lui preferisce un signorile
bianco e nero. Così i ricercatori che
l’hanno scoperto hanno deciso di
battezzarlo Jotus karllagerfeldi:
sembra infatti avere il look dello
stilista Karl Lagerfeld, scomparso a
febbraio, celebre per i suoi capelli e
colletto bianchi, a contrasto con
occhiali e guanti neri. Il ragno ha
pedipalpi (appendici sensoriali)
bianchi e punte delle zampe nere: ai
ricercatori hanno ricordato colletto e
guanti di Lagerfeld. (G.C.)

I


n Italia e in tutto il mondo da circa un anno i principali operatori telefonici
stanno installando le nuove reti 5G, che permetteranno di trasmettere e
ricevere dati molto velocemente attraverso numerosi dispositivi: smartphone
e computer, ma anche smartwatch, reti di sensori, e praticamente ogni
elettrodomestico e veicolo.
L’introduzione di questa nuova tecnologia ha sollevato però molte
inquietudini, come già avvenuto in passato con il 4G o anche il Wi-Fi. Nella
maggior parte dei casi si tratta di preoccupazioni che ricalcano quelle
avanzate per i ripetitori di telefonia cellulare fin dai loro esordi negli anni ’90.
In sintesi, l’argomento è stato oggetto di migliaia di studi, che nel complesso
non hanno riscontrato un rischio relativo all’esposizione a emissioni
elettromagnetiche dovute ai ripetitori. E in realtà il 5G potrebbe portare a
una riduzione delle onde radio presenti nell’ambiente, perché le antenne
sono meno potenti e sfruttano celle più piccole (vedi Focus 318 ). Inoltre,
utilizza comunque frequenze che vengono assorbite in misura minore dal
corpo umano.
I problemi veri? Per gli astronomi. Chiudo con una nota personale:
sono un radioastronomo, e ho lavorato una vita osservando le debolissime
emissioni radio provenienti dal cosmo nelle bande che verranno occupate
dal 5G. Probabilmente la mia professione è l’unica che verrà danneggiata da
questa tecnologia.
O forse no: il 5G potrebbe anche interferire con i satelliti che misurano il
vapor acqueo atmosferico e che vengono impegnati per gli studi sul clima. Il
rischio, concreto, è che i segnali dei ripetitori, a frequenza molto vicina a
quella usata per rilevare il vapor acqueo, falsino le misure, utilizzate per le
previsioni meteorologiche. (Gianni Comoretto)
* http://www.cicap.it

a cura del CICAP*

COSA C’È DI VERO


Caccia alle streghe e al 5G


Shutterstock

189


È il numero di italiani
sordociechi e con
disabilità plurime:
7 su 10 non sono
autonomi anche nelle
attività più semplici.
Grazie alla Lega del Filo
d’Oro, dal 19 al 21
settembre si terrà a
Roma un congresso
internazionale sulle
nuove tecnologie per
aiutare queste persone.

mila


22 | Focus

PRISMA

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