Il concetto di calcolo in tempo reale era nuovo, probabilmente
il primo vero sistema in real-time. È stato progettato per sup-
portare il lancio, l’orbita, l’allunaggio e il ritorno sulla Terra. Il
corridoio per tornare sani e salvi in atmosfera era di soli 65 km.
Dalla Luna, sembrava il bordo di un foglio di carta. Ci è stato
detto che, se avessimo commesso un errore, sarebbe costato
la vita agli astronauti. Ibm non ha risparmiato nulla per forni-
re alla Nasa la miglior macchina e il miglior supporto tecnico
possibili.
Come funzionava il vostro team e che risultati ha ottenuto?
Abbiamo lavorato a supporto del Real Time Computer Com-
plex (Rtcc), un sistema di calcolo ed elaborazione dati nel Mis-
sion Control Center di Houston. Quell’incarico è iniziato con
il programma Gemini ed è proseguito con Apollo, Skylab, l’A-
pollo-Soyuz Test Project e lo Space Shuttle. La maggior parte di
noi aveva circa vent’anni, e quello che abbiamo realizzato non
era mai stato fatto prima. È stato un grande sforzo di squadra
con l’obiettivo di raggiungere la perfezione nei tempi previsti.
Ci sono state battute d’arresto? E come le avete superate?
Non le chiamerei battute d’arresto. Erano sfide. Le abbiamo
risolte una alla volta con determinazione, facendo esperimen-
ti offline e perfezionando il codice per la missione. La memoria
del computer era piccola persino rispetto a un iPhone di oggi.
Nel film Apollo 11, sono ricostruiti gli episodi di quando l’equi-
paggio riportò i codici di errore 1201 e 1202, dovuti a sovracca-
richi del computer. La nostra sfida era quella di non lasciare che
ciò accadesse. Vale anche la pena ricordare che negli anni ’60
non c’erano pc o cellulari. Non c’erano molti canali tv e doveva-
mo alzarci dal divano di casa per cambiare canale, perché non
c’erano i telecomandi. Dunque per la nostra missione abbiamo
usato quello che avevamo a disposizione: i computer Ibm, le
diapositive, i calcoli a mente, l’analisi delle sensazioni “di pan-
cia”, le preghiere. E ci siamo riusciti.
16,6 milioni
istruzioni
al secondo
1969 2019
200
quadrilioni
operazioni
al secondo
12 miliardi
di volte
più veloce
Più di 10
petabytes
di memoria
5 miliardi
di volte di più
8 miliardi
di transistor
80 mila
volte di più
10 gigabits
velocità di
trasmissione
al secondo
7.000 volte
più veloce
Più di 2
megabytes
di memoria
100.000
transistor
1,3 megabits
velocità di
trasmissione
al secondo
IL CONFRONTO, IERI E OGGI
Fin dai primi anni ’60 il programma spaziale americano si
affidò ai computer per calcolare orbite (nella foto sopra) e
monitorare in tempo reale le navicelle. Nel 1969, la Nasa
utilizzava alcuni dei supercomputer più potenti del tempo.
Ecco le loro prestazioni rispetto all’Ibm Summit che dall’8
giugno 2018 è il più veloce supercomputer al mondo.