La Stampa - 21.08.2019

(C. Jardin) #1
.

STEFANO ZANERO Esperto di cyber-security al Politecnico di Milano

“Effetto deterrente solo in pochi casi


Contano di più illuminazione e decoro”


DAVIDE LESSI
TORINO

I


l Grande Fratello ci guarda.
Non serve leggere il roman-
zo distopico di George Or-
well. E nemmeno guardare
l’omonimo programma, il più
longevo della televisione italia-
na. Basta alzare lo sguardo cam-
minando tra le nostre strade. Da
Roma a Milano, passando per To-
rino: la passione per la videosor-
veglianza non ha colore politico.
L’ultimo a essersene infatua-
to è il sindaco dem Dario Nardel-
la. «L’obiettivo è di rendere Fi-
renze la città più videosorveglia-
ta d’Italia, perché la sicurezza
dei cittadini viene prima di tut-
to», ha scritto su Twitter alla vigi-
lia di Ferragosto, rivendicando
di aver installato in cinque anni
668 telecamere nella sua città.
La Milano “illuminata” di Bep-
pe Sala non è da meno: vuole
raggiungere quota 2.200 teleca-
mere e, per farlo, ha già stanzia-
to nel bilancio del Comune 4 mi-

lioni. Anche in casa 5 Stelle la si-
curezza urbana passa per i di-
spositivi video: a Torino, la sin-
daca Appendino ha promesso
di abbassare Imu e Tasi a chi in-
stalla gli apparecchi di videosor-
veglianza. Roma, amministrata
dalla collega grillina Raggi, imi-
ta New York e con la municipa-
lizzata Acea installerà degli “oc-
chi digitali” sui pali della luce
della Capitale che, secondo uno
studio di Comparitech, è già tra
le 50 città più videosorvegliate
al mondo.
Qualcuno dirà che sono città
con un patrimonio artistico e sto-
rico da tutelare. Ma l’ossessione
riguarda una miriade di Comu-
ni in tutt’Italia: a Solesino, picco-
lo centro nel Padovano, il sinda-

co “sceriffo” ha dichiarato di vo-
ler installare una telecamera
ogni 50 abitanti. In Liguria si di-
stinguono Recco (con il via libe-
ra a un appalto biennale di 60
mila euro per «avere una città
controllata per 24 ore») e La Spe-
zia che ha chiesto 80 mila euro a
Viminale e Regione.

La ricerca svedese-britannica
L’equazione è semplice: più te-
lecamere uguale più sicurez-
za. Ma non è così. Una ricerca,
pubblicata quest’anno e finan-
ziata dal Consiglio nazionale
svedese per la prevenzione del-
la criminalità e dall’Università
di Cambridge, dimostra che la
realtà è più complessa. Ovve-
ro, «pur riconoscendo un effet-

to deterrenza in particolari ca-
si e luoghi» (come parcheggi
ed esercizi commerciali), non
si può individuare una correla-
zione diretta tra aumento del-
la video-sorveglianza nelle
strade e riduzione della crimi-
nalità. L’esempio di Londra
aiuta a chiarire. La British Secu-
rity Industry Authority ha sti-
mato che nel 2013 la Gran Bre-
tagna avesse una telecamera a
circuito chiuso ogni 14 perso-
ne, rendendo la popolazione
britannica tra le più sorveglia-
te al mondo. Un rapporto inter-
no della polizia londinese, nel
2010, indicava che gli investi-
gatori avevano risolto un solo
crimine su mille documentati
dalle telecamere.

Il business
Una cosa è la sicurezza, altra la
percezione. Non è un caso che
in Italia il giro d’affari delle
aziende che producono e distri-
buiscono sistemi di sicurezza
abbia superato i 2 miliardi di eu-
ro. E questo nonostante per il
rapporto Censis-Fersicurezza
(2018) i reati denunciati sono
diminuiti rispetto al 2008 del
17.6% e del 10,2% tra 2017 e


  1. La richiesta è chiara: gli
    italiani vogliono sentirsi più si-
    curi. La soluzione dei sindaci
    non ha evidenze scientifiche,
    ma basta a dare una percezio-
    ne di controllo del territorio. E
    pazienza se il prezzo da pagare
    è la rinuncia della privacy, il
    Grande Fratello è tra noi. —
    c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


TORINO


«Q


uella delle vi-
deosorveglian-
za è una bolla
politico-media-
tica che va contro i dati scienti-
fici». Stefano Zanero, professo-
re associato al Dipartimento di
Elettronica, Informazione e

Bioingegneria del Politecnico
di Milano, non ha dubbi. E per
convincere anche i non addet-
ti ai lavori fa un esempio:
«Qualche anno fa mi hanno ru-
bato l’auto. L’avevo parcheg-
giata in strada. C’erano le im-
magini del furto ripreso da
una vicina telecamera ma le
forze dell’ordine non hanno
potuto farci niente».
Sta dicendo che la video-sor-

veglianza non serve a nulla?
«No, non dico questo. Ma co-
me dimostrano diversi studi
queste telecamere hanno un
effetto deterrente solo se colle-
gati a dispositivi di reazioni im-
mediati».
Vale a dire?
«La videosorveglianza ha sen-
so nelle tabaccherie, nelle ban-
che e nelle farmacie. In tutti
quei luoghi che hanno un cir-

cuito collegato con le forze
dell’ordine».
Nei fatti di cronaca accade
spesso che il criminale viene
identificato attraverso i filma-
ti delle telecamere.
«Sì accade, ma quei casi speci-
fici sono una percentuale irrile-
vante nelle statistiche genera-
li sulla criminalità. Di certo
contribuiscono però a creare
un effetto emotivo importan-
te, di rassicurazione».
Anche i sindaci sembrano ras-
sicurati e rassicuranti quan-
do parlando di aumentare la
video-sorveglianza.
«È così. Sfruttano l’impatto
emotivo ma gli studi dimostra-
no tutt’altro. Dovrebbero inve-
stire di più nell’illuminazione

stradale e nella cura dell’arre-
do urbano. Solo così rendereb-
bero determinati quartieri più
sicuri».
Quindi stiamo barattando la
nostra privacy in cambio di
nulla?
«Non è esattamente così. Le te-
lecamere generiche, quelle in-
stallate dai privati, dovrebbe-
ro mantenere le registrazioni
al massimo per 48 ore. In un
ambiente urbano il limite sta-
bilito dal Garante è 7 giorni».
Con che rischi?
«Sono sistemi a trasmissione
remota. Nessuno ci assicura
che i circuiti siano così sicuri
da non poter essere hackerati
da dei criminali».DAV.LES.—
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

«L’obiettivo è rendere Firenze la città più videosorvegliata d’I-
talia». A dirlo, in questo tweet, è il sindaco Dario Nardella, suc-
cessore e fedelissimo di Matteo Renzi. Lo stesso che chiarisce:
«Solo cinque anni fa avevamo 150 telecamere, oggi siamo a
quota 818». Sono 668 nuovi dispositivi. Così «la sicurezza pri-
ma di tutto» è diventato uno slogan anche tra i dem. DAV. LES.

QUI FIRENZE

DOSSIER

QUI MILANO QUI TORINO

L’ossessione per la videosorveglianza dalle metropoli ai piccoli comuni. Gli studi scientifici: “Pochi effetti sulla criminalità”


Il boom delle telecamere nelle città


Ma i dati bocciano i sindaci-sceriffi


Una centrale operativa della Polizia di Stato

INTERVISTA STEFANO ZANERO
PROFESSORE ASSOCIATO
POLITECNICO DI MILANO

TWITTER

L’ITALIA CHE CAMBIA

1
Telecamera ogni 500

persone a Roma
una delle 50 città più

videosorvegliate d’Italia


FOTOGRAMMA

2
Stima in miliardi

del giro d’affari
di chi lavora nei sistemi

di sicurezza in Italia

Nessuno ci assicura

che i sistemi

siano così protetti

da non poter essere

usati dai criminali

In 5 anni 668 nuovi dispositivi

Oltre 1800 telecamere installate dal Comune, senza contare
quelle posizionate da privati cittadini e forze dell’ordine. Palaz-
zo Marino ne aggiungerà altre 350, arrivando a quota 2200.
Una spesa che si aggira intorno ai 4 milioni. L’iniziativa nasce an-
che su richiesta dei cittadini: da gennaio sono arrivate oltre 50
e-mail di milanesi che chiedevano maggior controllo. CH.BAL.

Stanziati altri 4 milioni di euro

LAPRESSE

Più lampioni e telecamere, con sgravi per negozianti e residenti
che le installeranno. Sono i punti fermi del dossier che il prefet-
to Claudio Palomba ha preparato per chiedere finanziamenti al
Viminale. L’obiettivo è aumentare la sicurezza in città. Ma gli im-
pianti installati tra Barriera di Milano e Aurora non sembrano
bastare, da soli, ad allontanare spaccio e delinquenza. F. GEN.

Sgravi sulle tasse per chi le installa


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