La Stampa - 21.08.2019

(C. Jardin) #1
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NICOLA LILLO
INVIATO A RIMINI

L’economia italiana è a ri-
schio stagnazione. È la prima
volta che il presidente dell’I-
stat Gian Carlo Blangiardo di-
ce chiaramente quali sono i
pericoli per il nostro Paese.
L’uomo scelto dall’ex gover-
no giallo-verde è stato finora
cauto, anche con le comunica-
zioni ufficiali dell’istituto che
presiede. Adesso invece si
espone con chiarezza, prima
con un’intervista poi in un in-
contro al Meeting di Rimini.
La sua, spiega, è un’inter-
pretazione dei dati. «Ci sono
segnali che arrivano dalla pro-
duzione industriale e dal Pil,
che vanno nella direzione di

una stagnazione. Ce ne sono
altri, legati per esempio all’ex-
port e ancor più all’occupazio-
ne, almeno in termini quanti-
tativi, che seppur non esaltan-
ti sono quanto meno positivi


  • dice a ilsussidiario. net – In
    generale la partita economi-
    ca per l’Italia è difficile, ma re-
    sta aperta». Basta guardare i
    dati per capire quale sia la si-
    tuazione del nostro Paese,
    che si avvia verso un autunno
    incerto e una manovra econo-
    mica complicata.
    A giugno c’è stata infatti
    una frenata della produzione
    industriale, con l’indice sceso
    dello 0, 2% rispetto a maggio
    (-1, 2% anno su anno): la fles-
    sione più ampia riguarda la


fabbricazione dei mezzi di tra-
sporto (-7, 6%) e nelle indu-
strie tessili, di abbigliamento
e accessori si registra un –7,
1%. Per quanto riguarda il
Prodotto interno lordo inve-
ce siamo alla crescita zero,
una fase di stagnazione che
prosegue ormai dallo scorso
anno. Il Pil nel secondo trime-
stre dell’anno si è infatti fer-
mato, dopo una leggera risali-
ta nei primi tre mesi.
Ma ci sono anche alcuni da-
ti positivi, che riguardano –
come ha detto il presidente
dell’Istat – le esportazioni e
l’occupazione, anche se in
quest’ultimo caso non si trat-
ta di un aumento qualitativa-
mente di buon livello. A que-

sto si aggiunge il clima di fidu-
cia dei consumatori, legger-
mente aumentato a luglio. Il
contesto internazionale è pe-
rò tutt’altro che favorevole.
La guerra dei dazi tra Stati
Uniti e Cina, l’economia euro-
pea che non decolla e l’ombra
della recessione in Germania
rendono tutto più complica-
to. La situazione non è da sot-
tovalutare e il momento diffi-
cile dei tedeschi potrebbe ave-
re ricadute anche su di noi: la
Germania è infatti il partner
commerciale più importante
per l’Italia (58 miliardi di ex-
port solo nel 2018).
Ancor più complesso, e in-
spiegabilmente sempre me-
no dibattuto, è il problema de-

mografico. L’Italia sta infatti
per registrare un nuovo re-
cord negativo per la natalità.
Nei primi tre mesi del 2019 il
numero dei nati è sceso del
2%, rispetto allo stesso perio-
do dello scorso anno, dove si
era già registrato il valore
più basso di sempre. «Abbia-
mo una popolazione sempre
più anziana – spiega Blan-
giardo – oggi le persone con
almeno 90 anni sono 800 mi-
la, secondo previsioni ragio-
nevoli fra trent’anni saranno
2, 5 milioni in un paese di me-
no 60 milioni di abitanti. A
gestire anche solo la sanità
qualche problema lo si avrà,
visti i numeri». –
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PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A NEW YORK

L’


amministrazione
Trump sta conside-
rando nuovi stimo-
li all’economia per
prevenire una recessione,
mentre il G7 di Biarritz rischia
di concludersi per la prima vol-
ta senza un comunicato fina-
le, per le divergenze sui com-
merci internazionali e i dazi.
La Casa Bianca frena, dicendo
che il varo delle misure non è
imminente, ma anche il solo
fatto che vengano discusse au-
menta la preoccupazione per
la crescita.
Il Washington Post ha rivela-
to che il governo Usa sta ana-
lizzando le iniziative da pren-

dere per impedire una frenata
dell’economia. In particolare,
è stato già redatto un docu-
mento per valutare la riduzio-
ne della "payroll tax", la tassa
del 6,2% sui primi 132.900
dollari guadagnati, che datori
di lavoro e dipendenti pagano
per finanziare programmi di
assistenza sociale come sanità
pubblica e pensioni.
Obama le aveva già ridotte
nel 2011 e 2012 per rilanciare
la crescita, e l’effetto sarebbe
quello di lasciare più soldi nelle
tasche dei consumatori ameri-
cani, che con le loro spese ali-
mentano due terzi dell’econo-
mia Usa. Fonti della Casa Bian-
ca hanno smentito che il prov-
vedimento sia imminente, ma
ieri lo stesso Trump ha confer-
mato che potrebbe adottare il
provvedimento. Il presidente

ha poi ripetuto la locomotiva
del paese continua a tirare, se
non altro perché non vuole ge-
nerare panico. Lui stesso però è
tornato a fare pressione sulla
Fed affinché abbassi il costo del
denaro, suggerendo anche una
ripresa del quantitative easing,
cioè lo stimolo straordinario va-
rato dopo la crisi del 2008.
Altre ipotesi sono quelle di
congelare i dazi alla Cina, che
nonostante le smentite del pre-
sidente stanno avendo un im-
patto negativo anche sugli
Usa, restituire ai consumatori
i soldi raccolti con le tariffe do-
ganali attraverso le agevola-
zioni fiscali, approvare un se-
condo taglio alle tasse, dimi-
nuire le imposte pagate sugli
investimenti. Qualunque sia
la profondità reale di queste di-
scussioni, non c’è dubbio che

il fantasma della recessione
aleggia, e non solo sugli Usa.
Dopo la crisi del 2008, l’eco-
nomia americana ha già fatto
registrare la più lunga espan-
sione della sua storia, e secon-
do un sondaggio condotto dal-
la National Association for Bu-
siness Economics il 74% dgli
economisti si aspetta una re-
cessione entro il 2021. I tempi
però sono cruciali, perché se

la frenata avvenisse prima del-
le presidenziali del novembre
2020, Trump rischierebbe di
perdere la Casa Bianca. Que-
sta è la ragione per cui i suoi
consiglieri stanno discutendo
gli eventuali stimoli da varare
nei prossimi mesi, per allonta-
nare il più possibile lo spettro
della crisi. Sul piano interno

gli elementi che preoccupano
di più sono la frenata del setto-
re manifatturiero e la "inver-
ted yield curve", ossia la resa
dei bond a breve termine di-
ventata superiore di quelli a
lungo termine, che in genere
preannuncia la recessione.
Sul piano globale i timori
vengono dai guai della Germa-
nia, la Brexit senza accordo, e
la guerra dei dazi. Trump so-
stiene che la Cina sta pagando
il prezzo, ma secondo uno stu-
dio di JP Morgan le tariffe fino-
ra sono costate 600 dollari
all’anno alle famiglie america-
ne, che saliranno a mille se en-
treranno in vigore i nuovi dazi
del 10%. Se poi la guerra com-
merciale si estendesse all’Eu-
ropa, la crisi potrebbe esplode-
re su scala globale. La Casa
Bianca però resta ferma sulle
sue posizioni, come dimostra-
no la rivelazioni fatte da fun-
zionari giapponesi alla Reu-
ters, secondo cui il G7 di Biarri-
tz nel fine settimana si conclu-
derà senza un comunicato fi-
nale, proprio per le divergen-
ze su commerci e dazi. —
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La guerra dei dazi creerà tensioni al G7 di Biarritz

Trump cerca di evitare la caduta

“Allo studio il taglio delle tasse”

800.000

Sono le persone

con almeno 90 anni
Cresceranno a 2,5
milioni fra trent’anni

IL PUNTO

L’edilizia è uno dei settori che ha sofferto di più la crisi economica

-7,1%

Il calo a giugno
nelle industrie tessili

della produzione di capi
di abbigliamento

Savona

e la difesa

dei “pieni

poteri”

«Tento di recitare la
parte del saggio», di-
ce il presidente della
Consob Paolo Savona, 82
anni, già ministro degli Af-
fari europei dell’ormai ex
governo Conte. Ed è una
parte che qui al Meeting di
Rimini, davanti a molti
giovani, non fatica ad im-
personare. In una sala
non pienissima, il presi-
dente dell’Authority parla
di Europa, Bce, regole di
bilancio: i suoi cavalli di
battaglia.
Si lascia andare anche a
un commento sull’attuale
crisi di governo. «Lega e
Cinque stelle hanno pro-
vato a unire le due parti
del Paese: quella che chie-
de assistenza e quella che
più produce. Ma poi le
due parti hanno iniziato a
dividersi: il sistema si è
spaccato». E per uscire da
questa fase cita un suo
maestro, l’ex presidente
della Repubblica France-
sco Cossiga: «Mi insegnò
che bisogna avere paura
dei vuoti politici, non dei
pieni politici. Il vuoto poli-
tico è pericoloso, il pieno
lo è meno». Insomma, i
«pieni poteri» evocati dal
leader della Lega, Matteo
Salvini, non sarebbero
poi così preoccupanti,
d’altronde - è il ragiona-
mento dell’economista -
«mantenendo le condizio-
ni di democrazia si riesce
ad annullare un pieno di
potere».
Al di là dei sofismi politi-
ci, Savona si concentra so-
prattutto sull’economia
europea, con un attacco al-
la Bce e al suo presidente
Mario Draghi. L’accusa è
che gli interventi messi in
campo da Fracoforte sia-
no arrivati troppo tardi e
non siano stati efficaci.
Ma è lo stesso economista
a spiegare questa situazio-
ne: l’impalcatura euro-
pea «pecca di incomple-
tezza». Andrebbe quindi
direttamente cambiato,
secondo Paolo Savona, lo
statuto.
L’uomo che evocò il Ci-
gno nero si è infine rivolto
al prossimo governo. Ciò
che occorre fare è innanzi-
tutto «garantire che non
vogliamo uscire né
dall’Europa né dall’euro».
Bisogna poi «riprogram-
mare integralmente il bi-
lancio dello Stato» e «rive-
dere il patto tra chi produ-
ce e chi ha bisogno di assi-
stenza». E qui arriva la sua
proposta: «Smettere di da-
re la sanità gratis a perso-
ne che sono in grado di pa-
garsela». Idee che però dif-
ficilmente saranno prese
in considerazione. N. L —
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i dati positivi riguardano solo le esportazioni e l’occupazione

Anche l’Istat comincia a vedere nero


“Ora l’Italia rischia la stagnazione”


Il presidente Blangiardo: l’industria frena, un problema la popolazione sempre più anziana


ANSA

RETROSCENA

74%

La percentuale
degli economisti che

si aspetta la crisi
economica entro il 2021

22 LASTAMPAMERCOLEDÌ 21 AGOSTO 2019
ECONOMIA
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