La Stampa - 21.08.2019

(C. Jardin) #1
.

IL RISCHIO

DI ALLUNGARE

I TEMPI

MICHELE MASSA
BOLOGNA

La mia felicità era cominciata
quando mio padre ha tirato giù le
valigie dal ripostiglio. Ormai, era
prossima la partenza per Bacoli,
dove avrei trovato i miei nonni e
la mia spiaggia preferita. Non mi
rendevo ancora conto che pro-
prio in quei giorni, prima della va-
canza, avrei assistito nienteme-
no che al “grande balzo per l’uma-
nità”: lo sbarco sulla Luna. Della
Luna ero già innamorato, anzi,
mi sembrava di averla quasi toc-
cata. Galeotto fu il libro “Dalla
Terra alla Luna” di Verne, letto
tante volte fino a consumarne le
pagine. Si resta sbalorditi, dalla
verosimiglianza con la quale lo
scrittore aveva anticipato l’avven-
tura dell’Apollo 11. I tre astronau-
ti che salgono sul proiettile spa-
ziale, la sua installazione in Flori-
da a poca distanza da Cape Ken-
nedy, il ritorno dei piloti con l’am-
marraggio. Che alla Nasa avesse-
ro letto Verne? Così, sognando
pedalò, tuffi in mare e gelati a gò
gò, eccomi alla sera del 20 luglio


  1. Sono nella casa paterna,
    tra un mese compirò 14 anni. Il
    piccolo soggiorno è affollato, so-
    no venuti molti amici di famiglia,
    c’è voglia di condividere la Sto-
    ria. La serata è torrida, invano
    cerchiamo refrigerio tracannan-
    do gassosa e divorando anguria
    ghiacciata. Gli avanzi della cena
    sono ancora lì, sulla tovaglia buo-
    na, stasera non c’è voglia di spa-
    recchiare. Chissà perché.
    A bocca aperta, guardiamo
    uno schermo azzurrognolo dalla


luce baluginante. Stiamo per ve-
dere una cosa mai vista: l’uomo
sulla Luna. L’attesa è incontenibi-
le, l’emozione ci stringe la gola,
restiamo immobili, nessuno vuo-
le interrompere la tensione che si
respira. Nessuno, tranne le zan-
zare, che ci tormentano sadiche,
ignorando, ahiloro, quanto sta
per succedere. In silenzio, ci chie-
diamo come sia possibile che i co-
smonauti non abbiano paura, las-
sù, soli nell’infinito.
Una conferma del loro straordi-

nario coraggio, arrivò qualche
anno dopo. Qualcuno chiese al
medico dell’equipaggio dell’A-
pollo 11, se Armstrong, Aldrin e
Collins avessero portato in mis-
sione una fiala di veleno, per ab-
breviare la loro vita in caso di inci-
dente irreparabile. La risposta fu
negativa. I tre astronauti decise-
ro che in ogni caso avrebbero lot-
tato fino alla fine. Non avevamo
dubbi. Mentre tali pensieri ci
prendevano, ecco prorompere
dal televisore, l’atteso urlo libera-

torio: «Ha toccato». Ci abbraccia-
mo piangendo, un senso di pace
ci rincuora, ci sentiamo più uniti,
più buoni e forse anche più felici.
Dalla finestra spalancata, sentia-
mo un vociare concitato. Il parco
sottostante è animato da molti
giovani. Hanno portato con sé
chitarre, palloncini, panini, bir-
re, e soprattutto la radio, per se-
guire la storica avventura a tutto
volume, sotto le stelle. Bella
idea. Mentre Armstrong scende-
va dal Lem, l’hanno incoraggiato
come fosse un compagno di cal-
cetto: «Dai!», «Dai!», «Vai!» Ora
che tutto si è compiuto, sono ri-
masti lì, a guardare il cielo, in si-
lenzio, stupefatti. Sanno che il lo-
ro futuro comincia ora, con
quell’uomo dalle movenze goffe,
che con timore e riguardo ha cal-
pestato il nuovo mondo. I pallon-
cini sono volati in cielo, stasera
anche loro vogliono la Luna.
Ormai è notte, ma nessuno
pensa di dormire. Si ha un solo
desiderio: raccontare la gran-
dezza di ciò che si è visto. Si av-
verte un’atmosfera lieve. Sem-
bra che all’improvviso non esi-
stano più confini, guerre, disu-
guaglianze: tutti ci sentiamo uni-
ti in un unico, simbolico abbrac-
cio. Probabilmente, in quel mo-
mento, le stesse sensazioni le sta
vivendo l’intera umanità. Oggi,
con mille dubbi, mi chiedo cosa
sia rimasto dopo cinquant’anni,
di quello straordinario momen-
to di aggregazione. Forse poco,
forse niente. Servirà ritornare
sulla Luna? Non credo. Provia-
moci con Marte. —

MARCELLO SORGI

Da ieri sono più in salita, sia la strada del ri-
baltone 5 stelle-Pd vagheggiato in questi
giorni d’attesa della consacrazione parla-
mentare della crisi, sia quella di un Con-
te-bis che lo stesso presidente del Consiglio
dimissionario ha lasciato intuire al termine
del suo intervento al Senato, durissimo con
Salvini ma contenente le linee essenziali
del programma di un nuovo governo, a co-
minciare da una robusta iniezione di am-
bientalismo ed ecologismo occhieggiante a
sinistra. E non solo per i toni esagerati e per i
giudizi pesanti che tutti i protagonisti di
questo complicato passaggio si sono scam-
biati, avendo cura - vedi soprattutto Salvi-
ni, nella veste del maggiore imputato della
rottura, che ha ritirato la mozione di sfidu-
cia - di accompagnarli con qualche apertu-
ra, spiragli di interlocuzione tattica quasi
obbligatori all’inizio di una trattativa com-
plessa.
Conte contro Salvini e la Lega, quindi. E
Salvini contro Conte e Di Maio. E Renzi con-
tro tutti, ma deciso a portare avanti il suo
progetto di intesa con i 5 stelle. E Zingaretti
contro Renzi e Conte. Come si possa arriva-
re, partendo da queste posizioni, a compor-
re una nuova maggioranza e un nuovo go-
verno, è difficile dire. Il compito del Presi-
dente della Repubblica, che comincia oggi
le consultazioni, si presenta assai arduo. E i
fautori di un rapido sbocco della crisi, gra-
zie a un capovolgimento delle alleanze in
Parlamento, con al primo posto la volontà
della maggioranza dei parlamentari di evi-
tare le elezioni e quella dei partiti più in diffi-
coltà di impedire la vittoria nelle urne di Sal-
vini, l’avevano fatta troppo facile.
È vero che siamo solo all’inizio. Le vere
strategie, e le ipotesi subordinate, fonda-
mentali in questo genere di negoziati, ver-
ranno fuori nel chiuso dello studio alla Ve-

trata del Quirinale. Dove, ad esempio, è pre-
vedibile che il Capitano leghista si presente-
rà con un volto più dimesso, come suol fare
sovente in privato, rivolgendosi al Capo del-
lo Stato, magari con parole diverse, così: io
avrò anche sbagliato ad aprire la crisi, seb-
bene abbia detto in Parlamento che rifarei
tutto quel che ho fatto. Ma basta questo per
mandare all’opposizione il primo partito
del Paese, uscito dalle Europee con il 34 per
cento e accreditato nei sondaggi di arrivare
al 40? E un simile atteggiamento avrà an-
che il leader del Pd: mi è perfettamente chia-
ro cosa ha spinto Renzi a fare la sua propo-
sta, spiegherà a Mattarella, ma il segretario
del partito sono io. E senza un accordo chia-
ro, di medio termine e sorretto da una larga
maggioranza (la famosa “formula Ursula”,
cara a Prodi, comprensiva di Forza Italia),
in quest’avventura non mi ci metto.
Salvini e Zingaretti, insomma, chiederan-
no al Quirinale di essere garantiti. E il Capo
dello Stato, nel delineare il quadro politico
che uscirà dalle consultazioni, prima di as-
sumere l’iniziativa anche di questo dovrà te-
ner conto. Per evitare che, come l’anno scor-
so, la crisi prenda tempi interminabili in at-
tesa che ad esempio maturi un nuovo accor-
do giallo-verde. Ma anche che si indirizzi
verso un andamento frettoloso, con un ri-
baltone che aprirebbe nel Paese una mezza
guerra civile. Inoltre Mattarella dovrà anno-
tare le incompatibilità già maturate prima
ancora dell’apertura della crisi. Pur non po-
tendo escludere del tutto un rammendo tra
5 stelle e Lega, infatti, immaginare Conte e
Salvini di nuovo insieme nello stesso gover-
no è impossibile. E allo stesso modo, pensa-
re a un governo Pd-5 stelle guidato dallo
stesso Conte e magari senza Di Maio, non
esiste. Poi c’è la questione Renzi: dentro o
no? Lui s’è chiamato fuori, perché ha altri
progetti politici per la testa, ma Zingaretti il
nome dell’ex-premier lo userà, per non la-
sciargli mano libera e per rendere più corpo-
sa e difficile la trattativa con i pentastellati,
per i quali ingoiare il rospo non è facile, e un
incubo l’idea di Salvini che tutti i giorni
dall’opposizione gridi contro il “governo
Renzi-Boschi-Lotti”.
Tra il dire e il fare, al dunque, c’è di mezzo
il mare. In condizioni normali e nel regime
proporzionale in cui siamo riprecipitati, il
Quirinale valuterebbe l’ipotesi di proporre
un “governo di scopo”, “elettorale” o “di de-
cantazione”, come si chiamavano ai vecchi
tempi, per approvare la legge di stabilità e
evitare l’aumento dell’Iva. Ma si sa, qui di
normale non c’è rimasto più niente.

L

e grandi imprese americane
aderenti all’influente Business
Roundtable hanno sottoscritto
un documento nel quale si im-
pegnano a ripensare gli obietti-
vi di profitto verso una maggio-
re inclusione e sostenibilità. Celebrato co-
me un’improvvisa conversione etica o
green di Corporate America, il documento
è in realtà solo l’ultimo dettaglio di un af-
fresco che si è composto negli ultimi anni e
che oggi si presenta pubblicamente.
Luigi Zingales e Oliver Hart proponevano
un anno fa sull’ Harvard Business Review
esattamente ciò che raccontano oggi le cro-
nache; lo stesso spirito si ritrova nelle paro-
le che David Cameron, nel
2013 al G8 di Dublino, indiriz-
zò ai capitalisti di tutto il mon-
do ingaggiandoli nella sfida
della nuova finanza a impatto
sociale. L’anno scorso Larry
Fink, amministratore delega-
to di Blackrock, espresse ana-
loghi contenuti in una celebre
lettera indirizzata alle grandi imprese ame-
ricane ed intitolata “A sense of purpose”: se
volete i nostri investimenti dimostrate il vo-
stro impatto sociale. Tutto si poteva già tro-
vare nei resoconti del World Economic Fo-
rum del 2018 o in un’edizione del Financial
Times del 2016 sotto la foto di Papa France-
sco e il titolo “Blessed Returns”.
Impossibile non accorgersi che ciò prean-
nunciava un cambiamento globale e radi-
cale nel modo di interpretare il capitali-
smo. Più difficile, invece, è prevederne gli
esiti.
Per cominciare, non è una buona notizia
che per questa rivoluzione si adotti l’eti-
chetta “etica” e “green”.

Etico è un aggettivo troppo ingombran-
te per un capitalismo che è stato percepito
come l’esatto contrario, anche oltre i suoi
demeriti. Con questa etichetta, la nuova
economia si espone immediatamente alla
diffidenza e al sospetto. Ciò indebolisce la
credibilità degli sforzi ed espone a facili cri-
tiche, come quella di opportunismo fiscale
o di uso strumentale della responsabilità
sociale per difendere lo status quo.
È evidente che la responsabilità ambien-
tale è una dimensione di importanza pri-
maria di fronte ai pericoli del cambiamen-
to climatico. Ma non possiamo dimenticar-
ci delle diseguaglianze e dell’esclusione so-
ciale, per le quali oggi rischiamo di pagare
un prezzo altrettanto elevato.
La sfida è immaginare un mo-
dello di capitalismo che af-
fronti insieme temi ambienta-
li e contrasto alle disegua-
glianze, attraverso il supera-
mento della miopia dei capita-
li e la riscoperta del valore del
lungo termine. Insomma,
quello che oggi ci chiedono i Millennials.
Il documento della Roundtable è un vio-
lentissimo atto d’accusa alla politica e co-
me tale le spalanca una straordinaria op-
portunità. Lo stanno intuendo i democrati-
ci americani, cui il messaggio della Round-
table era rivolto, e gli elettori tedeschi che
hanno ben accolto la proposta di un nuovo
riformismo liberale e socio-ambientalista.
Un messaggio che nel nostro Paese, pro-
prio in queste ore, appare del tutto estra-
neo alla politica di Governo e, ancor più
sorprendentemente, assente da qualun-
que proposta alternativa che venga delle
forze riformiste e di sinistra. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

LE GRANDI IMPRESE AMERICANE

SENTONO IL BISOGNO DI ARMONIZZARE

PROFITTO E IMPEGNO SOCIALE

L’estate della Luna: raccontate
che cosa vi ha cambiato la vita

50 anni fa, la rivoluzione della conquista della
Luna. La notte del 20 luglio 1969, l’impresa
dell’Apollo 11. Ad agosto, lo spazio di questa
pagina dedicato alle lettere, si aprirà ai racconti
di voi lettori: qual è stato l’evento che ha
cambiato la vostra vita negli ultimi 50 anni?
Scrivetelo (se volete aggiungete una foto),
speditelo alla Stampa con lettera o e-mail, e lo
pubblicheremo. Questa diventerà - ad agosto -
la pagina della vostra rivoluzione. Buona
scrittura.

Solo il 17 per cento dei fumatori italiani di-
chiara di avere informazioni adeguate sui
prodotti senza fumo, contro l'87 per cento
(oltre 4 su 5) che concorda sulla necessità
di maggiori e più trasparenti informazioni in
materia.
E' uno dei risultati del rapporto «Unsmoke:

Clearing the Way for Change», diffuso da
Philip Morris International (Pmi) e basato
sui risultati di un sondaggio condotto dall'i-
stituto di ricerca indipendente Povaddo, at-
traverso 16.099 interviste online rivolte a
persone tra 21 e 74 anni in 13 Paesi (Argen-
tina, Australia, Brasile, Danimarca, Germa-

nia, Hong Kong, Israele, Italia, Giappone,
Messico, Russia, Regno Unito e Stati Uniti).
Se le scelte migliori restano sempre non
iniziare o smettere del tutto di fumare siga-
rette e utilizzare qualsiasi altro prodotto a
base di nicotina, la realtà - emerge dal son-
daggio - è che molte persone non lo fanno.

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

LI


LETTERE

& IDEE

M

iss Italia compie 80 anni e
non senza polemiche per il
suo ritorno in Rai, sulla rete
ammiraglia da cui era stata
cacciata dalla presidente
Tarantola. Il deputato del
Partito democratico e segretario della com-
missione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi,
fa partire una interrogazione parlamentare
indignata («Chi l’ha deciso?»), i conduttori
star chiamati a presentarla (dalla Clerici a In-
sinna) si sono defilati in velocità, come se la
coroncina fosse avvelenata con il potere di la-
sciare appiccicato un marchio indelebile (al-
la fine ha accettato Alessandro Greco).
D’altronde la crociata contro le miss e i lo-
ro bikini non è mai finita. E le parole dell’allo-
ra presidente della Camera, Laura Boldrini,
che definì la cancellazione dello show dai pa-
linsesti della tv pubblica una «scelta moder-
na e civile», come se da questo dipendessero
dignità e pari opportunità del popolo femmi-
nile, sono ancora fresche e minacciose.
E non siamo qui a dire che l’esposizione di
corpi sia invece una scelta di emancipazione.
Certo che no. Ed è legittimo storcere nasi e al-
zare sopracciglia davanti a uno show nazio-
nal popolare che ha il sapore di una sagra pae-
sana. Per carità. Le donne dicono, non hanno
bisogno di passeggiare su un palco in mutan-

de davanti a milioni di telespettatori per
emergere nello showbiz. Certo che no. Ma
non possiamo dimenticare che su questa pas-
serella sono passate Sophia Loren, Gina Lol-
lobrigida (che sarà quest’anno la madrina
nella serata del 6 settembre in diretta da Jeso-
lo), Silvana Mangano, Lucia Bosè e, per avvi-
cinarsi ai giorni nostri, Miriam Leone, Anna
Valle, Simona Ventura, Christiane Filangie-
ri. E in un Paese che offre poche opportunità
ai giovani, il concorso si è trasformato in un
ottimo ufficio di collocamento. Molte delle
ragazze che oggi conducono o condiscono
trasmissioni Rai vengono da lì. Un casting
aperto e certamente molto più dignitoso di al-
tre strade che il «Me Too» ci ha ricordato. Le
battaglie da fare per le donne sono altre e con-
centrarsi su ragazze che dai più sperduti pae-
si dello Stivale inseguono il sogno di una co-
rona forti della loro bellezza, ambizione e in-
genuità è una inutile perdita di tempo. L’Ita-
lia nazional popolare è pronta per le sue miss
e anche per le polemiche che fanno parte del-
la gara. C’è chi la butta anche in politica spie-
gando che quest’anno non solo Miss Italia è
tornata ma la sua incoronazione dipenderà
unicamente dal televoto. Quindi avremo
una reginetta populista. Ma la domanda è:
chi ha paura di Miss Italia? —
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La Stampa
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Il numero del giorno

17 per cento

I fumatori italiani informati sui prodotti alternativi

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Anna Masera
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E MARIA CORBI

i fautori di un rapido sbocco
della crisi, grazie a un capo-
volgimento delle alleanze in
Parlamento, con al primo po-
sto la volontà della maggio-
ranza dei parlamentari di
evitare le elezioni e quella dei partiti
più in difficoltà di impedire la vittoria
nelle urne di Salvini, l’avevano fatta
troppo facile.
È vero che siamo solo all’inizio. Le ve-
re strategie, e le ipotesi subordinate, fon-
damentali in questo genere di negoziati,
verranno fuori nel chiuso dello studio al-
la Vetrata del Quirinale. Dove, ad esem-
pio, è prevedibile che il Capitano leghi-
sta si presenterà con un volto più dimes-
so, come suol fare sovente in privato, ri-
volgendosi al Capo dello Stato, magari
con parole diverse, così: io avrò anche
sbagliato ad aprire la crisi, sebbene ab-
bia detto in Parlamento che rifarei tutto
quel che ho fatto. Ma basta questo per
mandare all’opposizione il primo parti-
to del Paese, uscito dalle Europee con il
34 per cento e accreditato nei sondaggi
di arrivare al 40? E un simile atteggia-
mento avrà anche il leader del Pd: mi è
perfettamente chiaro cosa ha spinto Ren-
zi a fare la sua proposta, spiegherà a Mat-
tarella, ma il segretario del partito sono
io. E senza un accordo chiaro, di medio
termine e sorretto da una larga maggio-
ranza (la famosa “formula Ursula”, cara
a Prodi, comprensiva di Forza Italia), in
quest’avventura non mi ci metto.
Salvini e Zingaretti, insomma, chiede-
ranno al Quirinale di essere garantiti. E
il Capo dello Stato, nel delineare il qua-

dro politico che uscirà dalle consultazio-
ni, prima di assumere l’iniziativa anche
di questo dovrà tener conto. Per evitare
che, come l’anno scorso, la crisi prenda
tempi interminabili in attesa che ad
esempio maturi un nuovo accordo gial-
lo-verde. Ma anche che si indirizzi ver-
so un andamento frettoloso, con un ri-
baltone che aprirebbe nel Paese una
mezza guerra civile. Inoltre Mattarella
dovrà annotare le incompatibilità già
maturate prima ancora dell’apertura
della crisi. Pur non potendo escludere
del tutto un rammendo tra 5 stelle e Le-
ga, infatti, immaginare Conte e Salvini
di nuovo insieme nello stesso governo è
impossibile. E allo stesso modo, pensa-
re a un governo Pd-5 stelle guidato dal-
lo stesso Conte e magari senza Di Maio,
non esiste. Poi c’è la questione Renzi:
dentro o no? Lui s’è chiamato fuori, per-
ché ha altri progetti politici per la testa,
ma Zingaretti il nome dell’ex-premier
lo userà, per non lasciargli mano libera
e per rendere più corposa e difficile la
trattativa con i pentastellati, per i quali
ingoiare il rospo non è facile, e un incu-
bo l’idea di Salvini che tutti i giorni
dall’opposizione gridi contro il “gover-
no Renzi-Boschi-Lotti”.
Tra il dire e il fare, al dunque, c’è di
mezzo il mare. In condizioni normali e
nel regime proporzionale in cui siamo ri-
precipitati, il Quirinale valuterebbe l’i-
potesi di proporre un “governo di sco-
po”, “elettorale” o “di decantazione”, co-
me si chiamavano ai vecchi tempi, per
approvare la legge di stabilità e evitare
l’aumento dell’Iva. Ma si sa, qui di nor-
male non c’è rimasto più niente. —
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NELL’AGENDA DEI
CEO LOTTA ALLE
DISEGUAGLIANZE
E DIFESA
DEL CLIMA

MARIO CALDERINI

IL RITORNO DI MISS ITALIA IN RAI

CON LE REGINETTE POPULISTE

L’ESTATE DELLA LUNA

LA MIA RIVOLUZIONE

Così l’avventura di Apollo 11 rievocò il viaggio immaginario nello spazio di Verne

1969-2019

Una scena del film «Viaggio nella Luna» ispirato al libro di Verne «Dalla Terra alla Luna» che aveva anticipato l’impresa dei tre astronauti americani

INDIRIZZI
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  1. Sulla busta, oltre a nome, cognome
    e indirizzo, scrivere: «La mia rivoluzione».
    Le eventuali fotografie inviate saranno resti-
    tuite.


LA STAMPA
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