La Stampa - 21.08.2019

(C. Jardin) #1
.

FEDERICA VIVARELLI


S


uperare i cento chili
di peso. Esibirsi in tea-
tri spesso semivuoti.
Ci sono scelte che van-
no fuori dal coro, e quella di
Gabriele lo è stata: fare il bari-
tono. Torinese, classe 1985,
è appena rientrato da Pesaro
dove alla villa Pavarotti è sta-
to l'unica rappresentanza pie-
montese nell'evento interna-
zionale di commemorazione
del grande tenore. Ma aveva
appena 16 anni quando pre-
se la grande decisione con la
lirica: «Non è stato facile “di-
chiararmi” ai miei genitori,
non solo perché si sarebbero
impegnati loro per me in un
lungo percorso di studi. Un
conto è sognare di fare la
rockstar. Un altro è immagi-
narsi nell’Elisir d’amore».
Così Gabriele Barinotto - di-
plomato in canto al conserva-

torio di piazza Bodoni, ap-
plaudito da Verona a Inn-
sbruck e che di mestiere ha
fatto solo e sempre il barito-
no, racconta com’è vivere og-
gi di musica lirica, ai tempi di
Sfera Ebbasta. «Si vive male –
ride –. A casa di mamma e pa-
pà nonostante io abbia supe-
rato i trent’anni, ma comun-
que con la soddisfazione di fa-
re un lavoro che mi piace.
Non ho un agente, per cui mi
sveglio al mattino senza sape-
re cosa succederà nel mio fu-
turo, se in Italia o all’estero.
Ora sono in un periodo tran-
quillo, ma fino a qualche gior-
no fa ero impegnato con una
registrazione con il coro Ma-
glini». Proprio per questo è
difficile rispondere alla do-
manda che sorge spontanea:
quanto si guadagna oggi con
la lirica? «Dipende da tanti
fattori: se il tuo nome è cono-
sciuto. Oppure conta la dura-
ta dell’esibizione – rivela Ga-
briele – per esempio per una

comparsata di mezz’ora pos-
so guadagnare cinquanta eu-
ro, e allo stesso tempo quest’e-
state mi hanno chiamato per
una festa privata e per una so-
la sera ho ricevuto millecin-
quecento euro. In tutti i casi
non bisogna dimenticare le
infinite ore di studio e ricerca
della voce che ci sono dietro.
Basti pensare alle opere di
Verdi, o di Rossini».
«Parte delle mie possibilità
canore si sono ridotte: io na-
sco come tenore. Un giorno
all’arena di Verona mi diede-

ro il più grande consiglio: la-
sciare la strada del tenore e
iniziare quella da baritono.
Da lì ho conosciuto una nuo-
va vita, anche se non manca-
no le critiche».
Nell’ambiente lirico si dice
infatti che i baritoni siano te-
nori alla ricerca di una vita più
facile durante le esibizioni e
nei concerti. Ostacoli per chi
sogna il palco, un palco sem-
pre più difficile da conquista-
re che diventa una guerra tra
poveri. Come quella che coin-
volge italiani e cinesi.«In real-

tà si tratta di una vera e pro-
pria invasione – conferma un
artista torinese che preferisce
rimanere anonimo – li chia-
miamo “gli orientali”. E pur-
troppo stanno facendo terra
bruciata in un campo già diffi-
cile: spesso sono disposti a la-
vorare tanto per una paga infe-
riore agli standard italiani. Il
problema è che la loro è una
gavetta di breve periodo nei
nostri teatri, per poi avere un
curriculum che li faccia lavora-
re in patria, dove il bel canto
italiano è assai apprezzato».
Un’altra leggenda è quella
del “phisique du role”: è risa-
puto di quale stazza sia fatto

il giro vita di un cantante liri-
co. «Eppure posso raccontare
quel che è successo a me, di
esempio e non per lamentare
certo un’esclusione- conclu-
de Gabriele - alle selezioni
nel Nord Italia per un Memo-
rino mi dissero che il mio tim-
bro andava benissimo, ma
non il mio fisico. Chiesi ironi-
camente se mi stavano dan-
do del grasso, e mi corressero
“No, grosso”. Salvo poi vede-
re che chi fu selezionato era
un bel viso ma certo non arri-
vava agli ottanta chili. Per in-
tenderci, Pavarotti ha porta-
to il ruolo di Memorino cono-
sciuto in tutto il mondo, e lui
non era certo filiforme». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

le stelle italiane protagoniste al colombatto

La lezione torinese dei campioni della pasticceria

L’Olanda studia l’Italia delle bi-
ciclette. Tutto parte da una te-
si di laurea all’Università di
Amsterdam dedicata alle piste
ciclabili di Collegno. E così la
città che ha fatto dell’utilizzo
della bicicletta uno stile di vita
riconosciuto nel mondo, ha in-
viato per un mese una giovane
ricercatrice a indagare cosa
sta succedendo con le due ruo-
te a Collegno.
«La mia curiosità è stata
quella di sapere in che misura
le persone vorrebbero avere

percorsi ciclistici come opzio-
ne da utilizzare in futuro, sa-
pendo che Collegno si trova vi-
cino a una grande città e tra po-
co verrà attraversata per inte-
ro dalla metropolitana. Ad
esempio abbiano analizzato
se le piste sono utili solo quan-
do l'auto è rotta, o il trasporto
pubblico è in ritardo, oppure
se per i cittadini sono preziose
sempre» spiega Gerardine Bek-
ker, autrice della ricerca.
Gerardine ha 23 anni e pro-
viene da un piccolo borgo vici-

no ad Amsterdam: «Anche per
una persona olandese come
me, la cultura del ciclismo del-
la grande città era troppo im-
pegnativa all'inizio. L’anno
scorso ho iniziato il “master
spatial transport environmen-
tal economics”. Al momento
della tesi, una cosa che sapevo
era che volevo fare qualcosa di
pratico nel campo della mobili-
tà sostenibile. Un’idea voluta
anche dalla compagnia Deci-
sio dove stavo svolgendo uno
stage e che mi ha sostenuta nel-

la ricerca. Così Paolo, il mio col-
lega italiano, mi ha informata
di un nuovo progetto: il “bici-
plan” di Collegno per aumenta-
re le possibilità di ciclismo fuo-
ri Torino, e l’impatto economi-
co di spesa pubblica sui cittadi-
ni». È così che l’avventura ita-
liana ha inizio. Gerardine non
parla l’italiano, ma è comun-
que riuscita a somministrare
oltre 500 questionari in scuo-
le, mercati, uffici.
Al suo fianco un giovane tra-
duttore volontario, Davide Ar-
zano, che ha spiegato di volta
in volta il funzionamento del-
la ricerca. Un viaggio in do-
mande e risposte che ha sorti-
to l’effetto di far capire che ai
collegnesi l’unica cosa che pre-
me è una città più sostenibile,
un modello che ha convinto an-
che gli olandesi. FED. VIV.

SARAH SCAPARONE
La pasticceria da ristorazione
sta vivendo in tutta Italia un
momento di forte rinascita e
Torino sarà un simbolo del suo
percorso. Dal 17 al 19 novem-
bre infatti avrà luogo in città
un evento unico, capace di co-
niugare il mondo della forma-
zione con i più grandi pastry
chef nazionali. All’interno
dell’Istituto Professionale Co-
lombatto si riunirà infatti il
Collettivo Pass121 formato da
pasticceri italiani che hanno
deciso di unirsi per dare una
maggiore identità al loro ruo-
lo e al loro saper fare. Guidati
dalla passione per la cucina
dolce, proprio il 17 novembre,

si incontreranno a Torino per
la loro annuale giornata di la-
voro.
Il Collettivo, nato tre anni
fa, è composto da maestri di fa-
ma internazionale che lavora-
no come liberi professionisti o
all’interno di ristoranti di altis-
simo livello: Beppe Allegretta
(Unico, Milano), Giuseppe
Amato (La Pergola, Roma),
Daniele Bonzi (Four Seasons,
Milano), Domenico Di Cle-
mente (Four Seasons, Firen-
ze), Carmine Di Donna (Torre
del Saracino, Vico Equense),
Nicola Di Lena (Mandarin
Oriental, Milano), Loretta Fa-
nella, Antonio Maresca, Anto-
nio Montalto, Galileo Reposo

(Peck, Milano).
A loro il compito, dopo una
giornata di studio a porte chiu-
se, di lavorare a stretto contat-
to con gli studenti degli Istituti
Alberghieri italiani che rag-
giungeranno Torino grazie al-
la collaborazione con l’Associa-
zione Culturale Pièce, che ha
ideato l’iniziativa. «Crediamo
fermamente nella formazione
continua dei professionisti pre-
senti e futuri – spiega Lucilla
Cremoni, presidente dell’asso-
ciazione torinese Pièce - e il pa-
sticciere da ristorazione oggi
deve rafforzare identità, ruo-
lo, presa di coscienza, orgo-
glio. La cucina dolce deve esse-
re divulgata sia nei suoi fonda-

menti concettuali sia nella pra-
tica, a cominciare proprio dai
luoghi deputati alla trasmissio-
ne delle competenze, cioè le
scuole». Il Collettivo, che pren-
de il nome dal numero 121 os-
sia i gradi a cui si deve far rag-
giungere lo sciroppo di zucche-
ro per ottenere una meringa
all’italiana, ha proprio nella
formazione costante e conti-
nua uno dei suoi punti di for-
za: «Il nostro intento – dichia-
ra Di Clemente, portavoce del
gruppo – non è solo quello di
studiare, ma anche di trasmet-
tere alle nuove generazioni i
nostri saperi, i risultati del no-
stro lavoro, le competenze che
abbiamo accumulato negli an-
ni e momenti come quello di
Torino sono fondamentali per
far capire ai giovani come oc-
corra avere le basi della pastic-
ceria classica italiana per poi
poterle rivedere con metodi e
tecniche moderne».

Il progetto nato da una tesi di laurea

Amsterdam, la città delle biciclette

studia la ciclabile di Collegno

GABRIELE BARINOTTO
BARITONO

Il team di pasticceri che incontrerà gli studenti

Il Conservatorio di piazza Bodoni a Torino

LA STORIA

Il torinese Gabriele Barinotto ha 34 anni e da 18 si dedica alla lirica

“Ma si vive male e sono ancora in casa con mamma e papà”

Tra cinesi e taglie forti


cosa vuol dire scegliere


una vita da baritono


Biciclette ad Amsterdam

“Nonostante le critiche

anche se avevo la voce
da tenore ho fatto
il baritono”

Per mezz’ora di

esibizione arrivo a 50

euro ma con le feste

private si può

guadagnare meglio

46 LASTAMPA MERCOLEDÌ 21 AGOSTO 2019
CRONACA DI TORINO

T1 PR
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