La Stampa - 21.08.2019

(C. Jardin) #1
.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Il governatore del Friuli Venezia Giulia


“Qualsiasi governo alternativo in questo momento mi farebbe paura”


“Dal premier attacchi personali


I grillini dicevano sempre no


solo per inseguire i sondaggi”


FABIO POLETTI
MILANO


Massimiliano Fedriga, gover-
natore leghista del Friuli Ve-


nezia Giulia, ora cosa potreb-
be accadere?
«Mi auguro che si torni votare


al più presto. Lo dice anche la
Costituzione: la sovranità ap-


partiene al popolo».
Il premier Giuseppe Conte ha


rassegnato le dimissioni. Ma
prima non ha lesinato attac-


chi a Matteo Salvini...
«L’ho trovato un discorso pie-
no di risentimenti personali,
una cosa di bassissimo profilo.
Ma non capisco perché si sia
perso tutto questo tempo. Se
la conclusione era scontata
perché non ci si è mossi quindi-
ci giorni fa, quando la Lega ha
sollevato il problema? È sotto
gli occhi di tutti dov’è iniziato
il blocco all’azione di gover-
no».
Il premier dice che è colpa di
Salvini.
«Dopo le elezioni europee il

Movimento 5 Stelle ha iniziato
a guardare al proprio risultato
elettorale e ai sondaggi altret-
tanto negativi. Da lì sono arri-
vati i “no” nel tentativo dispe-
rato di distinguersi dalla Lega.
Noi abbiamo resistito anche di
fronte agli attacchi personali
ma poi i “no” sono diventati
troppi: no alla Tav, no all’auto-
nomia, no alla riforma della fi-
scalità. Diventava difficile resi-
stere ancora».
Ma Salvini che alla fine del
suo discorso apre ancora e di-
ce che si può tagliare il nume-

ro dei parlamentari prima di
votare la convince? C’è chi
parla di qualche mal di pan-
cia nella Lega...
«Io di mal di pancia non ne ho
sentiti. È stato un momento di
chiarezza per togliere ogni scu-
sa a chi non vuole votare solo
per mantenere la poltrona. È
l’unica partita che siamo dispo-
sti a chiudere prima di andare
alle elezioni. Una condizione
che presuppone tuttavia l’as-
senza di accordi sottobanco
tra Renzi e Grillo, volti solo a
mantenere in vita un qualsiasi
esecutivo pur di non far votare
gli italiani».
Si parla di altre maggioranze
possibili, ovviamente senza
la Lega. Dal suo ufficio di Trie-
ste cosa pensa di questa even-
tualità?
«Mi farebbe solo paura. Un go-
verno simile risponderebbe so-
lo a scelte esterne. Sarebbe un
governo diretto dall’Europa. I
primi a pagare sarebbero i cit-
tadini, come abbiamo visto do-
po i governi Monti e Letta. Un
governo che non è stato scelto
dal popolo non è libero. Qual-

siasi governo senza Lega sareb-
be un governo Renzi-centrico.
E questo mi fa paura».
Di sicuro dovreste dire «ciao»
se non «addio» all’autonomia
regionale. Non che abbiate
portato a casa molto in questi
14 mesi...
«Questo è uno dei “no” che
hanno portato alla crisi. Eppu-
re c’era nel contratto. Per non
parlare del referendum con
cui si sono espressi i cittadini
della Lombardia e del Veneto.
Una cosa che interessa pure al
Friuli Venezia Giulia, per quan-
to riguarda l’autonomia scola-
stica, pur essendo una regione
a statuto speciale. I 5 Stelle si
sono messi di traverso e ci han-
no fatto perdere un sacco di
tempo solo perché era una pro-
posta forte della Lega. L’auto-
nomia non era solo per il Nord.
sarebbe servita a tutti. Il Paese
ha bisogno di infrastrutture
per crescere, ha bisogno di si-
curezza e ha bisogno di lotta
all’immigrazione clandestina.
Se non si fa nulla, alla fine pa-
gano solo i cittadini». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

FEDERICO CAPURSO
ROMA


Per comprendere lo stato d’ani-
mo del mondo leghista, sareb-


be forse sufficiente descrivere
l’evolversi delle espressioni


sul viso di Giancarlo Giorgetti



  • l’uomo che mai avrebbe volu-
    to una crisi in agosto - durante


il discorso con cui Giuseppe
Conte ha fatto calare il sipario


sul governo. Le mani sul volto,
gli occhi che guardano al cielo,


la testa che improvvisamente
cade sul petto per poi risolle-


varsi, qualche secondo dopo,
mostrando un sorriso amaro,


quando il premier ricorda, tra
le vittorie del governo, la rifor-


ma dello Sport voluta dal sotto-
segretario della Lega. Le trup-
pe assiepate tra i banchi appa-


iono svuotate di forza, speran-


za, ottimismo. Si accendono a


fiammate durante l’intervento
di Conte, lo interrompono, lo


accusano, gridano «Merkel» e
indicano il Pd, ma il colpevole
del disastro, sibilato nei chiac-


chiericci interni, è sempre lui:
Matteo Salvini. Ecco perché


nella serata, le voci che vengo-
no veicolate all’esterno cerca-


no di distogliere l’attenzione e
puntano il dito altrove, svelan-


do dubbi e sospetti complotti-
stici sui quali si sarebbe costrui-


ta la crisi, orchestrati dall’Euro-
pa, dal Pd, dal Movimento 5


stelle.
Il leader prende la parola su-


bito dopo il premier. Si alza
dai banchi del governo e rag-


giunge quelli della Lega evi-
denziando, se ancora fosse ne-
cessario, la frattura nei rappor-
ti tra lui e Conte. Si è segnato
su un foglio le accuse che Con-
te gli ha sbattuto in faccia:
«Hai perseguito interessi per-
sonali e di partito», «non hai
cultura delle regole», «mi pre-
occupa la tua concezione del
potere», «incosciente l’uso di
simboli religiosi». Ma Salvini
ribatte: «Rifarei tutto». E poi,
«non ho paura», dice. Lo ripete
così tante volte da rendere evi-
dente l’inquietudine che si re-

spira nel suo gruppo parlamen-
tare. È il terrore di avere co-
struito un consenso tanto alto
quanto inutile e per questo Sal-
vini tenta ancora, un’ultima di-
sperata volta, di tendere la ma-
no agli ex alleati: «La via mae-
stra sono le elezioni, così gli ita-
liani giudicheranno. Ma se vo-
lete tagliare i parlamentari e
poi andare a votare, noi ci sia-
mo». Rimettersi insieme, dun-
que. Fare la manovra e vedere
come andrà. Poco dopo, la mo-
zione di sfiducia depositata
contro Conte viene ritirata.

«Uno spiraglio c’è ancora», si
ostinano a dire i vertici della
Lega ai cronisti.
Per difendere il leader, i co-
lonnelli leghisti si aprono nei
corridoi di palazzo Madama a
confessioni sui veri motivi
che hanno portato alla crisi di
governo. «Quando è uscito
sui giornali lo scandalo del
Metropol, ci è stato chiaro che
i poteri di Bruxelles non avreb-
bero mai permesso la nomina
di un commissario europeo le-
ghista – dice un membro del
governo accendendosi una si-

garetta nella piccola sala fu-
matori nascosta alle spalle
dell’Aula –. E allo stesso mo-
do, ci avrebbero bocciato una
manovra di bilancio a otto-
bre, impedendoci di andare
oltre il deficit che loro ritengo-
no giusto». Il sottosegretario
a Palazzo Chigi Guido Guide-
si si dice convinto che possa es-
sere Enrico Letta il commissa-
rio dell’Italia in Europa. E po-
co dopo, infatti, un membro
di peso del gruppo parlamen-
tare, molto vicino a Salvini, si
avvicina a un capannello di

cronisti: «Ci erano arrivate
già a luglio delle voci di uno
scambio sempre più fitto tra il
Pd e il Movimento 5 stelle.
Non ci fidavamo più. Se non
avessimo rotto noi, lo avreb-
bero fatto loro». Per sentir no-
minare Salvini si deve parlare
con i parlamentari meno in vi-
sta: «Colpevole di aver sba-
gliato i tempi», «consigliato
dalle persone sbagliate», e co-
sì via. Ma sempre a una condi-
zione: «Non voglio essere cita-
to. O sono finito».—
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MASSIMILIANO FEDRIGA
PRESIDENTE FRIULI
VENEZIA GIULIA

Salvini: l’Europa voleva sabotare la manovra

I peones scettici: “Matteo consigliato male”

La decisione di rompere dopo lo scandalo dell’incontro al Metropol. Ma nel partito cresce la delusione


CLAUDIO PERI / ANSA

LA CRISI

INTERVISTA

I Cinquestelle si sono

messi di traverso

facendoci perdere

un sacco di tempo:

se non si fa nulla

pagano i cittadini

I sospetti
del Carroccio:

il commissario Ue
sarà Enrico Letta

Matteo Salvini ha replicato a Conte parlando dai banchi della Lega e non da quelli del governo

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