La Stampa - 21.08.2019

(C. Jardin) #1

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FLAVIA PERINA
ROMA

A

Palazzo Madama ab-
biamo assistito al
precipitare della cri-
si, con le dimissioni
di Conte, e a una sorprenden-
te operazione verità che ha
portato alla luce, intervento
dopo intervento, la natura in-
conciliabile dei due populi-
smi usciti vincenti dalle ele-
zioni del 2018. Ce n’eravamo
dimenticati. Per 14 mesi i
tweet dei leader, le battute, le
foto delle merende e delle fi-
danzate, hanno alzato una
cortina fumogena – quasi
sempre inoffensiva – che ha
nascosto la realtà di due idee
di Italia, di sviluppo, di giusti-
zia, di relazioni internaziona-
li assolutamente divergenti,
inconciliabili. Lega e Cinque
Stelle non sono e non posso-
no essere d’accordo su nulla e
lo si è visto con assoluta chia-
rezza nel dibattito, per molti
versi catartico, in Senato.
Grandi opere, scuola, reati
finanziari, immigrazione, fa-
miglia, lotta alla mafia, persi-
no concetti alti come la laicità
dello Stato, li vedono su trin-
cee opposte, divisi da un con-
flitto identitario radicale, co-
sicché la domanda che ci fac-
ciamo da Ferragosto - quali so-

no i veri motivi della crisi? –
da oggi andrà sostituita dal
suo opposto. Ma come hanno
fatto a governare insieme?
Guardando indietro questa
differenza “genetica” si è
espressa fin dall’inizio, con
scontri che in altri tempi
avrebbero determinato la cri-
si immediata di qualsiasi ese-
cutivo. Il primo pubblico dissi-
dio un mese dopo l’insedia-
mento, sul trattamento da ri-
servare alla nave Diciotti cari-
ca di migranti: Salvini lancia
lo slogan “chiudiamo i porti”,
il ministro dei Trasporti Toni-
nelli autorizza lo sbarco a Tra-
pani. Non è un banale inciden-
te politico ma il conflitto tra
due visioni del mondo. Da
una parte c’è la propensione
terzomondista e solidarista
del M5S, la sua empatia col
mondo del volontariato, e
dall’altra l’istinto primario
del sovranismo: la difesa dei
confini, il diritto al respingi-
mento dello straniero.
Lo stesso schema si ripete-
rà a ogni scelta del Viminale
sulla sicurezza. Costerà ai gril-
lini controverse espulsioni
per arginare il contagio pole-
mico. Esploderà sulla riforma
della legittima difesa, con 30
parlamentari Cinque Stelle
che disertano l’aula nelle vota-
zioni sui primi articoli. E in
ogni occasione, la linea di frat-
tura riguarderà un punto più

ideologico che politico, l’irri-
ducibile contrasto tra l’eredi-
tà dei movimenti pacifisti de-
gli Anni 90 raccolta dal M5S e
la filiera della destra “alla
Clint Eastwood” di cui Salvini
si è fatto interprete.

Il corpo a corpo
La cronologia del corpo a cor-
po tra i due partner di gover-
no è quasi impossibile. Trop-
po vasta. Dopo l’immigrazio-
ne, i vaccini. Dopo i vaccini, il
Decreto Dignità e l’accusa di
Di Maio alla misteriosa «mani-
na» che ha inserito nel testo
un dato controverso sulla per-
dita di posti di lavoro. Dopo il
Decreto Dignità il Tap, il ga-
sdotto trans-adriatico, bestia
nera del M5S, che rivela l’al-
tra faglia che divide i due par-
titi: la distanza tra il modello
di decrescita felice incarnato
dai grillini – non a caso citato
ieri da Salvini – e l’opposta
sensibilità della Lega, che par-
la al mondo dell’impresa e am-
bisce a rappresentare il parti-
to del Pil. Il Contratto di go-
verno non ha risolto niente,
su questo come sugli altri pun-
ti. E non è un caso che la crisi
sia infine esplosa sulla mozio-
ne anti-Tav del 7 agosto, con
cui il M5S ha cercato dispera-
tamente di confermare il suo
imprinting originario.
All’elenco si dovrà poi ag-
giungere il capitolo fisco e tas-

se, e quindi lo scontro sul con-
dono fiscale, ottobre 2018,
con la minaccia di Di Maio di
una denuncia in Procura per
la manipolazione del testo.
La zuffa sul ddl anticorruzio-
ne, dicembre 2018, con il go-
verno che va sotto nel voto se-
greto e la Lega che gongola. E
poi, nel 2019, il caso Siri, le
trattative separate sulla ma-
novra, la riforma della giusti-
zia bocciata dalla Lega in
Consiglio dei ministri, il ddl
Pillon. E ancora, la surreale
escalation polemica in sede
internazionale - dove ciascu-
no si sceglie amici e nemici
come gli pare - che segna il
culmine con due atti indeci-
frabili: l’incontro del M5S
con i Gilet Gialli che da gior-
ni devastano Parigi (ci coste-
rà il ritiro dell’ambasciatore)
e l’affaire moscovita su cui
Salvini si rifiuta di riferire in
Parlamento.
Rileggere a ritroso le crona-
che del governo gialloverde,
insomma, conferma la natu-
ra impraticabile dell’esperi-
mento gialloverde, per moti-
vi assai più profondi e consi-
stenti delle ambizioni e delle
personalità dei leader. I no-
stri opposti populismi erano
mondi inconciliabili. Si sono
messi insieme in circostanze
di eccezionalità. Non poteva
durare, non è durata. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

LA STORIA

La legittima difesa
A marzo 2018 passa la legge sulla legittima difesa,
tra i mal di pancia di numerosi esponenti del Movi-
mento Cinque Stelle e l’esultanza dei leghisti in Aula.

I 14 mesi di governo


tra alti e bassi
fino alla rottura

LA CRISI

Il caso Diciotti
Ad agosto 2018 i migranti trattenuti sulla nave
della Marina: i grillini accettano i diktat di Salvini,
poi lo salvano dal processo per sequestro.

Il gasdotto in Puglia
Alla fine di ottobre 2018 Conte comunica ai sin-
daci pugliesi che il Tap, il contestato gasdotto, si
farà. I grillini avevano impostato sul No all’im-
pianto la campagna elettorale in quella regione.

La «manina» sul condono
Sempre nella seconda metà di ottobre i grillini
accusano l’azione di una non meglio precisata
«manina» per l’inserimento di un condono in
un decreto fiscale. Tensione alle stelle.

Il giuramento
L’Esecutivo
Lega-M5S,guidato
da Giuseppe Conte,
giura l’1 giugno
2018: volti sorridenti
nella foto di gruppo
che segna l’avvio
del governo

Il decreto sicurezza bis
Il 5 agosto scorso il Senato vota la fiducia al
decreto sicurezza bis: il Movimento vota in-
sieme alla Lega.

Il capolinea sulla Tav
Il 7 agosto, due giorni dopo, il governo va in pezzi
sulla Tav: bocciata anche dalla Lega la mozione
M5S contro la linea ferroviaria Torino-Lione.

Il dibattito in Senato ha messo a nudo l’insanabile distanza tra leghisti e grillini

I ripetuti scontri nella maggioranza in altri tempi avrebbero subito aperto la crisi

Litigi, polemiche e insulti


Un anno gialloverde


vissuto pericolosamente


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