Il Sole 24 Ore Mercoledì 21 Agosto 2019 9
Economia & Imprese
Modello
sostenibile
per i jeans
Dondup
ABBIGLIAMENTO
Il brand punta a garantire
trasparenza e tracciabilità
dell’intera filiera
Il presidente Marzotto:
«Meglio ridurre i margini
che alzare i prezzi finali»
Giulia Crivelli
La notizia principale, arrivata nelle
scorse ore dagli Stati Uniti, è la presa
di coscienza – forse tardiva, ma molto
chiara – di un’associazione in grado
di fare davvero la differenza, la Busi-
ness Roundtable (si veda Il Sole Ore
di ieri), alla quale aderiscono circa
amministratori delegati di altrettante
aziende dei più importanti settori, da
Amazon e Apple a Visa e Walmart,
passando per Jp Morgan, la più gran-
de banca americana. Le società quo-
tate, rappresentate dai ceo del Busi-
ness Roundtable, danno lavoro diret-
tamente a milioni di persone e dal
dettano una sorta di agenda al-
l’intera corporate America e, per via
indiretta, alla politica.
Per quasi anni in cima a quel-
l’agenda la Business Roundtable ha
messo il profitto e la soddisfazione
degli azionisti. Ora la priorità è cam-
biata: si chiama sostenibilità ambien-
tale e sociale, cioè attenzione ai terri-
tori nei quali si opera e al pianeta nel
suo complesso e, forse ancora più im-
parante, al benessere dei lavoratori.
Priorità che in realtà fanno già parte
della cultura di molte aziende ameri-
cane (quotate e non, si pensi a Patago-nia) e di altri Paesi. Tra queste ce ne
sono molte anche in Italia, che hanno
anticipato non tanto e non solo lanuova carta etica della Business
Roundtable, bensì interventi legisla-
tivi nazionali ed europei. Aziende chesi sono date codici di condotta e prin-
cipi che non escludono la crescita di
profitti e fatturato, ma la inserisconoin un quadro più complesso di valori.
Aziende sempre più diffuse in ogni
settore del made in Italy e in partico-lare nel tessile-abbigliamento-moda,
un’industria, per definizione, con un
impatto elevato sull’ambiente e cheproduce una grande quantità di rifiuti
(alcuni considerano gli scarti tessili la
nuova plastica). Lunga premessa perintrodurre il caso Dondup, azienda
nata nel e specializzata in jean-
swear, che negli anni ai cinquetascheha aggiunto una linea completa di ab-
bigliamento. In occasione della re-cente settimana della moda maschile
di Milano, l’azienda guidata dal presi-
dente (e azionista di minoranza) Mat-teo Marzotto e dall’amministratore
Matteo Anchisi hanno presentato i
dati e le strategie future.«I jeans sono stati, fin dalla loro
nascita, un indumento diffuso e ama-
to da persone di ogni età, per gli usipiù diversi – spiega Anchisi –. Allo
stesso tempo, si è costantemente evo-
luto, sia nei tessuti sia nello stile. Lasvolta principale è stata l’aggiunta al
cotone di percentuali variabili di fibre
sintetiche, che hanno reso i jeans piùmorbidi, allargandone ancora la pla-
tea. Ora siamo in una terza fase della
vita dei jeans e della filiera a cui ap-partengono, quella della trasparenza
e sostenibilità». Una fase anticipata epoi incoraggiata da aziende come
Dondup, aggiunge Matteo Marzotto:
«La sostenibilità è un percorso, ognigiorno si può migliorare, seguendo
quello che possiamo definire anche
sogno. Un sogno realizzabile però,della nostra azienda e sempre più dei
consumatori, attenti ai comporta-
menti ambientali e sociali delle azien-de da cui comprano o dove lavorano».
La sostenibilità ha un costo, si dice
sempre. È vero, ma il presidente diDondup sottolinea che (forse lo ha
suggerito persino ad alcuni membri
della Business Roundtable) i marginipossono anche essere , almeno in par-
te, sacrificati, per non “scaricare” sui
consumatori i maggiori costi legati aprocessi produttivi sostenibili. Un
concetto sul quale è d’accordoil fondo
di private equity L Catterton, che dalcontrolla Dondup. Soddisfatti
della redditività dell’azienda (fattura-
to di circa milioni e un ebitda del,%) e delle strategie. Perché anche
i fondi, evidentemente, non sono piùguidati solo dalle logiche del profitto
e del successo di breve periodo.
«Nel abbiamo presentato ilprogetto Detox, il cui obiettivo è di ar-
rivare a una produzione tracciabile e
trasparente – conclude Anchisi –.Ogni capo ha già o avrà una sorta di
carta d’identità, che permette ai con-
sumatori di sapere quanta acqua edenergia, ad esempio, siamo riusciti a
risparmiare». Non apparirà sull’eti-
chetta, ma ha sicuramente grandeimportanza, l’impegno sulla sosteni-
bilità sociale e sul welfare aziendale
di Dondup. Giova ricordare l’originedel nome del brand: i fondatori Mas-
simo Berloni e Manuela Mariotti lo
scelsero pensando a Mingyar Don-dup, il cui credo si riassume nelle pa-
role: «Tutti gli uomini sono uguali.Razza, colore e fede non significano
nulla. Ciò che ha valore sono le inten-
zioni e le azioni di ciascuno».© RIPRODUZIONE RISERVATALA FILIERA ITALIANA
I progetti di Smi e Camera moda
Tutte le istituzioni che
rappresentano la filiera deltessile-moda-abbigliamento,
riunite dal gennaio 2018 nella
federazione Confindustria Moda,hanno messo la sostenibilità
ambientale e sociale al centro dei
progetti degli ultimi anni e dellestrategie per i prossimi (si veda Il
Sole 24 Ore del 27 giugno).
Appuntamento a Milano
Durante la prossima settimana
della moda (17-23 settembre),dedicata soprattutto alle
collezioni donna, si terrà anche la
terza edizione dei Green CarpetFashion Awards, gli Oscar della
moda sostenibile organizzati
dalla Camera nazionale dellamoda con Eco Age.
Certificazione. I jeans sono i capi iconici di Dondup: il presidente Matteo Marzotto ha presentato a Milano i nuovi modelli eco
TESSILE
Denim circolare,
Candiani leader Ue
con il «Re-Gen»
L’azienda lombarda
ha appena vinto il premio
Itma per l’innovazione eco
La sostenibilità può essere tale so-
lo se riguarda l’intera filiera. Vale
per tanti settori e per il tessile-ab-
bigliamento in particolare, comeha recentemente ribadito Andrea
Crespi, direttore generale di Eu-rojersey e responsabile per la so-
stenibilità di Sistema moda Italia.
All’interno, in particolare, dellafiliera del jeans, l’Italia è all’avan-
guardia. Il settore a valle (aziende
e marchi che si rivolgono diretta-mente al consumatore finale) può
contare su imprese del “monte”
della filiera da anni impegnate nelridurre l’impatto ambientale delle
materie prime, ricorrendo a rici-
clo, riutilizzo e upcycling e seguen-do i principi dell’economia circo-
lare. Tra queste spicca Candiani
Denim, azienda lombarda che haappena ricevuto il Sustainable In-
novation Award assegnato da It-
ma, la più grande fiera al mondo dimacchine tessili, punto d’incontro
dell’industria globale del tessile-
abbigliamento.Candiani Denim è uno dei mag-
giori produttori europei di denim
e ha ricevuto il premio Itma perRe-Gen un tessuto di “denim cir-
colare” realizzato con materie ri-
generate e riciclate. Il % di Re-Gen è costituito da Tencel x Refi-
bra Lyocell, a sua volta composto
da cellulosa di scarti di cotone epolpa di legno con l’efficiente pro-
cesso a ciclo chiuso di Lenzing;l’altro % è costituito da fibre
Candiani riciclate post-industriali.
Anche i tessuti Candiani sono tinticon tecnologie sostenibili, con una
sostanziale riduzione dell’uso di
acqua e prodotti chimici, nellaproduzione dei tessuti e nel pro-
cesso di lavaggio dei jeans.
La sostenibilità non si improv-visa, è un percorso (si veda anche
l’articolo in pagina), come confer-
ma Alberto Candiani, presidentedell’azienda: «Il tessuto è stato re-
alizzato in occasione del nostro
ottantesimo anniversario. Credia-mo fortemente nella sostenibilità
e per migliorare su questo fronte
ci basiamo su investimenti in in-novazione e sulla nostra storia.
Per creare Re-Gen abbiamo fatto
leva sulle fibre Tencel Lyocell diLenzing con la tecnologia Refibra
e abbiamo combinato il tutto con
la nostra esperienza interna percreare un prodotto innovativo, alla
moda e rispettoso dell’ambiente
allo stesso tempo».A conferma dei traguardi rag-
giunti da Candiani, basti pensareche i finalisti del premio, battuti
dall’azienda italiana, erano Levi’s
e Lee, tra i principali produttori dijeans al mondo e in gran parte in-
tegrati verticalmente. L’Itma ha
comunque riconosciuto a Levi’s eLee importanti risultati: Levi’s ha
lanciato l’FLX Customisation Stu-
dio, che utilizza acqua riciclata al%, anche usando il sistema di
riciclo HZero di Jeanologia,
azienda meccanotessile spagnolada sempre presente a Itma e spe-
cializzata in finissaggi per l’indu-
sitra del denim. Lee sfrutta invecel’innovativo sistema di rifinitura
dei capi di un’altra azienda italia-
na, la vicentina Tonello. Il sistemasi chiama All-in-One e combina
quattro tecnologie con lo scopo di
ridurre drasticamente l’acqua ne-cessaria per le fasi di finitura della
produzione dei jeans, riducendo
così i tempi di lavorazione e i costitotali di produzione.
—G.Cr.
© RIPRODUZIONE RISERVATAE-commerce, in Italia
attive 20mila aziende
NUOVI BUSINESS
Le stime di Cdc Milano:
un imprenditore su dieci
arriva dall’estero
Enrico Netti
È in crescita il numero delle azien-
de italiane che hanno messo al
centro della loro attività l’e-com-
merce: ad oggi sono quasi mila
con un aumento di quasi il % ri-
spetto al .
Quasi la metà di questo piccolo
esercito di imprese si concentra in
tre regioni: Lombardia, Campania
e Lazio. Nella maggiore parte dei
casi si tratta di microattività perché
il numero degli addetti complessi-
vamente non supera quota mila
secondo quanto rivela una analisi
realizzata dalla Camera di com-
mercio di Milano, Monza Brianza e
Lodi, prendendo in esame i dati del
Registro delle imprese.
La scelta di puntare sull’e-com-
merce sembra così essere sempre
più anticiclica perché il numero
delle nuove attività aumenta con
un trend a due cifre, intorno al %
rispetto all’anno precedente. Le al-
tre attività commerciali, quelle con
il tradizionale negozio dedicato al
retail, invece abbassano le saraci-
nesce. Negli ultimi dieci anni, se-
condo le rilevazioni di Confcom-
mercio sono stati mila i negozi
che hanno dovuto chiudere per
sempre, un calo dell’% rispetto al
e che ha riguardato in parti-
colare i centri storici delle città.
Il modello vincente a cui si ispira
chi sceglie di fare e-commerce non
può che essere quello dei plurimi-
liardari Jeff Bezos, fondatore di
Amazon, e Jack Ma che ha creato
Alibaba. Comunque la scelta di fare
business online sembra attirare le
imprenditrici e le nuove generazio-
ni: le aziende guidate da donne so-
no poco più di ., quelle di gio-
vani poco meno di mila. Le vendi-
te online sono inoltre un business
che sembra attirare anche gli im-
prenditori nati all’estero: è loro unasocietà su dieci con un raddoppio
rispetto a cinque anni fa.
Per quanto riguarda la distribu-zione sul territorio Roma è anche
la capitale delle aziende per nume-
ro di attività nel settore, poco piùdi .. Seguono Milano con quasi
. imprese, Napoli (quasi
.) e Torino (). Sul frontedell’occupazione il maggiore nu-
mero di addetti (mila) è a Milano,
dove sono aumentati di oltre un
quinto rispetto all’anno preceden-te, seguita da Perugia con quasi
. lavoratori. In Liguria, per la
precisione a Imperia, si registra lamaggiore quota percentuale, un
terzo, di imprenditori nati all’este-
ro mentre a Potenza una su due èuna impresa giovane.
Per tutti la mission è unica: con-quistare una quota di quei e più
miliardi che a fine anno rappre-
senteranno il valore delle venditeonline Bc in Italia. Se l’e-com-
merce è in costante crescita, con
esso aumentano le controversieche possono sorgere tra venditori
e compratori online.
In questi casi, le parti possonoutilizzare RisolviOnline, servizio
di risoluzione delle controversie
online della Camera Arbitrale,azienda speciale della Camera di
commercio di Milano Monza
Brianza Lodi. RisolviOnline è unodei providers accreditati presenti
sulla piattaforma europea Odr
(Online dispute resolution) dellaCommissione europea che riguar-
da controversie tra consumatori e
fornitori dell’Unione europea.Una soluzione (www.risolvionli-
ne.com) forse non molto nota che
nell’arco di anni ha gestito qua-si un migliaio di controversie.
«È un servizio di giustizia al-
ternativa soprattutto in un setto-re come quello degli acquisti
online, per poter comprare con
tranquillità e sicurezza, con unamodalità che ha avuto e continua
ad avere una diffusione esponen-ziale - sottolinea Marco Dettori,
presidente della Camera Arbitra-
le della Camera di commercio diMilano Monza Brianza Lodi -.
Proponiamo un servizio non solo
nazionale perché siamo infattitra gli operatori accreditati a li-
vello di Unione europea».
[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATAI NUMERI CHIAVE
68%
Il trend
Negli ultimi cinque anni il numero
delle aziende italiane che si sonospecializzate nel settore del
commercio online , secondo la
Camera di Commercio di MilanoMonza Brianza Lodi, ha fatto
segnare una crescita a due cifre
29mila
AddettiGli occupati nelle circa 20mila
imprese del settore sono
complessivamente 29mila. Diquesti oltre 7mila lavorano in
Lombardia
25%
I giovaniUna attività su quattro fa capo a
giovani imprenditori che hanno
scelto l’ecommerce. A Potenza lamaggiore concentrazione: una su
due sono imprese giovani
10%
ImmigratiUna impresa su dieci fa capo ad
imprenditori nati all’estero. AImperia il record di circa il 33 per
cento