Vanity Fair Italy - 28.08.2019

(Dana P.) #1

VA N IT Y FA I R


LIVING

VanityViaggi

Nella grotta procediamo in fila indiana, un po’ nuotando
un po’ saltellando nell’acqua come girini, con la testa che
sfiora la roccia e i piedi nella sabbia calda.
Toccare d’istinto la spalla di chi è avanti o il braccio di
chi è dietro al momento è inevitabile: siamo nel buio totale.
Intorno c’è solo nero, assoluto, come se qui sotto nascosta tra
i pomodori di mare che lanciano riflessi rossi quasi gotici, ci
fosse una qualche creatura marina, una seppia di dimensioni
mitiche che si è appena innervosita e ha coperto tutto d’in-
chiostro per sfidare i forestieri a tornare a bordo.
Mentre parliamo sussurrando come per non svegliare il
mostro marino, scopriamo che il passaggio di pietra non ha
uscita: sorpresa, il tunnel finisce in una spiaggia interna! Più
buia ancora, scopriamo i confini di roccia tastando con le ma-
ni. Momenti infantili, piacere senza tempo: la spiaggia inter-
na, volendo anche sexy, di certo è un posto segreto prezioso,
e non è l’unico che abbiamo trovato qui.
Non c’è da stupirsi che Marettimo, la più lontana delle già
defilate e preservate Egadi, esotica come un lido
omerico ma a solo a un’ora di traghetto da Trapani,
secondo la teoria dell’Odissea di Samuel Butler coincida con
Itaca, la patria di Ulisse.
Noi ci siamo arrivati seguendo Pietro
sulla Melina II. La barca di legno bianca
e azzurra di questo capitano sarà il nostro
Beagle per la spedizione nella piccola
Galápagos delle Egadi. Tradizionale vi-
sta da lontano, da vicino è accessoriata di
comfort inaspettati, musica giusta e ma-
nicaretti. E pronta alla scoperta dell’Area
Marina Protetta, seguendo le rotte priva-
te del proprietario marettimaro doc ma
globetrotter dalla vita avventurosa (ha
cominciato come mozzo sui mercantili,
dall’India alla Corea ogni porto è stato
suo). È finita l’era del giro turistico in-
truppato: si organizza in libertà, a tutte
le ore, come vogliono i viaggiatori well
travelled in cerca di semplicità e godu-
ria insieme che alla chetichella sbarcano
chiedendo di lui.
Così, ancorati nel sole pieno con un
bicchiere di vino bianco in una mano e
una tartina di tonno affumicato nell’altra,
stiamo davanti a questo massiccio ver-
de, dove le auto non circolano, le barche

hanno limiti rigidi (quelle locali autorizzate come la nostra
sono avvantaggiate, massimo 15 metri, niente yacht). L’a-
peritivo marinaro allestito in un angolo di isola de-
serto, tra rocce scure e mare turchino sotto il faro
di Punta Libeccio, è seguito da un barbecue on board di
pesce e bontà isolane preparate dalla mamma Melina, a cui
l’imbarcazione deve il nome: la sua cucina è celebre almeno
quanto la zuppa d’aragosta della trattoria Il Veliero, in gara
per bontà con quelle del New England.
La zuppa è uno dei piatti ufficiali dei marettimari, che so-
no tanti e sparsi nel mondo, in particolare a Monterey, Cali-
fornia, dove hanno esportato la loro speciale tecnica di pe-
scatori provetti. Qui in inverno sono meno di cento, d’estate
circa 3 mila. «A Ferragosto e nelle feste cuciniamo a porte
aperte: se vedi una casa puoi entrare, sono tutti invitati, chi
arriva assaggia qualcosa e se ne va», dice Pietro. Da molti
punti del paese si vede il castello saraceno di Punta Troia, da
poco aperto al pubblico, che nella notte sembra una lampara.
Si visita, poi ci si tuffa lì sotto, in una delle rare spiagge pro-
priamente dette dell’isola. Marettimo, per l’atmosfera esube-
rante e l’attitudine festaiola degli abitanti, ha un che di greco,
ma più allegro, alla Mamma Mia!
E muoversi è facilissimo, senza auto: si può solo
camminare, o imbarcarsi. Immediato anche trovare Il
Veliero, o il bar Tramontana e le sue strepitose granite e La
Scaletta, bar, ristorante e teatro di ogni cosa che accade qui,
dove il deus ex machina è Giovanni Maiorana «di sopranno-
me Talafia», ha scritto sul suo sito, le cui creazioni, come la
versione raffinata della zuppa di pesce Matalotta con man-
dorle, pecorino e pesce spada, sono piaciute anche a Jamie
Oliver. Tutti, dal pescatore al politico, dalla guardia foresta-
le al nobile palermitano, ubriachi di sole la sera convergono
qui, per la musica e per l’atmosfera.
Tutti, tranne Steven Spielberg. Quando chiedo a
Giovanni se è vero che ha manda-
to via il grande regista, lui minimizza:
«È sceso qualcuno dalla sua barca, vole-
va prenotare l’intero ristorante e non era
possibile, che dovevo fare?». Ma sotto i
baffi se la ride dell’impresa. Defenestrato
il premio Oscar, in compenso, qui è ben-
venuto lo zio Peppe. «Come lo trovo?»,
chiedo cercando la memoria storica di
Marettimo, ex marinaio di lungo corso.
Cerco in giro. La casa dove alloggio è Le
Conchiglie, delizioso bed and breakfast
nella zona dello Scalo Vecchio con vista
sul castello gestito da Maria Torrente, che
è anche wedding planner per i tanti ma-
trimoni sull’isola (leconchigliemarettimo.
it, tel. 333.3213663) e anche qui Peppe
non c’è. «Lo riconosci, se gli sei simpati-
ca ti regalerà una spada di pesce spada,
con sopra scritto a mano “Regalo dello
zio Peppe”, è facile». Lo trovo, è solenne
come Re Artù, ha la spada. Nel bagaglio a
mano non passerà mai, vai a spiegare. Bi-
sogna tornare a prenderla, a Marettimo.

FARE ROTTA SULL’ISOLA
Punta Troia con il castello saraceno.
Sopra, il capitano, guida insider e chef
Pietro Cavasino sulla sua barca
(Visit Marettimo, via Scalo Nuovo 9,
tel. 348.8102186; pietrocavasino@gmail.
com, il suo Instagram
è @visit_marettimo).
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