Vanity Fair Italy - 28.08.2019

(Dana P.) #1
28 AGOSTO 2019

VA N IT Y FA I R


COPERTINA

VanityCopertina

Pawel Pawlikowski, la storia di una ragazza che
si apre al mondo, scopre il mondo e sceglie di ri-
tirarsi in convento?...». Dice proprio così, polo-
nais (in francese), Monica sciacquata nella Senna
e nessun pericolo alle porte che si chiuda in con-
vento. «Da giovani vediamo solo bianco o nero.
Siamo conformisti, pensiamo di avere un pensie-
ro, ma siamo vittime di tutte le lezioni ricevute,
finché non impariamo a darci le nostre».
Allucinazione da bio-hamburger persistente?
Ho davanti Monica Bellucci e vedo ora Rosalin-
da Celentano, una delle sue amiche, la più tor-
mentata. Una storia d’amore più che di amicizia.
Penso a Rosalinda, a quando mi raccontava del-
la sua rinuncia al sesso come causa probabile del
tumore all’utero. «Rosalinda è sempre una mia
cara amica. Talmente fragile che diventa forte. La
grande sensibilità ci mette in connessione con le
cose. Il peggio è il deserto, quando non sentiamo
più. Avere un cuore semplice, alla fine, è quello
che fa di noi delle persone vere». Borges dice che
l’amicizia tra due uomini è un lusso, tra due don-
ne è un miracolo. «E allora io sono la donna dei
miracoli. L’amicizia è la più alta forma d’amore.
Sono fedelissima alle mie amiche. Me le tengo

Baltasar Gracian, il filosofo gesuita. «Mi piace, ma
non fa per me. Io abbandono quando mi hanno
già abbandonata. Magari mi hanno abbandonato
ma non lo sanno. Io lo so, loro no. Ci sono persone
importanti che dobbiamo tagliare quando ci por-
tano nel buco nero. A volte cerchi di tirarle fuori
dall’ombra, ma sono loro che tirano te dentro. E
allora devi decidere. Io amo la luce. Nella mia vita
ho incontrato uomini molto diversi tra loro, di lu-
ce e di ombra. Non ho un mio tipo d’uomo. Per me
conta solo il mio sguardo. Quello che leggo, che
non posso spiegare. Due anime che si parlano».
Sono lì a chiedermi se Vincent Cassel sia fatto
di luce o di ombra, ma lei, donna infernale, intui-
sce che me lo chiedo. «Sono divorziata da sette an-
ni con lui, un’eternità, e stiamo ancora lì? Mai par-
lato degli uomini con cui sono stata. Sono cose in-
time. È una forma di rispetto».
Uomini, donne. Un giovane Lelouch di oggi fa-
rebbe fatica a districarsi nel caos dei generi. C’è
tutto un mondo perduto. «Siamo nel pieno di un
cambiamento enorme. Le donne escono allo sco-
perto, parlano di più, vedi molte più donne regi-
sta, donne pilota, donne arbitro. Diventa sempre
più sottile il confine tra il bisogno di essere amate

Le mie bambine assomigliano al padre,


sono due vichinghe elegantissime. Ma parlano


italiano, sono delle romanacce


tutte strette. Vedo ancora la mia compagna del li-
ceo classico a Città di Castello. Ho il mio gruppo
da sempre. Rosalinda, Ilaria D’Amico, Maria So-
le Tognazzi. Quando vado a Roma vedo Valeria
Golino e Isabella Ferrari. Anche Vera Gemma».
Donna fedele «la belle Bellucci», come la chia-
mano i francesi con una botta di estro immagini-
fico. «Una brava bestiolina molto pigra», si defini-
sce lei. «L’istinto mi salva. Mi salvano le decisio-
ni che partono dalla pancia. È una cosa che han-
no i bambini. Se lo perdiamo siamo morti. Pigra?
Più che altro, lenta. Sono un bradipante che man-
gia le foglioline pianino. Faccio tutto lento». Dice
proprio così, «bradipante», la donna che parlereb-
be solo delle sue bambine e non parla nemmeno
sotto tortura dei suoi uomini. Di quelli del passa-
to, Vincent Cassel, il padre delle figlie, dell’even-
tuale presente o forse passato anche lui a quanto
si dice, Nicolas Lefebvre («Bello sì, ma anche una
persona molto carina») e probabile futuro, l’uomo
che le regala abiti a fiori. «In amore e in amicizia
sono una tomba...». Resta da capire perché, con-
tinuando ad amare, si va altrove, a volte si scap-
pa, a volte si cerca altro. «Bisogna abbandonare
le cose che ci abbandonano», diceva quel genio di

e però anche rispettate. Desiderate senza esse-
re scalfite. Non è il complimento che offende una
donna, ma l’andare oltre. Questo oltre va definito.
C’è un grande casino cosmico che sta paralizzan-
do tutto, una sofferenza dei ruoli. Il macho di un
tempo non esiste più, sarebbe una macchietta, ma
gli uomini di oggi hanno paura di guardare le don-
ne per strada e questo non va bene. Mi piace l’uo-
mo che non teme di mostrare la sua parte femmi-
nile, non mi piace l’uomo che ha paura di essere
uomo. Se pensiamo alla vulnerabilità, non c’è nul-
la di più femminile di un attore. Richard Burton
diceva che un’attrice è un po’ più di una donna e
un attore po’ meno di un uomo».
«Fragilità, il tuo nome è donna», diceva Amle-
to pensando alla madre e non era un complimen-
to. «Non sempre sono padrona di me stessa», am-
metteva qua e là Marlene Dietrich. «Lo diceva an-
che Dante. Perdersi per il piacere di ritrovarsi. So-
no della Bilancia, la mia vita è tutta una ricerca
dell’equilibrio. Emir Kusturica mi diceva sempre
“Bisogna essere malati per capire quando
si è sani”. Mi è piaciuto tanto lavorare con lui.
I registi mi hanno insegnato un sacco di cose. Di-
vento creta nelle loro mani... Se ho mai perso il
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