Vanity Fair Italy - 28.08.2019

(Dana P.) #1

Everett Collection/Contrasto


controllo della mia vita? Spesso. E sto benissimo
quando succede. I francesi hanno un’espressione
bellissima per questo. “Tomber amoureux”. Cade-
re nell’amore. Come fosse uno stato di trance».
Uomini che sempre più hanno paura delle don-
ne, sempre più le uccidono per questo. Paura di es-
sere per la seconda volta sfrattati da ciò che li ac-
coglie. «Vuoi dire l’amour fou? Ne ero capace, pri-
ma di diventare madre. Ora non più. Non si ama
più nessuno come si amano i figli. Questo è il gran-
de problema di voi uomini. Sarà il mio essere un’i-
talianaccia vera, ma io sono visceralmente pro-
sternata davanti alle mie creature. Pezzi de’ co-
re...». Dice proprio così, Monica. Che ora si avvici-
na a un millimetro dal registratore e soffia sensua-
le, come solo lei. «Eh sì, l’uomo passa un pochino
in seconda linea quando arrivano i figli...». In quel
momento, se me lo chiedesse e se io fossi un uomo
da manuale, mi farei passare un ferro da stiro bol-
lente sulla pianta dei piedi. «Ma non è colpa no-
stra. Siete voi che sbagliate. Voi uomini dovete im-
parare a farci uscire da questa cosa viscerale. Che
so? Amore, lascia il bambino alla tata o alla mam-
ma e partiamo cinque giorni. Invece, gli uomini si
arrendono facile. La donna madre, forse, non
è più desiderabile? Ah boh... Ci lasciate fa-
re le mamme e poi ve ne andate con altre
donne. Così ci perdiamo...».
Eccola, Monica, a 55 anni. Protesa in un una so-
la direzione. Ritornare bambina, attraverso il pri-
sma delle sue due bambine, Deva e Léonie. Ecco-
la, Deva divina quattordicenne con il suo fidanza-
tino, così giovane e già si capisce definitivamente
perduto al laccio della femmina. «Le mie bambine
sono le mie ali. Grazie a loro volo. Non si fermano
mai. Assomigliano molto al padre. La madre è più
pigra, mediterranea. Hai visto cosa sono? Due vi-
chinghe elegantissime. Parlano italiano. Romanac-
ce entrambe. Ho voluto che nascessero a Roma».
Diventata madre quando, di solito, si comincia a
pensare che sia troppo tardi per farlo. «Mi sentivo
una donna appagata. Poi l’orologio biologico mi
ha avvisato che il tempo stava per scadere, adesso
o mai più. Guardavo il mio seno allo specchio e mi
chiedevo: possibile che serva solo per gonfiare un
abito da sera? Il mio grande amico di un tempo,
Dado Ruspoli, mi disse un giorno: “Ricordati che
i figli sono l’unica realtà”. Aveva ragione». A pro-
posito di fedeltà. Mi fa vedere il cellulare. «Dado
è morto da quindici anni ma non l’ho mai cancel-
lato, lo tengo ancora vivo nella mia rubrica...». Il
fuoco dell’ispirazione viene da lì, dal bambino che
è in noi. Vale per me, per te, per chiunque. Il gior-
no che perderò questo contatto, sarà il momento
che dovrò smettere».
Lei mi parla di bambini, la mia testa bacata va
a Rosa Fumetto, la regina del Crazy Horse, donna
d’intelligenza rara, e a una sua frase. «Tra le star di

oggi chi avrebbe fatto la sua figura al Crazy Hor-
se? Monica Bellucci. Bella, intelligente, sufficien-
temente attrice, sa usare il suo corpo senza per-
dere la testa, alla Diderot». Un magnifico compli-
mento di una testa magnifica dentro un corpo ma-
gnifico. «Ringraziala da parte mia. Io mi dico che
dalla mia storia di attrice ho avuto anche troppo.
Quando ho cominciato non potevo pensare che
avrei lavorato con registi così importanti in Paesi
così diversi. Ma sono solo a metà di questa storia.
Il bello deve ancora venire, fidati».
Passano le figlie, passa la tata, passa Eva, la gat-
ta nera. Resta Monica. Ho bisogno di strappar-
le qualcosa di intimo. «Quanto hai di temperatu-
ra corporea?». «36,1 di media. A 36,5 è inizio di
febbre...». Mi ritengo soddisfatto. «Tu dici che noi
donne siamo creature infernali? È vero, abbiamo
cominciato noi con la storia della mela a parlare
con i serpenti. Ma ho capito una cosa. La verità
non esiste. La vita è solo uno stato d’animo». Vero.
È solo l’umore del momento.
Voglio andarmene con l’immagine della Bel-
lucci che ride bambina. Mi ricordo che il suo bou-
levard è quello in cui decapitarono le ultime teste,
all’epoca della Rivoluzione. Le racconto la barzel-
letta della ghigliottina inceppata e dell’ingegnere
condannato a morte e lei ride come una pazza. Me
ne vado in pace.
È^ Tempo di lettura: 20 minuti

Pag. 32: bracciale, CARTIER. Pagg. 33 e 34: costume in-
tero, ALAÏA. Orecchini, CARTIER. Pag. 37: abito, PRADA.
Make-up Letizia Carnevale. Hair Cédric Kerguillec.

IL FILM CULTO
Monica Bellucci e Vincent Cassel sul set di Irréversible
di Gaspar Noé. Il film sarà proiettato alla prossima Mostra del
Cinema di Venezia in versione integrale, rimontata dal regista
secondo la cronologia classica che ne dà una nuova lettura.
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